antonio de curtis
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venerdì 4 gennaio 2008
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grande prova di totò attore drammatico
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Che bel film!Qui Totò raggiunge il vertice assoluto non è mai comico ed il suo personaggio è molto legato grazie a Rodolfo Sonego alla commedia all' italiana vera e propria che spopolava negli anni 60
sulla trama
Un generale in pensione scopre la solitudine e la meschinità del mondo verso gli anziani ed i deboli.Tenta anche il suicidio
:: sulla regia di Paolo Heusch
Avrei preferito un Risi o un Comencini c'era molto da ottenere da un personaggio come questo scritto in stato di grazia da Sonego ed interpretato magistalmente da Totò.L'insuccesso del film è dovuto proprio al regista non particolarmente adatto ad un film ambizioso come questo che doveva rivelare un Totò tragico.
Un ruolo che poteva essere all'altezza dei miglior Sordi,Tognazzi,Gassmann,Manfredi
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luigi chierico
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domenica 27 settembre 2015
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c’e’ poco da ridere
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La vita riserva sempre sorprese ed è una parabola che sale per poi discendere; tanto più si è andati in alto,tanto più non ci si adatta a perdere tutto quanto si aveva all’apice del successo. La caduta diventa precipitosa perché cede la salute, “finchè non giunge la podagra a render lenti” come scriveva Ovidio,si perdono i rapporti col prossimo,la memoria si spegne come una candela,resta l’arroganza del potente,l’abitudine di chi stando al comando si è sentito sempre rispondere:”Signor sì”,la libertà che si credeva d’acquistare è spesso una illusione. Solo chi ci arriva conosce il vuoto che vive e che non può condividere con chi è giovane e che spesso lo deride. Questa è la fase della vita raccontataci dal comandante, non è grottesco, ma un invito a riflettere con tanta tristezza.
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La vita riserva sempre sorprese ed è una parabola che sale per poi discendere; tanto più si è andati in alto,tanto più non ci si adatta a perdere tutto quanto si aveva all’apice del successo. La caduta diventa precipitosa perché cede la salute, “finchè non giunge la podagra a render lenti” come scriveva Ovidio,si perdono i rapporti col prossimo,la memoria si spegne come una candela,resta l’arroganza del potente,l’abitudine di chi stando al comando si è sentito sempre rispondere:”Signor sì”,la libertà che si credeva d’acquistare è spesso una illusione. Solo chi ci arriva conosce il vuoto che vive e che non può condividere con chi è giovane e che spesso lo deride. Questa è la fase della vita raccontataci dal comandante, non è grottesco, ma un invito a riflettere con tanta tristezza. Il colonnello Antonio,onore e gloria da ufficiale superiore, andato in pensione potrà indossare la divisa con le mostrine di generale solo nelle grandi manifestazioni, per il resto deve vestirsi e comportarsi come un comune borghese. Ancora una volta Antonio de Curtis,in arte Totò,dà il proprio nome al personaggio che interpreta, appunto il Generale Antonio Cavalli.
La tragedia del neo pensionato,come nel maggior dei casi, sta nel fatto di non potersi adattare da anziano dopo 40 anni di lavoro,ad una vita piatta, casalinga, in pantofole,pigiama e vestaglia da camera. Il suo nuovo mondo lo costringe spesso in una stanza dove cerca di fare quel che avrebbe voluto fare quando era impegnato e non libero.
Così vengono fuori le monete o i francobolli e per l’ex colonnello il suo memoriale. Per un ufficiale a cui i tedeschi,soltanto in sei,presero tremila dei suoi soldati ci sarà ben poco di interessante da raccontare. Non resta che andare a comprare il giornale ed aiutare la moglie Francesca (la sempre brava Andreina Pagnani) che si intrattiene con le amiche per la solita partitina, la moglie che non conoscerà mai cosa significa andare in pensione. E se qualcuno crede che andare in pensione voglia dire libertà resta deluso anche perché, se non hai interessi da coltivare, “ti porta a non sapere cosa fare” e ci si accorge,come ancora dice il povero generale Antonio Cavalli “Non c'è più rispetto, non ci sono più regole, non c'è più gerarchia. Cose dell'altro mondo! Non abbiamo più il senso della misura, siamo impazziti, stiamo impazzendo!”. Per il comandante non c’è rassegnazione e così incontra il signor Sandrelli,un bravissimo Franco Fabrizi destinato spesso a parti odiose,da cui avrà terribile conferma: “Non c'è più rispetto, non ci sono più regole, si è perso il senso della misura”.
Lo diceva 50 anni fa, oggi ne avrebbe la triste conferma e quant’altro avrebbe potuto aggiungere. Non è quindi una commedia,meno che mai un film comico o addirittura una farsa,è un film serio che rasenta il tragico ed è affidato ad un grandissimo attore che con la sua mimica facciale esterna i suoi sentimenti, il suo dolore, la tristezza sul suo volto è infinita,cerca la morte,non la trova, ma l’attende la morte civile come per tanti altri anziani che se si incontrano al circolo o al bar per la partita a carte,sono attorno al laghetto del tempio di Esculapio a giocare con le barchette telecomandate, da borghesi in villa Borghese,ironia della sorte. Un ottimo film che fa ridere delle sciagure e guai altrui ma che dovrebbe aprire il cuore e gli occhi a chi ci sta vicino pensando: Domani potrebbe toccare a me ! chibar22@libero.it.
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luca scialo
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domenica 20 ottobre 2019
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malinconico affresco sulla terza età
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Il Colonnello Antonio Cavalli riceve una lettera con la quale gli si comunica che sia stato promosso Generale, ma, al contempo, che abbia maturato l'età pensionabile.
Il ritiro a vita privata diventa difficile, per lui che ha passato buona parte della sua vita a seguire e far osservare le rigide regole militaresche. E con abitudini e principi ben consolidate.
Al fine di sottrarlo dalla malinconia incalzante del quotidiano, la moglie gli trova un lavoretto, pagando però lo stipendio di nascosto. Tuttavia, la sua figura rispettabile viene sfruttata dalla ditta edile presso cui lavora.
Sebbene fosse passato alla storia come Principe della risata, il grande Totò si prestava molto bene anche in ruoli seri e drammatici.
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Il Colonnello Antonio Cavalli riceve una lettera con la quale gli si comunica che sia stato promosso Generale, ma, al contempo, che abbia maturato l'età pensionabile.
Il ritiro a vita privata diventa difficile, per lui che ha passato buona parte della sua vita a seguire e far osservare le rigide regole militaresche. E con abitudini e principi ben consolidate.
Al fine di sottrarlo dalla malinconia incalzante del quotidiano, la moglie gli trova un lavoretto, pagando però lo stipendio di nascosto. Tuttavia, la sua figura rispettabile viene sfruttata dalla ditta edile presso cui lavora.
Sebbene fosse passato alla storia come Principe della risata, il grande Totò si prestava molto bene anche in ruoli seri e drammatici. Questa pellicola, giunta al crepuscolo della sua trentennale carriera cinematografica, né è solo una conferma.
A tratti lenta e semplicistica, questa pellicola va comunque accolta come un affresco senza troppe pretese sul tempo che passa. Sulla malinconia della Terza età, che porta con sé la sensazione (alimentata da ciò che ci circonda) di sentirsi inutili e superati.
Ed è così che Antonio De Curtis ci mostra con la sua ineguagliabile maestria la parabola di chi passa dall'essere un rispettato uomo al comando di un esercito, ad un emarginato dalla società. Il quale si affanna a restare nei ranghi di cui è abituato, ma finisce solo per diventare la buffa parodia di se stesso. Il tenero finale è una resa. Ed in quanto tale, triste.
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