g. romagna
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giovedì 11 marzo 2010
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il gattopardo
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Sicilia, 1860. Tancredi (Alain Delon), giovane di famiglia aristocratica, si arruola nelle Camice Rosse garibaldine. Suo zio, il principe di Salina (Burt Lancaster), desideroso di mantere i suoi possedimenti e fiducioso nella conservazione dello status quo nobiliare sotto la monarchia dei Savoia, decide di supportare la nascita del Regno d'Italia. Una volta che ciò è compiuto, Tancredi passa a militare nella guardia regia regolare e si fidanza con la bellissima Angelica (Claudia Cardinale), figlia del controverso Don Calogero. Nel mentre, il principe di Salina, sempre più malinconico e pessimista riguardo al futuro, rifiuta il ruolo di Senatore del Regno che gli viene offerto.
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Sicilia, 1860. Tancredi (Alain Delon), giovane di famiglia aristocratica, si arruola nelle Camice Rosse garibaldine. Suo zio, il principe di Salina (Burt Lancaster), desideroso di mantere i suoi possedimenti e fiducioso nella conservazione dello status quo nobiliare sotto la monarchia dei Savoia, decide di supportare la nascita del Regno d'Italia. Una volta che ciò è compiuto, Tancredi passa a militare nella guardia regia regolare e si fidanza con la bellissima Angelica (Claudia Cardinale), figlia del controverso Don Calogero. Nel mentre, il principe di Salina, sempre più malinconico e pessimista riguardo al futuro, rifiuta il ruolo di Senatore del Regno che gli viene offerto. Tratto dall'omonimo romanzo di Tomasi da Lampedusa, Il Gattopardo è un dramma storico-illustrativo che sopperisce alla scarsa corposità della trama offrendo un egregio quadro della temperie del tempo e del luogo. Le figure del principe di Salina e, rispettivamente ed antiteticamente, dei due giovani promessi sposi, rappresentano al meglio quella dicotomia tra paura e speranza in quel futuro in cui la neonata Italia stava, più o meno ciecamente, gettandosi, lasciandosi alle spalle quei detriti che portarono ben presto al sorgere della tuttora non sopita questione meridionale, a testimonianza di quella grande difficoltà che, una volta fatta l'Italia, consisteva, per citare Massimo D'Azeglio, nel "fare gli Italiani". Come in Senso, anche qui Visconti non perde il gusto per la cura certosina dell'immagine, regalandoci una splendida fotografia che non pecca mai di eccessivo autocompiacimento. Carismatica l'interpretazione di Burt Lancaster. Claudia Cardinale è di una bellezza quasi imbarazzante. Di qualità le musiche di Nino Rota. Impeccabili scenografie e costumi. Il Gattopardo è divenuto, a buon diritto, uno dei grandi classici della cinematografia italiana, ed è un film di grande fascino perchè, nonostante la considerevole durata non accompagnata certo da una trama in grado di farvi fronte, riesce a catalizzare l'attenzione davanti allo schermo illustrando con pacatezza ed eleganza uno dei periodi chiave della storia italiana e caratterizzandolo in un gruppo di personaggi che è metaforicamente carico di quei sentimenti che scaldavano, univano e dividevano i novelli Italiani dell'epoca.
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(di sofy yyyy)
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ziogiafo
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sabato 14 aprile 2007
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un classico mondiale...
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ziogiafo - Il Gattopardo - Italia, Francia 1963 – Il Gattopardo è un raffinato affresco cinematografico, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, messo in scena dal superlativo Luchino Visconti, che con grande maestria dirige un cast di “stelle” per la rappresentazione dello storico trapasso fra il regno borbonico e il regno d’Italia. Don Fabrizio Principe di Salina è il personaggio centrale del famoso romanzo e quindi di questo bellissimo film, figura austera ed autorevole interpretata da un eccezionale Burt Lancaster. Il titolo dell’opera si riferisce allo stemma del casato dei Salina, che raffigurava un gatto dalla pelliccia leopardata e dallo sguardo imponente: espressione leonina, che in modo naturale appare spesso sul volto e negli atteggiamenti del principe Don Fabrizio, ultimo… e degno erede del nobile casato.
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ziogiafo - Il Gattopardo - Italia, Francia 1963 – Il Gattopardo è un raffinato affresco cinematografico, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, messo in scena dal superlativo Luchino Visconti, che con grande maestria dirige un cast di “stelle” per la rappresentazione dello storico trapasso fra il regno borbonico e il regno d’Italia. Don Fabrizio Principe di Salina è il personaggio centrale del famoso romanzo e quindi di questo bellissimo film, figura austera ed autorevole interpretata da un eccezionale Burt Lancaster. Il titolo dell’opera si riferisce allo stemma del casato dei Salina, che raffigurava un gatto dalla pelliccia leopardata e dallo sguardo imponente: espressione leonina, che in modo naturale appare spesso sul volto e negli atteggiamenti del principe Don Fabrizio, ultimo… e degno erede del nobile casato. Don Fabrizio è un uomo intransigente, molto legato alle antiche tradizioni e alla famiglia, appassionato di astronomia ed abile cacciatore. Ogni decisione spetta a lui, severo nei giudizi anche con i suoi cari che talvolta disprezza per la loro amoralità. L’unico ad avere la sua stima incondizionata è il nipote Tancredi (Alain Delon), che ammira per la sua prontezza e vivacità, che gli ricorda la sua gioventù, riconoscendosi più volte in questo giovane irrequieto che ben presto si arruola nelle truppe garibaldine. Dopo lo sbarco dei “Mille” in Sicilia, il principe Salina e la sua famiglia si trasferiscono nella residenza estiva, a Donnafugata, dove il nipote prediletto, Tancredi, si innamora di Angelica (Claudia Cardinale), la figlia del sindaco Don Calogero Sedara (Paolo Stoppa), esponente della nuova borghesia rampante. Don Fabrizio suo malgrado, è costretto ad assistere con non poca sofferenza, all’ascesa di questo nuovo e prorompente ceto sociale che tende a sostituire quello aristocratico, assumendone via via il potere economico e politico. Il susseguirsi degli eventi, spinge il principe Salina ad operare un’amara e lunga introspezione attraverso il suo vissuto, che lo porterà ad analizzare il suo pensiero, con profonde riflessioni e alla conseguente constatazione dell’impotenza dell’uomo, che per quanto forte sia, nulla può di fronte ai mutamenti storici. Il capolavoro di Tomasi di Lampedusa, nel libro, segue questo declino fino alla morte del principe Salina; il film, invece, termina con il gran ballo tra la nobiltà siciliana e gli ufficiali dell’esercito piemontese, quasi a sottolineare il naturale passaggio di consegne tra una vecchia epoca e la nascita di una giovane generazione. Riportare sullo schermo un romanzo di questa levatura non è stato semplice, soprattutto per la ricchezza e la profondità dei concetti in esso presenti, che il grande autore ha esposto nel libro con veri tocchi di alta classe letteraria, difficilmente rappresentabili nella dimensione “filmica”. Tuttavia, la grande sfida del maestro Visconti ha avuto ragione e, con la sua straordinaria esperienza ha realizzato un vero e proprio capolavoro cinematografico. Memorabili le musiche di Nino Rota e il suggestivo valzer finale di Giuseppe Verdi. Un classico mondiale… da non perdere! Cordialmente, ziogiafo
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[+] un vero capolavoro!!!
(di na.ri@libero.it)
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