Giuseppe Marotta
Sul viscido, ambiguo, strabico film di Chaplin Un re a New York ho parecchio tardato a pronunziarmi. Vi piaccia o non vi piaccia, ho voluto dormirci sopra. E che diamine. Qui non si tratta di giudicare un film riuscito o no, si tratta di giudicare un poeta e un uomo, un'arte e una vita (in sede ultima, di chiusura di bilancio, poiché Chaplin è giunto ormai quasi in fondo alla sua fulgida via). Questo Un re a New York è anzi un'amara Valle di Giosafat per Charlie: suonano le trombe, una gialla nube si apre e una voce solenne gli rivolge, da quell'oblò di vapori, alcune domande. [...]
di Giuseppe Marotta, articolo completo (6947 caratteri spazi inclusi) su 1956