beefheart
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venerdì 16 febbraio 2007
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non sfigura
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Film di una certa età e quindi, almeno per l'attualità, privo di effetti speciali degni di nota nonostante la connotazione puramente fantascientifica. Le tematiche trattate, come il viaggio attraverso la dimensione temporale e l'eterna piaga della guerra tra uomini, non sono tra le più originali, ma certo 50 anni fa lo erano più di oggi.
Recitazione, pellicola e sceneggiatura risultano inevitabilmente datate, ma non cancellano alcuni indelebili pregi di questo film, reso unico da alcuni coraggiosi azzardi mai più tentati da coloro che hanno successivamente affrontato la questione. La scelta di considerare l'ingombro spaziale oltre a quello temporale, ha costretto l'autore a trovare un'espediente che potesse rendere l'idea che laddove oggi c'è una casa, in ere diverse avrebbe potuto, o potrebbe, esserci un oceano, o, perchè no? il cuore di una montagna.
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Film di una certa età e quindi, almeno per l'attualità, privo di effetti speciali degni di nota nonostante la connotazione puramente fantascientifica. Le tematiche trattate, come il viaggio attraverso la dimensione temporale e l'eterna piaga della guerra tra uomini, non sono tra le più originali, ma certo 50 anni fa lo erano più di oggi.
Recitazione, pellicola e sceneggiatura risultano inevitabilmente datate, ma non cancellano alcuni indelebili pregi di questo film, reso unico da alcuni coraggiosi azzardi mai più tentati da coloro che hanno successivamente affrontato la questione. La scelta di considerare l'ingombro spaziale oltre a quello temporale, ha costretto l'autore a trovare un'espediente che potesse rendere l'idea che laddove oggi c'è una casa, in ere diverse avrebbe potuto, o potrebbe, esserci un oceano, o, perchè no? il cuore di una montagna. In tal senso la realizzazione scenografica accusa l'età che porta, ma la finezza di pensiero che non trascura quello che non è altro che un aspetto verosimile è innegabile. Nella saga di "Ritorno al futuro", ad esempio, Zemeckis si cimenta in una prova analoga a questa, ma il protagonista Marty MacFly riesce a spostarsi nelle diverse epoche solo grazie alla sua Delorian che "funziona" unicamente se lanciata ad una certa velocità, verso un orizzonte conosciuto alla partenza ma, spesso, sconosciuto all'arrivo (tant'è che la Delorian, a volte, finisce la sua corsa impattando ostacoli imprevisti). Qui invece, il protagonista George si "sposta" a bordo della sua macchina del tempo che si muove "solo" lungo la quarta dimensione rimanendo spazialmente ferma; il panorama e la conformità del territorio, col passare del tempo, non gli cambiano solo intorno ma anche nel punto esatto in cui si trova; questo lo costringe infatti a "viaggiare" per parecchie ere/ore prima che la montagna formatasi in corrispondenza della sua posizione di partenza si sgretoli trasformandosi in un nuovo territorio abitabile e lasciandolo quindi libero di muovervisi.
Anche il modello della macchina del tempo, piuttosto semplice e minimalista nonostante le fattezze vagamente gotiche, non è male.
Nel complesso direi un buon film, che tutt'oggi non sfigura.
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fabian t.
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sabato 18 giugno 2016
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un capolavoro della fantascienza classica
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Curatissime scenografie, strabilianti effetti speciali, eccellente soggetto e appassionata regia: con queste indiscusse qualità - corroborate da una sceneggiatura solida e avvincente - "L'uomo che visse nel futuro" non è solo il capolavoro di George Pal ma è un vero e proprio pilastro cinematografico della fantascienza classica, in gran parte debitore - com'è ovvio - alla geniale opera di Herbert George Wells. Azzeccatissimo finanche l'attore principale (un Rod Taylor davvero in gran forma), il film si presenta davvero in stato di grazia, nonostante - va detto - difetti forse oggi più evidenti dovuti agli anni sulle spalle, limiti che lo legano a un certo peculiare modo di fare cinema in America tipico dell'epoca (come il trucco a volte posticcio, ad esempio, o una certa recitazione forzatamente formale dei personaggi secondari).
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Curatissime scenografie, strabilianti effetti speciali, eccellente soggetto e appassionata regia: con queste indiscusse qualità - corroborate da una sceneggiatura solida e avvincente - "L'uomo che visse nel futuro" non è solo il capolavoro di George Pal ma è un vero e proprio pilastro cinematografico della fantascienza classica, in gran parte debitore - com'è ovvio - alla geniale opera di Herbert George Wells. Azzeccatissimo finanche l'attore principale (un Rod Taylor davvero in gran forma), il film si presenta davvero in stato di grazia, nonostante - va detto - difetti forse oggi più evidenti dovuti agli anni sulle spalle, limiti che lo legano a un certo peculiare modo di fare cinema in America tipico dell'epoca (come il trucco a volte posticcio, ad esempio, o una certa recitazione forzatamente formale dei personaggi secondari). Ciononostante il film regala sequenze indiscutibilmente memorabili (come il discorso iniziale sulla quarta dimensione, le candele che bruciano velocemente durante il viaggio nel tempo, la discesa del protagonista nel sottosuolo, la comparsa dei Morlock, gli anelli parlanti simili ai nostri odierni CD, ecc.), capaci di regalare agli spettatori un vero e proprio capolavoro... senza tempo. Imperdibile.
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