luanaa
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sabato 8 febbraio 2014
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drammatico documentario
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L'unic pecca che ha secondo me questo dignitosissimo documentario è di non riprendere quasi mai il ponte mentre si attraversa...dall'interno voglio dire ma di soffermarsi perlopiù su riprese da lontano per cogliere i tuffi suicidi.Invece una ripresa dall'interno avrebbe dato una idea non indifferente sulle sensazioni che si possono avere attraversandolo in automobile o a piedi. Ottimo il contrasto iniziale tra vita e morte..tra chi fa gioiosamente sport in acqua e chi quell'acqua la vive in modo liberatorio dall'insostenibilità del vivere.Le testimonianze dei parenti ed amici sono commoventi e lucide. Un padre che dice che forse avrebbe potuto fermare il figlio ma che piangendo non lo ha fatto, consapevole del profondo malessere di lui.
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L'unic pecca che ha secondo me questo dignitosissimo documentario è di non riprendere quasi mai il ponte mentre si attraversa...dall'interno voglio dire ma di soffermarsi perlopiù su riprese da lontano per cogliere i tuffi suicidi.Invece una ripresa dall'interno avrebbe dato una idea non indifferente sulle sensazioni che si possono avere attraversandolo in automobile o a piedi. Ottimo il contrasto iniziale tra vita e morte..tra chi fa gioiosamente sport in acqua e chi quell'acqua la vive in modo liberatorio dall'insostenibilità del vivere.Le testimonianze dei parenti ed amici sono commoventi e lucide. Un padre che dice che forse avrebbe potuto fermare il figlio ma che piangendo non lo ha fatto, consapevole del profondo malessere di lui. Un altro ragazzo che si salva miracolosamente perchè tenuto a galla da una foca.Riflessioni sui farmaci e sulla possibilità di guarire davvero o tenere a bada una malattia mentale o una forte depressione. Testimonianze che sono davvero il punto forte del film che lascia a noi spettatori una nostra personale riflessione.
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massimino
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martedì 27 marzo 2012
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ambiguo ma di potenza straodinaria
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Quando l'ho visto non sapevo nulla sua realizzazione ( Il regista ha piazzato per un anno la telecamera vicino al Ponte sul Golden Gate filmando i suicidi per POI intervistare amici e parenti e tratteggiare un piccolo ritratto di quelle persone disperate che avevano scelto volontariamente la parola "fine"). Quindi non è uno snuff movie ma ci manca poco e con una premessa del genere non mi sarei neppure avvicinato ad un lavoro del genere.
Detto questo credo che "The Bridge" sia da vedere. Le interviste di amici e parenti le foto sorridenti ci restituiscono per un po' quelle vite disperate. Alcuni vittime di schizofrenia altri caduti nella depressione .
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Quando l'ho visto non sapevo nulla sua realizzazione ( Il regista ha piazzato per un anno la telecamera vicino al Ponte sul Golden Gate filmando i suicidi per POI intervistare amici e parenti e tratteggiare un piccolo ritratto di quelle persone disperate che avevano scelto volontariamente la parola "fine"). Quindi non è uno snuff movie ma ci manca poco e con una premessa del genere non mi sarei neppure avvicinato ad un lavoro del genere.
Detto questo credo che "The Bridge" sia da vedere. Le interviste di amici e parenti le foto sorridenti ci restituiscono per un po' quelle vite disperate. Alcuni vittime di schizofrenia altri caduti nella depressione ... se ne vorrebbe sapere di piu'di queste persone e si darebbe un braccio per abbraccciare Gene o convincere David che non è vero e si sta sbagliando ... Ci sono molti momenti memorabili (fra gli altri le testimonianze di Dave Williams, di Caroline Pressley, dell'amica di Ruby , di Ginny Matthews, la lettera di David ormai senza speranza
- Sono stato intelligente-
- Sono stato eletto "il piu' promettente"
- che cazzo è successo?!!?
Ma le immagini che rimarranno impresse a tutti sono quelle dell'angosciato Gene che cammina su e giu per il ponte (n pratica il film inizia e finisce con queste immagini terribili).
Verrebbe voglia di abbracciarli tutti e in definitava è quello che quei poveri disperati probabilmente avrebbero voluto.
Molti non saranno d'accordo ma credo che vedere questo documentario possa essere un modo per rendere loro omaggio. Aggiungo che malgrado sia un documentario il montaggio è
"da film" e solo la visione ripetuta della versione in DVD puo' aiutare a tenere il filo delle storie e comprendere la tragica allusione di certe immagini.
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fulvia
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domenica 7 febbraio 2010
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toccante...ma manca qualcosa
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Colpisce, è toccante, senza ombra di dubbio, ma se lo dovessi rivedere, non lo farei. Non so..mancava qualcosa. Stupende le inquadrature continue del Golden Gate, ripreso da qualsiasi angolazione. Voto 6- non di più
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mario scafidi
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lunedì 30 luglio 2007
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oltraggioso
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Un film improponibile, una speculazione sul dolore a cui i reality ci hanno abituato, all'insegna del cattivo gusto e di un sensazionalismo fine a se stesso e devoto alla morbosità dello spettatore. Michael Moore non sempre centra l'obiettivo (Bowling a Columbine è bellissimo, lo stesso non si può dire per Faranehit 9/11), ma il suo e giornalismo vero, divulgazione e critica che non punta solo all'ambizione dell'incasso in sala, ma a divulgare un'idea, un punto di vista, che per quanto spesso opinabiole, ha una sua precisa dignità. Ed è ciò che manca a The Bridge: la dignità, la sensibilità ed il rispetto del dolore. Giocare con la morte è deprecabile, farne uno show è diabolico.
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(di luanaa)
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steno811
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mercoledì 2 maggio 2007
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una splendida vergogna
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Documentario realizzato tecnicamente molto bene... fotografia da festival del cinema.
Disgustoso il voyerismo della troupe appostata per riprendere i suicidi: io mi vergognerei da morire ( per non dire altro )... mi sentirei in colpa da morire.
Il documentario non pone al pubblico nessuna domanda morale; è realizzato con la stessa fredda cura e distacco con cui si realizzano i documentari sugli animali, viene esaltata la drammaticità dei fatti soltanto con musiche e scene strappalacrime.
Non c'è da parte di alcuno nessuna ammissione nè ricerca di colpe specifiche, implicite, o sociali .... nulla di nulla... anzi siamo quasi di fronte ad una pseudoeutanasia... per loro alla fine i suicidi sono persone malate con una forte attrazione per questo ponte.
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Documentario realizzato tecnicamente molto bene... fotografia da festival del cinema.
Disgustoso il voyerismo della troupe appostata per riprendere i suicidi: io mi vergognerei da morire ( per non dire altro )... mi sentirei in colpa da morire.
Il documentario non pone al pubblico nessuna domanda morale; è realizzato con la stessa fredda cura e distacco con cui si realizzano i documentari sugli animali, viene esaltata la drammaticità dei fatti soltanto con musiche e scene strappalacrime.
Non c'è da parte di alcuno nessuna ammissione nè ricerca di colpe specifiche, implicite, o sociali .... nulla di nulla... anzi siamo quasi di fronte ad una pseudoeutanasia... per loro alla fine i suicidi sono persone malate con una forte attrazione per questo ponte...
I parenti e gli amici sono dei poveracci ingannati da un finto rispetto per il volere del prossimo (ottima scusa per i sensi di colpa)
Il suicidio di queste persone è presentato (da parenti e amici) come un fatto inevitabile quasi da non ostacolare, dovuto quasi sempre a malattia mentale.
il messaggio implicito di questo film molto subdolo è:
meglio morire che soffrire.
p.s. Su 70 persone presenti in sala, 20 se ne sono andate durante il film... non mi era mai capitato
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humbert humbert
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martedì 1 maggio 2007
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insomma
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Diciamo la verità, il film in sè è noioso, al di là di tutto. La cosa interessante è la materia trattata. Ma non solo; ci si chiede come sia stato realizzato il film. Cosa che non viene spiegata. Davvero la troupe è stata per mesi sotto al ponte aspettando che qualcuno volasse giù? Ecco, questo moralmente non è che sia proprio il massimo, sa un po' di avvoltoio. Ed è la cosa più interessante del film, pensare a loro che aspettano che ne vada giù uno per riprenderlo.
Quanto a ciò che viene mostrato, una noia mortale, interviste a parenti dei suicidi, che in alcuni casi sono così ottusi da far pensare che il malcapitato in questione non abbia poi fatto una scelta così sbagliata, in altri casi mostrano una insolita calma e comprensione zen nei confronti del caro che se ne è andato.
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Diciamo la verità, il film in sè è noioso, al di là di tutto. La cosa interessante è la materia trattata. Ma non solo; ci si chiede come sia stato realizzato il film. Cosa che non viene spiegata. Davvero la troupe è stata per mesi sotto al ponte aspettando che qualcuno volasse giù? Ecco, questo moralmente non è che sia proprio il massimo, sa un po' di avvoltoio. Ed è la cosa più interessante del film, pensare a loro che aspettano che ne vada giù uno per riprenderlo.
Quanto a ciò che viene mostrato, una noia mortale, interviste a parenti dei suicidi, che in alcuni casi sono così ottusi da far pensare che il malcapitato in questione non abbia poi fatto una scelta così sbagliata, in altri casi mostrano una insolita calma e comprensione zen nei confronti del caro che se ne è andato. Diciamo che, a parte la dubbia moralità, l'operazione mantiene qualche punto interessante, ma per essere un buon prodotto dovrebbe durare dodici minuti e non novantatre. E c'è davvero troppo autocompiacimento nel mostrare le persone che volano di sotto. Comunque, il premio miglior volo va al metallaro Gene, che dopo averci pensato un po', si butta di spalle a braccia aperte. Grande Gene.
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