conte di bismantova
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sabato 29 marzo 2008
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gummo: mai più senza
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Questo ritratto sociale acido, psicotico e indigeribile sfiora i connotati di un capolavoro. Una fotografia superba, una ricercatezza nella confezione delle scene rendono concreto e palpabile quell'immano disagio sociale e culturale che è immagine - quasi caricatura - della decadenza inarrestabile a cui l'Occidente è destinato. Un film non-film, quasi una mostra d'autore, un documentario di ciò che rimanne del mito americano e non solo. La scena della vasca da bagno è notevole, il film è ricco di surrealismo e pop-art di Warholiana memoria, con un tocco di ricerca sui tratti dell'adolescenza alienata alla maniera di Larry Clark (Kids, Ken Park, ecc).
Per me questo film è stupendo.
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(di luca)
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raoul duke
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mercoledì 5 settembre 2012
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duro da digerire
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Il primo ad arrivare è il disgusto, seguito immediatamente dal degrado di quella frazione dell'America che si è dimenticata dei suoi bravi cittadini. Il film vanta una fotografia eccezionale e rappresenta come solo il cinema indipendente sa fare una realtà quasi inverosimile, un mondo così difficile da fare nostro, che il rischio è proprio quello indurirsi e basta. Lo scandalo è il punto su cui ruota gran parte del film, ma è quello che più difficilmente arriva allo spettatore. La sensazione è piu che altro quella di una violenza verso la propria dignità, che fa interrogare sulla bestialità dell'uomo; un sentimento che fa storcere la bocca ma non lascia spazio all'immedesimazione, che non fa aprire gli occhi e che, al massimo, fa andare di traverso il duro boccone facendotelo sputare via.
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Il primo ad arrivare è il disgusto, seguito immediatamente dal degrado di quella frazione dell'America che si è dimenticata dei suoi bravi cittadini. Il film vanta una fotografia eccezionale e rappresenta come solo il cinema indipendente sa fare una realtà quasi inverosimile, un mondo così difficile da fare nostro, che il rischio è proprio quello indurirsi e basta. Lo scandalo è il punto su cui ruota gran parte del film, ma è quello che più difficilmente arriva allo spettatore. La sensazione è piu che altro quella di una violenza verso la propria dignità, che fa interrogare sulla bestialità dell'uomo; un sentimento che fa storcere la bocca ma non lascia spazio all'immedesimazione, che non fa aprire gli occhi e che, al massimo, fa andare di traverso il duro boccone facendotelo sputare via. Da vedere, ma non durante i pasti.
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dandy
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domenica 22 agosto 2010
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poesia del degrado.
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Korine,sceneggiatore di "Kids" e che interpreta il ragazzo che fa avances allo storpio, esordisce con uno spaccato allucinante e quasi surreale,descrivendo un'umanità allo sfascio dove repulsione e crudeltà convivono con la routine quotidiana.Non manca qualche compiacimento,e la frammentazione dell'intreccio con accostamenti tra religione,freaks e black metal satanico(futuro marchio di fabbrica del regista)può infastidire,ma la sincerità nichilista è indubbia e certi lampi di humor(vedi la scena degli spaghetti)sono irresistibili.Da vedere in versione originale:il doppiaggio(talvolta fuori sincrono)è di quelli che ti fanno vergognare di essere italiano(basti pensare che il personaggio di Solomon è doppiato da una ragazza!).
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molenga
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domenica 7 agosto 2011
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alla fine della strada l'incubo americano
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In una cittadina distrutta da un uragano, l'uragano Gummo, s'incrociano le piccole storie di quella parte di america che non ce l'ha fatta, gli hillybillies, i bifolchi della grande fascia rurale del midwest , i bianchi che vivono sotto la soglia dell'indigenzae dell'intelligenza umana, senza passato né futuro.Questa corte dei miracoli viaggia nel degrado più assoluto, priva d'istruzione e di gusto ( la scena del piccolo protagonista che mangia gli spaghetti nella vasca mentre la madre gli insapona i capelli è da vedere a digestione avvenuta), uscita dal video di beck "loser". Definire un impianto narrativo è impossibile, la scelta è semidocumentaristica- ma non organica.
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In una cittadina distrutta da un uragano, l'uragano Gummo, s'incrociano le piccole storie di quella parte di america che non ce l'ha fatta, gli hillybillies, i bifolchi della grande fascia rurale del midwest , i bianchi che vivono sotto la soglia dell'indigenzae dell'intelligenza umana, senza passato né futuro.Questa corte dei miracoli viaggia nel degrado più assoluto, priva d'istruzione e di gusto ( la scena del piccolo protagonista che mangia gli spaghetti nella vasca mentre la madre gli insapona i capelli è da vedere a digestione avvenuta), uscita dal video di beck "loser". Definire un impianto narrativo è impossibile, la scelta è semidocumentaristica- ma non organica.
In assoluto il film più disturbante che abbia mai visto
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noia1
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lunedì 2 marzo 2015
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cronaca sul disgusto e l'assurdo.
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La vita in un villaggio devastato dopo un uragano.
Stralci di vita così come possono capitarti, vagando per strada, le persone presentate, stanno a casaccio in momenti della loro vita insignificante capace però di creare un’idea per chi guarda.
Il ritratto della società in un film che, con la scusa della calamità, sfoggia tutto ciò che dalle persone non ci aspetteremmo, solidarietà e robe simili restano a casa loro perché sono i desideri inconsci, ciò che avremmo voluto fare tutta la vita, ciò a cui ci si spinge ormai liberi, ciò che ci si permette, i riguardi che ci si risparmia, un ritratto non proprio piacevole.
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La vita in un villaggio devastato dopo un uragano.
Stralci di vita così come possono capitarti, vagando per strada, le persone presentate, stanno a casaccio in momenti della loro vita insignificante capace però di creare un’idea per chi guarda.
Il ritratto della società in un film che, con la scusa della calamità, sfoggia tutto ciò che dalle persone non ci aspetteremmo, solidarietà e robe simili restano a casa loro perché sono i desideri inconsci, ciò che avremmo voluto fare tutta la vita, ciò a cui ci si spinge ormai liberi, ciò che ci si permette, i riguardi che ci si risparmia, un ritratto non proprio piacevole.
Tutte le regole cinematografiche si scombinano, nessuna apparente morale, nessuna trama, nessun finale, nessun protagonista, nessuno straccio di umanità o bontà in ciò che accade o si dice, le semplici e folli persone che, persa la propria culla, si comportano per quello che sono.
Film dove la brutalità è fatta intendere, palesata ma non mostrata, tutto è raccontato dai protagonisti schietti, incuranti di tutto immersi in un ambiente ormai lasciato a sé stesso. Film dove è importante ascoltare perché, più che lo squallore, i personaggi espongono ritratti molto personali in base alla storia espletata e all’atteggiamento, c’è chi dà sfogo alla propria follia, chi è rassegnato lasciandosi trascinare dagli eventi, chi sopravvive disperatamente come può, chi si trasforma in un mostro.
Film forse troppo trasgressivo, più esauriente sarebbe l’aggettivo sgradevole, situazioni assurde ed eventi al limite del voltastomaco si aggiungono a racconti vari ed orrendi. Un film insulso che però prende senso se posto come il documentario cui tende ad assomigliare, così tutti i frammenti e i cenni, più che una storia, descrivono un ambiente, un universo parallelo di Peanuts assetati di violenza ed immoralità tra i vari colori accesi e gli ambienti scarni.
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ilaskywalker
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venerdì 29 luglio 2011
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violentemente aulico
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Violentemente aulico, un film che nella sua stranezza sa essere poetico. Assenza di trama lineare, il regista Korine mette in scena spezzoni di vita di un quartiere americano dell'Ohio in cui trovano posto solo personaggi al limite. Riduttivo definirli outsiders o semplicemente surreali. Una perfetta sintesi dei contrari comunque, in quel repellente mondo americano è possibile trovare anche del bello. Si parla di gatti morti, di gente che lotta in modo maniacale contro una sedia, di bambini deformi e di nani di colore, di case luride; ma anche di biciclette lungo i prati, di bagni in piscina, di salti sui letti.
Straordinaria la sequenza iniziale musicata con il ragazzo-coniglio su un cavalcavia.
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Violentemente aulico, un film che nella sua stranezza sa essere poetico. Assenza di trama lineare, il regista Korine mette in scena spezzoni di vita di un quartiere americano dell'Ohio in cui trovano posto solo personaggi al limite. Riduttivo definirli outsiders o semplicemente surreali. Una perfetta sintesi dei contrari comunque, in quel repellente mondo americano è possibile trovare anche del bello. Si parla di gatti morti, di gente che lotta in modo maniacale contro una sedia, di bambini deformi e di nani di colore, di case luride; ma anche di biciclette lungo i prati, di bagni in piscina, di salti sui letti.
Straordinaria la sequenza iniziale musicata con il ragazzo-coniglio su un cavalcavia.
Da vedere come se ci si trovasse davanti ad una serie di foto (e, inutile aggiungere, il bello di cui prima fa riferimento soprattutto alla fotografia. Entusiasmante, delicatissima).
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