i'para
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domenica 22 febbraio 2015
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cinema, non realtá
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La Vita E´ Meravigliosa si é insinuato nell´immaginario collettivo di generazioni di appassionati di cinema e di esso si é cementificato come pietra miliare.
Non potrebbe esser stato altrimenti, visti i tempi che correvano quando uscí nelle sale, e visto che allora Hollywood era veramente un´industria cinematografica rilevante. I film, i registi americani di allora, li sapevano fare con intelligenza e furbizia, toccando le corde emotive del grande pubblico, al quale peró non si dimenticavano di lasciare sempre un messaggio.
E gli attori, anche loro, non erano mica come quelli di adesso. Nessun attore di Hollywood di adesso, nemmeno i migliori, sarebbero mai in grado anche solo di avvicinarsi al James Stewart di La Vita E´ Meravigliosa.
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La Vita E´ Meravigliosa si é insinuato nell´immaginario collettivo di generazioni di appassionati di cinema e di esso si é cementificato come pietra miliare.
Non potrebbe esser stato altrimenti, visti i tempi che correvano quando uscí nelle sale, e visto che allora Hollywood era veramente un´industria cinematografica rilevante. I film, i registi americani di allora, li sapevano fare con intelligenza e furbizia, toccando le corde emotive del grande pubblico, al quale peró non si dimenticavano di lasciare sempre un messaggio.
E gli attori, anche loro, non erano mica come quelli di adesso. Nessun attore di Hollywood di adesso, nemmeno i migliori, sarebbero mai in grado anche solo di avvicinarsi al James Stewart di La Vita E´ Meravigliosa.
Sono loro due, Capra e Stewart, oltre al fascino incommensurabile che il cinema d´antan conserva, gli ingredienti segreti che hanno reso questo film un culto, un capolavoro senza tempo. Perché, se vogliamo dirla tutta, un plot cosí, al giorno d´oggi, sarebbe stato al livello di Jack Frost o di Mamma Ho Perso L´Aereo (storico, ma pur sempre un film per bambini).
Il punto a cui voglio arrivare é ben chiaro e preciso: gran regia, grande intelligenza e furbizia nel plot, meraviglioso Stewart, ma c´é un ma. Si fa presto a innalzare e idealizzare il messaggio ed il significato di questo film. Si fa presto a dire che é bello, ottimista e addirittura profondo: i soldi (anche se indispensabili per "tirare la carretta") non fanno la felicitá, ma le buone azioni in tutto il corso della vita. E tutto il bene che fai, ti tornerá indietro. Il "cattivo", di dickensiana memoria, ha e per sempre avrá i soldi, ma non l´affetto di chi lo circonda, né l´amore di una bella moglie e di cinque figli.
Un messaggio semplice e molto banale, il cui significato é stato trasfigurato da quella che é la dimensione affascinante e magica del film.
Ma, signore e signori, la vita non é cosí. Tutto il bene fatto non ti tornerá indietro, non ci sará un angelo pronto a salvarti nei momenti di depressione, né una donna bellissima che ti ama da quando é nata, e che successivamente sfornerá figli su figli aspettandoti ogni sera a casa col sorriso, anche se i soldi son poi quelli che sono. Eh, no, la vita non é cosí, e anche se al cinema é bello sognare, questo é ben chiaro, resta l´amarezza per il doppio fine che si riserva sempre Hollywood, anche quando ci regala pellicole magiche come queste: far sognare il pubblico/popolo, ma reinserirlo (se mai a qualcuno venisse ad esempio la pazza idea di non mettere su famiglia e radici in un posto e girare per il mondo, come sogna Stewart da giovane nel film) con ottimismo negli ingranaggi della società. Perchè il film, oltre che con le lacrime agli occhi, ti lascia con la convinzione che i soldi non sono tutto e che bisogna far del bene.
E così si torna ai lavori di tutti i giorni con più serenità, seguendo il mantra anglosassone "the more you work, the more you approach to God", e si rinnova la fiducia all'istituzione della famiglia, sperando di poterne avere una, un giorno, che assomigli vagamente a quella di Stewart e di Donna Reed. E chissà quanti morti suicidi avranno sperato invano che arrivasse l'angelo custode a salvarli, prima che si buttassero.
E' questo piccolo, grande dettaglio, che impedisce alla Vita E' Meravigliosa di conquistare quell'ultima stellina in più. Perchè se è vero che è una favola (non vita, favola!) meravigliosa, affascinante, e che fa sognare, il cinema "da cinque stelle" è più di questo. Il Neorealismo italiano, ad esempio, è proprio lì a ricordarci che le storie non finiscono come Hollywood vorrebbe far crederci.
In conclusione: molto bello, ma troppo, troppo facile, così!
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harrysalamon
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giovedì 1 gennaio 2015
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la prima volta di stewart
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Ho scritto ieri una mia recensione, ma, dopo averne lette altre, voglio aggiungere qualcosa. Un altro appassionato di questo meraviglioso film parlava di Stewart come di uno degli "eroi" del cinema americano, paragonandolo a Wayne e a Cooper. Ma c'è una profonda differenza. In questo film, Stewart mette definitivamente a punto il personaggio che farà di lui il più amato attore americano, e per molti anni: quello dell'eroe riluttante, cioè in realtà del vero eroe. Cooper (un po' meno) e Wayne erano gli eroi tutti d'un pezzo, senza esitazioni, quindi un poco falsi. Stewart, non a caso più avanti contrapposto a Wayne nello straordinario "Liberty Valance", è stato invece quello che subiva tutte le debolezze umane, ma finiva sempre per fare la cosa giusta.
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harrysalamon
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mercoledì 31 dicembre 2014
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un titolo sbagliato per il capolavoro del cinema
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Non "la vita è meravigliosa", ma "(è) una vita meravigliosa". Tutto un altro significato. Si piange (molto) e si ride, dopo quasi settant'anni, alla storia di George Bailey, l'uomo che ognuno di noi vorrebbe essere, accompagnato nella sua vita meravigliosa dalla donna ideale. L'ho visto per la prima volta intorno al '55, nel cinema della mia parrocchia e l'ho da subito considerato il più bel film mai visto. L'ho riveduto oggi (31 dic. '14), per la decima volta o più e confermo il giudizio.
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great steven
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venerdì 18 luglio 2014
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un ottimo stewart e un capra in forma smagliante.
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LA VITA è MERAVIGLIOSA (USA, 1946) diretto da FRANK CAPRA. Interpretato da JAMES STEWART – DONNA REED – LIONEL BARRYMORE – THOMAS MITCHELL – HENRY TRAVERS – WARD BOND – FRANK FAYLEN – GLORIA GRAHAME – BEULAH BONDI § A Bedford Falls vive George Bailey, uomo generoso e sfortunato che tutta la vita rinuncia a qualcosa pur di appoggiare amici e conoscenti. Da bambino salva il fratello caduto in uno stagno ghiacciato, prendendo un’otite che lo rende sordo da un orecchio. Da giovane è costretto a far defezione dalla laurea e da un viaggio in Europa per restare nel suo paesello e mandare avanti la società immobiliare fondata dal padre per fornire case ai meno abbienti.
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LA VITA è MERAVIGLIOSA (USA, 1946) diretto da FRANK CAPRA. Interpretato da JAMES STEWART – DONNA REED – LIONEL BARRYMORE – THOMAS MITCHELL – HENRY TRAVERS – WARD BOND – FRANK FAYLEN – GLORIA GRAHAME – BEULAH BONDI § A Bedford Falls vive George Bailey, uomo generoso e sfortunato che tutta la vita rinuncia a qualcosa pur di appoggiare amici e conoscenti. Da bambino salva il fratello caduto in uno stagno ghiacciato, prendendo un’otite che lo rende sordo da un orecchio. Da giovane è costretto a far defezione dalla laurea e da un viaggio in Europa per restare nel suo paesello e mandare avanti la società immobiliare fondata dal padre per fornire case ai meno abbienti. Così, di aiuto in aiuto, George conduce la sua esistenza: si sposa con Mary, va ad abitare in una vecchia casa umidiccia, mette al mondo quattro figli. Ma quando lo zio che lo sostiene nella gestione dell’agenzia perde ottomila dollari – importanti per un’azione cruciale – che finiscono nelle mani del perfido capitalista Henry Potter, da anni acerrimo nemico di George e dei suoi accoliti, il brav’uomo non sa più come risolvere la situazione e si dirige sulla riva delle acque turbinanti di un fiume per suicidarsi. Ma prima che possa togliersi la vita, gli compare nelle vesti di un simpatico vecchietto il suo angelo custode, che mediante un incantesimo gli mostra come sarebbe stato il mondo se lui non fosse mai nato. È la notte di Natale: la città sarebbe in mano al malvagio Potter; nessuna casa per gli sfrattati sarebbe stata costruita; sua moglie sarebbe una povera bibliotecaria zitella, sua madre sarebbe ridotta a gestire una pulciosa pensione; suo zio sarebbe internato in manicomio; suo fratello, morto da bambino perché George non avrebbe potuto salvarlo, non avrebbe a sua volta potuto salvare duemila uomini durante un’azione bellica che gli ha fruttato la massima onorificenza militare; e la vita di molti cittadini di Bedford sarebbe stata miserabile. Bailey si rende conto di quanta importanza abbia avuto la sua vita e ritorna ad affrontare le sue responsabilità. Nel frattempo la popolazione ha raccolto il denaro bastevole a salvare George dalla bancarotta, e l’onesto uomo si ritrova benevolmente aiutato, lui che da sempre aiuta tutti. In uno stupefacente finale patetico e allegro insieme, si sente il suono di un campanello: è Clarence, l’angelo custode che, compiuta la missione, ha ricevuto da Dio le ali, divenendo cherubino di prima categoria. È il film natalizio per antonomasia, un capolavoro del cinema sentimentale di tutte le epoche. Il critico americano R. Sklar scrisse che ha due registi: F. Capra e Dio, realizzatore di miracoli della pellicola, ma anche autore di un film dentro a un suo simile identico. J. Stewart (ben doppiato dall’abituale ed eccellente Gualtiero De Angelis (1899-1980)) dà il meglio del suo repertorio recitativo ed espressivo in un personaggio che passa dall’ottimismo più candido al pessimismo più buio, come la commedia diventa successivamente incubo e il documentario si trasforma in favola. La sua interpretazione avrebbe meritato un Oscar, ma rimane ugualmente una pietra miliare che sarà conservata nell’immaginario collettivo (specialmente di coloro che recuperano la speranza dopo demoralizzazioni e scoramenti importanti che cambiano radicalmente l’iperbole di discesa e risalita delle proprie sfortune, disgrazie e tribolazioni) per lungo tempo, assurgendo ad anelito di riscossa per i sogni che non mancano mai di animare le nostre giornate, per le sensazioni magnifiche e palpabili che riempiono di ottimi sapori le nostre ambizioni e per l’aiuto doveroso e obbligato alla gente che è sprovvista di mezzi per sostentare un sufficiente o discreto tenore di vita. Tra gli altri personaggi, brillano lo zio sbadato e simpatico di T. Mitchell (Oscar sette anni prima per Ombre rosse); il serafico, mefistofelico e brutale L. Barrymore nel ruolo del finanziere spietato e spregiudicato che tenta in un primo momento di arruffianarsi e accaparrarsi i favori del giovane e onesto Bailey; l’integra, amorosa e contenta moglie fedele di D. Reed; il tenero, buffo e disponibilissimo orologiaio-angelo custode di H. Travers; il poliziotto amichevole e severo del caratterista W. Bond, molto attivo ai suoi tempi nel genere western; l’amorevole e soffice madre di B. Bondi; e infine la sensuale, affabile e pacata ballerina di G. Grahame. Anche la fotografia è piuttosto funzionale all’ottima riuscita del film, con un bianco e nero gradevole, artigianale e prezioso fino all’ultimo fotogramma. Il montaggio e la scenografia si fondono agevolmente nel raffigurare i paesaggi urbani, campestri e innevati della cittadina in cui si muovono George Bailey e i deuteragonisti, fornendo agli spettatori un senso di pace e diafana tranquillità. Splendida anche la colonna sonora, che accosta motivi tradizionali a pezzi in cui l’orchestra si produce in note sublimi e godibilissime. Capra, ad una delle sue ultime regie prima del suo conclusivo trentennio di vita in cui rimase inoperoso, dirige il traffico con sapiente mestiere e senza lasciare nulla al caso, impedendo che leziosi sentimentalismi o smancerosi manierismi potessero intaccare un’opera che già di per sé è inclinata a giungere ad un boccaporto positivo e loquace, calmo ed emozionante. L’esuberanza stilistica è contenuta in funzione del buon risultato che lascia gli astanti, al termine della visione, con un lascito speranzoso che apre gli occhi ad un futuro strapieno di rosee prospettive.
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toty bottalla
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domenica 3 marzo 2013
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angeli! caro dio se te ne avanza qualcuno...
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Il film attraversa varie fasi di genere: un pò comico, un pò grottesco velatamente serio prima di entrare nella fase cruciale, a mio avviso però, ci mette un pò troppo, forse alcune scene andavano sintetizzate, qualcuna persino eliminata pur di dare sfogo al finale, ma cari angeli non ditelo al grande frank, è solo la mia impressione, la parte fantastica: è la speranza, la voglia di credere di non essere soli durante il cammino. Grande set e grande fotografia per un film girato nel 946, ottimo cast e doppiaggio di prima classe dove tra i grandi c'è anche un giovanissimo alberto sordi. Saluti.
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giuliana 1939
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giovedì 27 settembre 2012
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film di sempre, film di natale
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Non so quante volte ho visto questo film. Ero bambina quando lo vidi la prima volta, ma poi, alla televisione lo programmavano quasi tutti gli anni , per Natale. E' un film che amo tantissimo, eppure tutte le volte, c'è qualcosa di nuovo, una scena dimenticata o non presa nella giusta considerazione. L'ho rivisto questo estate in un cinema all'aperto e c'era tanta gente e anche giovani.Io adoro James Stewart: è un attore che ha attraversato tutti i generi lasciando il segno della sua meravigliosa interpretazione. Insomma ha girato commedie,western, gialli. Straordinario in " Nodo alla gola", il famoso film di Hitch...dove l'inizio è un piano.
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Non so quante volte ho visto questo film. Ero bambina quando lo vidi la prima volta, ma poi, alla televisione lo programmavano quasi tutti gli anni , per Natale. E' un film che amo tantissimo, eppure tutte le volte, c'è qualcosa di nuovo, una scena dimenticata o non presa nella giusta considerazione. L'ho rivisto questo estate in un cinema all'aperto e c'era tanta gente e anche giovani.Io adoro James Stewart: è un attore che ha attraversato tutti i generi lasciando il segno della sua meravigliosa interpretazione. Insomma ha girato commedie,western, gialli. Straordinario in " Nodo alla gola", il famoso film di Hitch...dove l'inizio è un piano.sequenza lunghissimo che ha fatto scuola nel campo della regia.La vita è meravigliosa è uno di quei film che uno solo un po' appassionato di cinema, non dico amante, deve vedere.giuliana
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trimegisto85
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domenica 29 luglio 2012
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baciare un pomello rotto è meraviglioso
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In molti criticano Frank Capra per aver portato sullo schermo una storia banale, natalizia, quasi una favola con finale scontato.
Se è vero che il finale è scontato, certo non si può dire che lo sia il film.
Molti sono i piani trattati: speranza personale, contesto sociale e approccio ottimistico verso il futuro.
Tutto questo si sviluppa seguendo la vita di George Bailey: il divino (Dio e San Giuseppe) riassume per l'Angelo di Seconda Classe ( e per noi) i punti di svolta della vita di George per meglio comprendere le sue scelte.
Tuttavia, sfruttando questo espediente, possiamo letteralmente scorrere la storia dell'america da inizio '900 fino agli anni della guerra mondiale, passando per la crisi economica degli anni '20.
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In molti criticano Frank Capra per aver portato sullo schermo una storia banale, natalizia, quasi una favola con finale scontato.
Se è vero che il finale è scontato, certo non si può dire che lo sia il film.
Molti sono i piani trattati: speranza personale, contesto sociale e approccio ottimistico verso il futuro.
Tutto questo si sviluppa seguendo la vita di George Bailey: il divino (Dio e San Giuseppe) riassume per l'Angelo di Seconda Classe ( e per noi) i punti di svolta della vita di George per meglio comprendere le sue scelte.
Tuttavia, sfruttando questo espediente, possiamo letteralmente scorrere la storia dell'america da inizio '900 fino agli anni della guerra mondiale, passando per la crisi economica degli anni '20.
Come fa allora a risultare banale un film che ci parla di come un paese è cresciuto nel travagliato inizio '900?
Inoltre c'è anche spazio per il racconto della storia di un uomo, con tutto quello che significa: aspirazioni, compromessi con la vita, amore, difficoltà, società e famiglia...
Ed è qui che anche ai profani appare lampante la grandezza di Capra in questo film: 2 ore di film che corrono veloci, leggere, divertenti, che non portano senso di oppressione o stanchezza e che trattano tutto ciò che ho su detto ( a rileggerlo mi viene sonno, con il film è stato un piacere!!!).
Allora ecco la storia dell'inguaribile George, malato di ottimismo, buon senso, sogni e idee molto vicine a quelle che oggi in america chiamerebbero comunismo (ma ancora la guerra fredda non aveva mietuto le sue vittime ideologiche).
George il sognatore, che da sempre vorrebbe viaggiare e costruire (l'uomo americano modello: una base di uomo buono, una spolverata di cittadino laborioso e un pizzico di pioniere): tuttavia le responsabilità ed una serie di imprevisti legati a lavoro, impegno sociale e famiglia, gli impediscono di lasciare Bedford, il cuore dell'america d'altri tempi: quella semplice in cui tutti si conoscono e tutti si aiutano.
La sua nemesi è il signor Potter (molto Scrooge di Dickens) il ricco, il cinico, il potente concittadino che avrebbe trasformato quel mondo quasi bucolico nei sentimenti in un centro cittadino vivo e produttivo; ma a che prezzo? Capra non mancherà di mostrarcelo, trasformando un momento metafisico in un lucido incubo su un'america guidata dai potter...amara previsione dei giorni nostri.
Come farà allora George a superare Potter?
Semplice, grazie alla sua Mary: Lei è la risposta a tutto, è la guida nei momenti bui. è la madre, la moglie, la compagna, è il punto fermo che tiene a galla il mondo di George; quando Geroge non sa decidere cosa fare del suo cuore, quando George è frustrato per la casa fatiscente in cui vive, quando George si arrende e medita addirittura il suicidio perché a perso la speranza (nella vita o nell' american way of life???) è Mary che agisce.
Mary è un deus ex machina immediato, è l'anima sognante di George, è la donna che tutti amiamo e vorremmo, anche oggi.
Seguendo la storia dei tre percepiamo un'altalena di emozioni: sostegno per George , repulsione per Potter (che si ostina a non morire mai) e amore per Mary, che lancia sassi ai sogni.
IL finale?
Non poteva che essere meraviglioso perché Mary "prende la luna al laccio" per il suo George.
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lamax61°
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domenica 1 gennaio 2012
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i petali di sou sou
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Film fastidioso, che punzecchia. Sappiamo tutti che bisognerebbe comportarsi come George Bailey e che basta poco per vivere più sereni ed in pace con se stessi. Questo film è antipatico proprio perchè ci mette di fronte ai sentimenti più semplici, quelli che ormai abbiamo quasi del tutto dimenticato. Grande Stewart e Capra. Un film da rivedere spesso.
LAMAX61°
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(di giuliana 1939)
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lorenzo1287
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lunedì 5 settembre 2011
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capolavoro assoluto.
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Capolavoro assoluto. Film impareggiabile. La definizione di “classico del cinema natalizio” non potrebbe essere più sbagliata. Questo capolavoro di Frank Capra veicola un messaggio valido tutto l’anno e ridurlo a storia natalizia significa averlo considerato con superficialità, senza andare oltre e cogliere il significato profondo che porta con sé. È un film immaginifico, che mescola il registro della commedia, del drammatico e del fantastico con impareggiabile maestria. La seconda parte del film, dal tentato suicidio con l’apparizione dell’angelo in poi, è la parte che più di tutte ne fa un capolavoro. Recitazione impeccabile di James Stewart, inspiegabilmente non insignito dell’Oscar, che avrebbero parimenti meritato anche il film e la regia di Frank Capra.
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Capolavoro assoluto. Film impareggiabile. La definizione di “classico del cinema natalizio” non potrebbe essere più sbagliata. Questo capolavoro di Frank Capra veicola un messaggio valido tutto l’anno e ridurlo a storia natalizia significa averlo considerato con superficialità, senza andare oltre e cogliere il significato profondo che porta con sé. È un film immaginifico, che mescola il registro della commedia, del drammatico e del fantastico con impareggiabile maestria. La seconda parte del film, dal tentato suicidio con l’apparizione dell’angelo in poi, è la parte che più di tutte ne fa un capolavoro. Recitazione impeccabile di James Stewart, inspiegabilmente non insignito dell’Oscar, che avrebbero parimenti meritato anche il film e la regia di Frank Capra. Anche Henry Travers (l’angelo Clarence) fa un buon lavoro. Non c’è altro da aggiungere, il film parla da sé, è praticamente impeccabile, la trama scorre fluida, la recitazione dei protagonisti è perfetta, la direzione di Frank Capra è impareggiabile, un film che non si dimentica più dopo averlo visto; personalmente è uno dei migliori che abbia visto in vita mia. Cinque stelle meritatissime.
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mondolariano
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lunedì 18 aprile 2011
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il simbolo dell'immaginario culturale anglosassone
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Questo capolavoro rispecchia gran parte dell’immaginario culturale anglosassone, di cui costituisce probabilmente l’epitome cinematografico. Che George Bailey rappresenti “il miracolato” come lo Scrooge di dickensiana memoria è evidente; che l’avaro Potter sia l’equivalente dello stesso Scrooge o di zio Paperone è altrettanto evidente. C’è anche la vecchia casa dei sogni come simbolo fragile degli affetti familiari (quando la casa stessa, trasformata la notte di Natale nel regno della desolazione e delle ragnatele, costituisce a mio parere la scena più bella del film).
L’idea del denaro - il protagonismo di “mamma dollaro e papà dollaro” che impregna tutta la vicenda - ha una duplice valenza sociale: il capitale inteso come schiavitù che il despota impone alla società (e che alla fine resta impunito) ma anche il bisogno di possedere tale capitale per non affogare.
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Questo capolavoro rispecchia gran parte dell’immaginario culturale anglosassone, di cui costituisce probabilmente l’epitome cinematografico. Che George Bailey rappresenti “il miracolato” come lo Scrooge di dickensiana memoria è evidente; che l’avaro Potter sia l’equivalente dello stesso Scrooge o di zio Paperone è altrettanto evidente. C’è anche la vecchia casa dei sogni come simbolo fragile degli affetti familiari (quando la casa stessa, trasformata la notte di Natale nel regno della desolazione e delle ragnatele, costituisce a mio parere la scena più bella del film).
L’idea del denaro - il protagonismo di “mamma dollaro e papà dollaro” che impregna tutta la vicenda - ha una duplice valenza sociale: il capitale inteso come schiavitù che il despota impone alla società (e che alla fine resta impunito) ma anche il bisogno di possedere tale capitale per non affogare. Alla fine, il valore della vita non sarebbe tale se non ci fosse anche il cesto pieno di banconote sotto l’albero illuminato, mentre l’angelo Clarence mette le ali. Nessuna condanna al capitalismo, dunque, ma una favola per adulti in cui tutte le chiavi interpretative sono presenti.
Da conservare in cineteca e da rivedere ogni anno a Natale.
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