luigi chierico
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domenica 2 novembre 2014
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terribilmente vero
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Ho rivisto dopo oltre 40 anni questo ottimo film,una coraggiosa denuncia al sistema giudiziario in Italia,voluto dal noto regista Nanni Loy e dal grandissimo attore Alberto Sordi. Mi sconvolse allora e mi sconvolge ora! Non è cambiato nulla da quando uno di noi ha che fare con la così detta Giustizia! “Niente è mai semplice quando si ha a che fare con la Giustizia”,avverte un detenuto al geometra Giuseppe Di Noi tornato disgraziatamente in Italia dalla Svezia,dopo sette anni con la sua famiglia. Tornando canta:“Ma l’Italia è un’altra cosa che sta qui nel cuore”. Oh perché Italia,Italia di tanto inganni i figli tuoi?
Viaggia col più bel sorriso,proprio quello di Alberto Sordi,attraversa una galleria,un tunnel nero;è il suo ingresso buio,il suo futuro oscuro senza alcun barlume di luce,di speranza.
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Ho rivisto dopo oltre 40 anni questo ottimo film,una coraggiosa denuncia al sistema giudiziario in Italia,voluto dal noto regista Nanni Loy e dal grandissimo attore Alberto Sordi. Mi sconvolse allora e mi sconvolge ora! Non è cambiato nulla da quando uno di noi ha che fare con la così detta Giustizia! “Niente è mai semplice quando si ha a che fare con la Giustizia”,avverte un detenuto al geometra Giuseppe Di Noi tornato disgraziatamente in Italia dalla Svezia,dopo sette anni con la sua famiglia. Tornando canta:“Ma l’Italia è un’altra cosa che sta qui nel cuore”. Oh perché Italia,Italia di tanto inganni i figli tuoi?
Viaggia col più bel sorriso,proprio quello di Alberto Sordi,attraversa una galleria,un tunnel nero;è il suo ingresso buio,il suo futuro oscuro senza alcun barlume di luce,di speranza. La tanto amata Italia l’attende con un mitra! Non ha il diritto di sapere,c’è un diritto di procedura penale e tanto basta.
Si consuma una violenza inaudita sul corpo e sulla psicologia di un detenuto prima ancora che sia condannato,appunto come se fosse uno Di Noi. E la violenza la commette lo stato di diritto alla pari di qualunque carcerato condannato per un qualsiasi delitto. Uno Stato di ignoranti e presuntuosi,non si conosce cosa fare di due corone svedesi,cosa mai saranno? Una residenza all’estero,e come si scriverà mai? Sorvoliamo dice il giudice,ignorante,ma vestito d’autorità,e pertanto pericoloso come tutti coloro che hanno un potere, dal bidello al preside,dal commesso al Presidente.Il grande,grandissimo Sordi porta sul volto il dramma di una vittima che rasenta la tragedia se non fisica,interiore. Già perche una volta in carcere solo per essere indagato non si è più nessuno :”Devi dire superiore,superiore a chi?”si domanda Giuseppe.
Basta una carezza data attraverso il vetro di un vagone riservato all’incredulo detenuto a ridargli un sorriso e per un sol momento fiducia. Non è così,la sua odissea,di cui il regista non ha voluto indicarci la durata,passa di carcere in carcere, anche per Regina Coeli,La Regina dei Cieli, mai un nome per un inferno fu meno appropriato! Ed è proprio la celebrazione di una messa in carcere,durante la quale è proibito a detenuti rispondere alle invocazioni,che inizia una pacifica forma di ribellione che sfocia in una rivolta per il cattivo vitto. Ancora una volta Di Noi è vittima delle circostanze al punto di subire una tentata violenza carnale, episodio frequente in tutti i film in cui si mostra la vita in carcere da”Il miglio verde” al“Le ali della libertà”. Già perché non soltanto lo Stato violenta il detenuto,ma anche gli stessi detenuti. C’è poi l’ambiguo comportamento dei secondini, collegati a studi legali,o pronti a far favori dietro lauto compenso.Il film è una vera denuncia al sistema giudiziario italiano,ma non ci si sottrae lo stato che prevede la pena di morte. Dopo tanti abusi vien fuori che tutto è accaduto per via di una serie mancanze del sistema giudiziario. C’è poco da augurare “Arrivederci in Italia”,c’è solo da urlare Addio Italia,mai più ti rivedrò. La più triste considerazione nell’aver rivisto ora questo film del 1971, girato dopo l’arresto dell’innocente Lelio Luttazzi, il musicista delle favole, il poeta della tastiera al pianoforte, è quella di constatare che ancora una volta nel 1983,a tacer d’altro, il tribunale di Napoli è incorso in un maggiore ed imperdonabile errore nei confronti del detenuto, e poi condannato innocente E.T.,che non nomino per non profanarne il nome.
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enzo70
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lunedì 18 marzo 2013
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un film di drammatica attualità
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Il film denuncia di Nanni Loy è di un’attualità disarmante. L’Italia nel 2013 è ritenuta un paese incivile per lo stato delle carceri italiane; ed oltre il cinquanta per cento dei detenuti è in attesa di giudizio, come il geometra romano interpretato con maestria da un grandissimo Sordi. Un film violento, senza fronzoli, secondo i canoni stilistici del regista sardo che ha messo in scena la realtà. Il sistema giudiziario si perde in un processo kafkiano della burocrazia carceraria che precede quella giudiziaria. La vergogna di Sordi alla stazione, gli sguardi inquisitori della gente che, come la giustizia, non attendono un giudizio per condannare alla gogna. Film del 1971, sono passati oltre quarant’anni.
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Il film denuncia di Nanni Loy è di un’attualità disarmante. L’Italia nel 2013 è ritenuta un paese incivile per lo stato delle carceri italiane; ed oltre il cinquanta per cento dei detenuti è in attesa di giudizio, come il geometra romano interpretato con maestria da un grandissimo Sordi. Un film violento, senza fronzoli, secondo i canoni stilistici del regista sardo che ha messo in scena la realtà. Il sistema giudiziario si perde in un processo kafkiano della burocrazia carceraria che precede quella giudiziaria. La vergogna di Sordi alla stazione, gli sguardi inquisitori della gente che, come la giustizia, non attendono un giudizio per condannare alla gogna. Film del 1971, sono passati oltre quarant’anni. Io in carcere ci sono stato, detenuto in attesa di giustizia, e questo film mi ha fatto accapponare la pelle perché riproduce la realtà del sistema carcerario italiano a distanza di quarant’anni. E poi il grandissimo rischio di perdere definitivamente la dignità, atteggiamento reso in maniera grandiosa da Sordi, stretti in una macchina della tortura che rende la tua colpevolezza indipendente dai fatti. Ed il rischio di cedere alla follia è enorme. Grandissimo film.
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toty bottalla
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sabato 9 marzo 2013
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sordi: profetico, lungimirante e straordinario!
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Ricorre spesso, nei film di sordi di quel periodo una visione futuristica impressionante, in questo caso l'amara e drammatica denuncia sociale è già realtà, e che dire di: "tutti dentro" o "finchè c'è guerra c'è speranza" solo per fare due esempi, il primo anticipa clamorosamente "mani pulite" nel secondo i riferimenti sono molteplici. La sceneggiatura, unita ai personaggi, seppure un pò grottesca, dà l'idea precisa dell'incubo in cui uno "di noi" potrebbe entrare, un ricordo per tutti: enzo tortora, l'italia: un paese "meraviglioso" Saluti.
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filippo catani
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giovedì 28 febbraio 2013
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odissea carceraria di un innocente
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Un geometra italiano trapiantato da anni in Svezia dove svolge una apprezzata attività, decide di tornare in Italia con moglie e figli per far loro conoscere le meraviglie del nostro paese. Fermati alla frontiera, l'uomo viene tratto in arresto senza un apparente motivo e inizierà un lunghissimo calvario.
Meraviglioso esempio di cinema di denuncia civile a firma del maestro Loy, il film oltre alle tematiche esplorate vive della grande interpretazione drammatica dello splendido Sordi premiato con il David e a Berlino. Un semplice scambio di persona o ancora peggio una sorta di caccia alle streghe con l'unico scopo di trovare un capro espiatorio per una tragedia (agghiacciante infatti la fase finale) possono portare un uomo integerrimo e onesto a toccare con mano il dramma della carcerazione.
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Un geometra italiano trapiantato da anni in Svezia dove svolge una apprezzata attività, decide di tornare in Italia con moglie e figli per far loro conoscere le meraviglie del nostro paese. Fermati alla frontiera, l'uomo viene tratto in arresto senza un apparente motivo e inizierà un lunghissimo calvario.
Meraviglioso esempio di cinema di denuncia civile a firma del maestro Loy, il film oltre alle tematiche esplorate vive della grande interpretazione drammatica dello splendido Sordi premiato con il David e a Berlino. Un semplice scambio di persona o ancora peggio una sorta di caccia alle streghe con l'unico scopo di trovare un capro espiatorio per una tragedia (agghiacciante infatti la fase finale) possono portare un uomo integerrimo e onesto a toccare con mano il dramma della carcerazione. Disorientato e senza alcune comunicazione, l'uomo viene solo accidentalmente a sapere del reato di cui è stato accusato cosa di cui invece dovrebbe essere informato immediatamente. Il film oltre a mostrare l'improponibile direttore del carcere (Banfi bravissimo) ci mostra anche un problema che ancora oggi si presenta drammaticamente nelle nostre carceri ossia il sovraffollamento delle stesse, le violenze che vengono perpetrate all'interno e le terribili condizioni igenico-sanitarie in cui si trovano a vivere i detenuti. Ed è veramente toccante il momento della celebrazione della messa per un uomo che si è impiccato in carcere (altro evento che purtroppo si ripete anche nell'attualità) dove i detenuti rompono la regola del silenzio per rispondere al sacerdote. Insomma un dramma toccante e mai retorico che mostra anche le sofferenze di una donna con i propri figli alla ricerca del marito che da Milano finisce per essere trasferito fino a Sagunto a bordo di treni stipati e tra il dileggio della folla. Un film splendidio che ancora oggi brilla per la sua terribile attualità e che ci interroga sulla giustizia e sulla condizione delle carceri che, Costituzione alla mano, dovrebbero contenere al loro interno strumenti che aiutino al recupero del detenuto.
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nico g.
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giovedì 14 giugno 2012
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tutto molto bello
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Questa frase presa in prestito sintetizza il mio commento positivo. Condivido le lodi finora espresse per questo film. Esperta regìa, interpretazione superlativa di Alberto Sordi, sceneggiatura realistica e coinvolgente, ottimi caratteristi e comprimari, belle musiche, perfettamente inserite nell'atmosfera delle scene.
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sergio rizzitiello
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venerdì 25 dicembre 2009
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la colpa ignorata
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In questo film di Nanni Loy, interpretato da un intenso Alberto Sordi, vi sono due piani di lettura che per un miracolo convergono e si sovrappongono e ne fanno un capolavoro della cinematografia italiana: la denuncia particolare dell'ingiusta carcerazione preventiva, che di fatto condannava una persona prima ancora di averla giudicata colpevole, e la colpa che improvvisamente può caderti addosso e che kafkianamente si ignora, ma che ti condanna non per aver commesso questa o quella azione, ma per il solo fatto di esistere.
Il personaggio interpretato da Sordi vive in tutto il suo dramma questo non sapere, questo ignorare la sua colpa, ma essa nel corso del film cresce dentro di sè come cosa inevitabile, come qualcosa che è già stata sentenziata e a cui non ci si può sottrarre.
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In questo film di Nanni Loy, interpretato da un intenso Alberto Sordi, vi sono due piani di lettura che per un miracolo convergono e si sovrappongono e ne fanno un capolavoro della cinematografia italiana: la denuncia particolare dell'ingiusta carcerazione preventiva, che di fatto condannava una persona prima ancora di averla giudicata colpevole, e la colpa che improvvisamente può caderti addosso e che kafkianamente si ignora, ma che ti condanna non per aver commesso questa o quella azione, ma per il solo fatto di esistere.
Il personaggio interpretato da Sordi vive in tutto il suo dramma questo non sapere, questo ignorare la sua colpa, ma essa nel corso del film cresce dentro di sè come cosa inevitabile, come qualcosa che è già stata sentenziata e a cui non ci si può sottrarre.
Certo, il film finisce con un chiarimento, un evidenziare un errore, però tra le righe anche questo errore giudiziario sembra ascriversi al protagonista, a qualcosa di colpevole rintracciabile nel suo modo di comportarsi.
E Alberto Sordi-Giuseppe Di Noi diviene l'archetipo di ognuno di noi che non riesce a scrollarsi di dosso questa nuvola oscura di colpevolezza, questa condanna che ti marchia per sempre e che ti riduce così ad un brandello di esistenza.
Tutto ciò viene espresso nell'incubo immaginato dal protagonista nella scena finale del film quando Di Noi tenta di fuggire e per questo viene ucciso.
Le immagini dell'incubo svaniscono, ma il suo contenuto minaccioso resta nella mente sconvolta di Giuseppe Di Noi che è proprio per questo essenzialmente uno di noi.
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karalis
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venerdì 2 maggio 2008
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vi dico..
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Dico che non mi aspettavo prima di vedere questo film un interpretazione del genere del grande Alberto, capace di farci ridere in ogni occasione..Qui e il protagonista di un ritratto amarissimo dell Italia di allora ( e oggi)in maniera superba, anche il finale con la sua morte 'immaginata' e molto bello.. Grande Alberto, e grande Lino Banfi direttore del carcere !
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oikos31
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lunedì 21 aprile 2008
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diciamo
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paky
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sabato 5 aprile 2008
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tre stelle
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Tre stelle meritatissime.
Sordi al meglio , bellissima interpretazione di denuncia di una Italia che non è cambiata.
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steno811
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mercoledì 2 gennaio 2008
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grande film
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amaro, semplice e vero.
da far vedere nelle scuole
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