g. romagna
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venerdì 7 maggio 2010
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la tunica
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Roma, 33 d.C., imperatore Tiberio. Caligola, erede designato al trono, per vendicarsi di un affronto (concernente l’acquisto dello schiavo greco Demetrio) subìto dal tribuno militare - e figlio di uno dei suoi oppositori - Marcello Gallio, lo spedisce di guarnigione a Gerusalemme, nota terra riottosa. Qui il suo schiavo Demetrio rimane folgorato dalla figura di Cristo e tenta, invano, di salvarlo dall’imminente Calvario. Marcello Gallio è uno dei corresponsabili della crocifissione, e si aggiudica ai dadi la tunica del Messia (fatto realmente narrato nel Vangelo, ancorché qui il protagonista sia puramente di fantasia). Demetrio, disgustato dall’atteggiamento del padrone, lo abbandona.
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Roma, 33 d.C., imperatore Tiberio. Caligola, erede designato al trono, per vendicarsi di un affronto (concernente l’acquisto dello schiavo greco Demetrio) subìto dal tribuno militare - e figlio di uno dei suoi oppositori - Marcello Gallio, lo spedisce di guarnigione a Gerusalemme, nota terra riottosa. Qui il suo schiavo Demetrio rimane folgorato dalla figura di Cristo e tenta, invano, di salvarlo dall’imminente Calvario. Marcello Gallio è uno dei corresponsabili della crocifissione, e si aggiudica ai dadi la tunica del Messia (fatto realmente narrato nel Vangelo, ancorché qui il protagonista sia puramente di fantasia). Demetrio, disgustato dall’atteggiamento del padrone, lo abbandona. Marcello, indossata per pochi secondi la veste di Cristo, rimane vittima di un rimorso perpetuo che non lo abbandona nemmeno quando può fare ritorno a Roma per intercessione di Diana, donna che lui – ricambiato - ama benché promessa sposa di Caligola. Qui l’imperatore Tiberio si convince a rinviarlo in Palestina a cercare Demetrio e la tunica, convinto che questa sia tanto maledizione quanto antidoto al suo male. Egli ritrova il suo schiavo (divenuto compagno di evangelizzazione dell’apostolo Pietro) e la veste, ma, poichè non certo di magia si trattava, decide alfine di arruolarsi ai due e di aderire al culto cristiano. Ciò, ovviamente, non può essere ben visto a Roma. I tre giungono a predicare sino alla capitale dell’Impero, dove Marcello è scovato, catturato e tradotto in giudizio di fronte a Caligola, nel mentre assurto al soglio imperiale. L’ex tribuno militare non rinnega nemmeno per un istante la sua fede, e viene condannato a morte. Assieme a lui procede però ad essere giustiziata anche Diana, che non si è sposata con l’imperatore e che ha deciso di abbracciare la fede cristiana. I due camminano assieme, nella scena finale del film, ascendendo dal regno terreno di Roma a quello eterno e celeste del loro Dio. Classico e piacevole kolossal storico girato – per la prima volta nella storia del cinema- in Cinemascope e mirabile Technicolor. Come in Ben Hur (ma sei anni prima), anche qui c’è tutto: potenza dell’Impero, travagli, amore e pure il Messia, con la differenza che i toni retorico-sentimental-hollywodiani superano più volte i livelli di guardia, in linea con una scenografia piuttosto artefatta ancorché ben curata.
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mondolariano
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venerdì 27 maggio 2011
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il fascino dell'antica roma
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Considerato un “polpettone” perché ha il torto di mettere troppa carne al fuoco, è comunque un buon film con un’affascinante ricostruzione dell’antica Roma. Belle le scenografie interne, specie la casa del senatore Gallio e la villa dell’Imperatore a Capri (a parte gli osceni faraglioni di cartapesta). Finalmente un Tiberio riconsegnato alla verità storica, non più il vizioso tiranno tramandato da Svetonio ma il saggio depositario della grandezza di Augusto. Caligola è perfetto nell’interpretare la sua delirante stravaganza, merito anche dell’efficace doppiaggio italiano. Forse il film mette davvero troppa carne al fuoco - Dio mio, ci voleva pure Pietro che perdona una confessione del tipo “io l’ho crocifisso!” - ma è godibile dall’inizio alla fine.
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Considerato un “polpettone” perché ha il torto di mettere troppa carne al fuoco, è comunque un buon film con un’affascinante ricostruzione dell’antica Roma. Belle le scenografie interne, specie la casa del senatore Gallio e la villa dell’Imperatore a Capri (a parte gli osceni faraglioni di cartapesta). Finalmente un Tiberio riconsegnato alla verità storica, non più il vizioso tiranno tramandato da Svetonio ma il saggio depositario della grandezza di Augusto. Caligola è perfetto nell’interpretare la sua delirante stravaganza, merito anche dell’efficace doppiaggio italiano. Forse il film mette davvero troppa carne al fuoco - Dio mio, ci voleva pure Pietro che perdona una confessione del tipo “io l’ho crocifisso!” - ma è godibile dall’inizio alla fine. Vigoroso il bravissimo Victor Mature (al secolo Vittorio Maturi), più bravo del giovane Richard Burton. Da vedere a Pasqua. Tre stelle abbondanti.
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eugen
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domenica 31 marzo 2024
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pelicula de su manera no banal
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"The Robe"(En espanol"LA Ropa"; Henry Koster de una novela de Lloyd C.DOuglas, screenplay de Gina Kaus, Albert Maltz , Philip Dunne, 1953), kolossal e in parte"Paplum", per le scnee di combattimneto, racconta della"sagrada"tunica di Gesu', che converte dapprima lo schiavo del tirbuno romano e inviato imperiale Marcello Gallio, il macedone Demetrio e poi lo stesso Fallio, oltre a moplte altre persone. Collocabile nell'ambito della produzione fimica apologetica fiorente a meta'seoclo e a inizio anni Sixities, con qualche "sequel"successivo, "The Robe"e'comunque un film ben diretto, bne interpretato(RIchard Burton, Jean Simmons, Victor Maure, inter ceteros, nei ruoli principali, con la rappresentazione quasi"estrmea"della follia di Caliigola succeduto a Tibertio, dove si gioca sulla contrapposizione tra i due imperatori e comunque il finale , con la morte per ordine imperiale di Gallo e dlela moglie, viene presetato senza particolari compiacenze e iterazioni inutili.
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"The Robe"(En espanol"LA Ropa"; Henry Koster de una novela de Lloyd C.DOuglas, screenplay de Gina Kaus, Albert Maltz , Philip Dunne, 1953), kolossal e in parte"Paplum", per le scnee di combattimneto, racconta della"sagrada"tunica di Gesu', che converte dapprima lo schiavo del tirbuno romano e inviato imperiale Marcello Gallio, il macedone Demetrio e poi lo stesso Fallio, oltre a moplte altre persone. Collocabile nell'ambito della produzione fimica apologetica fiorente a meta'seoclo e a inizio anni Sixities, con qualche "sequel"successivo, "The Robe"e'comunque un film ben diretto, bne interpretato(RIchard Burton, Jean Simmons, Victor Maure, inter ceteros, nei ruoli principali, con la rappresentazione quasi"estrmea"della follia di Caliigola succeduto a Tibertio, dove si gioca sulla contrapposizione tra i due imperatori e comunque il finale , con la morte per ordine imperiale di Gallo e dlela moglie, viene presetato senza particolari compiacenze e iterazioni inutili. Si tratta, in com,plesso, di un film drammatico che si interisce nel gneere ampiamente definibile come"biblico", anche se non tratto se non per"ipsirazione"da Bibbia e Vangei, ma appunto d aun romnazo di Lloyd DOuglas, autore figlio di un oastore luterano, famoso per"THe magnificent obsession"e scrittore di romanzi "edificanti". Rimane la suggestione di una filmogrrafia decisamente"impegnata"in senso religioso. Eugen
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paolo ciarpaglini
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venerdì 20 aprile 2007
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altri tempi...
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è un gran bel film, sotto ogni punto di vista: sceneggiatura, costumi, interpretazioni, colonna sonora etc. Ma è anche una evidente dimostrazione di quanto i tempi, siano mutati anche nella cinematografia. Quì lo scottante tema della crocifissione di Gesù è trattato con i guanti, da un punto di visto illusionistico, prettamente e palesemente come da Vangelo. La storia di Gesù, ancora dopo 2000 anni affascina, divide, crea scalpori, misteri, verità nascoste (non stò parlando del Codice da Vinci) etc. Ciò che mi fa arrabbiare è la cecità degli uomini, poichè io dico sì emozioniamoci pure davanti allo schermo, ma guardiamo anche in faccia la realtà per la miseria!. Tutti sappiamo che la vita non è tanto nelle mani del Dio di Abramo, ne in Allah, ne in nessun'altro 'mistero', ma nel primo imbecille che può piombarci addosso passato col rosso.
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è un gran bel film, sotto ogni punto di vista: sceneggiatura, costumi, interpretazioni, colonna sonora etc. Ma è anche una evidente dimostrazione di quanto i tempi, siano mutati anche nella cinematografia. Quì lo scottante tema della crocifissione di Gesù è trattato con i guanti, da un punto di visto illusionistico, prettamente e palesemente come da Vangelo. La storia di Gesù, ancora dopo 2000 anni affascina, divide, crea scalpori, misteri, verità nascoste (non stò parlando del Codice da Vinci) etc. Ciò che mi fa arrabbiare è la cecità degli uomini, poichè io dico sì emozioniamoci pure davanti allo schermo, ma guardiamo anche in faccia la realtà per la miseria!. Tutti sappiamo che la vita non è tanto nelle mani del Dio di Abramo, ne in Allah, ne in nessun'altro 'mistero', ma nel primo imbecille che può piombarci addosso passato col rosso. Non c'è una giustizia divina, una spiegazione che accontenti tutti, le cose vanno come vanno, causa-concausa. Perchè in ogni trasposizione sul grande schermo il Cristo è sempre interpretato da uomini alti, snelli, begli uomini, diciamolo pure?. La bellezza è da sempre segno, scettro di potere mediatico, restereste delusi da una sua immagine non proprio come da 'manuale'. Questa non è fede. Probabilmente era un piccolo uomo, grasso o chissà magro, con le orecchie sporgenti o mancante di mezza dentatura, (sapete allora non c'erano le protesi dentali). Allora perchè spudoratamente, mentendo alla nostra coscienza esigiamo che dette 'Persone' abbiano un bell'aspetto?. Il motivo è lo stesso per cui abbiamo bisogno di credere in qualcosa, qualcosa che impersonifichi la perfezione. E ciò è puerile, bigotto, superficiale. Abbiamo paura ad ammettere che crediamo in ciò che più ci fa comodo, come abbiamo paura di ammettere che le religioni, hanno da sempre causato più guai che altro. Allora quale il senso della loro esistenza? Quale il beneficio?. Roma è il centro del mondo cristiano, ma guarda caso chì parla di carità e la decanta, è coperto di orpelli d'oro che sfamerebbero cento forse mille bambini affamati. è tutta una follia, una pura quanto disarmante, scandalosa follia.
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(di lapele33)
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