Bardo - La cronaca falsa di alcune verità |
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Un film di Alejandro G. Iñárritu.
Con Daniel Giménez Cacho, Griselda Siciliani, Ximena Lamadrid, Íker Sánchez Solano.
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Titolo originale Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades.
Drammatico,
- Messico 2022.
- Lucky Red
uscita mercoledì 16 novembre 2022.
MYMONETRO
Bardo - La cronaca falsa di alcune verità
valutazione media:
3,18
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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UN FILM-VITA DEGNO DI ESSERE RIVISSUTOdi Fede17Feedback: 645 | altri commenti e recensioni di Fede17 |
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sabato 17 dicembre 2022 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
È difficile parlare di un’opera simile, definirla e categorizzarla in modo da renderla il più possibile comprensibile alla nostra razionalità, in primo luogo per l’inesistenza di un intreccio narrativo. A questo riguardo mi vengono subito in mente alcune scene del film, in cui il nostro protagonista, Silverio Gama - per quanto desideri ancora apparire al mondo (e quindi a noi spettatori) come un pensatore critico del suo tempo, un libero ricercatore della verità dei fatti, un documentarista della realtà- si accorge che quest’ultima non è come la pensava, in altre parole non è così documentabile e spiegabile come crediamo. Il suo ultimo documentario, che riporta lo stesso titolo del film che stiamo vedendo, permette un’identificazione immediata con il regista Alejandro Inarritu, che realizza un’autobiografia (un’autobiografia che potrebbe essere di ognuno di noi) sincera e modesta, la confessione che le memorie della sua (nostra) vita non sono mai così comprensibili e solide come vorremmo, perché il nostro ricordare è liquido tanto quanto il tempo (figuriamoci la realtà storica!), proprio come è mostrato nella scena in cui Silverio sul treno lascia cadere un sacchetto di plastica contenente i pesciolini del figlio e cerca invano di recuperarli in mezzo all’acqua. Ci sarebbero moltissime altre scene da commentare, ma forse l’approccio migliore è quello di abbandonarsi a vivere un’esperienza “autobiografica” che sembra riconnettere tutte le nostre vite in un’unica vita, che cammina sospesa nel bardo (al di là di ogni confine nazionale), per quanto ci convinciamo di essere ben svegli e razionali. Per quanto si potrebbe aggiungere che è un film sulla perdita d’un figlio, sul problema dell’identità nazionale, sull’immigrazione, sul capitalismo, sulla difficoltà di fare puro giornalismo, sul degrado dello spettacolo e della televisione, in realtà si tratta di un’opera la cui somma è molto più delle sue singole tracce, perché la nostra esistenza è molto più dei suoi singoli episodi. Bardo non è un film sulla vita, bensì un film che è la vita stessa, misteriosa come il bardo ma degna d’essere esperita in ogni sua forma. L’ultimo capolavoro di Inarritu.
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