
Titolo originale | Bereullin |
Anno | 2013 |
Genere | Azione |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Ryoo Seung-wan |
Attori | Ji-hyun Jun, Werner Daehn, Ha Jung-woo, John Keogh, Numan Acar Seung-beom Ryu, Tayfun Bademsoy, Han Seok-kyu, Ryoo Seung-Bum, Lee Kyeong-yeong, Pasquale Aleardi, Moo-Seong Choi, Do Won Kwak, Seo-hyeong Kim, Thomas Thieme, Sinja Dieks, Seung-ik Baek, Toni Varvasoudis, Matthias Günther, Oskars Lauva, Can Aydin (II), Igor Alijev, Tarek Aref, Korkmaz Arslan, Toms Liepajnieks, Ahmad Dabdoub, Didzis Eglitis, Andrejs Filipovs, Jan Filkorn, Gye-nam Myeong, Anton Heidrich, Manvel Isadzanjan, Park Ji-hwan, Jin-seok Kwak, Jong-bin Yoon, Lafi Khalil, Kyoung-mi Lee, Rihards Lepers, Ahmet Levent, Imad Mardnli, Gurgen Mikaeljan, David Mikalejan, Rasim Mukhtarov, Ferhad Nasso, Martins Pocs, Moriel Poorgholy, Deepika Rai, Tamara Sobollova, Oleg Vandish, Kam Yaqub, Jeff Zafar, Rico Zinke. |
MYmonetro | 2,97 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 ottobre 2016
Un agente segreto nordcoreano si trova a Berlino nel bel mezzo di un intrigo internazionale.
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CONSIGLIATO SÌ
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Al suo ottavo film Ryoo Seung-wan, specialista dell'action sudcoreano più violento, estremo e noir, ha trovato il terreno ideale per confezionare il suo maggiore incasso. Nel pieno di una rinnovata crisi tra Corea del Nord e Sud, scatenata da due discusse successioni politiche - l'una apertamente dinastica e interna al Partito Comunista, la seconda mascherata da elezioni democratiche, da cui è emersa vincitrice la figlia del defunto dittatore Park - Ryoo colloca a Berlino, storico crocevia di spie della Guerra Fredda, una spy-story che guarda allo stesso tempo al passato di Le Carré e al presente dello stato dell'arte dell'industria cinematografica di Seoul.
In una babele linguistica e culturale in cui abbondano gli stereotipi, si incrociano le vicende di agenti del Mossad, della CIA, della Lega Araba e naturalmente delle due Coree, tra doppiogiochismi, faide e personalismi che mescolano le carte della tensione tra i due blocchi.
Nonostante una sceneggiatura spesso claudicante, specie in una prima sezione confusa e figlia di un incipit in medias res che ragiona per accumulo di informazioni più che di emozioni, i dieci milioni di dollari del budget sono sfruttati appieno quanto a scene d'azione, guidando verso una seconda parte in cui possono svilupparsi i temi realmente a cuore a Ryoo Seung-wan. Come l'ammirazione per la coerenza di chi è fedele alla bandiera che si tramuta in derisione della stessa, sotto i colpi di un nichilismo che insegna che, a prescindere dal colore politico, l'uomo è un animale naturalmente portato al tradimento.
La lezione dell'ottimo The Unjust nell'ambito del poliziesco trasposta pari pari nel mondo delle spie. Non a caso è il personaggio interpretato dal fratello Ryoo Seung-beom, meschino agente nordocoreano disposto a tutto pur di privilegiare l'interesse suo e del padre in una lotta di potere interna agli uomini del regime di Pyongyang, quello tratteggiato in maniera più efficace, il villain attorno a cui ruota la vicenda e contro cui possono trovare riscatto etico tanto la coppia al servizio di Pyongyang che il disilluso anti-comunista Jung jin-soo (che "non gira a sinistra nemmeno agli incroci stradali"), cane sciolto fedele a Seoul.
Cast azzecatissimo, con un Ha Jung-woo ideale come in The Yellow Sea nei panni dell'eroe usato e reietto, costretto a lottare contro tutto e tutti, una Gianna Jun (My Sassy Girl) più trattenuta e meno bamboleggiante del consueto e un Han Suk-kyu che rimanda ai fasti di Shiri, capostipite della spy-story sudcoreana moderna nonché primo vero blockbuster della New Wave. I limiti di The Berlin File, che lo riconducono all'exploitation anche quando la volontà è quella di spiccare il volo verso un cinema più ambizioso, sono anche i punti di forza di un artigiano di genere come Ryoo Seung-wan, che non rinuncia neppure a un finale che apre palesemente alla filiazione di un sequel.
Racconta non senza retorica la storia della Corea del Nord, della sua decadenza. Il film risulta ben realizzato, con belle scene d'azione. Ottima la fotografia.