tizianoitalia
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domenica 12 gennaio 2025
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la lenta discesa di sergio leone
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Premetto che questa è la mia modesta opinione, come per tutti. Di fatto, dopo il suo film più potente ed emozionante in tutti i suoi aspetti, ossia C'era Una Volta Il West, Sergio Leone ha fatto il suo penultimo film dopo 3 anni, mentre ne aveva fatti 4 in soli 5 anni. per poi concludere 13 anni dopo con C'era una volta in America che da mio punto di vista e di molti altri non è un buon film per diversi motivi.
Tornando a Giù La Testa, comunque, è fondamentale capire la relazione di amicizia che c'era tra Sean e John in Irlanda, con quella relazione che sembra sia una cosa a tre. Di fatto, semplicemente, è talmente forte l'amicizia tra i due che possono condividere la ragazza : ergo, spiegato nella scena finale, la ragazza è di troppo alla relazione che c'era tra i due.
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Premetto che questa è la mia modesta opinione, come per tutti. Di fatto, dopo il suo film più potente ed emozionante in tutti i suoi aspetti, ossia C'era Una Volta Il West, Sergio Leone ha fatto il suo penultimo film dopo 3 anni, mentre ne aveva fatti 4 in soli 5 anni. per poi concludere 13 anni dopo con C'era una volta in America che da mio punto di vista e di molti altri non è un buon film per diversi motivi.
Tornando a Giù La Testa, comunque, è fondamentale capire la relazione di amicizia che c'era tra Sean e John in Irlanda, con quella relazione che sembra sia una cosa a tre. Di fatto, semplicemente, è talmente forte l'amicizia tra i due che possono condividere la ragazza : ergo, spiegato nella scena finale, la ragazza è di troppo alla relazione che c'era tra i due. Quindi, capire questo, ci permette di vedere e di capire le diverse personalità dei personaggi del film, con le loro paure, i loro pregi, il loro coraggio, il loro essere...umani. E quindi Juan e il dottore crescono e mutano i loro comportamenti verso la vita e verso gli altri.
E quindi, centrale nella storia nella storia, il tradimento di Sean e l'uccisione di John che diventano quindi ancora più strazianti.
John è già morto quando arriva in Messico ha ucciso tutto ciò a cui teneva nella vita - che teneva anche a lui - e tutto ciò che segue è un epilogo.
La storia di John è finita prima ancora che il film iniziasse. E quindi l'orrore e il prezzo da pagare con la rivoluzione.
Un pò troppo lento in certe scene, trovo che così lungo perda di quella dinamicità trovata negli altri film. Tutto qui.
Sarebbe interessante vederlo con i giusti tagli qua e là. Ma questa è un altra storia
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luca g
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lunedì 16 dicembre 2024
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un capolavoro ... ? questo??
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Era l'ottobre del 1971 e al Medica di Bologna GLT si scontrò con 'continuavano a chiamarlo Trinità' all'Arcobaleno,
dopo neanche un mese il film di L fu messo ko dal film demenziale di Clucher,
ricordo che su Panorama c'era la graduatoria degll incassi e GLT chiuse a 500ml di lire mentre T giunse a oltre 2mld;
che sconfitta!
l'inventore del western italiano detronizzato da Terence Hill, da Barboni, che fece un film io penso tra i più stupidi mai visti, almeno un pò di serietà c'era nel dollaro;
è sempre circolata una storia infondata, che L diresse questo film costretto da un contratto ecc ecc,
storie, L stava telecomandando il giovane Giancarlo Santi, suo collaboratore, perché non voleva firmare il film, per ragioni psicologiche che Bogdanovich descrive nel libro di De Fornari;
secondo il regista di 'ma papà ti manda sola' e 'paper moon', L non aveva il coraggio di apparire come regista di un film perché non si sentiva all'altezza;
il film è chiaramente prodotto da L sotto la speciosa copertura della casa di produzione 'rafran san marco' cioè Raffaella_Francesca_Andrea, Fulvio Morsella è il cognato,
B fu scelto da L perché era un emergente che aveva colpito col suo cult 'l'ultimo spettacolo';
a un certo punto Peter si scocciò di andare in giro per Roma con Luciano Vincenzoni , a vedere monumenti, mentre 'Sergio' faceva la siesta dopo un piatto di fettuccine,
perché, diceva, è meglio non fare le riunioni di sceneggiatura 'troppo presto dopo mangiato',
e poi L continuava a dirgli che doveva fare tutto il film con primi piani sui volti degli attori, mentre B gli disse perfidamente che lui amava solo i campi lunghi;
'sei pazzo' gli disse Vincenzoni che era uomo di mondo, amico personale di William Holden, Billy Wilder, 'vai a dire che ti piacciono i campi lunghi a un regista che ha costruito la sua carriera sui primi piani';
L voleva entrare nella storia del cinema con un maxi_capolavoro che doveva umiliare Fellini, Visconti, John Ford, e non intendeva arrischiarsi a firmare un fim che fosse giudicato con sufficienza dalla critica;
senonché il film fu, come ho detto, giudicato con sufficienza dal pubblico, ah se L avesse dato ascolto a Ford 'nel nostro mestiere un insuccesso presso la critica non vuol dir niente ma un fiasco commerciale è una condanna';
l'importanza di questo film non sta nel suo valore intrinseco, che non c'è, è pari a zero,
ma nel fatto che stimola a domandarsi quale sia stato il vero valore di Sergio Leone nel cinema;
GLT non è altro che l'ennesimo riciclo del soggetto di Solinas 'la resa dei conti', lo yankee che cerca il rivoluzionario e che poi prende coscienza di classe,
i vari corri uomo corri, il mercenario, vamos a matar, tepepa .
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Era l'ottobre del 1971 e al Medica di Bologna GLT si scontrò con 'continuavano a chiamarlo Trinità' all'Arcobaleno,
dopo neanche un mese il film di L fu messo ko dal film demenziale di Clucher,
ricordo che su Panorama c'era la graduatoria degll incassi e GLT chiuse a 500ml di lire mentre T giunse a oltre 2mld;
che sconfitta!
l'inventore del western italiano detronizzato da Terence Hill, da Barboni, che fece un film io penso tra i più stupidi mai visti, almeno un pò di serietà c'era nel dollaro;
è sempre circolata una storia infondata, che L diresse questo film costretto da un contratto ecc ecc,
storie, L stava telecomandando il giovane Giancarlo Santi, suo collaboratore, perché non voleva firmare il film, per ragioni psicologiche che Bogdanovich descrive nel libro di De Fornari;
secondo il regista di 'ma papà ti manda sola' e 'paper moon', L non aveva il coraggio di apparire come regista di un film perché non si sentiva all'altezza;
il film è chiaramente prodotto da L sotto la speciosa copertura della casa di produzione 'rafran san marco' cioè Raffaella_Francesca_Andrea, Fulvio Morsella è il cognato,
B fu scelto da L perché era un emergente che aveva colpito col suo cult 'l'ultimo spettacolo';
a un certo punto Peter si scocciò di andare in giro per Roma con Luciano Vincenzoni , a vedere monumenti, mentre 'Sergio' faceva la siesta dopo un piatto di fettuccine,
perché, diceva, è meglio non fare le riunioni di sceneggiatura 'troppo presto dopo mangiato',
e poi L continuava a dirgli che doveva fare tutto il film con primi piani sui volti degli attori, mentre B gli disse perfidamente che lui amava solo i campi lunghi;
'sei pazzo' gli disse Vincenzoni che era uomo di mondo, amico personale di William Holden, Billy Wilder, 'vai a dire che ti piacciono i campi lunghi a un regista che ha costruito la sua carriera sui primi piani';
L voleva entrare nella storia del cinema con un maxi_capolavoro che doveva umiliare Fellini, Visconti, John Ford, e non intendeva arrischiarsi a firmare un fim che fosse giudicato con sufficienza dalla critica;
senonché il film fu, come ho detto, giudicato con sufficienza dal pubblico, ah se L avesse dato ascolto a Ford 'nel nostro mestiere un insuccesso presso la critica non vuol dir niente ma un fiasco commerciale è una condanna';
l'importanza di questo film non sta nel suo valore intrinseco, che non c'è, è pari a zero,
ma nel fatto che stimola a domandarsi quale sia stato il vero valore di Sergio Leone nel cinema;
GLT non è altro che l'ennesimo riciclo del soggetto di Solinas 'la resa dei conti', lo yankee che cerca il rivoluzionario e che poi prende coscienza di classe,
i vari corri uomo corri, il mercenario, vamos a matar, tepepa ...
qui ad un livello più sofisticato - Steiger e Coburn - invece di Franco Nero e Tomas Milian;
maggior impiego di mezzi ma non d'inventiva;
la sequenza iniziale è abbastanza spregevole, la minzione di Steiger contro l'albero, gli italiani si presentavano così dinanzi al mondo, con una pisciata,
e poi l'accoppiamento di S con la gran lady Maria Monti, ah ecco questa è una bella lotta di classe;
dimenticavo la tronfia apertura con i pensieri di Mao 'la rivoluzione non è un tè coi pasticcini ecc ecc',
deve averlo visto anche la Slhein, o si scrive Shlein?
L voleva far l'impegnato, aveva firmato qualche cosa di rivoluzionario, tipo la lettera degli intellettuali 'io non ci sto in una repubblica dove gli anarchici volano dalla finestra (della questura),
ma la sostanza, qui, era sempre quella di Clint che dice 'avete offeso il mio mulo e adesso lui vuole le vostre scuse',
le sequenze vuote che commentate da Morricone divenivano magistrali, come la corsa di Wallach al cimitero;
spettacolo purissimo ma vuotissimo,
un pò di significato ci vuole se si vuol passare alla storia, del cinema,
e certo il flash-back 'sean sean' rimarrà nella storia del cinema ma per merito di Morricone;
fu un film superato quando uscì, oramai il pubblico traditore amava solo i cazzotti di bud e terence,
L ebbe una grande idea col pugno di dollari ma non si dimostrò mai all'altezza di dirigere un grande fim,
e la scena turpe di c'era una volta in america, di De Niro che si introduce nella Tuesday Weld - che come sovrapprezzo di oscenità-trivialità grugnisce di orgasmo - non è altro che la variante della sequenza di S e la Maria Monti;
L fu un grande regista che non diresse mai un grande film.
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belliteam
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lunedì 4 maggio 2020
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scion scion
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Uno strepitoso Rod Steiger (probabilmente nella sua miglior interpretazione, di un bandito messicano) e James Coburn (irlandese, militante dell'IRA) sono i 2 grandi attori protagonisti della penultima opera del Maestro Sergio Leone, che poi girera' C'era una volta in America. Il film inizia con una massima di Mao Tse Tung, ed una scena meravigliosa della durata di circa mezz'ora, dove c'e' tutto il cinema di Leone, con l'assalto alla carrozza,ed il cambio repentino delle situazioni, (i primi piani del regista sull'ostentare la ricchezza da parte dei borghesi, contrapposto alla poverta' dei mendicanti, sono da antologia delle immagini). Non si puo' poi non rimarcare il grande contributo dato al film (che nella seconda parte perde un po' di smalto) dalla Colonna Sonora di Ennio Morricone che accompagna tutti i flashback di Coburn con i suoi splendidi motivi.
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Uno strepitoso Rod Steiger (probabilmente nella sua miglior interpretazione, di un bandito messicano) e James Coburn (irlandese, militante dell'IRA) sono i 2 grandi attori protagonisti della penultima opera del Maestro Sergio Leone, che poi girera' C'era una volta in America. Il film inizia con una massima di Mao Tse Tung, ed una scena meravigliosa della durata di circa mezz'ora, dove c'e' tutto il cinema di Leone, con l'assalto alla carrozza,ed il cambio repentino delle situazioni, (i primi piani del regista sull'ostentare la ricchezza da parte dei borghesi, contrapposto alla poverta' dei mendicanti, sono da antologia delle immagini). Non si puo' poi non rimarcare il grande contributo dato al film (che nella seconda parte perde un po' di smalto) dalla Colonna Sonora di Ennio Morricone che accompagna tutti i flashback di Coburn con i suoi splendidi motivi. Probabilmente Giu' la testa non e' tra i migliori film di Leone, ma comunque rimane senza dubbio una pellicola dal grande fascino ("giu' la testa, coglione" e' rimasto indelebile nella memoria di ogni appassionato)
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elgatoloco
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domenica 2 settembre 2018
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c'era la rivoluzione...
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Sembra che questo"Giù la testa"(1971), penultimo film di Sergio Leone(prima id "C'era una volta in America", 1984), scritto con Sergio Donati e Luciano Vincenzoni, musihce come sempre di Ennio MOrricone, inizia simbolicamente ma anche icasticamente con la citazione di Mao: "La rivoluzione non è pranzo di gala", da parte dell'unico vero autore del cinema italiano che si sia mai richiamato conseguemente al marxismo-leninismo. Doveva chiamarsi originariamente"C'era una volta la rivoluzione", poi sembra che la produzione USA si sia opposta, facendo ripiegare Leone su questo"Giù la testa", comunque efficace; l'ambiente, comunque, è quelllo della rivoluzione, con un rivoluzionario, John, Irlandese, area IRA(James Coburn) e un peone che lo diventa, dopo esser stato uno scettico(Rod Steiger), ma anhce un medico, l'altrettanto grande Romolo Valli, che è un "sapo", pe rdirla alla spagnola, ossia un traditore, ma solo per aver subito torture terribili.
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Sembra che questo"Giù la testa"(1971), penultimo film di Sergio Leone(prima id "C'era una volta in America", 1984), scritto con Sergio Donati e Luciano Vincenzoni, musihce come sempre di Ennio MOrricone, inizia simbolicamente ma anche icasticamente con la citazione di Mao: "La rivoluzione non è pranzo di gala", da parte dell'unico vero autore del cinema italiano che si sia mai richiamato conseguemente al marxismo-leninismo. Doveva chiamarsi originariamente"C'era una volta la rivoluzione", poi sembra che la produzione USA si sia opposta, facendo ripiegare Leone su questo"Giù la testa", comunque efficace; l'ambiente, comunque, è quelllo della rivoluzione, con un rivoluzionario, John, Irlandese, area IRA(James Coburn) e un peone che lo diventa, dopo esser stato uno scettico(Rod Steiger), ma anhce un medico, l'altrettanto grande Romolo Valli, che è un "sapo", pe rdirla alla spagnola, ossia un traditore, ma solo per aver subito torture terribili. Primi e pimissimi piani, campi lunghi, lunghissimi silenzi, capacità di descrivere eccidi della reazione alla volontà popolare, urla e silenzi(non quelli di Ingmar Bergman...), ma anche l'entusiasmo della rivoluzione, su cui però è chiara la valutazione(siamo nel 1971, a tre anni dal 1968...), per cui essa, non essendo(appunto)un"pranzo di gala"non sarà facilmente proponiibile nel breve tempo. Anche i flash-backs, criticati da alcuni critici, appaiono invece decisamente efficaci, per contrapporre war a love, in un "gioco"che risulta forse meno efficace solo rispetto a"C'eraa una volta il West"dove essi, in chiave psicanalitica, spiegavano il presente, prima e più ancora che evocatre il passato. Dire della bravura degli interpreti rischia di essere pletorico, ma è necessario. Qui Steiger e Coburn, come Valli e anche Rik Battaglia, ma altrove, notoriamente, anche Clint Eastwood , dove la definizione leoniana: "Ha due espressioni: una con il sigaro, l'altra senza" è chiarmamnete solo umoristica, dato che Clint diviene un graqnde regista soto la spinta della collaborazione con Leone. Idem per la sinergia straordinaria con Ennio Morricone, che meriterebbe un saggio apposito. Rinunciando a rincorrere ogni sequenza di registi sopravvalutati, converrebbe analizzare la grandezza di Sergio Leone in ogni sequenza. El Gato
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mrmassori
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mercoledì 4 febbraio 2015
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capolavoro immortale
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Filmone Ingiustamente sottovalutato! E' una perla e una pietra miliare della storia del cinema. Questa è arte!!!
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jackiechan90
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giovedì 20 novembre 2014
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i don chisciotte e sancho pancha messicani
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Durante la rivoluzione messicana(1913) il bandito Quan(Rod Steiger) incontra l'eccentrico motociclista, esperto di dinamite, Sean(James Coburn). I due diventano soci per rapinare una banca in una cittadina vicina, Mesa Verde. Arrivato in città però Quan si accorge ben presto che la rapina è una scusa di Sean per convincerlo a partecipare alla rivoluzione di cui lui stesso fa parte, coadiuvato da un medico ,il dottor Villega(Romolo Valli). Nonostante al delusione però decide di rimanere a fianco di Sean perchè tra i due si è instaurata una bella amicizia (e perchè spera sempre di arricchirsi scassinando banche con la sua dinamite) e diventa, suo malgrado, un eroe della rivoluzione messicana. Secondo film della cosiddetta "trilogia del tempo" (insieme a "C'era una volta il West" e "C'era una volta in America") raccontato tramite i famosi primi piani e dettagli e un ritmo che mescola campi lunghissimi e silenziosi a scoppi di dinamite che si fondono con la splendida colonna sonora di Ennio Morricone (in una delle sue prove migliori).
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Durante la rivoluzione messicana(1913) il bandito Quan(Rod Steiger) incontra l'eccentrico motociclista, esperto di dinamite, Sean(James Coburn). I due diventano soci per rapinare una banca in una cittadina vicina, Mesa Verde. Arrivato in città però Quan si accorge ben presto che la rapina è una scusa di Sean per convincerlo a partecipare alla rivoluzione di cui lui stesso fa parte, coadiuvato da un medico ,il dottor Villega(Romolo Valli). Nonostante al delusione però decide di rimanere a fianco di Sean perchè tra i due si è instaurata una bella amicizia (e perchè spera sempre di arricchirsi scassinando banche con la sua dinamite) e diventa, suo malgrado, un eroe della rivoluzione messicana. Secondo film della cosiddetta "trilogia del tempo" (insieme a "C'era una volta il West" e "C'era una volta in America") raccontato tramite i famosi primi piani e dettagli e un ritmo che mescola campi lunghissimi e silenziosi a scoppi di dinamite che si fondono con la splendida colonna sonora di Ennio Morricone (in una delle sue prove migliori). I due personaggi principali rappresentano una sorta di moderni Don Chisciotte e Sancho Pancha sia nella fisionomia sia nella mentalità, uno più cinico e pragmatico, l'altro più idealista e riflessivo. Esemplari, in questo caso, i dialoghi (meglio sarebbe dire, battibecchi) che i due hanno sull'idea di rivoluzione e su un mondo in cui si trovano a passare come semplici spettatori e in cui intravedono tutta la falsità sotto il velo dell'ipocrisia, sia dei rivoluzionari sia dei conservatori. I due cavalieri erranti continuano imperterriti il loro viaggio consapevoli, da uomini moderni e postcontemporanei quali sono, di essere sempre soli ma sempre legati da un destino comune. Non è l'unico riferimento letterario questo che usa Leone per rendere epico il suo film: la scena dell'esplosione davanti alla banca è un perfetto esempio di "Cavallo di Troia" in versione giocattolo (la rivoluzione è vista come un gioco dopo tutto) mentre la scena della diligenza ricorda, per certi versi, un'altra famosa diligenza: quella di "Palla di sego" di Maupassant.
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sciakubucu
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mercoledì 19 novembre 2014
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un motivo per amare il cinema
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E proprio così: sono le impressioni ed tipo di emozioni fortemente indescrivibili che da allo spettatore, nel vedere questo lungo film veramente eccezionale in tutto e per tutto.
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paul8921217
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venerdì 25 luglio 2014
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incredibile
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Ogni scena è un quadro, e Leone sforna un film eccezionale, pieno di tensione emotiva, di coinvolgimento e di puro piacere nel vedere il regista dirigere perfettamente attori e enormi folle di comparse.La colonna sonora è spaziale e magistralmente gestita, paradigmatica la scena di incontro fra i due protagonisti.Non è un western, siamo già dopo il primo decennio del '900, del western ha però i colori e forse quell'odore dato dai lunghi primi piani, e gli scontri epici e dilatati nel tempo, che a dire il vero, più che caratteristica del western, è caratterristica del fare cinema di un genio della macchina da presa.
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great steven
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giovedì 3 luglio 2014
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steiger e coburn delinquenti ed eroi rivoluzionari
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GIùLA TESTA (IT, 1971) diretto da SERGIO LEONE. Interpretato da ROD STEIGER – JAMES COBURN – ROMOLO VALLI – RIK BATTAGLIA – MARIA MONTI – FRANCO GRAZISSI – ANTONIO DOMINGO – MEMé PERLINI § John Mallory, un terrorista irlandese esperto di dinamite in giro con la motocicletta emigra in Messico nel 1913 e si allea con Juan Miranda, un grezzo ma premuroso bandito messicano, accompagnato dal vecchio padre e dai cinque figli, per svaligiare la banca di Mesa Verde. Conosciuto un medico, il dottor Villega, che capeggia un commando di ribelli all’autorità del governatore, si ritrovano casualmente a combattere a fianco dei peones di Emiliano Zapata e Pancho Villa, dopo che hanno scoperto che la banca è stata trasformata in una prigione governativa.
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GIùLA TESTA (IT, 1971) diretto da SERGIO LEONE. Interpretato da ROD STEIGER – JAMES COBURN – ROMOLO VALLI – RIK BATTAGLIA – MARIA MONTI – FRANCO GRAZISSI – ANTONIO DOMINGO – MEMé PERLINI § John Mallory, un terrorista irlandese esperto di dinamite in giro con la motocicletta emigra in Messico nel 1913 e si allea con Juan Miranda, un grezzo ma premuroso bandito messicano, accompagnato dal vecchio padre e dai cinque figli, per svaligiare la banca di Mesa Verde. Conosciuto un medico, il dottor Villega, che capeggia un commando di ribelli all’autorità del governatore, si ritrovano casualmente a combattere a fianco dei peones di Emiliano Zapata e Pancho Villa, dopo che hanno scoperto che la banca è stata trasformata in una prigione governativa. Le battaglie proseguono e i due sono ormai diventati eroi della rivoluzione messicana, quando, dopo un mitragliamento sul picco di una montagna, per rappresaglia, i figli di Miranda vengono brutalmente sterminati. Il messicano parte alla vendetta, ma viene fatto prigioniero, per essere poi liberato da Mallory poco prima dell’esecuzione capitale. Nel frattempo Villega, cedendo alle torture dei plotoni governativi, fa i nomi dei compagni implicati nell’organizzazione della resistenza contro il governatore, il quale verrà ucciso proprio da Miranda per ripicca, mentre lui e l’irlandese decidono di partire per l’estero e ritornare ad intraprendere la carriera di rapinatori di banche (uno buca, l’altro entra). Dopo esser stati ripresi dall’esercito rivoluzionario, combattono una battaglia in una spianata dove due treni si sono appena scontrati, a bordo di uno dei quali c’era il dottor Villega, che dopo aver tradito gli amici di lotta troverà una morte da eroe. Soccomberà anche Mallory, ferito dalla pistola del generale dell’esercito governativo, e verrà subito vendicato da Miranda, che quindi resterà solo a fronteggiare l’esito di una vita che gli ha fatto perder tutto quanto aveva di più caro. Cineasta di eccellente qualità, Leone ha messo in piedi un melodramma antimpieralista che non si prende troppo sul serio e che alterna la narrazione eroicomica con una liturgia soave che a tratti si rende un po’ troppo pesante. Le interpretazioni degli attori principali sono assolutamente straordinarie: Steiger, che si allenò per avere una pronuncia spagnola perfetta durante le riprese e rese famoso il suo bizzarro modo di dire okay, ripetuto più volte durante il film, e per come si sfrega le mani davanti all’immaginata banca del tesoro, incarna con maestria suprema il malvivente messicano rozzo e generoso – autentico istrione da palcoscenico – che si alza dalla polvere della strada per diventare un acclamato combattente che riscopre in sé un coraggio che non credeva di possedere e riconosce i valori dell’amicizia più pura; Coburn è un ottimo sovversivo irlandese caratterizzato da sobrietà che aiuta il prezioso amico a convertirsi alla causa della rivoluzione, ricevendo in cambio preziosi consigli di vita su come rialzarsi dalle delusioni ricevute in patria (che appaiono durante i cinque flashback che Mallory ha nel corso del film) e su quali strade intraprendere per abbracciare le bandiere che sventolano gli altissimi e prodi valori nei quali credere qualora si voglia vivere per un ideale sublime per il quale vale la pena di sacrificarsi; infine, Valli, che doppia sé stesso nella versione italiana, è un delizioso medico-comandante costituito da lealtà, rigore, vetustà e misericordia, esperto tanto nel curare ferite quanto nell’organizzare rappresaglie, rastrellamenti, azioni militari e colpi formidabili insieme ai suoi fedeli uomini, guerrieri animati da motivazioni nobili che ricercano la conquista della libertà contro l’autoritarismo, il regime dittatoriale, la soppressione dei diritti umani e lo spadroneggiamento indiscriminato dei poteri legislativi, esecutivi e giudiziari. La sceneggiatura, scritta dal regista con Luciano Vincenzoni e Sergio Donati, alza il tiro del film grazie a dialoghi spiritosi, battute sagaci, memorabili colpi di scena e indimenticabili sottigliezze di innegabile acume politico, senza che il discorso risulti eccessivamente politicizzato o faccia riferimenti ad una realtà storica puramente da manuale o da testo scolastico. Come nei quattro western precedenti di Leone e nel successivo C’era una volta in America, la colonna sonora è firmata dal maestro Ennio Morricone, e contribuirono al successo del film: quasi due miliardi di lire d’incasso. La musica è effettivamente meravigliosa ed è dedicata al personaggio di Sean (l’amico conterraneo di Mallory che lo tradirà e verrà da questi ammazzato per rivincita), e aiuta a far sognare lo spettatore con la sua magnificenza solenne, fantastica, straordinariamente onirica. È l’ennesima prova che la musica di un film contribuisce grandemente ad imprimerlo nella memoria degli spettatori, avendo in questo un ruolo assolutamente preponderante. Nel 1971 il musicista compose le colonne musicali di venti film (di ventiquattro nel 1972). L’edizione per il mercato di lingua inglese (Duck! You Sucker e pure A Fistful of Dynamite) dura centotrentotto minuti, sedici in meno di quella italiana. Provetto doppiaggio di Carlo Romano (1908-1975) per Steiger e di Giuseppe Rinaldi (1919-2007) per Coburn.
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nooddles
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martedì 21 gennaio 2014
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grandissimo film! ... un capolavoro!
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E' il mio preferito di tutti i film del grande Sergio. Le musiche sono straordinarie, gli attori superlativi, non solo Rod Steiger e James Coburn, ma anche Romolo Valli. Il finale mi ha persino commosso! ... Grandissimo film regalatoci dal grandissimo Sergio!
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