onufrio
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sabato 18 gennaio 2020
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freddo e distaccato
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Lo spettatore attento con una visione oltre la media riesce a vederci un qualcosa di profondo che va oltre le semplici immagini, ma lo spettatore medio si affanna dietro una sceneggiatura scarna, volutamente fatta di pochi dialoghi. Un poliziotto, un fotografo ed una cameriera, ricostruiscono delle scene di omicidi per poi analizzare e studiarle, lo scopo ben preciso di tale metodica impostazione lascia un pò di perplessità al fine di una storia che in fin dei conti non c'è.
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guidobaldo maria riccardelli
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venerdì 1 aprile 2016
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specchio fedele della società moderna
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Capolavoro di Giorgos Lanthimos, incentrato sull'incomunicabilità, sul profondo radicamento della solitudine come male esistenziale moderno.
Nichilista, nella sua essenzialità estrema si fa seducente, porta ad immergersi nella spirale di drammatica normalità dei protagonisti, osservati mentre osservano, capaci di vivere solo attraverso la rappresentazione, ma terrorizzati allo stesso momento di prendere contatto con l'altro, frustrati da questa situazione, ma impossibilitati allo sfogo, se non contro oggetti inanimati.
E il linguaggio rappresenta lo specchio fedele di questa malattia, limitato all'egoistica realtà loro propria, unica possibile e traducibile (anche in altri codici linguistici).
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Capolavoro di Giorgos Lanthimos, incentrato sull'incomunicabilità, sul profondo radicamento della solitudine come male esistenziale moderno.
Nichilista, nella sua essenzialità estrema si fa seducente, porta ad immergersi nella spirale di drammatica normalità dei protagonisti, osservati mentre osservano, capaci di vivere solo attraverso la rappresentazione, ma terrorizzati allo stesso momento di prendere contatto con l'altro, frustrati da questa situazione, ma impossibilitati allo sfogo, se non contro oggetti inanimati.
E il linguaggio rappresenta lo specchio fedele di questa malattia, limitato all'egoistica realtà loro propria, unica possibile e traducibile (anche in altri codici linguistici). C'è chi ad ogni modo riesce a conviverci, chi la sopporta tradendosi e violentandosi ed infine chi ne è succubo e vittima, mero oggetto nelle mani altrui.
La regia è splendida, chiaramente disinteressata al referente, egoisticamente inconcepibile, l'intatto rumore ambientale incanta, così come la tenue fotografia.
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peer gynt
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sabato 14 novembre 2015
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prove di violenza in un film di grottesca aridità
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Confessiamo che la poetica di Lanthimos non ci piace: macchina a mano, immagini parziali, spesso fuori fuoco, personaggi vuoti, alienati, muti che vivono senza reazioni una vita normale, salvo quando si dedicano a recitare scene di violenza con uno stile straniante, post-brechtiano, che strizza continuamente l'occhio ad un meta-cinema di maniera.
Cinema stilizzato, manierista, intellettualmente vecchio, ancora fermo a vuote problematiche di incomunicabilità. Cinema faticoso da vedere, perché niente succede, ma facile da fare e da giustificare, perché potrebbe essere rigorosamente scritto o anche improvvisato: tanto nulla cambia in questo non-film fatto di non-personaggi.
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Confessiamo che la poetica di Lanthimos non ci piace: macchina a mano, immagini parziali, spesso fuori fuoco, personaggi vuoti, alienati, muti che vivono senza reazioni una vita normale, salvo quando si dedicano a recitare scene di violenza con uno stile straniante, post-brechtiano, che strizza continuamente l'occhio ad un meta-cinema di maniera.
Cinema stilizzato, manierista, intellettualmente vecchio, ancora fermo a vuote problematiche di incomunicabilità. Cinema faticoso da vedere, perché niente succede, ma facile da fare e da giustificare, perché potrebbe essere rigorosamente scritto o anche improvvisato: tanto nulla cambia in questo non-film fatto di non-personaggi.
Questo cinema greco sembra in forte crisi, alla ricerca di una motivazione che fatica a trovare, ma che vuol convincerci ad accettare lo stesso come già trovata. Confuso e irrisolto.
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