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renzo becherelli
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domenica 21 settembre 2008
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il tempo di olmi
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Il tempo, inteso come dimensione spaziale, si ferma nella pellicola di Olmi per regalare allo spettatore immagini di rara purezza. Un film fatto di sguardi, di tensioni emotive che riescono a superare le difficoltà di comprensione linguistica e generazionale tra i due protagonisti (il vecchio e il giovane). Uno studia economia, l'altro legge "Cuore" di De Amicis, ma giocano a dama insieme e si divertono sugli sci a rincorrere una lepre selvatica. Durante una notte di tempesta, i due si rifugiano nella chiesetta accanto alle baracche ed il vecchio guardiano si prende cura del suo giovane compagno come un padre farebbe con suo figlio: qui il senso di umanità di Olmi si fonde con la carità e l'amore fraterno che scaturiscono dalla sua profonda fede cristiana.
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Il tempo, inteso come dimensione spaziale, si ferma nella pellicola di Olmi per regalare allo spettatore immagini di rara purezza. Un film fatto di sguardi, di tensioni emotive che riescono a superare le difficoltà di comprensione linguistica e generazionale tra i due protagonisti (il vecchio e il giovane). Uno studia economia, l'altro legge "Cuore" di De Amicis, ma giocano a dama insieme e si divertono sugli sci a rincorrere una lepre selvatica. Durante una notte di tempesta, i due si rifugiano nella chiesetta accanto alle baracche ed il vecchio guardiano si prende cura del suo giovane compagno come un padre farebbe con suo figlio: qui il senso di umanità di Olmi si fonde con la carità e l'amore fraterno che scaturiscono dalla sua profonda fede cristiana. Tutto il cinema di Olmi (quello che poi saprà magistralmente produrre) è già presente in questo lungometraggio. Il bianco e nero della pellicola ne accentua i contrasti, sottolineati dalla colonna sonora che mescola melodie popolari con il rock di Celentano. I particolari sugli oggetti di uso quotidiano del vecchio guardiano, rimandano ad immagini antiche come l'uomo, fuori dal tempo presente, che, appunto, si è fermato.
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paolo a. minerva
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sabato 5 marzo 2011
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nel suo genere, un capolavoro
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Nel suo genere un capolavoro. L'essenzialità, esaltata dal bianco e nero, non lascia dubbi sul lasciarsi trasportare all'interno di una quotidianità marginale che, nell'ambientazione dell'alta montagna, sollecita al massimo il vissuto di trovarsi al confine del mondo e della vita, generando quasi l'ansia di questa particolare condizione. In questo confine si può sperimentare attraverso la visione del film l'esperienza di passare dalla "beatitudine" di una splendida giornata all' "inferno" di una tormenta di neve: condizioni ambientali che in alta montagna, e in condizioni di essenzialità di vita, sono esaltate ed estremizzate, al punto che la giovane coscienza si sente trasportata verso la malattia e la morte, mentre l'esperienza della coscienza consolidata porta verso la protezione e la saggezza della bugia necessaria (la grappa nel latte), non senza un attimo di sconforto superata dalla voglia di superare il disagio.
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Nel suo genere un capolavoro. L'essenzialità, esaltata dal bianco e nero, non lascia dubbi sul lasciarsi trasportare all'interno di una quotidianità marginale che, nell'ambientazione dell'alta montagna, sollecita al massimo il vissuto di trovarsi al confine del mondo e della vita, generando quasi l'ansia di questa particolare condizione. In questo confine si può sperimentare attraverso la visione del film l'esperienza di passare dalla "beatitudine" di una splendida giornata all' "inferno" di una tormenta di neve: condizioni ambientali che in alta montagna, e in condizioni di essenzialità di vita, sono esaltate ed estremizzate, al punto che la giovane coscienza si sente trasportata verso la malattia e la morte, mentre l'esperienza della coscienza consolidata porta verso la protezione e la saggezza della bugia necessaria (la grappa nel latte), non senza un attimo di sconforto superata dalla voglia di superare il disagio. Il tutto passato attraverso la narrazione di gesti quotidiani, di sguardi confidenti, di pensieri sempilici che si rivelano in una fotografia essenziale, quasi archeipale.
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luca scial�
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giovedì 20 novembre 2014
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la solidarietà che scioglie la neve
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Primo lungometraggio per Ermanno Olmi, che riesce a trasformare quello che doveva essere un documentario in un film che rievoca il neorealismo del dopoguerra. Ambientato in Val Camonica, pieno inverno, a 2500 metri d'altezza, è una storia di solidarietà e amicizia. La semplicità e la naturalezza delle immagini parlano da sole. Si passa dai silenzi e dalla spontaneità iniziale di Natale (interpretato da Natale Rossi, attore non professionista che parla in dialetto), rimasto da solo perchè il collega è sceso giù essendo diventato papà, all'ironia con l'arrivo del giovane collega. Fino ai momenti drammatici della notte in piena bufera.
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Primo lungometraggio per Ermanno Olmi, che riesce a trasformare quello che doveva essere un documentario in un film che rievoca il neorealismo del dopoguerra. Ambientato in Val Camonica, pieno inverno, a 2500 metri d'altezza, è una storia di solidarietà e amicizia. La semplicità e la naturalezza delle immagini parlano da sole. Si passa dai silenzi e dalla spontaneità iniziale di Natale (interpretato da Natale Rossi, attore non professionista che parla in dialetto), rimasto da solo perchè il collega è sceso giù essendo diventato papà, all'ironia con l'arrivo del giovane collega. Fino ai momenti drammatici della notte in piena bufera. Diversi premi vinti, andrebbe rivalutato.
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