"Frankenweenie" preannuncia magnificamente la poetica del grande regista statunitense: la storia, sospesa tra malinconia, horror, comicità ed un amaro pizzico di crudeltà, è già quella del film del 1990 con Johnny Depp: il ventiseienne Burton è già in grado di gestire il suo potenziale talento, con una direzione degli attori ottima se ricordiamo che si tratta del suo primo film con personaggi in carne ed ossa, una fotografia in b/n stupenda che ricorda l'atmosfera dei grandi capolavori del passato tanto amati dal regista, dalla serie di Roger Corman su Edgar Allen Poe a "Nosferatu" di Murnau o "Il gabinetto del dottor Caligari" di Wiene.
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"Frankenweenie" preannuncia magnificamente la poetica del grande regista statunitense: la storia, sospesa tra malinconia, horror, comicità ed un amaro pizzico di crudeltà, è già quella del film del 1990 con Johnny Depp: il ventiseienne Burton è già in grado di gestire il suo potenziale talento, con una direzione degli attori ottima se ricordiamo che si tratta del suo primo film con personaggi in carne ed ossa, una fotografia in b/n stupenda che ricorda l'atmosfera dei grandi capolavori del passato tanto amati dal regista, dalla serie di Roger Corman su Edgar Allen Poe a "Nosferatu" di Murnau o "Il gabinetto del dottor Caligari" di Wiene.
Burton trova forza non solo nella vicenda raccontata, ma anche nella descrizione senza pietà della società borghese occidentale, che ragiona in maniera stupida e basandosi su altrettanto sciocchi pregiudizi: ed è anche attraverso il luogo-personaggio della periferia americana che Burton gira una versione corta e poco meno matura di "Edward mani di forbice".
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