miguel bertelli
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sabato 16 aprile 2011
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un film fascista? da ricredersi
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Tropa de Elite è un film di difficile lettura. L’impressione è di trovarsi di fronte ad una regia di parte, soprattutto nel primo film, poiché la voce fuori campo del protagonista convoglia l’opinione ad un punto di vista squadrista e ultra conservatore, criticando gli studenti e gli intellettuali di sinistra, tolleranti verso i delinquenti e più propensi al dialogo con le favelas che all’oppressione. Tuttavia, con uno sguardo più attento, si possono notare tutte le contraddizioni che delineano la tipologia di persona del protagonista Nascimento. Un esempio fra tutti quando la madre della sentinella gli dice che non è stato trovato il corpo di suo figlio e lui decide di andarlo a cercare con la squadra, il che poteva essere un’azione positiva, se non fosse che per trovare il corpo tortura e uccide un altro giovane, tralasciando quindi il vero obbiettivo che si era preposto, cioè di dimostrare a sé stesso una condotta esemplare, forse in crisi per le assurde atrocità di cui si era macchiato in nome di una legge che gli ha concesso troppo potere.
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Tropa de Elite è un film di difficile lettura. L’impressione è di trovarsi di fronte ad una regia di parte, soprattutto nel primo film, poiché la voce fuori campo del protagonista convoglia l’opinione ad un punto di vista squadrista e ultra conservatore, criticando gli studenti e gli intellettuali di sinistra, tolleranti verso i delinquenti e più propensi al dialogo con le favelas che all’oppressione. Tuttavia, con uno sguardo più attento, si possono notare tutte le contraddizioni che delineano la tipologia di persona del protagonista Nascimento. Un esempio fra tutti quando la madre della sentinella gli dice che non è stato trovato il corpo di suo figlio e lui decide di andarlo a cercare con la squadra, il che poteva essere un’azione positiva, se non fosse che per trovare il corpo tortura e uccide un altro giovane, tralasciando quindi il vero obbiettivo che si era preposto, cioè di dimostrare a sé stesso una condotta esemplare, forse in crisi per le assurde atrocità di cui si era macchiato in nome di una legge che gli ha concesso troppo potere.
Infine Matias, pupillo di Nascimento, fin dall’inizio, appare duro e antipatico, nel clima goliardico della vita studentesca, dove si critica la polizia che ha la mano pesante e si pensano progetti per comunicare con le favelas, mentre lui difende gli eccessi della polizia e critica gli studenti che fumano le canne, come se fossero le canne le basi su cui poggia l’economia delle favelas.
Il film è uno spaccato essenziale sulla politica brasiliana, sul sistema e le sue contraddizioni. Denuncia la corruzione della polizia, delineando tuttavia le cause; denuncia la politica, impastata con la mafia e infine denuncia le atrocità della polizia militare, sicuramente non corrotta, ma pericolosamente squadrista e fascista.
Emblematico è il caso della rivolta carceraria, nel secondo film, quando un giornalista, intellettuale di sinistra, molto attento ai diritti umani, viene chiamato per comunicare con i carcerati e quando già il problema era sedato, Matias uccide i rivoltosi culminando la rivolta in un bagno di sangue. Non si può dire che la regia, mostrando tutte queste atrocità, fosse dalla parte del BOPE.
La crisi psicologica di Nascimento,che dapprima ha una posizione di intransigenza verso la punta del problema, lo porterà a scendere lentamente verso le basi del sistema, colpendo poi alle radici la mafia sotterranea di Rio de Janeiro. La maturazione del protagonista culmina con il processo e la dichiarazione che il BOPE deve essere abolito, chiara allusione ai troppi eccessi e abusi che caratterizzano ambienti con molto potere. Si può dire che il punto di vista del protagonista e quindi della voce fuori campo, si incontra con la regia soltanto alla fine del film, particolare non certo trascurabile, poiché il cinema ci ha sempre abituati a stare dalla parte della voce narrante, mentre in questo caso la regia ci insegna a guardare con occhio critico, forse riferendosi alle mille complessità di un sistema dinamico e intrecciato come la mafia, la politica e l’esercito, dove la realtà non è quella che ti viene raccontata, ma la devi raccogliere pezzo per pezzo. Ottimo film.
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ahmed ibn
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sabato 15 ottobre 2011
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un action movie d'autore
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Il séguito di "Tropa de elite" certifica l'esimio talento registico dell'esperto José Padilha, in grado di fondere all'unisono gli stilemi del miglior cinema d'impegno civile, di ben altro respiro narrativo rispetto alle tediose opere di denuncia autoctone, con i tratti distintivi dell'entertainment di stampo hollywoodiano. Tale ibridismo contenutistico viene inoltre arricchito dalla pregevole sottorecitazione di Wagner Moura, sempre nei panni del coriaceo colonnello Roberto Nascimento, la cui sobrietà d'accenti si amalgama alla perfezione con l'istrionica bravura degli altri componenti del cast. Era necessario ritrarre politicanti corrotti, moralisti ipocriti, poliziotti doppiogiochisti in maniera istrionica per permettere all'approccio semi-doumentaristico dell'avvincente film di toccare le coscienze sulla scorta del misurato controcanto costituito dal personaggio di Nascimento.
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Il séguito di "Tropa de elite" certifica l'esimio talento registico dell'esperto José Padilha, in grado di fondere all'unisono gli stilemi del miglior cinema d'impegno civile, di ben altro respiro narrativo rispetto alle tediose opere di denuncia autoctone, con i tratti distintivi dell'entertainment di stampo hollywoodiano. Tale ibridismo contenutistico viene inoltre arricchito dalla pregevole sottorecitazione di Wagner Moura, sempre nei panni del coriaceo colonnello Roberto Nascimento, la cui sobrietà d'accenti si amalgama alla perfezione con l'istrionica bravura degli altri componenti del cast. Era necessario ritrarre politicanti corrotti, moralisti ipocriti, poliziotti doppiogiochisti in maniera istrionica per permettere all'approccio semi-doumentaristico dell'avvincente film di toccare le coscienze sulla scorta del misurato controcanto costituito dal personaggio di Nascimento. L'ottima fotografia, in grado di rendere al meglio tanto le tetri notti che tingono di fosco Rio de Janeiro quanto l'ingannevole lucentezza del giorno fuori dalle tenebre vespertine, il montaggio serrato e l'utilizzo della voce fuori campo di Moura, incline altresì a un sottile senso dell'umorismo immune a qualsivoglia déjà-vu sull'abituale falsariga di "Viale del tramonto" di Billy Wilder, conferiscono a "Trope de Elite 2" la capacità di amalgamare i valori formali e figurativi con quelli squisitamente contenutistici.
L'epilogo, ben lungi dal cedere allo scontato citazionismo di Tarantiniana memoria, richiama alla mente l'intenso finale dell'inobiabile "Serpico" di Sidney Lumet in cui il poliziotto interpretato da un Al Pacino in stato di grazia testimonia contro i papaveri della corrotta Grande Mela nell'assoluta, nonché, mesta consapevolezza, però, che la dilagante corruzione del sistema riuscirà a trovare ogni volta nuovi proseliti. José Padilha, forte della perizia di creare personaggi a tutto tondo e inserire in un laido universo aneliti umani carichi di poesia, è riuscito ad aggiornare la poesia quotidiana del neorealismo senza rinunciare agli opportuni coefficienti spettacolari cari al grande pubblico. Il suo stile, venato dall'amarezza della critica sociale ma intriso al medesimo tempo dell'indubbia maestria d'inquadratura (basti pensare all'interazione di campi lunghi e primi piani sia nell'incipit, con la rivolta carceraria, sia nelle scene delle favelas asservite al bieco sbirro Rocha), merita di essere premiato con il premio più ambìto: l'Oscar. Non intendo quello per il miglior film in lingua straniera, bensì quello per la miglior regìa.
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andrej
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venerdì 5 maggio 2017
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denuncia e spettacolo di alto livello
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Ottimo seguito dell'ottimo "Tropa de elite. Gli squadroni della morte", questo film presenta pregi e caratteristiche simili, anche se inserite nel contesto di una vicenda diversa: stesso ritmo incalzante, che fa sembrare brevi le quasi 2 ore di durata, stessa drammaticita’, stessa solidita’ di regia e sceneggiatura, stessa ottima prova degli attori, tutti estremamente naturali e credibili, stesso carisma del protagonista; ottimi anche montaggio, fotografia e colonna sonora. Una denuncia coraggiosa e spietata di un sistema che ha fatto della corruzione e della collusione fra organi dello stato e malavita-malaffare la propria regola di vita e prassi quotidiana e dove onesta’ e incorruttibilita’ sono viste come eccezioni aberranti e combattute come anomalie da estirpare.
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Ottimo seguito dell'ottimo "Tropa de elite. Gli squadroni della morte", questo film presenta pregi e caratteristiche simili, anche se inserite nel contesto di una vicenda diversa: stesso ritmo incalzante, che fa sembrare brevi le quasi 2 ore di durata, stessa drammaticita’, stessa solidita’ di regia e sceneggiatura, stessa ottima prova degli attori, tutti estremamente naturali e credibili, stesso carisma del protagonista; ottimi anche montaggio, fotografia e colonna sonora. Una denuncia coraggiosa e spietata di un sistema che ha fatto della corruzione e della collusione fra organi dello stato e malavita-malaffare la propria regola di vita e prassi quotidiana e dove onesta’ e incorruttibilita’ sono viste come eccezioni aberranti e combattute come anomalie da estirpare. Indimenticabile la galleria di laide figure di potere contro le quali i pochissimi onesti combattono una battaglia disperata: poliziotti marci fino al midollo, intrallazzatori, politicanti senza scrupoli, piu’ delinquenti dei delinquenti che dovrebbero combattere. E prima di pensare a come vanno male le cose in Brasile, per favore, guardiamo con onesta’ alla nostra situazione nazionale e vedremo che, soprattutto in alcune regioni, non e’ poi tanto migliore …
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ultimoboyscout
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martedì 13 marzo 2012
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missione affidata è missione compiuta!
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Jose Padilha, dopo l'Orso d'Oro del 2008 per il primo capitolo, torna a dirigere le imprese del Capitano Nascimento sullo sfondo di una Rio corrotta, violenta, collusa e marcia fin dentro i palazzi del potere. L'intreccio è più complicato e intrigato rispetto al primo episodio: i fatti si svolgono una decina di anni dopo e coinvolgono poliziotti, criminali, media e politici. Wagner Moura, brevissimo, veste nuovamente i panni di Roberto Nascimento, un personaggio fantastico, la fotografia di Lula Calvalho è realistica e molto efficace, mentre il taglio registico di Padilha è meno serrato e frenetico, concentrandosi piuttosto sull'intreccio che è il cuore del film.
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Jose Padilha, dopo l'Orso d'Oro del 2008 per il primo capitolo, torna a dirigere le imprese del Capitano Nascimento sullo sfondo di una Rio corrotta, violenta, collusa e marcia fin dentro i palazzi del potere. L'intreccio è più complicato e intrigato rispetto al primo episodio: i fatti si svolgono una decina di anni dopo e coinvolgono poliziotti, criminali, media e politici. Wagner Moura, brevissimo, veste nuovamente i panni di Roberto Nascimento, un personaggio fantastico, la fotografia di Lula Calvalho è realistica e molto efficace, mentre il taglio registico di Padilha è meno serrato e frenetico, concentrandosi piuttosto sull'intreccio che è il cuore del film. Questi sono i tre fattori trascinanti della pellicola che fa del realismo e dell'emotività (più che dell'azione) le sue qualità più evidenti. Il nemico ora è un altro recita il titolo ma il livello qualitativo di cinema è sempre alto, con una trama se possibile, migliore e senza dubbio più ricca e complessa. Ricca soprattutto di una denuncia politica forte, spregiudicata, folle, gridata e mai sussurrata, di livello altissimo se paragonata a quella dei film di denuncia di casa nostra. Un degno seguito, che scongiura quello che si poteva temere, cioè un sequel di taglio (o produzione) hollywoodiano per una mera operazione commerciale, che invece ci consegna un'opera matura che si scaglia a brutto muso contro il sistema politico e più in generale contro piaghe apparentemente insuperabili poichè radicate da decenni nel tessuto sociale. Il finale ottimistico lascia più di una speranza di salvezza, oltre alla possibilità di un terzo episodio.
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ahmed ibn
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sabato 15 ottobre 2011
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un action movie d'autore
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Il séguito di "Tropa de elite" certifica l'esimio talento registico dell'esperto José Padilha, in grado di fondere all'unisono gli stilemi del miglior cinema d'impegno civile, di ben altro respiro narrativo rispetto alle tediose opere di denuncia autoctone, con i tratti distintivi dell'entertainment di stampo hollywoodiano. Tale ibridismo contenutistico viene inoltre arricchito dalla pregevole sottorecitazione di Wagner Moura, sempre nei panni del coriaceo colonnello Roberto Nascimento, la cui sobrietà d'accenti si amalgama alla perfezione con l'istrionica bravura degli altri componenti del cast. Era necessario ritrarre politicanti corrotti, moralisti ipocriti, poliziotti doppiogiohisti in maniera istrionica per permettere all'approccio semi-doumentaristico dell'avvincente film di toccare le coscienze sulla scorta del misurato controcanto costituito dal personaggio di Nascimento.
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Il séguito di "Tropa de elite" certifica l'esimio talento registico dell'esperto José Padilha, in grado di fondere all'unisono gli stilemi del miglior cinema d'impegno civile, di ben altro respiro narrativo rispetto alle tediose opere di denuncia autoctone, con i tratti distintivi dell'entertainment di stampo hollywoodiano. Tale ibridismo contenutistico viene inoltre arricchito dalla pregevole sottorecitazione di Wagner Moura, sempre nei panni del coriaceo colonnello Roberto Nascimento, la cui sobrietà d'accenti si amalgama alla perfezione con l'istrionica bravura degli altri componenti del cast. Era necessario ritrarre politicanti corrotti, moralisti ipocriti, poliziotti doppiogiohisti in maniera istrionica per permettere all'approccio semi-doumentaristico dell'avvincente film di toccare le coscienze sulla scorta del misurato controcanto costituito dal personaggio di Nascimento. L'ottima fotografia, in grado di rendere al meglio tanto le tetri notti che tingono di fosco Rio de Janeiro quanto l'ingannevole lucentezza del giorno fuori dalle tenebre vespertine, il montaggio serrato e l'utilizzo della voce fuori campo di Moura, incline altresì a un sottile senso dell'umorismo immune a qualsivoglia déjà-vu sull'abituale falsariga di "Viale del tramonto" di Billy Wilder, conferiscono a "Trope de Elite 2" la capacità di amalgamare i valori formali e figurativi con quelli squisitamente contenutistici.
L'epilogo, ben lungi dal cedere allo scontato citazionismo di Tarantiniana memoria, richiama alla mente l'intenso finale dell'inobiabile "Serpico" di Sidney Lumet in cui il poliziotto interpretato da un Al Pacino in stato di grazia testimonia contro i papaveri della corrotta Grande Mela nell'assoluta, nonché, mesta consapevolezza, però, che la dilagante corruzione del sistema riuscirà a trovare ogni volta nuovi proseliti. José Padilha, forte della perizia di creare personaggi a tutto tondo e inserire in un laido universo aneliti umani carichi di poesia, è riuscito ad aggiornare la poesia quotidiana del neorealismo senza rinunciare agli opportuni coefficienti spettacolari cari al grande pubblico. Il suo stile, venato dall'amarezza della critica sociale ma intriso al medesimo tempo dell'indubbia maestria d'inquadratura (basti pensare all'interazione di campi lunghi e primi piani sia nell'incipit, con la rivolta carceraria, sia nelle scene delle favelas asservite al bieco sbirro Rocha), merita di essere premiato con il premio più ambìto: l'Oscar. Non intendo quello per il miglior film in lingua straniera, bensì quello per la miglior regìa.
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