Straordinario come"noi-polar"e come film tout court, questo"Dernier domicile connu"(di José Giovanni, 1969, da"The last know address"di Joseph Harrington). UNa busqueda, una investigation che coinvolge un ispettore disilluso(Lino Ventura, grande interprete, che faccia il gangster o il polceman, qui in quest'ultimo ruolo, un'icona di simpatia nella durezza apparente, qui per compiacere la sua giovane collaboratrice compra un libro di Proust, tra l'altro e fa il"buono"anche con la bambina del testimone ricercato...), ma anche la sua ausiliaria, un'efficacissima(uno dei suoi ruoli più azzeccati)Marléne Jobert, volontaria disillusa quando fa servizio nei cinema per cercare"depravati", poi entusiasta nell'indagine con Marceau Leonétti(alias Ventura)quando l'indirizzo cercato viene trovato, poi ancora disillusa quando...non si può, ci mancherebbe, anticipare il finale. Film teso sempre, che percorre strade,, vicoli, portinerie, con colori diversi(giorno. notte, giornate uggiose o solari), che alterna violenza a calma apparente, tenerezza e morte, la musica sempre opportuna, bellissima, di François de Roubaix, questo è cinema puro, dove José Giovanni, scrittore dalla vita difficile (era stato collaborazionista, aveva conosciuto il carcere, è stato scrittore, anche di"Le Trou", ispirato dalle vicende di un rapinatore famoso conosciuto in carcere), sceneggiatore, regista ottimo(peccato che in Italia e comunque al di fuori della Francia non lo si sia mai tenuto in quell'enorme considerazione che meriterebbe), capace di adattare ogni volto-corpo a un personaggio, di scendere sempre nel dettagli per ricavarne il senso complessivo, sempre presente e"fondamentale", anche quando sembra essere"assente"(o meglio presente nell'apparente assenza). E'anche da segnalare Michel Constantin, che è un po'il"diavoletto di Cartesio"della situazione... Da non dimenticare la citazione finale da Mihai Eminescu, grande poeta e scrittore romeno del 1800: "Una vita è un bene perduto se non è vissuta come avresti voluto": accanto al para-nichilismo proveniente dall'esistenzialismo, sempre presente nei polar-noir, c'è questa forma di contravveleno, che vale come parziale incitamento a vivere la vita secondo il proprio progetto, che non è una"toppa ottimistica", ma un rimedio a ciò che, fatalmente, manca se, appunto, un progetto, anche vago, manca/è assente. El Gato
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