Avevo tanto desiderio di vedere questo film, fin da quando avevo visto per la prima volta Mongol. Lì già avevo avuto modo di apprezzare il cinema russo, un cinema che non ha nulla da invidiare a quello americano, soprattutto perchè, a differenza di quest'ultimo, non cade mai nella banalità. Wolfhound è uno dei pochi esempi in cui il genere fantasy sfiora il lirismo. Innanzitutto per la fotografia. Certo, non la si potrà mai paragonare ai paesaggi neozelandesi, ma i panorami che apparentemente fanno da sfondo alla vicenda, alla fine si rivelano dei veri e propri protagonisti, quasi quanto l'eroe o la principessa. Significativa, infatti, è l'ultima scena, che mostra magistralmente il dissolversi della maledizione che avvolge Galirad.
[+]
Avevo tanto desiderio di vedere questo film, fin da quando avevo visto per la prima volta Mongol. Lì già avevo avuto modo di apprezzare il cinema russo, un cinema che non ha nulla da invidiare a quello americano, soprattutto perchè, a differenza di quest'ultimo, non cade mai nella banalità. Wolfhound è uno dei pochi esempi in cui il genere fantasy sfiora il lirismo. Innanzitutto per la fotografia. Certo, non la si potrà mai paragonare ai paesaggi neozelandesi, ma i panorami che apparentemente fanno da sfondo alla vicenda, alla fine si rivelano dei veri e propri protagonisti, quasi quanto l'eroe o la principessa. Significativa, infatti, è l'ultima scena, che mostra magistralmente il dissolversi della maledizione che avvolge Galirad. In secondo luogo la colonna sonora: potente, epica, assume un ruolo di primo piano della partecipazione dello spettatore, e soprattutto durante il flashback dell'eroe, raggiunge l'apoteosi in un'esplosione di gloria e di pathos. Anche la trama si presenta degna di nota. All'inizio sembrava un po' ricalcare dei vecchi stereotipi del fantasy eroico, ma è solo apparenza, poichè poi si inoltra in un sentiero tutto suo. Come giustamente è stato notato sono gli sguardi a far da padroni: essi dicono molto di più di quanto non facciano le parole, e questo è un elemento imprescindibile di questo genere di fantasy. Ma non sono solo gli sguardi: anche le azioni, o meglio, le omissioni, contribuiscono a sottolinearne la maestria. In almeno tre occasioni una regia americana avrebbe fatto scattare un bacio, se non addirittura una scena d'amore con fiocchi e controfiocchi; qui invece no. L'eroe è coerente con se stesso e fedele fino all'ultimo al compito assegnatogli, e forse è questo che lo rende così diverso eppure così uguale ai suoi predecessori. Alla fine del film non si vede, infatti, il classico bacio, nè lui al fianco di lei nelle eleganti vesti di re e regina. No: si vedono un uomo e una donna, artefici del proprio destino, che guardano con fiducia il sorgere di una nuova era. Buono l'intreccio, che non si conclude, al contrario di quanto possa sembrare, in un mero "deus ex machina", cosa aborrita nella maggior parte dei fantasy. L'unica pecca, forse, è il montaggio, che a volte, soprattutto nella prima fase, sembra accelerare troppo la successione degli eventi, per cui si fa fatica a stargli dietro. Consiglio infatti di vederlo almeno una seconda volta, prima di giudicarlo, poichè dettagli inizialmente privi di senso, se rivisti con occhio consapevole, si amalgamano in un unico e armonioso "tutto". Non sapevo che la letteratura russa potesse produrre dei fantasy di così alto livello. Consigliato a tutti coloro che amano un fantasy incontaminato, puro e libero da ogni tipizzazione e banalizzazione, ma anche agli amanti della cinematografia in genere. Perchè questo film merita davvero... davvero parecchio.
[-]
|
|