Divina creatura |
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Un film di Giuseppe Patroni Griffi.
Con Ettore Manni, Duilio Del Prete, Marcello Mastroianni, Michele Placido, Marina Berti.
continua»
Drammatico,
durata 115 min.
- Italia 1975.
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Il decandentismo dannunzianodi Conte ManentiFeedback: 0 |
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martedì 20 gennaio 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Splendido affresco d'epoca. Così appariva la nobiltà (e l'alta borghesia pure) nel pieno di quell'epoca, culmine della Belle Epoque e liminare del nuovo ancora inconscio, insomma un quell'anno 1920 che forse segna la fine del secolo 19° e l'inizio di un un nuovo, funesto secolo, preannunciato dalle carambole automobilistiche dei fascisti. Si noti, per i nobili, ormai viziati bambocci di una classe sociale che sopravviverà per poco solo grazie al fascismo (e ad onta di questo, "volgare e rozzo", va detto), l'auto è gioco, oggetto sportivo di gite fuoriporta, mentre per lo squadrista è oggetto di intimazione, minaccia. E' il futurismo, come sentiamo nella ultima parte del film. Nobili inetti ed arroganti, senza nerbo, solo pieni di vuota bòria, ma gloriosi nel loro stupendo apparire, in un canto del cigno che segna la fine di un mondo. Le passioni sanguigne (impossibili in un ambiente di soli 40 anni dopo, nel boom) sono il simbolo di una vita costruita su presupposti forse assurdi, ma affascinanti. Da vedere dopo aver visitato qualche villa in abbandono sui laghi ed assporato quel sapore di lontane passioni che non sono più.
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