Charles Bronson con Michael Winner ha realizzato vari film da rivalutare, tra cui forse il migliore è questo"The Stone Killer"(1973, Michael Winner, appunto), dove si smentiscono i pregiudizi verso un presunto"Bronson fascista". IN realtà in questo film, tratto da"A Complete State of Death"di John E.Gardner, proprio il burbero quanto deciso personaggio interpretato dall'"immortale"Bronson dice varie volte che"LFBI deve smetterla di rompere i c...con i comunisit, gli hippies, la fratellanza negra", affermando invece che la colpa degli omicidi è della mafia o meglio di due clans mafiosi che si affrontano in una rivalità senza fine, che rimonta a più di quarant'anni prima, a una contesa storica e quasi"mitica".
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Charles Bronson con Michael Winner ha realizzato vari film da rivalutare, tra cui forse il migliore è questo"The Stone Killer"(1973, Michael Winner, appunto), dove si smentiscono i pregiudizi verso un presunto"Bronson fascista". IN realtà in questo film, tratto da"A Complete State of Death"di John E.Gardner, proprio il burbero quanto deciso personaggio interpretato dall'"immortale"Bronson dice varie volte che"LFBI deve smetterla di rompere i c...con i comunisit, gli hippies, la fratellanza negra", affermando invece che la colpa degli omicidi è della mafia o meglio di due clans mafiosi che si affrontano in una rivalità senza fine, che rimonta a più di quarant'anni prima, a una contesa storica e quasi"mitica"."Bronson non perdona", se vogliamo, ma lo fa a rgion veduta, per colpire la criminalitù, non per divertirsi e neppure per fogare la propria aggressivtà o per mettere in atto vendette che sarebbero immotivate quanto ingiustificate. Insomma, un senso della giustizia forse tutta spesa sul versante punitivo, ma indubbiamente non "casuale", non da buttare via totalmente, certo non da condannare a priori, se consideriamo quanto in effetti avviene. Ritmo travolgente, eccezionale, con carambolages e una velocità nelle sequenze che all'epoca era decisamente rara. Oltre a Bronson, un'altra presenza era quella di Martin Balsam, ormai già(all'epoca, intendo)non ingessato ma costretto nel ruolo(che sarebbe diventato un cliché o forse lo era già, almeno in parte, all'epoca)del mafioso. Altri apporti di interpreti tutti/e in sintonia con quanto il film racconta, in una vera propria"cncodia sinfonica"con quanto era da dire. Un'altra battuta memorabile, quando una testimone viene intratcciata in un ahram: "Sei un po'già, quanto a cultura underground", detta da Bronson a un collega che, appunto, non sa che cosa sia un ashram. Piccolo segnali-sintomi di un cinema anni 1970 che, se vogliamo"da destra"esamina quanto avviene e cerca di fotografarlo-spiegarlo... El Gato
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