chriss
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giovedì 19 agosto 2010
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chaplin ridicolizza hitler davanti al mondo...
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Tutti sanno chi è stato Adolf Hitler. Persino un sasso lo saprebbe, se sapesse parlare. Hitler non è stato soltanto uno dei più disumani dittatori della storia dell' umanità; non è stato solo un folle che voleva conquistare il mondo o vederlo ai suoi piedi. Gli si potrebbe, per ipotesi assurda, perdonare di aver cominciato una guerra senza senso. Ripeto: per ipotesi assurda. Ma, quel che fece fare durante la guerra ai suoi uomini, non gli si potrebbe mai perdonare. Sto parlando, ovviamente, dell' Olocausto. La strage di ebrei è stata una macchia nera incaccellabile dal suo curriculum: per questo è considerato un mostro.
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Tutti sanno chi è stato Adolf Hitler. Persino un sasso lo saprebbe, se sapesse parlare. Hitler non è stato soltanto uno dei più disumani dittatori della storia dell' umanità; non è stato solo un folle che voleva conquistare il mondo o vederlo ai suoi piedi. Gli si potrebbe, per ipotesi assurda, perdonare di aver cominciato una guerra senza senso. Ripeto: per ipotesi assurda. Ma, quel che fece fare durante la guerra ai suoi uomini, non gli si potrebbe mai perdonare. Sto parlando, ovviamente, dell' Olocausto. La strage di ebrei è stata una macchia nera incaccellabile dal suo curriculum: per questo è considerato un mostro. Anche il fiero popolo tedesco, che faceva finta di dormire, ha avuto le sue belle responsabilità, ma di questo è meglio non parlare. Vorrei evitare di poter offendere magari proprio qualche tedesco che legge e che non centra assolutamente nulla con quel che è accaduto mezzo secolo fa. Detto questo, mi pare che l' analisi del film sia chiara e trasparente. Charlie Chaplin, uno dei più grandi artisti di sempre nella storia del cinema (questo lo sottolineo pure), in questo film del 1940, non solo ridicolizza Hitler davanti a tutto il mondo, ma, in un certo senso, anticipa i tempi su ciò che farà il grande dittatore. Chaplin è stato un uomo intelligente e capace di guardare fuori, oltre il suo orizzonte ed oltre l' orizzonte stesso. E guardando fuori, cosa ha visto? Questo film è la sua risposta più audace. Chi mai avrebbe potuto fare un film del genere se non Charlie Chaplin? Il suo memorabile discorso finale è la prova tangibile di quel che dentro avvertisse. I fatti non lo smentirono. Io, di fronte a tante genio, non posso che applaudire prima ed inchinarmi dopo. E' vero che in questo film è mancato "il vero Charlot", il vagabondo distratto, pieno di malinconia e bontà che ne combina di tutti i colori, però è altresì vero che i tempi cambiano per tutti. Non avrebbe mai potuto portare in scena il vero Charlot in un film così impegnativo. Il nostro amato Charlot sarebbe andato bene per "Luci della città" o "Tempi Moderni". Ma non qui. Quindi, in questo film, si è dovuto adeguare ai tempi e guardare più lontano di tutti. Via Charlot e dentro un nuovo Charlot che gesticola, pensa ed agisce proprio come un vero dittatore! E lo fa anche parlare. Chaplin sdrammatizzò, con l' ironia, quel periodo buio che stava risucchiando l' Europa in un vortice di follia. L' ironia era la sua prima arma, ma non l' unica. Insomma, solo un genio poteva creare questo film precursore dei tempi. Non vorrei sbagliarmi, ma mi dà tanto la sensazione che in questo film, Charlie Chaplin, ce l' avesse per davvero, stavolta, la lacrimuccia sotto gli occhi. Mi pare inutile parlare della trama, tanto uno se la potrebbe anche immaginare. Però vi dirò che, più che il discorso di speranza finale del barbiere ebreo (Adenoid Hynkel), mi ha colpito quello di Paulette Goddard (Hannah nel film), la bellissima compagna di Chaplin. Ebbene dice: "Non sarebbe bello se smettessero di odiarci? Se ci lasciassero tranquilli a vivere la nostra vita come una volta... Non sarebbe bello non dover fuggire ed andare in un' altra nazione? Forse non dovremmo andarcene... Non sarebbe bello se ci lasciassero di nuovo vivere in pace e felici?" Queste domande avranno la peggior risposta nella storia dell' umanità. Inutile dire anche che il film è ancora più ricco, durando quasi due ore, di situazioni comiche e grottesche. Con una sola differenza: le risate che mi son fatto non erano le stesse degli altri film. Lì erano più spontanee, più naturali; qui son state quasi forzate. E si capisce pure il motivo. Il pericolo di una guerra imminente ce lo fa capire Chaplin stesso con questa magnifica opera anti-militaristica. Dieci più è il mio voto a questo vero film comico, ma drammatico e disperato allo stesso tempo. Dopo, purtroppo, divenne un film ancora più vero con la guerra vera. Palmieri Christian
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inertiatic
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giovedì 1 aprile 2010
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una prova da grande uomo
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Un film ormai senza tempo, un capolavoro della cinematografia mondiale. Siamo nel 1940, la follia dell'uomo e della nazione tedesca sono all'apice, la Seconda Guerra Mondiale è all'inizio, la potenza e la minaccia del partito nazionalsocialista tedesco sono delle realtà. Ma Chaplin prende di mira l'uomo e il politico Hitler, lo studia, lo rende ridicolo, ne fa la parodia e alla fine lo zittisce permettendosi anche di fargli la morale, magnificamente. Il discorso all'umanità (fatto dall'alter ego ebreo) e la scena del mappamondo sono tra le cose migliori del cinema dei primi anni '50 del secolo scorso.
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luca scialò
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sabato 2 gennaio 2010
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malinconia e ironia miscelati magistralmente
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Tecnicamente non è un capolavoro; ma il modo con il quale Chaplin racconta l'avanzata nazista in Europa è magistrale. Utilizza di fatti due delle sue armi migliori: la malinconia da un lato e l'ironia dall'altro. I protagonisti di una vicenda così drammatica e disumana sono trattati con un'ironia disarmante, al punto da irriderli completamente, ma il tutto è ricoperto da quel velo di tristezza e malinconia che sempre caratterizza i film di Chaplin. D'altronde si parla sempre di un periodo tragico e Chaplin lo sa bene.
Stupenda la scena finale, con il finto Hitler che parla di speranza anzichè di disumane minacce al Mondo.
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mondolariano
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giovedì 14 aprile 2011
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hitler vide questo film
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La musica del “Lohengrin”, dopo aver accompagnato la danza del mappamondo, ritorna nella scena finale per commentare un messaggio universale di pace: solo in quel momento emerge tutta la portata di questo grande capolavoro. La coppia Hitler-Wagner si accosta alla coppia Hitler-Chaplin allo scopo di condannare allegoricamente il Nazionalsocialismo. Eppure, a mio parere, non credo che si possano vestire fisicamente i panni di qualcuno senza averne subìto in qualche modo un certo fascino. Ferma condanna al dittatore, certo, ma è inutile negare un ingenuo senso di familiarità, evidenziato per altro dallo sdoppiamento col povero barbiere. La somiglianza fisica, le velleità artistiche e le umili origini di Hitler sono cose già abbastanza note; meno noto è il fatto che nel 1940 l’Olocausto era di là da venire e il Nazismo non sembrava più dispotico di altre politiche quali il colonialismo britannico, il razzismo americano contro i negri-pellerossa o la “dittatura” del Capitalismo, lo stesso sistema che Chaplin denuncerà pagando il prezzo dell’esilio in Svizzera.
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La musica del “Lohengrin”, dopo aver accompagnato la danza del mappamondo, ritorna nella scena finale per commentare un messaggio universale di pace: solo in quel momento emerge tutta la portata di questo grande capolavoro. La coppia Hitler-Wagner si accosta alla coppia Hitler-Chaplin allo scopo di condannare allegoricamente il Nazionalsocialismo. Eppure, a mio parere, non credo che si possano vestire fisicamente i panni di qualcuno senza averne subìto in qualche modo un certo fascino. Ferma condanna al dittatore, certo, ma è inutile negare un ingenuo senso di familiarità, evidenziato per altro dallo sdoppiamento col povero barbiere. La somiglianza fisica, le velleità artistiche e le umili origini di Hitler sono cose già abbastanza note; meno noto è il fatto che nel 1940 l’Olocausto era di là da venire e il Nazismo non sembrava più dispotico di altre politiche quali il colonialismo britannico, il razzismo americano contro i negri-pellerossa o la “dittatura” del Capitalismo, lo stesso sistema che Chaplin denuncerà pagando il prezzo dell’esilio in Svizzera. In seguito, una volta resi noti gli orrori della guerra, lo stesso Chaplin si pentì di aver realizzato questa farsa.
Dal punto di vista tecnico, si tratta del primo film sonoro girato dal regista. Le difficoltà della “prima volta” emergono soprattutto nella scena iniziale, dove le voci sono incollate sulle immagini senza troppa coesione tra mimica e parola; non a caso si tratta anche dell’ultima apparizione di Charlot nelle vesti dell’omino vagabondo. In seguito si eccelle su entrambi i fronti: la bellissima scena del budino (ancora prettamente mimica) e l’esilarante colloquio tra Mussolini e Hitler, ancora più divertente se si paragonano le due macchiette ai due veri personaggi.
Sicuramente questo film fu visto da Hitler e dai suoi collaboratori, essendo noto il loro interesse per il cinema americano e per “Gli ammutinati del Bounty” in particolare; lo confermò un assistente di Von Ribbentrop, Reinhard Spitzy, in un’intervista rilasciata al regista Michael Kloft: una copia della pellicola fu importata in Germania appositamente per il Fuhrer, il quale si divertì molto durante le scene che lo ritraggono con Mussolini.
In Italia la tagliola della censura durò addirittura fino al 2002, quando nel nuovo doppiaggio fu reintegrata la scena del balletto tra Hynkel e donna Rachele, tagliata in segno di rispetto all’anziana vedova del Duce.
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il cinefilo
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domenica 23 gennaio 2011
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il grande dittatore
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Premetto subito che sono un grande fan del cinema di Charles C.Chaplin...ma nonostante questo non riesco a non esprimere il mio disappunto di fronte a quello che è stato universalmente riconosciuto come una delle principali pietre miliari del regista.
IL GRANDE DITTATORE può vantare sequenze comiche satiriche veramente esileranti come l'incontro tra Hadenoyd Hynkel(la figura è stata palesemente ricalcata da quella di Adolf Hitler)e Napoloni(l'attore Jack Oakie sfotte Benito Mussolini)ed è ammirevole come l'attore-regista C.Chaplin riesca a esibire la sua bravura nel doppio ruolo del barbiere ebreo e quello del dittatore.
L'aspetto del film che non mi ha convinto è la pesante(e troppo bamboccesca)gigioneria con la quale il grande"ex vagabondo Charlot"deride uno dei più mostruosi personaggi della storia mettendo alla berlina,di conseguenza,anche i suoi gerarchi ma la sensazione che ne ho avuto è stata quella di un"orgia di comicità anti-hitleriana"veramente troppo facile(evidente la totale superficialità della breve descrizione dei campi di concentramento)e,per questo,anche pericolosamente ingenua circa i fatti di quel oscuro periodo(e il film è stato realizzato nel 1940,a un anno dallo scoppio della seconda guerra mondiale).
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Premetto subito che sono un grande fan del cinema di Charles C.Chaplin...ma nonostante questo non riesco a non esprimere il mio disappunto di fronte a quello che è stato universalmente riconosciuto come una delle principali pietre miliari del regista.
IL GRANDE DITTATORE può vantare sequenze comiche satiriche veramente esileranti come l'incontro tra Hadenoyd Hynkel(la figura è stata palesemente ricalcata da quella di Adolf Hitler)e Napoloni(l'attore Jack Oakie sfotte Benito Mussolini)ed è ammirevole come l'attore-regista C.Chaplin riesca a esibire la sua bravura nel doppio ruolo del barbiere ebreo e quello del dittatore.
L'aspetto del film che non mi ha convinto è la pesante(e troppo bamboccesca)gigioneria con la quale il grande"ex vagabondo Charlot"deride uno dei più mostruosi personaggi della storia mettendo alla berlina,di conseguenza,anche i suoi gerarchi ma la sensazione che ne ho avuto è stata quella di un"orgia di comicità anti-hitleriana"veramente troppo facile(evidente la totale superficialità della breve descrizione dei campi di concentramento)e,per questo,anche pericolosamente ingenua circa i fatti di quel oscuro periodo(e il film è stato realizzato nel 1940,a un anno dallo scoppio della seconda guerra mondiale).
Non ho intenzione di mettere in dubbio le buone intenzioni del regista-attore-produttore ma i difetti sopra citati non sono,a mio giudizio,per nulla secondari(non a caso,dopo la fine della guerra,Chaplin si scusò pubblicamente per la sua parziale conoscenza dei fatti riguardanti la Germania nazista)e non andrebbero sottovalutati.
La scena migliore in assoluto(questa sì veramente grandiosa),comunque,rimane quella in cui Hadenoid Hynkel"gioca"con il mappamondo nel suo palazzo sognando il dominio del mondo in quanto suona evidente la sua enorme genialità raccogliendo in se l'immensa rappresentazione simbolica di una tragica verità quale la terrificante megalomania del dittatore tedesco(la Germania,nel film,diventa"Tomania"e vengono modificati anche i nomi della naziona italiana e quella austriaca)e il discorso finale del protagonista ebreo travestito da Hynkel alla nazione(in cui Chaplin lancia un messaggio di pace e speranza all'umanità)merita,a pieni voti,di entrare nella leggenda del cinema.
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[+] superficialità? spero tu stia scherzando..!
(di fabian t.)
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