giovanni morandi
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lunedì 3 ottobre 2022
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pettegolezzi e ipocrisia un vizio italico gio.mora
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Premesso che tra i registi italiani Pietro Germi (detto il falegname) e uno dei miei registi preferiti, dopo "Divorzio all'italiana" e "Sedotta e Abbandonata", Germi conclude la sua Trilogia sulla satira di costume, trasferendosi dalla Sicilia al Veneto, ma poi, tutto sommato, cambi località ma nelle piazze, nei caffè o dietro le finestre cambia poco, a parte il dialetto, nell' Italia del boom, così come in quella di oggi: la gente che non sa come passare il tempo, vive di ipocrisie e pettegolezzi.
Nel 1965 Germi diresse il pluripremiato "Signore e Signori", descrivendo le vicende - fatte, per lo più, di reciproci tradimenti - di una benestante comitiva di amici del trevigiano.
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Premesso che tra i registi italiani Pietro Germi (detto il falegname) e uno dei miei registi preferiti, dopo "Divorzio all'italiana" e "Sedotta e Abbandonata", Germi conclude la sua Trilogia sulla satira di costume, trasferendosi dalla Sicilia al Veneto, ma poi, tutto sommato, cambi località ma nelle piazze, nei caffè o dietro le finestre cambia poco, a parte il dialetto, nell' Italia del boom, così come in quella di oggi: la gente che non sa come passare il tempo, vive di ipocrisie e pettegolezzi.
Nel 1965 Germi diresse il pluripremiato "Signore e Signori", descrivendo le vicende - fatte, per lo più, di reciproci tradimenti - di una benestante comitiva di amici del trevigiano. Comune denominatore dei vari capitoli è la circostanza che la trasgressione rimane lecita finché consumata in una dimensione privata. Superata questa soglia, essa è da censurare perché destinata ad infrangere la convenzione, o meglio l'istituzione: prima fra tutte il matrimonio. Centrale, nel film, è infatti l'episodio dedicato all'amore extra coniugale tra Gastone Moschin, bancario, e Virna Lisi, cassiera. Non appena la relazione diventa di pubblico dominio, non solo la moglie di lui - bravissima Nora Ricci - entra in crisi, ma un intero equilibrio sociale sara' fatalmente compromesso. Il fedifrago marito perderà addirittura l'impiego perché - in un Italia in pieno boom economico, ma ancora arretrata nelle conquiste dei diritti civili - un uomo separato non poteva neppure fare l’impiegato, in quanto sospettato di essere un puttaniere, quindi inaffidabile. Questa allegra brigata è capeggiata da Ippolita (Olga Villi) - ricca e morigerata signora, molto vicina ad una Chiesa sempre più maneggiona - la quale, alla fine, salverà tutti i maschietti della comitiva da una pericolosa denuncia per corruzione di minore. Rispetto ai primi due film della Trilogia, qui l'occhio del regista si fa più caustico: l'istintiva simpatia che Germi nutriva per i meridionali, in "Signore e Signori" si concentra infatti nella figura di un carabiniere siciliano, arguto spettatore della vicenda, come in "Sedotta e Abbandonata" lo era invece un sonnecchiante, quasi fesso, carabiniere veneto. Ma in Sicilia come in Veneto - sia pure con un' iconografia diversa - i vizi e le virtù degli Italiani sono gli stessi. Nonostante il benessere post bellico - e a dispetto delle differenze eno-gastronomiche - non possiamo differenziarci più di tanto, perché in fondo rimaniamo tutti antropologicamente contadini e cristiani.
Il film ben accolto dalla critica, fu pluripremiato; in particolare a Cannes con la Palma d'oro ex aequo col più famoso film di Lelouche "Un uomo, una donna"
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lunedì 7 dicembre 2020
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signote e signori film
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Buongiorno, condivido appieno il suo giudizio. Ho condigliato il film ad amici . Alcuni dei quali, incredibilmente, lo hanno trovato " carino ". Probabilmente sono sfuggite alcune raffinatezze e battute, forse perché meno esplicite e chiassose di quelle in uso oggi. Gli attori sono bravissimi, ciascuno ben immedesimato nel ruolo. Non capisco perché questo gioiello sia ancora sottovalutato. .. ogni tanto me lo rivedo | grazie e saluti . Franco riva
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rob8
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venerdì 27 luglio 2018
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lo spirito caustico di germi
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Lo spirito caustico di Germi, passato dalle prove drammatiche alla commedia con pari maestria artigianale, emerge in tuttta la sua ruvidezza in questo ritratto apparentemente leggero di un gruppo di borghesi ipocrtiti e meschini, che anima con maldicenze ed esecrabili comportamenti una piccola città veneta (Treviso nella realtà del set, ma imprecisata e quindi luogo metaforico nella pellicola).
Tre episodi che sviscerano, all’apogeo di quella stagione di benessere, destinata di lì a poco a trasformarsi in un autunno caldo, l’intreccio perverso che lega notabili di provincia, esponenti del clero, politicanti d’accatto, giornalisti prezzolati e piccoli borghesi in un carosello di intrighi e favori, che ora come allora finiscono per rimanere impuniti.
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Lo spirito caustico di Germi, passato dalle prove drammatiche alla commedia con pari maestria artigianale, emerge in tuttta la sua ruvidezza in questo ritratto apparentemente leggero di un gruppo di borghesi ipocrtiti e meschini, che anima con maldicenze ed esecrabili comportamenti una piccola città veneta (Treviso nella realtà del set, ma imprecisata e quindi luogo metaforico nella pellicola).
Tre episodi che sviscerano, all’apogeo di quella stagione di benessere, destinata di lì a poco a trasformarsi in un autunno caldo, l’intreccio perverso che lega notabili di provincia, esponenti del clero, politicanti d’accatto, giornalisti prezzolati e piccoli borghesi in un carosello di intrighi e favori, che ora come allora finiscono per rimanere impuniti.
Il tutto raccontato, tra ironia e comicità, al di sotto della superficie di vicende di corna e tradimenti: in un voluto e non troppo celato intendimento di castigare ridendo i costumi, secondo la tradizione più alta della commedia (all’italiana).
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renatoc.
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sabato 17 febbraio 2018
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satira sull'ipocrisia perbenista negli anni '60
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Satira sull'ipocrisia di una certa classe nelle provincie venete, che negli anni '60 si mostravano ancora particolarmente "santocce"! Anche se la città dove il film si svolge è immaginaria chi ci è stato riconosce subito Treviso e l'accento dei protagonisti è particolarmrnte veneto! Le cose stavano così: la Domenica tutti in Chiesa e nelle altre ore tutti a divertirsi di un divertimento di tipo sessuale con amici che si fregano a vicenda per avere un rapporto con le mogli degli altri ma poi tutto si risolve con un "Basta che non si sappia in giro!" I due personaggi più seri sono comunque quelli interpretati da Gastone Moschin e Virna Lisi! Il primo, bancario con una mogli bisbetica e prepotente proprio da "Dio ce ne liberi!" La seconda è invece una bella cassiera di un bar che non cerca un marito ma un po' di amore autentico ed accetta il corteggiamento di Moschin, anche se sposato, che si preso per lei un'autentica sbandata! Questo rapporto extraconiugale viene poi risolto dal sacerdote che convice la ragazza a chiuderlo e ad andarsene cambiando città! Il povero Moschin tenta invece di suicidarsi gettandosi dalle mura di un palazzo storico ma viene salvato e ricondotto all'ovile con i tappi nelle orecchie per non sentire le brontolate della moglie!
Gli altri sono tutte macchiette che non esitano minimamente ad avere un rapporto con la sedicenne figlia di un contadino (in realtà dimostrava più anni!) che però poi non esita a denunciarli! E siccome sono tutti facoltosi decidono di convincere il contadino a ritirare la denuncia in cambio di 5 milioni di lire di quel tempo che gli vengono recapitati dalla belle moglie di uno del gruppo! Al contadino i milioni non bastano, accetta però di ritirare la denuncia se la bella signora che glie li ha portati si concedesse a lui! E ciò avviene e la prova ne è che quando questa torna alla machina, dove l'attendevano marito e soci, tutta coperta di paglia e fieno, il contadino la rincorre buttandole addosso la biancheria intima nera dicendo:"Signora! Ha dimenticato il cappellino!" Reazione del marito con gli amici: "Purchè rimanga tra noi!" .
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Satira sull'ipocrisia di una certa classe nelle provincie venete, che negli anni '60 si mostravano ancora particolarmente "santocce"! Anche se la città dove il film si svolge è immaginaria chi ci è stato riconosce subito Treviso e l'accento dei protagonisti è particolarmrnte veneto! Le cose stavano così: la Domenica tutti in Chiesa e nelle altre ore tutti a divertirsi di un divertimento di tipo sessuale con amici che si fregano a vicenda per avere un rapporto con le mogli degli altri ma poi tutto si risolve con un "Basta che non si sappia in giro!" I due personaggi più seri sono comunque quelli interpretati da Gastone Moschin e Virna Lisi! Il primo, bancario con una mogli bisbetica e prepotente proprio da "Dio ce ne liberi!" La seconda è invece una bella cassiera di un bar che non cerca un marito ma un po' di amore autentico ed accetta il corteggiamento di Moschin, anche se sposato, che si preso per lei un'autentica sbandata! Questo rapporto extraconiugale viene poi risolto dal sacerdote che convice la ragazza a chiuderlo e ad andarsene cambiando città! Il povero Moschin tenta invece di suicidarsi gettandosi dalle mura di un palazzo storico ma viene salvato e ricondotto all'ovile con i tappi nelle orecchie per non sentire le brontolate della moglie!
Gli altri sono tutte macchiette che non esitano minimamente ad avere un rapporto con la sedicenne figlia di un contadino (in realtà dimostrava più anni!) che però poi non esita a denunciarli! E siccome sono tutti facoltosi decidono di convincere il contadino a ritirare la denuncia in cambio di 5 milioni di lire di quel tempo che gli vengono recapitati dalla belle moglie di uno del gruppo! Al contadino i milioni non bastano, accetta però di ritirare la denuncia se la bella signora che glie li ha portati si concedesse a lui! E ciò avviene e la prova ne è che quando questa torna alla machina, dove l'attendevano marito e soci, tutta coperta di paglia e fieno, il contadino la rincorre buttandole addosso la biancheria intima nera dicendo:"Signora! Ha dimenticato il cappellino!" Reazione del marito con gli amici: "Purchè rimanga tra noi!" . E così tutto sarebbe continuato in città come prima tra corna nascoste e facce perbeniste in un ambiente che non so come sia ai tempi nostri!
Nel 1969 Ettore Scola ha fatto un altro film che denunciava il falso perbenismo, ambientato a Vicenza: "Il commissario Pepe" interpretato da un bravissimo Ugo Tognazzi!
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(di rosie1961)
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iuriv
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domenica 31 dicembre 2017
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imperdibile ancora oggi.
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Nell'inusuale ambientazione trevigiana, Germi fa divertire lo spettatore grazie a una splendida sceneggiatura e all'ausilio di attori di primissimo livello.
Ma sotto la maschera da commedia, il regista nasconde l'inquietante ipocrisia della buona società, pronta a difendere i valori religiosi davanti a tutti, per poi darsi alla baldoria più estrema non appena le luci si spengono.
Il film è costruito da una struttura a episodi intrecciati che, di volta in volta, privilegiano un diverso gruppo di protagonisti, mettendo in scena la quotidianità di un gruppo di acerrimi amici.
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Nell'inusuale ambientazione trevigiana, Germi fa divertire lo spettatore grazie a una splendida sceneggiatura e all'ausilio di attori di primissimo livello.
Ma sotto la maschera da commedia, il regista nasconde l'inquietante ipocrisia della buona società, pronta a difendere i valori religiosi davanti a tutti, per poi darsi alla baldoria più estrema non appena le luci si spengono.
Il film è costruito da una struttura a episodi intrecciati che, di volta in volta, privilegiano un diverso gruppo di protagonisti, mettendo in scena la quotidianità di un gruppo di acerrimi amici.
A sorprendermi più di tutto è stata la brutalità degli argomenti trattati, messi in piedi con la leggerezza tipica di una certa commedia all'italiana, ma capaci di scavare dei solchi profondi nell'animo di chi guarda.
A differenza di certa robaccia che ogni anno a Natale riempie le sale e che pretenderebbe di raccogliere l'eredità di questo genere, il film di Germi non è mai accondiscendente vero i personaggi. Anzi, presentandoli come degli inguaribili buontemponi li mostra in tutta la loro arroganza. A parte il povero Bisigato, costretto a celare la propria passione a una società che ritiene intollerabile la separazione, tutti i protagonisti della storia sembrano vivere in un mondo senza regole, o almeno senza regole alle quali sono tenuti a sottostare.
Un dottore che ride dei problemi del proprio paziente, adulteri in ogni famiglia e persino circonvenzione di minori, sono gli argomenti cardine di una pellicola che fa ridere, ma lascia un retrogusto amaro difficile da mandare giù.
Un'opera che spicca anche in un genere ricchissimo di capolavori come la commedia italiana degli anni sessanta. Da vedere assolutamente.
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angeloumana
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lunedì 25 settembre 2017
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i vitelloni di treviso
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Un film “vecchio” di 52 anni e ancora frizzante, carnale - pure se sono mostrati pochissimi centimetri di pelle nuda - da scompisciarsi per le risa dall'inizio alla fine: Pietro Germi ci ha solo fatti osservare su uno schermo, divertendo e divertendosi. E che coraggio, nel 1965, mettere in mostra il costume italiano medio senza che la censura o i benpensanti avessero da obiettare molto, forse divertiti anch'essi. Eppure rappresenta, strigliandoli, tanti strati e comparti della vita di società strettamente intrecciata coi vizi privati … pubbliche virtù (che è un altro film). Cast ricchissimo poi, di gente che restò in quota tra gli interpreti di teatro e cinema.
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Un film “vecchio” di 52 anni e ancora frizzante, carnale - pure se sono mostrati pochissimi centimetri di pelle nuda - da scompisciarsi per le risa dall'inizio alla fine: Pietro Germi ci ha solo fatti osservare su uno schermo, divertendo e divertendosi. E che coraggio, nel 1965, mettere in mostra il costume italiano medio senza che la censura o i benpensanti avessero da obiettare molto, forse divertiti anch'essi. Eppure rappresenta, strigliandoli, tanti strati e comparti della vita di società strettamente intrecciata coi vizi privati … pubbliche virtù (che è un altro film). Cast ricchissimo poi, di gente che restò in quota tra gli interpreti di teatro e cinema.
I vitelloni di Treviso dedìti all'adulterio e al chiacchiericcio si divertono, nella piccola città (che “piccola” è tutt'ora, 2017) dove un che resti fra noi diventa inevitabilmente di dominio pubblico, e un'emozione difficile da descrivere è definita facilmente un orgasmo, l'italiano non essendo ben dominato anche oggi. Le apparenze e le specchiate virtù non sono mai salve anche se si fa di tutto per renderle presentabili, perché il disdicevole non emerga mai, e la stampa locale che si chiama L'Indipendente, indipendente non lo è.
Tra i quadretti che accomunano l'Italia di allora e di oggi ve n'è uno tipicamente veneto: il Banco Cattolico Euganeo, progenitore della fu Banca Cattolica del Veneto,un cui indolente cassiere diventa in odore di licenziamento perché lascia una moglie opprimente per una bellissima commessa (Virna Lisi). Doveva mettere i tappi nelle orecchie il povero tapino per non sentire le continue reprimende della consorte. Quel cassiere dovette sorbirsi i rabbuffi (chi ricordava più questa parola?) di prelati e del suo direttore. Purtroppo alla fine di quella scappatella, conclusasi con l'allontanamento della “reproba” commessa dal cerchio degli onorati cittadini, Germi e sceneggiatori non previdero una nuova fuga dell'Osvaldo cassiere (Gastone Moschin) dalla canea di conoscenti e moglie che festeggiavano la ritrovata perbenista ricomposizione familiare, sarebbe stata una via d'uscita ideologica per i tanti che in silenzio l'adulterio continuarono a praticare. Ai giorni nostri invece è finalmente “depenalizzato”, è pur sempre in voga ma la gente perbene lo continua a bollare come riprovevole, almeno ufficialmente.
Le scene sui titoli di testa inquadrano la ridente cittadina e poi zoomma in basso, sulla gente e nelle camere private, dove l'indicibile (nel senso che non si deve dire) succede. Gli uomini di mondo continueranno a essere “perbene”, contro pagamento di una compensazione alla 16enne “bocca di rosa” (De André), bella contadinotta che con le sue prestazioni si è concessa alcuni agi in città: ben 5 milioni è costato loro l'essersi scambiata la minorenne nella compagnia (ai tempi nostri è roba da presidenti del consiglio). Il patteggiamento ha compreso però altri 7 milioni per la costruzione di un asilo cattolico e la cessione della virtù nel pagliaio, al padre di “bocca di rosa”, da parte di una donna altolocata e timorata di Dio. Tra i luoghi comuni dell'epoca, frasi che dice il dottor-commendatore Alberto Rabagliati: No semo mica in Sicilia e... quegli alcolizzati montati dal centrosinistra (si era nella regione della balena bianca).
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dario
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giovedì 28 luglio 2016
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eccellente
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C'è un ricco lavoro di buona sceneggiatura e una regia maestrale. Il film è una giooia per gli occhi e per la mente per via di una narrazione fluida, semplice, perfetta. Qualche concessione al macchiettismo, ma una sana e intgelligente ironia che fa della pellicola un vero spettacolo. Raramente il linguaggio cinematografico è stato tanto rispettato. Attori in gran vena.
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bizantino73
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venerdì 19 dicembre 2014
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addio milena
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Qualcuno ha scritto sotto il video youtube del famoso carosello:" E' bella da togliere il fiato" Addio Milena.Ma non c'è stata una TV che abbia ritrasmesso questo film.Quando lo potremo rivedere????
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kaspar.hauser
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venerdì 6 gennaio 2012
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secondo me...
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Siamo proprio sicuri che l'Italia descritta nel film sia scomparsa? O piuttosto, mutatis mutandis, che non sia ancora estremamente attuale?
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joetex
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lunedì 3 ottobre 2011
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capolavoro di germi
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film sempre attuale ed è un peccato che le varie tv commerciali non lo passino, anche in ora tarda.
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