laulilla
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giovedì 18 novembre 2010
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il falò dei sogni
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Viridiana è una bella e giovane donna, che vuole farsi suora, né riesce a smuoverla dal fermo proposito Don Jaime, lo zio, ricco possidente, vecchio vizioso e incestuosamente attratto da lei. Egli, anzi, ottiene, col suo comportamento, di renderne ancora più salda la volontà. La notizia del suicidio di Don Jaime la indurrà però a tornare sui suoi passi e a progettare diversamente il proprio futuro. Si trova, infatti, ora, a condividere col cugino Jorge l'eredità di una grande tenuta agricola, dalla cui rendita pensa di ricavare il denaro necessario a offrire migliori condizioni di vita ai poveri del luogo. In realtà, l'esperienza sarà fallimentare, mentre il successo arriderà ai progetti imprenditoriali del cugino, deciso a mettere a frutto le potenzialità della terra che ora gli appartiene.
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Viridiana è una bella e giovane donna, che vuole farsi suora, né riesce a smuoverla dal fermo proposito Don Jaime, lo zio, ricco possidente, vecchio vizioso e incestuosamente attratto da lei. Egli, anzi, ottiene, col suo comportamento, di renderne ancora più salda la volontà. La notizia del suicidio di Don Jaime la indurrà però a tornare sui suoi passi e a progettare diversamente il proprio futuro. Si trova, infatti, ora, a condividere col cugino Jorge l'eredità di una grande tenuta agricola, dalla cui rendita pensa di ricavare il denaro necessario a offrire migliori condizioni di vita ai poveri del luogo. In realtà, l'esperienza sarà fallimentare, mentre il successo arriderà ai progetti imprenditoriali del cugino, deciso a mettere a frutto le potenzialità della terra che ora gli appartiene. Due mentalità si fronteggiano nel film: Viridiana è convinta che la ricchezza debba essere distribuita fra i poveri, amati da Cristo, innocenti portatori di valori positivi (non rinuncia, però, a organizzare autoritariamente i loro pasti e le loro notti in quell'ala della casa che li ospiterà), mentre Jorge ritiene che la proprietà terriera debba essere trasformata in azienda produttiva; che la grande casa, un tempo signorile e ora trascurata e in declino, debba diventare una magione prestigiosa. Viridiana, alla fine del film, acquisterà una diversa consapevolezza, e si rassegnerà alla sconfitta dei propri sogni, comprendendo che l' idealizzazione di quel gruppo sociale è lontana dalla realtà: i poveri non sono diversi dagli altri uomini, né l'elemosina li migliora; semmai li rende più ipocriti perché li costringe a essere, almeno davanti a lei, diversi da quello che sono, cioè oziosi profittatori, invidiosi, crapuloni, lussuriosi, pieni di pregiudizi, così violenti, da tentare di stuprarla, dopo le dissolutezze di un'ultima cena a casa sua. La fotografia, che dovrebbe conservare il ricordo di quella cena, ricalca le pose e la disposizione strutturale dei personaggi dell'affresco dell'Ultima cena leonardesca, rovesciandone il significato, poiché la figura centrale di Cristo, è sostituita da quella del mendicante cieco, che non si sa orientare senza l'aiuto degli altri mendicanti, che intendono mostrargli l'infamia che si sta consumando ai suoi danni. La cecità (intellettuale), dunque, secondo Buñuel, impedisce al messaggio cristiano di proporsi come un messaggio liberatorio, poiché non si rivolge agli uomini come sono, ma come sarebbe auspicabile che fossero. Questa scena e le ultime del film, che rappresentano il falò col quale la donna brucia gli oggetti del suo bagaglio religioso, ormai inservibile, hanno fatto gridare allo scandalo e alla blasfemia, procurando al regista strascichi censori in Spagna, al tempo della dittatura franchista, ma anche nell' Italia degli anni '60. Il film, in verità, porta nel cinema (attraverso il linguaggio surreale e simbolico di Bu ñuel) molti temi che fin dalla seconda metà dell'800 avevano percorso la cultura europea ottenendo grande risonanza, grazie principalmente alle riflessioni di Freud e di Nietzsche, che il movimento surrealista, nel quale il regista si riconosceva, intendeva trasferire nell'arte. L' indubbia carica eversiva rispetto alle convinzioni consolidate e ai luoghi comuni, che è tipica di tutta l'opera del regista, diventa in questo importante lavoro fonte inesauribile di invenzioni e citazioni anche della cultura spagnola più tradizionale, quella dei picari, dei "Borrachos" di Velasquez o dei grotteschi personaggi dei Capricci di Goya, totalmente rielaborati, però, in un originale linguaggio filmico.
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[+] bunuel dice fa e trasmette ancora
(di superchiomerossearancioni)
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fedeleto
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mercoledì 11 luglio 2012
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viridiana ,l'angelo stupendo..
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Bunuel e' sempre stato un regista critico,dissacratore,anarchico,ma estremamente profondo.Stavolta con il film Viridiana tocca vertici altissimi,dando libero sfogo alla sua immensa creativita'.Tratto da un soggetto di Benito Perez Galdos chiamato halma,e una sceneggiatura dello stesso Bunuel e Julio Alejandro,si racconta la storia di Viridiana.Ella si trova in un convento pronta a prendere i voti,non appena la mdre superiora le comunica che lo zio vuole ospitarla prima del ritiro Viridiana tentenna ma alla fine seguira il consiglio della monaca.Non appena Viridina arrivera' dallo zio ,quest'ultimo si innamorera' di lei per via della somiglianza con la moglie morta ormai da anni.
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Bunuel e' sempre stato un regista critico,dissacratore,anarchico,ma estremamente profondo.Stavolta con il film Viridiana tocca vertici altissimi,dando libero sfogo alla sua immensa creativita'.Tratto da un soggetto di Benito Perez Galdos chiamato halma,e una sceneggiatura dello stesso Bunuel e Julio Alejandro,si racconta la storia di Viridiana.Ella si trova in un convento pronta a prendere i voti,non appena la mdre superiora le comunica che lo zio vuole ospitarla prima del ritiro Viridiana tentenna ma alla fine seguira il consiglio della monaca.Non appena Viridina arrivera' dallo zio ,quest'ultimo si innamorera' di lei per via della somiglianza con la moglie morta ormai da anni.Arrivera' a narcotizzarla facendola vestire da sposa con il vestito della moglie oramai defunta con l'intento di farle violenza per farla restare prima che vada al ritiro,ma non vi riuscira'.Fallito ogni tentativo di trattenerla decidera' di suicidarsi.Pertanto Viridiana dividera' la casa dello zio con il figlio di quest'ultimo ma da una parte ella di prendera' cura dei poveri ospitandoli nella sua parte di casa,invece il ragazzo apportera' modifiche alla casa e sedurra' la domestica dello zio di Viridiana ovvero Ramona.Finira' tutto quando i poveri entreranno di nascosto nella casa e faranno un'orgia.Ma dopotutto puo' finire tutto con una semplice partita a carte?Bunuel dirige uno dei suoi miglior film che merita un'attenta analisi.Fin dall'inizio Viridiana appare come un angelo che fa' perdere la testa allo zio,quest'ultimo ricalca molto la figura infantile del bambino bisognoso freudiano(afferma lui stesso di non sopportare di stare senza Viridiana quasi come se ella le suscitasse un contatto materno) e forse proprio questo lo blocca nel farle violenza.Viridiana invece e' una donna che non pensa di possedere un corpo ma solo un'anima(bellissima la scena dello specchio in cui si guarda e quasi si stupisce di essere bionda,oppure nel finale in cui mette il rossetto).Inoltre Bunuel riempie il film di simbolismi,a partire dall'immagine dei piedi iniziale(la bambina salta con la corda e incorcia i piedi in verie maniere,invece gli adulti sono statici nel loro muovere i piedi,metaforicamente sembra essere un'apologia verso l'adolescenza e una critica al mondo adulto chiuso in se stesso e statico nell'essere attraverso il porsi).La scena onirica in cui Viridiana e' sonnanbula ovvero prende gomitoli e aghi(simboli del legame) e li butta nel fuoco(purificazione) per poi raccogliere la cenere e spargierla sul letto dello zio(come dira' lei stessa e' un simbolo di morte e non a caso lo zio morira'.Inoltre il figlio dello zio di Viridiana incarna il materialismo ovvero l'opposto della ragazza che invece incarna la spiritualita'.Buona inoltre anche la scena degli operai che lavorano mentre Viridiana recita l'angelus con i poveri(tutti simboli di castrazione o eccitazione sessuale dal tronco tagliato,alla calce che schizza,il tutto e' un'antitesi tra materia ovvero il lavoro degli operai e animo ovvero preghiera).Non rimane che citare anche la cena dei poveri ,ovvero una scena dissacratoria verso lultima cena di Leonardo.La scena finale del gioco rimane un accenno all'ironia Bunueliana.Palma d'oro al festival di Cannes meritatissima.Da vedere.
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luca scialò
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lunedì 21 febbraio 2011
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quando a vincere è il peccato
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Viridiana è una bella giovane pronta a prendere i voti come suora di clausura. Prima di rinunciare al Mondo, riceve l'invito dello zio vedovo che l'ha cresciuta sostenendone gli studi e dandole una dote, di passare qualche giorno nella sua tenuta. Ma questi, trovando una forte somiglianza tra lei e la moglie defunta, vorrebbe tenerla con sé per sempre. Ricevuto il diniego, decide di impiccarsi. Così Veridiana, colpita da un ingiusto senso di colpa e credendo di essere stata fisicamente profanata dallo zio, decide di non farsi più suora ma di aiutare comunque il prossimo. Ma si scontra con una società degenerata, che sembra vanificare le sue buone intenzioni.
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Viridiana è una bella giovane pronta a prendere i voti come suora di clausura. Prima di rinunciare al Mondo, riceve l'invito dello zio vedovo che l'ha cresciuta sostenendone gli studi e dandole una dote, di passare qualche giorno nella sua tenuta. Ma questi, trovando una forte somiglianza tra lei e la moglie defunta, vorrebbe tenerla con sé per sempre. Ricevuto il diniego, decide di impiccarsi. Così Veridiana, colpita da un ingiusto senso di colpa e credendo di essere stata fisicamente profanata dallo zio, decide di non farsi più suora ma di aiutare comunque il prossimo. Ma si scontra con una società degenerata, che sembra vanificare le sue buone intenzioni...
Luis Buñuel continua nella sua opera anti-conformista, apprezzata dall'America hollywoodiana e censurata dall'Europa cattolica e bigotta del '900. La sua filmografia va a inserirsi tra le massime espressioni del cinema neorealista che ha trovato nella Spagna e nella Francia la sua massima espressione. Sebbene anche l'Italia, con il cinema che raccontava le difficoltà del dopoguerra, non è stata da meno. Come ogni film del genere che si rispetti, anch'esso mostra delle imperfezioni stilistiche, ma tocca anche momenti di grande espressività, come la foto dei poveri che bivaccano a mo' di ultima cena, o la corona di spine che brucia nel finale quale segno della sconfitta della fede dinanzi alla perdizione dell'umanità.
Vinse il Festival di Cannes ex aequo con L'inverno ti farà tornare di H. Colpi
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