Il film si apre come una satira dissacratoria sulla borghesia, ma comprende una sfera più alta: la pellicola, infatti, è un manifesto contro la violenza, che si sviluppa in due modi-tra due emisferi opposti, tra esponenti dello stesso ceto.
Godard, intelligente rivoluzionario con l'arte e con le idee-e non con le armi-arriva dunque a puntare il dito non solo sulla borghesia stessa, ma anche contro quei cosiddetti "sovversivi" che-a suon di colpi di fucile-diventano esponenti degli stessi (non) valori che pretendono di ribaltare.
Un film mordace, certo, e che gioca d'anticipo: grazie alla sapiente carrellata di quasi 10 minuti sul traffico, infatti-e grazie ad altre inquadrature accurate-, sottolinea con decenni d'anticipo come l'auto sia (o sarà) a tutti gli effetti il simbolo principe del più efferato capitalismo.