luca
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lunedì 14 marzo 2005
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film esemplare
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Prendo spunto dalla recensione di Giulia, concordando sulla sua critica per quanto riguarda attori e trama, ma dissentendo rispetto al discorso sui luoghi comuni italiani visti dagli americani. I luoghi comuni ci sono, ma trattati in modo particolarmente intelligente e con uno humour eccezionale.
Curiosa e pregevole partecipazione di un giovanissimo Pippo Franco.
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giulia
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lunedì 21 febbraio 2005
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film carino, protagonisti eccezionali
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Il difetto principale del film è che racconta l'Italia dal punto di vista degli americani ed è, quindi, pieno di luoghi comuni. Al di là di questo, la storia è simpatica. In particolare, è una storia d'amore particolarmente bella, perchè per una volta ha come protagonisti non due fotomodelli ma due persone normali, con le rughe, i problemi di peso, ecc. Eccellente, come sempre lo è, Jack Lemmon, uno dei migliori attori del cinema americano. Bravissima anche la coprotagonista, Juliett Mills.
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greatsteven
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sabato 12 maggio 2018
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a ischia le traversie dei figli di due amanti.
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CHE COSA è SUCCESSO TRA MIO PADRE E TUA MADRE? (USA/IT, 1972) diretto da BILLY WILDER. Interpretato da JACK LEMMON, JULIET MILLS, CLIVE REVILL, EDWARD ANDREWS, GIANFRANCO BARRA, PIPPO FRANCO, FRANCO ACAMPORA, GISELDA CASTRINI, JANET AGREN, YANTI SOMER, FRANCO ANGRISANO, ALDO RENDINE
Wendell Ambruster jr., erede di un magnate di Baltimora, con enormi interessi nell’industria e nell’attività estrattiva, giunge ad Ischia un sabato per recuperare la salma del padre, deceduto in un incidente automobilistico. Ben presto scopre che il padre, noto in padre per la sua reputazione irreprensibile, che si recava nell’isola napoletana quattro settimane all’anno per le cure termali, da dieci anni intratteneva una relazione con una donna inglese di modesta estrazione sociale, che faceva la manicure all’Hotel Savoy di Londra, perita anch’ella nell’incidente stradale.
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CHE COSA è SUCCESSO TRA MIO PADRE E TUA MADRE? (USA/IT, 1972) diretto da BILLY WILDER. Interpretato da JACK LEMMON, JULIET MILLS, CLIVE REVILL, EDWARD ANDREWS, GIANFRANCO BARRA, PIPPO FRANCO, FRANCO ACAMPORA, GISELDA CASTRINI, JANET AGREN, YANTI SOMER, FRANCO ANGRISANO, ALDO RENDINE
Wendell Ambruster jr., erede di un magnate di Baltimora, con enormi interessi nell’industria e nell’attività estrattiva, giunge ad Ischia un sabato per recuperare la salma del padre, deceduto in un incidente automobilistico. Ben presto scopre che il padre, noto in padre per la sua reputazione irreprensibile, che si recava nell’isola napoletana quattro settimane all’anno per le cure termali, da dieci anni intratteneva una relazione con una donna inglese di modesta estrazione sociale, che faceva la manicure all’Hotel Savoy di Londra, perita anch’ella nell’incidente stradale. Il corpo di Wendell Ambruster sr. dev’essere assolutamente riportato in patria entro martedì, giorno in cui si terranno i funerali direttamente sul posto di lavoro del capitano d’industria, seguiti dai massimi esponenti del mondo finanziario e politico statunitense. Wendell si trova di fronte ad una serie di problemi in apparenza irresolubili, negli stretti tempi impostigli dalle circostanze: 1.) la bara per il trasporto aereo deve avere caratteristiche speciali, in Italia c’è una sola azienda che le produce che ne produce e pare che a Napoli non ve ne siano di disponibili; 2.) per tale trasporto, è necessario il benestare di un magistrato del Tribunale di Napoli, e siamo di sabato (giorno di vacanza nell’isola partenopea); 3.) un addetto alle pulizie dell’albergo tenta il ricatto, mostrando a Wendell fotografie da lui scattate con una Polaroid in cui si notano il padre e l’amante nudi che nuotano verso uno scoglio a un centinaio di metri dall’isola; 4.) i proprietari della vigna in cui la 500 nella quale il padre viaggiava, assieme all’amante britannica, la notte del fattaccio, sequestrano i cadaveri e pretendono un indennizzo per i danni alla vigna (compresi quelli che il capitombolo mortifero causerà al vino locale, secondo una credenza autoctona); 5.) Wendell fa, passo dopo passo, conoscenza con la romantica ragazza sovrappeso Pamela Piggott, figlia dell’amante del padre e pure lei ad Ischia per le esequie della madre e, dopo numerosi contrasti e battibecchi, se ne innamora ricambiato (cadendo anche lui nella trappola subdola del cameriere-fotografo). A tutti questi cavilli porrà soluzione Carlo Carlucci, l’onnipresente, insostituibile, servizievole e ricco di risorse direttore del Grand Hotel Excelsior, presso cui Wendell e Pamela alloggiano. Wilder, ormai regista consacrato a livello mondiale, a 66 anni se ne va a fare un film in Italia, scegliendo il luogo per eccellenza della magnificenza naturale meridionale, l’isola d’Ischia, inserendovi un capitano d’industria americano che deve sudare sette camicie per far seppellire il genitore negli USA e poi opta per un’esumazione in terra italica, spinto dall’amore per una donna con qualche chiletto di troppo (la qual cosa è dapprima vilipesa e poi apprezzata) che riesce a penetrare la sua anima di gretto, robotico e bigio tuttofare del capitalismo straniero aprendo una breccia nel suo cuore all’apparenza marmoreo e toccando le corde di due suoi tipi di amore: quello erotico e quello paterno-filiale. È un classico della commedia statunitense il rapporto abusivo di un uomo plutocrate e potente con una donna che socialmente gli sta molto al di sotto, ma qui il déjà vu viene rivitalizzato da una componente endogena che sprizza allegria e fa divertire lo spettatore per il contesto, che viene trattato come un agente promotore dell’azione scenica. Ottime musiche di Nino Rota che sottolineano gli stupendi paesaggi dell’atollo partenopeo sia quando vengono inquadrati elementi naturali sia quando si mangia e si suona nei ristoranti all’aperto al chiaro di luna, sia perfino quando vengono messe in telecamera le strade portuali con tanto di chioschi e barche ormeggiate e le carreggiate falsamente anonime. Un Lemmon in formissima, autoironico come poche volte gli è successo nella sua carriera comica, che interpreta (doppiato dal fido Giuseppe Rinaldi) un uomo capace di evolversi passando dalle regole industriali e pre-concettuali dello stakanovismo ai ritmi più quieti e addolcenti delle terre estere (dove i pasti durano perfino tre ore!). Gli si affianca un’efficacissima J. Mills nelle vesti della gestrice della boutique londinese abile nei trasformismi improvvisati, disinibita nei costumi sessuali e credente e praticante nella religione dell’amore libero. Di primaria qualità anche il repertorio italiano, con un G. Barra funzionale che recita il ruolo del cameriere spione e guardone che poi viene freddato con tre pallottole in corpo dalla cameriera gelosa e insospettita e un P. Franco ancora piuttosto giovane che si diverte a giocare come agente di pompe funebri in bicicletta parlando con spiccato accento pugliese, ma non dimentichiamo il formidabile C. Revill, factotum dell’albergo in grado di appianare qualunque situazione scabrosa, anche la più intricata e imbarazzante. Wilder dimostra per l’ennesima volta di saper dirigere gli attori con superba maestria e che il suo cinema è popolato in prevalenza da film di attori proprio perché la sua perizia registica dimostra di non contraddirsi mai.
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dandy
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lunedì 4 gennaio 2016
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italiani calma gente.
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Una commediola lieve lieve vecchia maniera,forse già datata per l'epoca,per questo poco apprezzata.Quindi oggi può apparire insostenibile per i canoni comici nostrani.Perchè il leit motif di questo film è la calma,l'epicureismo terapeutico(come l'adulterio per ritrovare la voglia di vivere).Simpatico viziaccio al vertice di tutta quella serie di stereotipi con cui gli americani vedevano l'Italia(all'epoca almeno la fama la meritavamo....),stereotipi volutamente esasperati ma non in senso negativo.Pause pranzo interminabili,burocrazie impossibili,meridionali traffichini e personale d'albergo ciaciarone sono il segno di uno stile di vita rilassata,senza fretta,in contrasto con la boriosa freneticità del protagonista e l'odioso inviato della Cia.
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Una commediola lieve lieve vecchia maniera,forse già datata per l'epoca,per questo poco apprezzata.Quindi oggi può apparire insostenibile per i canoni comici nostrani.Perchè il leit motif di questo film è la calma,l'epicureismo terapeutico(come l'adulterio per ritrovare la voglia di vivere).Simpatico viziaccio al vertice di tutta quella serie di stereotipi con cui gli americani vedevano l'Italia(all'epoca almeno la fama la meritavamo....),stereotipi volutamente esasperati ma non in senso negativo.Pause pranzo interminabili,burocrazie impossibili,meridionali traffichini e personale d'albergo ciaciarone sono il segno di uno stile di vita rilassata,senza fretta,in contrasto con la boriosa freneticità del protagonista e l'odioso inviato della Cia.Il divertimento si basa su battute semplici e situazioni equivoche(l'inizio sull'aereo).Anche se non manca qualche frecciatina sia all'America che all'Italia del passato(si citano Sacco e Vanzetti,Mussolini).Forse più sentimentale che veramente comico,ma non per questo sgradevole.E' solo un film da prendere con calma.L'orchestrina dell'albergo è di Sergio Bruni che ebbe alcune divergenze col regista perchè impose svariati rifacimenti delle scene in cui cantava.Pippo Franco nel ruolo dell'impiegato dell'obitorio Mattarazzo regala una breve ma incredibile prova che non si ripeterà in nessuno dei suoi film futuri.Una di quelle piccole chicche che rendono meraviglioso il cinema,un pò come Clint Eastwood scelto da Sergio Leone.O Christian De Sica in "Compagni di scuola"....
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giorgio
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sabato 31 gennaio 2009
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trasferta italiana di un wilder al tramonto
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Il film, a tuttoggi, resta una testimonianza dell'evidente progressione al declino del grande Billy Wilder. Segni del declino sono: 01) la piattezza dell'intreccio; 02) lo scarso approfondimento dei protagonisti; 03) l'insipidezza dell'ambientazione e delle figure di contorno. Incredibile il fatto che questa commedia, nella sua prolissità e lentezza, manchi del tutto di ritmo; cosa incredibile in uno specialista del ritmo come Billy Wilder. Cosa ancora più incredibile, poi, il fatto che la commedia, pur sceneggiata da dialoghisti e battutisti arguti ed in forma, sia giocata su una semplice "suggestione sentimentale" in cui il vero protagonista è il luogo d'incanto e di sogno di capri. Senza, però, che da questo Billy Wilder tragga motivo di originalità, perchè la commedia scorre come una qualsiasi delle tante commedie "turistiche" (vedi "appuntamento ad Ischia" etc) di serie B italiane ed americane; e questo a causa della caratterizzazione banalissima dell'ambiente: è l'eterna italia patria di "spaghetti, mafia, mandolino", patria di mezzani e mediatori di ogni sorta che campano sulla lentezza e l'inefficienza della burocrazia.
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Il film, a tuttoggi, resta una testimonianza dell'evidente progressione al declino del grande Billy Wilder. Segni del declino sono: 01) la piattezza dell'intreccio; 02) lo scarso approfondimento dei protagonisti; 03) l'insipidezza dell'ambientazione e delle figure di contorno. Incredibile il fatto che questa commedia, nella sua prolissità e lentezza, manchi del tutto di ritmo; cosa incredibile in uno specialista del ritmo come Billy Wilder. Cosa ancora più incredibile, poi, il fatto che la commedia, pur sceneggiata da dialoghisti e battutisti arguti ed in forma, sia giocata su una semplice "suggestione sentimentale" in cui il vero protagonista è il luogo d'incanto e di sogno di capri. Senza, però, che da questo Billy Wilder tragga motivo di originalità, perchè la commedia scorre come una qualsiasi delle tante commedie "turistiche" (vedi "appuntamento ad Ischia" etc) di serie B italiane ed americane; e questo a causa della caratterizzazione banalissima dell'ambiente: è l'eterna italia patria di "spaghetti, mafia, mandolino", patria di mezzani e mediatori di ogni sorta che campano sulla lentezza e l'inefficienza della burocrazia. In questo senso, quindi, il film gira largamente a vuoto e senza una vera direzione: così la vicenda del "delitto d'onore" della cameriera (patetica ed inutile citazione germiana!), così nella venuta dell'Agente della Cia. Questo minimalismo e sciattezza di sceneggiatura e di ambientazione purtroppo fa sì che i pregi del film siano ampiamente oscurati ed offuscati.
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