Giù la testa |
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Un film di Sergio Leone.
Con Rod Steiger, James Coburn, Rik Battaglia, Romolo Valli, Maria Monti.
continua»
Western,
durata 150 min.
- Italia 1971.
MYMONETRO
Giù la testa
valutazione media:
4,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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...Soltanto un western?di luigimFeedback: 0 |
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venerdì 21 aprile 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Inizialmente un film che Leone fu costretto a girare soltanto per adempiere ad un contratto, in quanto la casa produttrice (*) non aveva accettato la sceneggiatura di C'era una volta in America (che poi Leone perfezionò e modificò infinite volte fino a quando non riuscì a girarlo come lo voleva e l'aveva sempre desiderato). Poi, a lavoro ultimato, l'ennesimo capolavoro. Purtroppo devo ammettere di non essere del tutto imparziale, da fan sfegatato di questo genio del cinema italiano, leggermente sottovalutato rispetto agli onori che avrebbe meritato in vita e che meriterebbe tuttora dopo la morte. Ma Giù la testa completa un ciclo a dir poco perfettamente simmetrico e a 360° sull'epopea del West. Infatti, Sergio Leone, in soli cinque film (molti di meno rispetto a quanti ne ha girati John Ford, considerato il maestro in questo genere), ha trattato tutti gli argomenti e i topoi ricorrenti del genere western (considerando che le guerre contro gli indiani non appartengono all'epopea del Far West): il cacciatore di taglie, il desiderio di vendetta implacabile a distanza di anni, la guerra di Secessione, la caccia al tesoro, i duelli all'ultimo sangue, la rivoluzione dei campesinos, la costruzione della ferrovia come metafora del progresso e quindi della fine dell'epopea stessa. Molto più maturo (ma non per questo più riuscito) delle opere precedenti, Giù la testa è infarcito di un'ideologia politica testimoniata chiaramente dall'aforisma di Mao con cui si apre il film. Inoltre è anche il percorso d'iniziazione di un bandito ignorante ma molto furbo (da antologia il discorso sugli "uomini che leggono i libri" che decidono che le cose devono cambiare e coloro che ci vanno a perdere e poi non avvertono il cambiamento quando c'è sono gli "uomini che non sanno leggere"). Poi, che Ennio Morricone sia un maestro di colonne sonore (come si fa a non premiare tutti i suoi film con l'Oscar!?) già lo sapevamo, ma questo è uno dei rari casi in cui supera veramente se stesso: soltanto lui riesce a dare ai continui flash-back di Sean/John l'intensità che richiedono. Rod Steiger ricorda molto l'Eli Wallach de Il buono, il brutto, il cattivo e non riusciremmo a immaginare nessun'altro nel ruolo di Juan, mentre più che James Coburn (che riprende quella tenebrosa inespressività che tanto piaceva a Sergio Leone e che già era stata appannaggio di Clint Eastwood e Charles Bronson) bisogna elogiare Romolo Valli, perfetto nei panni del dottor Villega, uomo dai forti ideali ma dalla morale non tanto pulita. Insomma, un capolavoro.
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