dario
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martedì 16 agosto 2011
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sontuoso
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Avesse fatto un Quinlan un po' meno manierato, sarebbe stato, per Welles, il capolavoro assoluto. Grandiosa la messinscena e spettacolare lo svolgimento della vicenda, una sporca vicenda che Welles - regista con vero senso del cinema (movimento, concatenazione dei fatti, svolgimento essenziale dell'episodio) rende sgradevole al punto giusto.
Memorabile la scena con Tamiroff (grandissimo comprimario), certo la migliore del film e ammirevole il ritmo incalzante, implacabile, quando ricca di sorprese, verso un finale sorprendente quanto logico. Non un attimo di tregua, personaggi al'altezza, ambientazione perfetta, riprese magistrali. Un film indimenticabile.
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gallo1
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giovedì 7 aprile 2011
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magnifico tragico welles
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Al confine tra Messico e Stati Uniti è compiuto un delitto che coinvolge le autorità di ambedue i paesi. L'attrito tra Mike Vargas (Heston), funzionario messicano, e Hank Quinlan (Welles), capitano americano, tangibile già dal primo incontro, sfocia in una sorta di duello, combattuto da una parte con l'impegno senza macchia dell'idealismo, dall'altra con la soverchiante arroganza della corruzione morale.
Dal punto di vista tematico sono notevoli e variegati gli spunti di riflessione: si va dall'ingenuità dell'idealista, al fanatismo che può avversare l'animo umano nel perseguire cause apparentemente o inizialmente giuste, dal carisma come strumento di potere, alla pericolosità di affrontare situazioni malavitose senza fare compromessi, il tutto, unica cosa enunciata da entrambi i protagonisti maschili, sempre sottolineando quanto duro e spersonalizzante possa essere il mestiere del poliziotto.
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Al confine tra Messico e Stati Uniti è compiuto un delitto che coinvolge le autorità di ambedue i paesi. L'attrito tra Mike Vargas (Heston), funzionario messicano, e Hank Quinlan (Welles), capitano americano, tangibile già dal primo incontro, sfocia in una sorta di duello, combattuto da una parte con l'impegno senza macchia dell'idealismo, dall'altra con la soverchiante arroganza della corruzione morale.
Dal punto di vista tematico sono notevoli e variegati gli spunti di riflessione: si va dall'ingenuità dell'idealista, al fanatismo che può avversare l'animo umano nel perseguire cause apparentemente o inizialmente giuste, dal carisma come strumento di potere, alla pericolosità di affrontare situazioni malavitose senza fare compromessi, il tutto, unica cosa enunciata da entrambi i protagonisti maschili, sempre sottolineando quanto duro e spersonalizzante possa essere il mestiere del poliziotto.
Dal punto di vista tecnico si vede senza dubbio la mano del maestro. Dalla profondità di campo ai piani sequenza, dallo splendido bianco e nero alle inquadrature, ogni attimo della pellicola è ricco di tocchi magistrali. L'ambientazione non può non ricordare quelle del maestro del genere Lang, con una città buia e sporca, notturna e pericolosa, gli interni claustrofobici e misteriosi, i protagonisti meschini e corrotti. Il cast, inutile dirlo, è eccellente, anche se su tutti domina Welles, mefistofelico e tragico insieme, uno splendido esempio di corruzione dell'anima e del corpo.
Unica pecca è il personaggio di Zio Joe, eccessivamente macchiettistico e innaturale assolutamente non allineato alla drammaticità del contesto.
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paride86
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venerdì 5 novembre 2010
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bellissimo
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Uno dei capisaldi del cinema noir.
"Touch of evil" è un trattato di regia, un film intenso che non è invecchiato di una virgola: attori strepitosi, suspense, mistero e una vena di grottesco.
E' anche una bella riflessione sull'onestà di chi deve far rispettare la legge, sui suoi compiti e i suoi limiti.
Bellissimo.
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il cinefilo
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domenica 22 agosto 2010
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un vero capolavoro di stile
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TRAMA:La storia si svolge al confine tra gli Stati Uniti e il Messico dove un poliziotto messicano onesto(l'attore è Charlton Heston)si trova a scontrarsi con i metodi investigativi ambigui del capo della polizia Hank Quinlan(Orson Welles)...RECENSIONE:Il regista e attore Orson Welles realizza con TOUCH OF EVIL(il titolo originale)una delle opere noir più complesse e affascinanti del cinema americano.
Questo film si contraddistingue da molti altri film di questo genere grazie anche all'uso geniale che O.Welles fa della cinepresa il quale,attraverso una serie di inquadrature e piani-sequenza molto particolari,riesce a farne uno strumento con il quale non si limita a filmare le potenti interpretazioni dei protagonisti ma diventa un autentica"lente d'ingrandimento"sulla personalità dei personaggi che gli attori si trovano a portare sullo schermo e soprattutto sul personaggio di Hank Quinlan.
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TRAMA:La storia si svolge al confine tra gli Stati Uniti e il Messico dove un poliziotto messicano onesto(l'attore è Charlton Heston)si trova a scontrarsi con i metodi investigativi ambigui del capo della polizia Hank Quinlan(Orson Welles)...RECENSIONE:Il regista e attore Orson Welles realizza con TOUCH OF EVIL(il titolo originale)una delle opere noir più complesse e affascinanti del cinema americano.
Questo film si contraddistingue da molti altri film di questo genere grazie anche all'uso geniale che O.Welles fa della cinepresa il quale,attraverso una serie di inquadrature e piani-sequenza molto particolari,riesce a farne uno strumento con il quale non si limita a filmare le potenti interpretazioni dei protagonisti ma diventa un autentica"lente d'ingrandimento"sulla personalità dei personaggi che gli attori si trovano a portare sullo schermo e soprattutto sul personaggio di Hank Quinlan.
La potenza del film si trova proprio nella cinepresa e nella tecnica"Wellesiana"di costruire una realtà composta unicamente di luci e ombre(che vale dal punto di vista tecnico-stilistico e da quello psicologico analizzando le personalità dei due poliziotti in cui,se da una parte uno di loro è tanto onesto e "limpido" professionalmente l'altro,al contrario,rivela un ambiguità immorale e una meschinità senza limiti)e che ricorda,sotto questo aspetto,la maestria dimostrata in QUARTO POTERE.
Il regista dimostra una grande bravura anche nel portare in scena,oltre ai protagonisti,anche una carrellata di attori secondari(ma non meno particolari)quali Marlene Dietrich e Joseph Calleia e resta indimenticabile la frase finale detta a proposito di Quinlan:"era un farabutto ma a modo suo era un grande uomo"svelando così un apparente e geniale paradosso della sceneggiatura(scritta dallo stesso regista).
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danilodac
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mercoledì 24 marzo 2010
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l'infernale quinlan-"a modo suo era un grand'uomo"
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Divergenze professionali tra due poliziotti di stampo opposto: Vargas (Charlton Heston), messicano della Commissione panamericana antidroga, e Jack Quinlan, americano dalla dubbia moralità, sospettato di usare la legge a modo suo. Durante il viaggio di nozze del primo insieme alla moglie, succederà di tutto: minacce, colluttazioni, sospetti. E il sottile confine tra il bene e il male unito al dilemma “Il fine giustifica i mezzi”?
Liberamente tratto da un romanzo di Whit Masterson, scritto da Orson Welles, è un eccellente film nero al di fuori della norma. Nella trasgressione degli schemi di questa insolita pellicola sono coinvolti numerosi elementi: atmosfera, narrazione, disegno dei personaggi, taglio visivo.
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Divergenze professionali tra due poliziotti di stampo opposto: Vargas (Charlton Heston), messicano della Commissione panamericana antidroga, e Jack Quinlan, americano dalla dubbia moralità, sospettato di usare la legge a modo suo. Durante il viaggio di nozze del primo insieme alla moglie, succederà di tutto: minacce, colluttazioni, sospetti. E il sottile confine tra il bene e il male unito al dilemma “Il fine giustifica i mezzi”?
Liberamente tratto da un romanzo di Whit Masterson, scritto da Orson Welles, è un eccellente film nero al di fuori della norma. Nella trasgressione degli schemi di questa insolita pellicola sono coinvolti numerosi elementi: atmosfera, narrazione, disegno dei personaggi, taglio visivo. Welles li usa tutti con una saggezza magistrale. Nel dirigere la sua 9° pellicola va alla ricerca dell’originale e del barocchismo più esaltante, qualità che in passato lo fecero emergere come un prosecutore dell’espressionismo tedesco.
L’estro visivo è il motore del film, l’atmosfera è il carburante. La straordinaria fotografia di Russel Metty immerge lo spettatore negli ombrosi e malfamati quartieri messicani, riunendo in un solo colpo tradizione hollywoodiana e originalità d’autore. Nella sceneggiatura e nella scelta degli attori infatti, (con Charlton Heston imposto a Welles dalla produzione) il film è in linea con l’ottica di Hollywood (sempre attenta al botteghino), ma analizzandone la struttura stilistica e il suo aspetto estetico Welles tiene d’occhio la lezione del cinema tedesco, aggiungendovi il suo brio visivo e allucinato.
Il film è anche una vera e propria tragedia shakespeariana, con Quinlan protagonista di un intreccio elisabettiano trasportato negli anni ’50. Nel dipingere il suo personaggio però, Welles inietta una dose di malvagità che in molte occasioni viene quasi giustificata; un’accoppiata tra uso errato della giustizia e uso razionale.
Sesso, droga (tema anomalo per quegli anni), criminalità, corruzione, omicidio, tradimento, vendetta: è una discesa all’inferno.
In “Ed Wood” di Tim Burton viene ricordata la scena in cui Welles mostrò la sua perplessità riguardo la scelta di Charlton Heston per interpretare la parte di un messicano, ma l’attore americano se la cava, insieme ad un gruppo di attori formidabili per aderenza ai personaggi e calcolata misura di recitazione, prima fra tutti Marlene Dietrich nei panni di una chiromante che legge il futuro.
E’ l’ultimo film hollywoodiano di Welles, dopo i due precedenti diretti in Europa, peccato.
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germi86
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martedì 23 marzo 2010
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omicidio al confine
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Film poliziesco. se ne son visti e se ne vedranno ancora di questi generi di film,niente da far gridare al capolavoro a mio parere,però è fatto bene e gli attori sono ottimi,Orson Welles antipatico più che mai nel ruolo dell'infernale quinlan.Charlton Heston bravo e simpatico(poco intelligente forse..come si fa a lasciare la moglie al sicuro in un MOTEL ABBANDONATO??)che cmq per me è e rimarrà sempre Giuda Ben-Hur! ce anche la grande marlene dietrich..bella e intrigante.
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jos_d
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mercoledì 1 luglio 2009
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un film sopravvalutato
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Considerato da molti dei più autorevoli critici italiani di cinema come un vero e proprio capolavoro del genere noir, questa pellicola è stata a mio avviso decisamente sopravvalutata. Il fatto è che si tratta di un film piuttosto incoerente che ci offre alcuni assaggi di grande cinema, ma che è anche pieno di difetti. In particolare a me sembra evidente la stridenza fra la presenza di un persanaggio, come sottolineato dallo stesso Morandini, di "tragica statura shakespeariana" quale il capitano Quinlan, ed un personaggio del tutto buffonesco quale lo zio Joe che sarebbe piuttosto degno di un film di Franco e Ciccio. Inoltre, è altrettanto ridicolo che per essere messa al sicuro, la moglie di Vargas venga portata in un desolatissimo motel fuori città, che poi si scoprirà peraltro essere di proprietà proprio del malavitoso dal quale non si sarebbe dovuta fare trovare.
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Considerato da molti dei più autorevoli critici italiani di cinema come un vero e proprio capolavoro del genere noir, questa pellicola è stata a mio avviso decisamente sopravvalutata. Il fatto è che si tratta di un film piuttosto incoerente che ci offre alcuni assaggi di grande cinema, ma che è anche pieno di difetti. In particolare a me sembra evidente la stridenza fra la presenza di un persanaggio, come sottolineato dallo stesso Morandini, di "tragica statura shakespeariana" quale il capitano Quinlan, ed un personaggio del tutto buffonesco quale lo zio Joe che sarebbe piuttosto degno di un film di Franco e Ciccio. Inoltre, è altrettanto ridicolo che per essere messa al sicuro, la moglie di Vargas venga portata in un desolatissimo motel fuori città, che poi si scoprirà peraltro essere di proprietà proprio del malavitoso dal quale non si sarebbe dovuta fare trovare. In conclusione, si tratta comunque di un film discreto che, come detto, presenta anche alcuni momenti molto alti, ma che nel complesso non può a mio avviso essere paragonato a veri capolavori del genere quali "La fiamma del peccato" di Wilder o "La donna del ritratto" di Lang.
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(di gianlore)
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simo
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domenica 18 gennaio 2009
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film per la storia del cinema, non per il pubblico
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inninzitutto mi ha dato fastidio sentire il ridoppiaggio... con la voce dei documentari di quark per eston... la storia non mi ha catturato... welles mi sta abbastanza antipatico... forse un cult per gli storici e credo per qualche nerd... ma come non posso non preferire anche il meno riuscito degli Hitchcock??
Hitchcock che quando gira sa fare capolavori pensando al pubblico
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(di mel)
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boe
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domenica 16 marzo 2008
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siamo sicuri?
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La trama lascia, in alcuni punti, a desiderare. Non si capisce, ad es., perchè vargas lasci la moglie sola nel motel; forse per esporla a pericoli ancora più grossi rispetto a quelli cui sarebbe esposta rimandendo col marito?. E poi: chi è che mette i candelotti di dinamite nella scatola per far incriminare il ragazzo? Quinlan? Ma quando?
Il doppiaggio è poi, a tratti, veramente limitato (come si fa a far doppiare charlton eston dal doppiatore di ridge di beautiful?).
Riconosco però che alcune scene come quella iniziale e quelle finali siano dotate di un indubbio fascino. Ma come dimenticare i difetti che ho citato sopra?
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(di babayaga)
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nicolò
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sabato 2 giugno 2007
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capolavoro del noir wellesiano
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Con "Quarto potere" il capolavoro assoluto di Welles, che fu capace di cavare da un romanzetto di poco conto un memorabile noir a tinte gialle, superbamente dominato dalla figura del suo personaggio, Hank Quinlan, capitano di polizia dalla fedina penale sporca perché si considera al di sopra della legge. E' in terra di confine che avviene il suo incontro, o meglio lo scontro, con il suo esatto opposto: un agente messicano (Charlton Heston) ligio al dovere che è sulle tracce del mafioso Grandi (Akim Tamiroff). Attorno ai due personaggi principali si muovono altre pedine: la moglie (Janet Leigh) del poliziotto, che viene rapita dagli sgherri di Grandi, una sensuale quanto ambigua chiromante (Marlene Dietrich).
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Con "Quarto potere" il capolavoro assoluto di Welles, che fu capace di cavare da un romanzetto di poco conto un memorabile noir a tinte gialle, superbamente dominato dalla figura del suo personaggio, Hank Quinlan, capitano di polizia dalla fedina penale sporca perché si considera al di sopra della legge. E' in terra di confine che avviene il suo incontro, o meglio lo scontro, con il suo esatto opposto: un agente messicano (Charlton Heston) ligio al dovere che è sulle tracce del mafioso Grandi (Akim Tamiroff). Attorno ai due personaggi principali si muovono altre pedine: la moglie (Janet Leigh) del poliziotto, che viene rapita dagli sgherri di Grandi, una sensuale quanto ambigua chiromante (Marlene Dietrich)... Riempito dalla musica di Henry Mancini e con un finale memorabile, "Touch of Evil" è un film che ha inevitabilmente fatto scuola, ma fu persino vittima dell'idiozia dei responsabili della Universal che diedero ad un dilettante il compito di rifare delle scene e modificare il montaggio effettuato da Welles. Un'operazione ignobile che fu colmata solo negli anni '90 quando fu effettuato, ad opera di Walter Murch (Oscar per il suono di "Apocalypse Now"), il ripristino dell'edizione originale voluta da Welles. Che fu poi ridistribuita in Italia, grazie alla Sacher, anche in inglese con sottotitoli.
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