Non è un momento felice per Mimmo Calopresti, La fabbrica dei tedeschi (Italia, 2008) è un film fatto male o semplicemente pasticciato. Inizia con un’inquadratura stretta su Silvio Orlando e il quadrante di un orologio digitale che segna il conto alla rovescia con il destino, stessa scena per Monica Guerritore e Valeria Golino. E’ un espediente “artistico” inutile perché non aggiunge nulla alla storia, raccontata con grande dignità da tutti i testimoni e familiari delle sette vittime. Primi piani stretti, come a salvaguardare l’anonimato dei testimoni. Le domande che Mimmo Calopresti rivolge ai testimoni spesso non si capiscono. La sala s’illumina, si svuota lentamente e non si sente un commento, regna lo stesso silenzio che avvolge la fabbrica dei tedeschi.