Wes Craven, laureato in discipline umanistiche e ben presto approdato al cinema, si ricorda della sua originaria vocazione didattica (la protagonista è un'insegnante di violino presso la scuola di un quartiere a rischio) dirigendo uno dei pochi film di cui non firma né soggetto né sceneggiatura. Ma non abbiamo a che fare con il classico regista hollywodiano, e l'incursione fuori dal genere horror che è abituato a padroneggiare produce un frutto piuttosto saturo di retorica. Qualcuno obietterà che alcune opere dell'orrore firmate da Craven avevano già di per sé la struttura della fiaba capovolta (ne è un esempio "La casa nera": tit.
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Wes Craven, laureato in discipline umanistiche e ben presto approdato al cinema, si ricorda della sua originaria vocazione didattica (la protagonista è un'insegnante di violino presso la scuola di un quartiere a rischio) dirigendo uno dei pochi film di cui non firma né soggetto né sceneggiatura. Ma non abbiamo a che fare con il classico regista hollywodiano, e l'incursione fuori dal genere horror che è abituato a padroneggiare produce un frutto piuttosto saturo di retorica. Qualcuno obietterà che alcune opere dell'orrore firmate da Craven avevano già di per sé la struttura della fiaba capovolta (ne è un esempio "La casa nera": tit. orig. "People Under the Stairs", USA 1994). Ma fuori dei canoni della gothic fiction, si avverte la mano di un autore abituato a muoversi facendo leva su sentimenti primari come l'angoscia e la paura evitando le sfumature, le allusività, le sottigliezze emotive e la brillantezza che una commedia simile avrebbe richiesto di sviluppare senza i sentimentalismi che invece vi abbondano. Persino la brava Meryl Streep sembra non crederci sino in fondo. Ispirata a una storia vera e ambientata a Harlem, è un'opera perfetta per un matinée cinematografico, ma che non resterà tra le memorabili della filmografia del regista di Cleveland.
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