gianlucarinaldi
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martedì 9 settembre 2014
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sorprendente!
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Prendendo ispirazione tanto dallo Shyamalan pre "Ultimo Dominatore Dell'Aria" quanto sopratutto dal conterraneo Del Toro, il messicano Gudiño (che qui scrive e dirige) ha confezionato un esercizio di stile orrorifico con piccoli mezzi ma grandi risultati.
Cast ridotto all'osso. Può facilmente venire alla mente il Radcliffe del discreto "The Woman In Black", ma Aroon Poole lo supera reggendo, almeno per un terzo, il film sulle sue spalle (anche se solo per 80 minuti scarsi, è l'unico attore che vediamo).
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Prendendo ispirazione tanto dallo Shyamalan pre "Ultimo Dominatore Dell'Aria" quanto sopratutto dal conterraneo Del Toro, il messicano Gudiño (che qui scrive e dirige) ha confezionato un esercizio di stile orrorifico con piccoli mezzi ma grandi risultati.
Cast ridotto all'osso. Può facilmente venire alla mente il Radcliffe del discreto "The Woman In Black", ma Aroon Poole lo supera reggendo, almeno per un terzo, il film sulle sue spalle (anche se solo per 80 minuti scarsi, è l'unico attore che vediamo).
I rimanenti due terzi vengono gestiti sapientemente da Vanessa Redgrave e dall'ambientazione: la prima appare unicamente come voce fuori campo, ma la fluidità e l'immedesimazione che dimostra lasciano il segno.
Per quanto concerne il setting, salta subito all'occhio il notevole senso dello spazio e l'attenzione ai dettagli dimostrata dal regista. La casa è resa in maniera davvero inquietante, merito anche di tutte le terribili statue degli Angeli.
Puntando sull'atmosfera e sull'ottima regia, Gudiño sa come far aspettare: pochissimi dialoghi, qualche rumore sinistro e molti silenzi. La tensione viene mantenuta costante anche dalla ricorrenza di presagi (che generano attesa) e dalla misteriosa creatura dagli occhi gialli, ben fatta e alquanto paurosa.
Altro merito del film è la sua sorprendente lontananza dai cliché del genere, accostata alla scelta del tutto originale di trattare una setta dedita ad un culto angelico (non demoniaco o satanico) in maniera non violenta, escludendo scene di torture o sacrifici.
Resta enigmatico tanto l'inizio (il feto è visto come un dono divino?) quanto il finale, aperto a due possibili interpretazioni: quella soprannaturale e quella psicologica ("quando si è soli, la solitudine può essere un mostro"). Leon ha affrontato l'oscuro demone dagli occhi gialli (plausibile frutto del suo rifiuto verso la Fede) o ha semplicemente espiato la colpa per l'abbandono della madre, tentando di ricongiungersi con il suo spirito? Forse entrambe le cose.
Resta indiscutibile la fattura raffinata ed elegante del film, un must per gli amanti del genere e non solo.
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peergynt
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sabato 15 settembre 2018
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lector in fabula (horror)
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Una voce fuori campo (l'ottima Vanessa Redgrave) lamenta la lunga lontananza dal figlio e l'oceano di solitudine che l'ha avvolta negli ultimi anni della sua vita. Si rivolge al figlio, in quella che potrebbe essere una lettera (o forse solo un monologo), e dalle sue parole sappiamo qualcosa del protagonista, Leon, il figlio della donna: che suo padre si è suicidato gettandosi da un ponte quando lui era un ragazzo; che i suoi genitori erano affiliati di un gruppo religioso, la Setta degli angeli, e per quello da allora Leon ha perso la fede e si è allontanato dalla madre; che la madre, morendo, ha lasciato tutto a lui, l'adorato figlio (che ha però anche terrorizzato, da piccolo, con le sue manie religiose).
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Una voce fuori campo (l'ottima Vanessa Redgrave) lamenta la lunga lontananza dal figlio e l'oceano di solitudine che l'ha avvolta negli ultimi anni della sua vita. Si rivolge al figlio, in quella che potrebbe essere una lettera (o forse solo un monologo), e dalle sue parole sappiamo qualcosa del protagonista, Leon, il figlio della donna: che suo padre si è suicidato gettandosi da un ponte quando lui era un ragazzo; che i suoi genitori erano affiliati di un gruppo religioso, la Setta degli angeli, e per quello da allora Leon ha perso la fede e si è allontanato dalla madre; che la madre, morendo, ha lasciato tutto a lui, l'adorato figlio (che ha però anche terrorizzato, da piccolo, con le sue manie religiose).
Ora, all'inizio del film, Leon viene a rivedere la casa dove ha vissuto bambino e nella quale non torna da tempo. E lì si trattiene a dormire. Con quale risultato, lo vedrà chi vorrà vedere il film.
Piccolo gioiello dell'horror gotico, è un film lento dedito a curare con particolare amore le atmosfere e la location. Quindi, silenzi notturni e rumori sospetti, visitatori che non vediamo e sulla cui appartenenza al mondo dei vivi sorgono forti dubbi, strane ombre acquattate negli angoli, che potrebbero essere e forse non sono, una casa gotica piena di oggetti.
Sembra un film fuori dal suo tempo. Lo amerà chi guarda ancora i grandi horror degli anni '50-'60 (si pensi ad esempio a "The innocents", 1961 di Jack Clayton) o gli horror psicologici degli anni '70 (e qui il pensiero va a "Images", 1972 di Robert Altman). Lo amerà anche chi, ormai stufo del found footage e della mdp a spalla che hanno invaso l'horror odierno, apprezzerà lo stile classico e il lento girovagare della mdp all'interno della casa della madre, stipata di statue inquietanti e oggetti apparentemente innocui. Lo amerà infine chi non disprezza i film che non scelgono in modo definitivo di che colore è la realtà che ti presentano davanti agli occhi. Sì, ci sono delle figure che sbucano dalle tenebre o che parlano attraverso le porte: sono vere o frutto dell'immaginazione di Leon? Sono negative o positive? Angeli o demoni? Sono lì per proteggerti o per perderti? Allo spettatore il compito di completare il racconto. E questo rende grande questo film.
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