La vita e i sentimenti si intersecano negli affanni quotidiani, nei gesti più comuni, fra i tavolini di un caffé affollato, all'ingresso in chiaroscuro di una galleria o in un idilliaco ritiro di campagna, tra amici. Lo sa bene Sautet che fa della geografia urbana un crocevia di emozioni distillate con sapienza attraverso sguardi, inflessioni della voce e consistenza delle parole, appuntamenti notturni e scenate memorabili (che rimandano, con dieci anni di anticipo, a Un Cuore in inverno e Nelly). Anche nella partitura narrativa di una Donna Semplice(o una Storia semplice) i fatti descritti, nella loro naturale cadenza, compongono un quadro drammaturgico di rara perfezione a partire dalla scena inziale con la protagonista (Schneider), malinconica divorziata, che si materializza in uno studio medico per abortire il figlio avuto dal grossolano amante(Brasseur).
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La vita e i sentimenti si intersecano negli affanni quotidiani, nei gesti più comuni, fra i tavolini di un caffé affollato, all'ingresso in chiaroscuro di una galleria o in un idilliaco ritiro di campagna, tra amici. Lo sa bene Sautet che fa della geografia urbana un crocevia di emozioni distillate con sapienza attraverso sguardi, inflessioni della voce e consistenza delle parole, appuntamenti notturni e scenate memorabili (che rimandano, con dieci anni di anticipo, a Un Cuore in inverno e Nelly). Anche nella partitura narrativa di una Donna Semplice(o una Storia semplice) i fatti descritti, nella loro naturale cadenza, compongono un quadro drammaturgico di rara perfezione a partire dalla scena inziale con la protagonista (Schneider), malinconica divorziata, che si materializza in uno studio medico per abortire il figlio avuto dal grossolano amante(Brasseur). Riallacciati i contatti con l'ex marito Bruno Cremer, dirigente d'industria, l'inquieta protagonista, divisa fra i propi irrisolti affanni e quelli degli amici, si ritrova di nuovo incinta ma intenzionata, questa volta, ad affrontare in solitudine la nuova maternità. Una trama semplice appunto, che rischierebbe l'esilità se non fosse per l'inimitabile capacità registica di Sautet di filtrare le emozioni attraverso scene di vita vissuta, ricorrendo a un realismo introspettivo che si fissa nell'anima e nello sguardo come un marchio indelebile. La regia incide nella descrizione delle emozioni e delle piccole conquiste sentimentali dei personaggi con una pacatezza precisa e senza una nota stonata, mostrando come l'essenzialità descrittiva possa coincidere alla perfezione con una messinscena che, senza ricorrere a virtuosismi, sa unire intensità e nostalgia, denuncia sociale e sussulti sentimentali. Ad arricchire il memorabile esito di Una donna semplice è la presenza della Schneider, di un fascino ultraterreno, che illumina con la sua presenza gli scorci esistenziali del film, abbellendo con assoluta naturalezza i suoi duetti con i gregari Brasseur e Cremer. Candidato all'Oscar(perduto a vantaggio dell'isterico e datato Il Tamburo di latta) Una donna Semplice riemerge dalle ceneri del passato riaffermando, immagine dopo immagine, la forza quieta della sua elegia, dei suoi toni costruiti senza forzature sceniche, la sua credibilità malinconica che qui raggiunge davvero un vertice d'intensità(toccato ancora dal regista negli anni successivi). Sautet ci manca e ci mancherà. Matteo De Chiara
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