onufrio
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venerdì 31 gennaio 2014
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venezia color rosso sangue
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Un efferato omicidio tra le nevi delle alpi francesi apre la scena di questo film per riprendere 4 anni dopo nella magnifica Venezia, con l'assassinio di un altra bambina, anche lei coi capelli rossi; a quel punto il padre comincia una ricerca personale per individuare il serial killer e tra numerose scomparse sanguinolente scoverà il vero colpevole, un pò a sorpresa. La canzoncina cantata dai bambini suona di macabro, Adolfo Celi svetta nella sua imponenza nei panni di Sarafian, George Lazenby, al secolo ex 007-al servizio segreto di sua maestà appare più pacato ma efficace per essere un modello. Un buon giallo.
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ralphscott
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domenica 5 maggio 2013
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ah,le rosse!
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Con Venezia vera protagonista,questo riuscito giallo beneficia delle misteriose atmosfere che un ottima fotografia ed alcuni riusciti personaggi riescono a darle. La regia é di talento,e l'effetto suspence rinforzato dalla filastrocca-tormentone di Ennio Morricone. Certo,per gli appassionati del genere,nonostante indizi fuorvianti ben distribuiti,indovinare il colpevole non sarà una grande impresa. Da segnalare la piccola Nicoletta Elmi,non nuova del filone giallo di casa nostra,e la magnetica Anita Strindberg,che ne é una delle regine di inizio anni 70.
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elia ferroli
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venerdì 8 marzo 2013
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un giallo all'italiana ben girato e interpretato
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In "Chi l'ha vista morire" Lado mette in scena un thriller dall'ottima atmosfera e con una vicenda intrigante. Ottima la regia di un piccolo genio del cinema nostrano e buone le interpretazioni, sopratutto quelle femminili. L'unica pecca di questo lungometraggio è la scheggiatura, confusa e strutturata in malo modo; Infatti per i primi quaranta minuti la storia offerta è piatta e priva di tensione, problema che si risolve dopo un efficace colpo di scena, la morte della piccola Nicoletta Elmi. Nell'insieme la pellicola è buona, apprezzabile.
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(di stephen k.)
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movieman
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mercoledì 21 luglio 2010
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un mostro a venezia
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Sulle Alpi Francesi, nel 1968, viene stuprata e uccisa una bambina, Nicole. Qualche anno dopo, nel 1973, a Venezia, un'altra bambina, Roberta Serpieri ( Nicoletta Elmi ), subisce lo stesso destino. Il padre Renato ( George Lazenby, all'epoca famoso per aver interpretato un film della seria "007" ) non riesce a farsene una ragione ed inizia ad indagare. Indagherà su un filantropo ( Josè Quaglio, il migliore del cast ), un'antiquario ( Adolfo Celi ) e sul suo fratello prete ( Alessandro Haber ). Alla fine, dopo aver appreso che un'altra bambina era già stata uccisa a Venezia ( e hanno tutte i capelli rossi, è un indizio importante !) arriverà alla verità.
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Sulle Alpi Francesi, nel 1968, viene stuprata e uccisa una bambina, Nicole. Qualche anno dopo, nel 1973, a Venezia, un'altra bambina, Roberta Serpieri ( Nicoletta Elmi ), subisce lo stesso destino. Il padre Renato ( George Lazenby, all'epoca famoso per aver interpretato un film della seria "007" ) non riesce a farsene una ragione ed inizia ad indagare. Indagherà su un filantropo ( Josè Quaglio, il migliore del cast ), un'antiquario ( Adolfo Celi ) e sul suo fratello prete ( Alessandro Haber ). Alla fine, dopo aver appreso che un'altra bambina era già stata uccisa a Venezia ( e hanno tutte i capelli rossi, è un indizio importante !) arriverà alla verità. Trattandosi di un giallo, ovviamente, non dirò il finale, ma la parte gialla della vicenda non è particolarmente imprevedibile. Il suo fascino sta altrove: sta in questa Venezia degna fredda e umida e degna di una fiaba nera ( l'immagine del mostro che si aggira fra i calli in cerca di bambine da uccidere fa davvero paura ), nell'inquietante e superba colonna sonora di Ennio Morricone e nella perfetta resa di alcuni passaggi sinistri ( uno per tutti: la scena del girotondo in cui la piccola Roberta, in una seria vorticosa di primi piani, finirà col notare, per una frazione di secondo, il maniaco sullo sfondo ). C'è molto di Hitchckooch in questo film ( iconograficamente l'omicida rimanda a "Psycho", mentre "Gli uccelli" viene citato più volte ) ma, a differenza dei film del maestro inglese, a Lado interessa qualcos'altro oltre al puro meccanismo thriller: sotto le apparenze di un film di cassetta, c'è una critica al Potere che coinvolge borghesia, polizia ( la figura del commissario è di rara imbecillità ), ricchezza e anche il clero. Gli interpreti sono più che apprezzabili ma il protagonista non si rivela , pur senza far storcere il naso, all'altezza della tragicità del ruolo ( io ci avrei visto un Gian Maria Volontè o un Nino Manfredi ). Meglio, molto meglio, concentrarsi sulla freddezza di un sempre bravo Adolfo Celi, sugli inquietanti ( e volutamente irritanti ) sguardi di Josè Quaglio, sugli occhioni di Anita Strindberg, sul riso di Nicoletta Elmi, sulla bellezza di Dominique Bosquero e sull'ansimante e arruffato Alessandro Haber. Ad ogni modo, un film abbastanza apprezzabile anche perchè coraggioso: ce ne voleva di coraggio a quell'epoca, siamo nel 1973, a parlare di potere e pedofilia!
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