lorenzodv
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sabato 4 gennaio 2020
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polanskyi studia bergman
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Primo film per Roman Polanski, girato in Polonia in modo minimalista ma non tanto quanto Venere in Pelliccia. Tre persone e una barca, il lago di solito è gratis, cinque chilometri di pellicola un po' granosetta, un'automobile che agli italiani del duemilaeventi sembra una carretta bestiale ma della quale si decanta la lussuosità.
La coppia sta andando al lago a fare una gita a vela quando incontra un autostoppista; il marito arrogante rischia di investirlo perché anziché rallentare gli suona di spostarsi, poi lo invita pianificando di confrontarsi con lui e vantarsi umiliandolo. La moglie è relegata al ruolo di bella statuina fino a due terzi del film quando ha un'occasione.
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Primo film per Roman Polanski, girato in Polonia in modo minimalista ma non tanto quanto Venere in Pelliccia. Tre persone e una barca, il lago di solito è gratis, cinque chilometri di pellicola un po' granosetta, un'automobile che agli italiani del duemilaeventi sembra una carretta bestiale ma della quale si decanta la lussuosità.
La coppia sta andando al lago a fare una gita a vela quando incontra un autostoppista; il marito arrogante rischia di investirlo perché anziché rallentare gli suona di spostarsi, poi lo invita pianificando di confrontarsi con lui e vantarsi umiliandolo. La moglie è relegata al ruolo di bella statuina fino a due terzi del film quando ha un'occasione.
In particolare vedendo le espressioni in primo piano ed il comportamento del personaggio femminile non può non venire in mente Ingmar Bergman. In quest'opera è sottolineato il risvolto psicologico ma anche l'esame critico dei rapporti sociali, di vario tipo: tra i borghesi e lo studente povero, tra il giovane e il maturo, tra due uomini in mostra dinanzi all'unica donna. Il primo aspetto è quello più caratterizzato e più evidente sin dall'inizio.
Sorprende notare come, nonostante il film sia stato prodotto nel 1962 nell'allora Repubblica Popolare di Polonia, le critiche che la classe più elevata muove a quella inferiore sono esattamente le stesse che abbiamo udito in Italia fino a vent'anni dopo.
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rmarci 05
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domenica 20 ottobre 2019
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un'opera prima promettente, arguta, interessante
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Il buongiorno si vede dal mattino. Questo semplicissimo modo di dire, a mio parere, è perfettamente in linea con la sagace opera prima del grandissimo regista Roman Polanski, in cui si riescono a distinguere, seppur in una forma ancora acerba, molte delle tematiche portanti della sua futura filmografia e una mano registica piuttosto consolidata che, negli anni a venire, compierà autentici miracoli cinematografici. Da una premessa tranquilla e ordinaria (una gita al lago) e attraverso una disarmante semplicità di mezzi (tre personaggi, una barca), l’autore franco-polacco costruisce un’opera incredibilmente stratificata e molto arguta dal punto di vista dell’analisi psicologica.
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Il buongiorno si vede dal mattino. Questo semplicissimo modo di dire, a mio parere, è perfettamente in linea con la sagace opera prima del grandissimo regista Roman Polanski, in cui si riescono a distinguere, seppur in una forma ancora acerba, molte delle tematiche portanti della sua futura filmografia e una mano registica piuttosto consolidata che, negli anni a venire, compierà autentici miracoli cinematografici. Da una premessa tranquilla e ordinaria (una gita al lago) e attraverso una disarmante semplicità di mezzi (tre personaggi, una barca), l’autore franco-polacco costruisce un’opera incredibilmente stratificata e molto arguta dal punto di vista dell’analisi psicologica. Nonostante la tensione non sia ai massimi livelli, la struttura narrativa che procede per accumulazione, la genialità di alcune inquadrature e il costante senso diffidenza che serpeggia nell’aria destano interesse nello spettatore, conducendolo in un incessante scontro verbale e fisico tra due uomini (uno adulto, l’altro ragazzo), ossessionati dal desiderio di conquistare la donna e divorati dall’impellente necessità di dimostrare ognuno la propria superiorità sull’altro. Dunque, sono gli istinti primordiali dell’uomo a dominare questo circo equestre fatto di invidia imperante, ambizione, sfide continue, competizione, inganni, menzogne e puro sadismo, tutti impulsi che (e qui è visibile il Polanski più autentico) emergono più facilmente in un luogo claustrofobico, in un contesto isolato dal resto del mondo e, soprattutto, lontano da sguardi indesiderati.
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tarantinofan96
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lunedì 6 luglio 2015
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esordio eccellente
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L'esordio del regista polacco è un film realizzato con scarsi mezzi e con soli tre attori (di cui due non professionisti), ma è un'opera che rasenta il capolavoro.
E' una storia particolare, che gioca sul rapporto di coppia, sulla coscienza dei personaggi, sulla lotta dei due protagonisti per dimostrare la loro mascolinità e il loro desiderio di riporre essa in un oggetto (il coltello per il ragazzo) o in una persona (la moglie per l'uomo).
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L'esordio del regista polacco è un film realizzato con scarsi mezzi e con soli tre attori (di cui due non professionisti), ma è un'opera che rasenta il capolavoro.
E' una storia particolare, che gioca sul rapporto di coppia, sulla coscienza dei personaggi, sulla lotta dei due protagonisti per dimostrare la loro mascolinità e il loro desiderio di riporre essa in un oggetto (il coltello per il ragazzo) o in una persona (la moglie per l'uomo).
Polanski è all'esordio, ma la regia in questo film è già a livelli altissimi, con un bianco e nero che mette in risalto il paesaggio che fa da contorno alla storia e inquadrature perfette, con un ottimo utilizzo della profondità di campo e che sfruttano al meglio l'ambiente circostante.
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il befe
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mercoledì 25 febbraio 2015
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ce ne fossero
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onufrio
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giovedì 10 aprile 2014
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a gonfie vele..
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Primo lungometraggio di Roman Polanski, girato in Polonia, la storia è quasi interamente ambientata su di una barca a vela (il resto è ambientato sulla macchina della coppia fra andata e ritorno). La coppia s'imbatte in un giovine e spavaldo autostoppista che sembra trovare in Andrej (marito di Cristina) il giusto galletto con cui battagliare.. i due fra piccoli screzi e giochi da maschietti si avviano in compagnia della donna ad una gita in barca lunga 24 ore che sfocierà in un finale ad alta tensione. Per la serie: quando un copione è valido non occorre una scintillante scenografia ed un maestoso cast..basta una barca e tre personaggi ed il film è completo e validissimo.
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Primo lungometraggio di Roman Polanski, girato in Polonia, la storia è quasi interamente ambientata su di una barca a vela (il resto è ambientato sulla macchina della coppia fra andata e ritorno). La coppia s'imbatte in un giovine e spavaldo autostoppista che sembra trovare in Andrej (marito di Cristina) il giusto galletto con cui battagliare.. i due fra piccoli screzi e giochi da maschietti si avviano in compagnia della donna ad una gita in barca lunga 24 ore che sfocierà in un finale ad alta tensione. Per la serie: quando un copione è valido non occorre una scintillante scenografia ed un maestoso cast..basta una barca e tre personaggi ed il film è completo e validissimo.
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ralphscott
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domenica 14 agosto 2011
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crisi di coppia in alto mare
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Il giovane vagabondo fa da specchio alla logora realtà di una ricca coppia diretta verso una gita in barca a vela. Noia e frustrazioni sono le motivazioni che spingono il ricco Andrzej ad accogliere il biondo sconosciuto. La sfiducia nei suoi confronti non basta però a dissudere Andrzej dalla necessità di coinvolgere il terzo personaggio,linfa vitale necessaria,per quanto bistrattata,a rinfocolare il suo rapporto con Cristina. La tensione crescerà sfociando in sottile crudeltà,giochi di potere,violenza psicologica e fisica. Film apparentemente freddo,ma a ben vedere passionale. Notevole la fotografia
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ipno74
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mercoledì 23 febbraio 2011
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primo lavoro di un grande!!!
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Storia di una coppia che da un passaggio ad un'autostoppista e poi fanno un viaggio in barca insieme.
La storia è semplice ma è da notare la regia che è precisa e minimalista.
All'inizio sembra di vedere un film che sembra un giallo dove qualcuno deve uccidere qualcun'altro, ma poi i toni si distendono, ma ti senti smarrito perchè non si capisce di che film possa trattare.
La tensione si mantiene fino alla fine, e speri che in quella strada lui possa incontrare l'autostoppista.
Alcune scene hanno fatto scuola perchè le potrete ricordare in altri film.
Lei ha il fascino delle donnne anni '60, stupenda con il maglione lungo nel finale.
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Storia di una coppia che da un passaggio ad un'autostoppista e poi fanno un viaggio in barca insieme.
La storia è semplice ma è da notare la regia che è precisa e minimalista.
All'inizio sembra di vedere un film che sembra un giallo dove qualcuno deve uccidere qualcun'altro, ma poi i toni si distendono, ma ti senti smarrito perchè non si capisce di che film possa trattare.
La tensione si mantiene fino alla fine, e speri che in quella strada lui possa incontrare l'autostoppista.
Alcune scene hanno fatto scuola perchè le potrete ricordare in altri film.
Lei ha il fascino delle donnne anni '60, stupenda con il maglione lungo nel finale.
Godetevi questa primizia di Roman, ne vale la pena.
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fedeleto
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domenica 9 gennaio 2011
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sfida nell'acqua..
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Il tema della distinzione sociale e' sempre stato un dramma per l'uomo,e per abbattere i muri di tale disagio non ha esitato nemmeno a compiere delle rivoluzioni.Roman Polanski esordisce con questo lungometraggio dove vi e' tale tema evidenziato con una trama ben congeniata.Una coppia borghese,incontra un autostoppista,e fingendosi gentile lo invita con loro in una gita in barca,ma non appena il coltello del ragazzo cadra' nell'acqua si divideranno i loro destini ,e la donna non tardera' a tradire il marito,anche se dopo il tutto torneranno alla vita di sempre come se non fosse successo nulla,rifugiandosi nel loro nido di iposcrisia borghese.Film senza troppe pretese ma realizzato con tutti i particolari necessari,prima di tutto l'elemento del coltello e' fondamentale ,poiche' esso divide ,taglia,e qui appunto c'' una differenza tra il borghese e il ragazzo,quando cade nell'acqua il coltello metaforicamente e' come se adesso al differenza non c'e' piu' ,ovvero non si possa tagliare,non a caso il ragazzo dopo la caduta del coltello passera' dolci momenti di passione con la donna.
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Il tema della distinzione sociale e' sempre stato un dramma per l'uomo,e per abbattere i muri di tale disagio non ha esitato nemmeno a compiere delle rivoluzioni.Roman Polanski esordisce con questo lungometraggio dove vi e' tale tema evidenziato con una trama ben congeniata.Una coppia borghese,incontra un autostoppista,e fingendosi gentile lo invita con loro in una gita in barca,ma non appena il coltello del ragazzo cadra' nell'acqua si divideranno i loro destini ,e la donna non tardera' a tradire il marito,anche se dopo il tutto torneranno alla vita di sempre come se non fosse successo nulla,rifugiandosi nel loro nido di iposcrisia borghese.Film senza troppe pretese ma realizzato con tutti i particolari necessari,prima di tutto l'elemento del coltello e' fondamentale ,poiche' esso divide ,taglia,e qui appunto c'' una differenza tra il borghese e il ragazzo,quando cade nell'acqua il coltello metaforicamente e' come se adesso al differenza non c'e' piu' ,ovvero non si possa tagliare,non a caso il ragazzo dopo la caduta del coltello passera' dolci momenti di passione con la donna.Ma l'ipocrsia finale di far tornare tutto come prima e' un po' il fulcro del film,poiche' risulta essere un attacco alla societa' borghese,ove pertant il ragazzo dovrebbe essere una pedina del gioco per far divertire la coppia anche se non tutto puo' andare come previsto.Buon film e ottimo esordio per Roman polanski che minuziosamente muove la macchina da presa,non risultando mai statico.
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il cinefilo
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giovedì 11 novembre 2010
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il coltello nell'acqua
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TRAMA:Un uomo e una donna(sposati)si ritrovano a fare un escursione in barca insieme a un autostoppista ma i rapporti tra gli uomini non tardano a degenerare...COMMENTO:Si tratta di uno dei film più interessanti e"brillanti"del regista Roman Polanski(malgrado,a tratti,lo spettatore potrebbe correre il rischio di non sapere bene dove vada a parare).
L'autore affronta il tema delle relazioni umane(in questo caso il classico tema della"competizione"maschile)con il consueto stile(alla base delle sue migliori opere)che tiene un occhio di riguardo per la tensione e per il meccanismo narrativo riguardante la progressività degli eventi con una cadenza quasi surreale e in cui la stessa immagine del lago(teatro di una possibile tragedia)assume un"identità"pesantemente ambigua e psicanalitica.
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TRAMA:Un uomo e una donna(sposati)si ritrovano a fare un escursione in barca insieme a un autostoppista ma i rapporti tra gli uomini non tardano a degenerare...COMMENTO:Si tratta di uno dei film più interessanti e"brillanti"del regista Roman Polanski(malgrado,a tratti,lo spettatore potrebbe correre il rischio di non sapere bene dove vada a parare).
L'autore affronta il tema delle relazioni umane(in questo caso il classico tema della"competizione"maschile)con il consueto stile(alla base delle sue migliori opere)che tiene un occhio di riguardo per la tensione e per il meccanismo narrativo riguardante la progressività degli eventi con una cadenza quasi surreale e in cui la stessa immagine del lago(teatro di una possibile tragedia)assume un"identità"pesantemente ambigua e psicanalitica.Un piccolo(o grande?)film che merita,senza dubbio,di essere visto.
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marce84
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martedì 26 ottobre 2010
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l'esordio di polanski: circolarità e claustrofobia
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E’ il primo lungometraggio di Polanski e già si possono notare alcune tematiche, “ossessioni d’autore” che ritroveremo nella sua filmografia futura, come la circolarità, la claustrofobia e, per alcuni, anche l’ambiguità. Circolarità perché il film inizia e termina con scene analoghe, cosa che ritroveremo nella maggior parte dei film di Polanski: perché per il regista la storia, i suoi personaggi, nonostante le loro azioni, ritornano sempre al punto di partenza, incapaci di crescere.
Claustrofobia: sembra assurdo parlare di spazi stretti e soffocanti in un film come questo, ambientato interamente sui Laghi Masuri, spazio naturale, privo di presenze e di intervento umano; eppure lo spazio angusto, quale quello di una barca, contrapposto alla vastità, ma anche al silenzio dell’ambiente, non fa che risaltare la tensione, la convivenza, fatta di litigi e discussioni fra i tre personaggi.
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E’ il primo lungometraggio di Polanski e già si possono notare alcune tematiche, “ossessioni d’autore” che ritroveremo nella sua filmografia futura, come la circolarità, la claustrofobia e, per alcuni, anche l’ambiguità. Circolarità perché il film inizia e termina con scene analoghe, cosa che ritroveremo nella maggior parte dei film di Polanski: perché per il regista la storia, i suoi personaggi, nonostante le loro azioni, ritornano sempre al punto di partenza, incapaci di crescere.
Claustrofobia: sembra assurdo parlare di spazi stretti e soffocanti in un film come questo, ambientato interamente sui Laghi Masuri, spazio naturale, privo di presenze e di intervento umano; eppure lo spazio angusto, quale quello di una barca, contrapposto alla vastità, ma anche al silenzio dell’ambiente, non fa che risaltare la tensione, la convivenza, fatta di litigi e discussioni fra i tre personaggi. Il film è una sfida, perché è caratterizzato da tre personaggi ( una coppia e uno sconosciuto autostoppista ), da un’ azione ridotta al minimo ed anche lo spazio a disposizione è ristretto ( tutto si svolge su di una piccola imbarcazione ): il focus tematico è la tensione che provoca l’ingresso di un giovane sconosciuto in una coppia borghese, dove il capofamiglia si trasforma in padrone, comandante, che sottomette il giovane e la moglie, troppo sicuro di sé. Curioso che il microevento, il coltello che finisce in acqua, non viene evidenziato musicalmente, ma accade come se fosse un evento di poco conto, senza alcuna marca stilistica. Probabile che il coltello abbia a che fare con Freud e il tema della castrazione ed evidente è che Cristina assuma nel corso del film, grazie a quell’aria indifferente ai rapporti di forza che si instaurano tra i due uomini, una carica erotica latente, diventando l’oggetto del desiderio del giovane. Alcuni critici hanno anche parlato di ambiguità, poiché il finale del film sarebbe una proiezione del desiderio represso della bella Cristina: però forse il bello delle opere polanskiane è proprio l’impossibilità di avere delle certezze finali e di lasciare spesso spazi all’interpretazione. Quello che è certo è che Andrea è come il fuochista, da lui stesso narrato in un aneddoto: troppo sicuro di sé, ferito orribilmente da ciò che voleva sottomettere, i cocci di bottiglia per il fuochista, la moglie e il giovanotto per Andrea.
La difficile sfida intrapresa da Polanski in questo lungometraggio è stata superata in modo più che positivo, grazie all’originalità, alla crescente tensione creata dai dialoghi e dalle inquadrature mai banali. Nomination all’Oscar come miglior film straniero nel 1963 ( vinto poi da Fellini con 8 ½ ).
VOTO 6+
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