gianleo67
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lunedì 1 ottobre 2012
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les enfants sauvages
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Un gruppo di ragazzi di una prestigiosa scuola britannica sopravvive ad un incidente aereo, rimanendo confinato su di una sperduta isola del Pacifico. Iniziano subito a svilupparsi rivalità per il comando che dividono la sparuta pattuglia di naufraghi in due gruppi: uno capeggiato dal riflessivo e moderato Ralph e l'altro dall'irruento Jack che propende per la caccia e l'imperio attraverso la violenza e l'organizzazione tribale. Inevitabili le conseguenze di una tragica e cruenta escalation. Favoletta antropologica a tesi che prende le mosse da un'opera letteraria figlia del clima di paura da 'Guerra Fredda' e che si fa da un lato monito sulle pulsioni autodistruttive dell'uomo nella civiltà dell'atomo e dall'altro saggio apologetico sul carattere violento e primitivo della natura umana, al di là di qualunque progresso sociale e culturale.
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Un gruppo di ragazzi di una prestigiosa scuola britannica sopravvive ad un incidente aereo, rimanendo confinato su di una sperduta isola del Pacifico. Iniziano subito a svilupparsi rivalità per il comando che dividono la sparuta pattuglia di naufraghi in due gruppi: uno capeggiato dal riflessivo e moderato Ralph e l'altro dall'irruento Jack che propende per la caccia e l'imperio attraverso la violenza e l'organizzazione tribale. Inevitabili le conseguenze di una tragica e cruenta escalation. Favoletta antropologica a tesi che prende le mosse da un'opera letteraria figlia del clima di paura da 'Guerra Fredda' e che si fa da un lato monito sulle pulsioni autodistruttive dell'uomo nella civiltà dell'atomo e dall'altro saggio apologetico sul carattere violento e primitivo della natura umana, al di là di qualunque progresso sociale e culturale. A prescindere dai meriti o dalle ambizioni del soggetto non originale da cui prende spunto, il film sviluppa un discorso non banale sull'eterno conflitto tra natura e cultura, tra bene e male, tra istinti primordiali e la dimensione evoluta dell'uomo come animale etico. Certo lo fa ricorrendo alla banalità di un linguaggio cinematografico che se per certi versi appare eccessivamente lineare e non privo di un pedante schematismo didascalico, dall'altro rifugge la crudezza visiva di scene violente che si limita a suggerire, svilendo la forza visionaria della dimostrazione sociologica a vantaggio di una banale estetica drammaturgica. Rimane comunque apprezzabile a livello tecnico la volontà di rappresentazione della condizione di insularità (che favorisce il sorgere di paure escatologiche e di credenze mitiche funzionali al potere) nell'alternanza tra i campi lunghi della descrizione paesaggistica e i primi piani di teneri e smarriti 'Robinson Crusoe' in erba (bella ed efficace la fotografia di G.Feil e T.Hollyman soprattutto nelle scene diurne) e la suggestione parossistica delle scene di esaltazione tribale. Finale (non) a sorpresa tra il declamatorio e il pedagogico. Remake di scarsi risultati del 1990 di Harry Hook.
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sellerone
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sabato 2 dicembre 2017
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la conchiglia della democrazia
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Siamo nel pieno di un esperimento socio-culturale-antropologico. Il meglio della figliolanza inglese finisce su un'isola, senza donne e sopratutto con mostri misteriosi verosimilmente immaginari. Una probabile eventualità che dimostra l'animalitudine degli esseri umani, anche quelli più piccoli e meglio educati. A me è dispiaciuto quando hanno tacitato il piccolo Bombolone (probabilmente il figlio di Churchill), affasscinantissime le divise del coro e le tenute da sopravvissuti dei piccoli. Per concludere effettivamente il film tende ad essere deprimente (sarà il bianco e nero...), ma riporta una situazione deprimente. Bravi i ragazzi e buonina la storia..
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Siamo nel pieno di un esperimento socio-culturale-antropologico. Il meglio della figliolanza inglese finisce su un'isola, senza donne e sopratutto con mostri misteriosi verosimilmente immaginari. Una probabile eventualità che dimostra l'animalitudine degli esseri umani, anche quelli più piccoli e meglio educati. A me è dispiaciuto quando hanno tacitato il piccolo Bombolone (probabilmente il figlio di Churchill), affasscinantissime le divise del coro e le tenute da sopravvissuti dei piccoli. Per concludere effettivamente il film tende ad essere deprimente (sarà il bianco e nero...), ma riporta una situazione deprimente. Bravi i ragazzi e buonina la storia....che brilla per effetti speciali.
Non lo riguarderò perchè ho finito tutta la scorta di antidepressivi durante la prima visione, e ovviamente non lo comprerò.
Da guardare con Nunzio durante una serata a tema sull'educazione dei pargoli, mentre gli stessi sono di là chiusi in una camera stretta senza cibo ne acqua ma con una bella conchiglia gigante.
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marco d'urso
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martedì 6 maggio 2008
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scialba trasposizione di un romanzo inquietante
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Avendo prima letto il bel romanzo di Golding, non posso che rimanere estremamente deluso tanto dal film che dalle miopi critiche che leggo in questo sito (Morandini, Grazzini dal Corriere della sera). Peter Brook non è riuscito neanche lontanamente a trasmettere col medium cinematografico l'inquietante contenuto antropologico e filosofico del romanzo. Dov'è finita, nel film di Brook, la terribile, inquietante, impalpabile eppure tremendamente concreta presenza del "signore delle mosche", cioè di Belzebù, incarnazione del Male e della Morte? Dove l'ambiguità del "mostro", solo apparentemente immaginario, in realtà terribilmente reale e imperante,che, attraverso la violenza, si impossessa dell'anima dei cacciatori ed è simboleggiata dalla testa di maiale divorata e putrefatta dalle mosche? Film insignificante e pure noioso, che tralscia o sminuisce le immagini e i passaggi più pregnanti di un grande romanzo, che potrebbe ben altrimenti essere tradotto in un altrettanto significativo film.
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