Un ritratto indelebile dell'America di frontiera, con la sua tenacia e i suoi sconforti, il suo ottimismo e le sue miserie, la sua avidità e il suo violento giustizialismo, il suo moralismo e i suoi deliri aurei; un'America così indecifrabile da non lasciare certezze neppure a un istruito uomo dell'Est ( Cooper, grande nei panni di un personaggio per lui insolitamente ambiguo ). La regia di Daves si mette in mostra soprattutto nel delicato tratteggio del rapporto fra i protagonisti e nelle scene di follia collettiva. Qualche personaggio un po' scontato ( l'ubriacone dell'esordiente Scott ) e una colonna sonora non memorabilissima.