pigi51
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mercoledì 13 settembre 2023
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il film preferito da john lennon
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Un capolavoro che ho visto per la prima volta negli anni 70 al Cineforum quando Padre Egidio Guidubaldi , un illuminato gesuita controcorrente, lo proiettava con discussione finale. Oggi nella piena maturità l'ho rivisto e ho capito perchè era il film preferito da John Lennon : un misto di acid western (per il periodo storico psichedelico), di western metafisico, di surreale, di grottesco, di mistico, ma anche di blasfemo, intriso degli influssi pasoliniani ma anche felliniani degli anni 70. Alejandro Jodorowsky è " l'one man show "della pellicola : attore protagonista, sceneggiatore, regista, autore delle musiche, in preparazione a quello che sara un altro capolavoro del 1973, LA MONTAGNA SACRA.
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Un capolavoro che ho visto per la prima volta negli anni 70 al Cineforum quando Padre Egidio Guidubaldi , un illuminato gesuita controcorrente, lo proiettava con discussione finale. Oggi nella piena maturità l'ho rivisto e ho capito perchè era il film preferito da John Lennon : un misto di acid western (per il periodo storico psichedelico), di western metafisico, di surreale, di grottesco, di mistico, ma anche di blasfemo, intriso degli influssi pasoliniani ma anche felliniani degli anni 70. Alejandro Jodorowsky è " l'one man show "della pellicola : attore protagonista, sceneggiatore, regista, autore delle musiche, in preparazione a quello che sara un altro capolavoro del 1973, LA MONTAGNA SACRA. Il pistolero nero , come un samurai , vaga nel deserto in cerca delle prove da superare (come nell'archetipo del "Viaggio dell'eroe" di James Campbell) o del male da sconfiggere , fino alla morte ed alla resurrezione, in un mondo nuovo popolato dagli ultimi : nani, storpi, deformi, rifiutati ed isolati nelle caverne sotterranee dalla società civile che alla fine del film li uccide piuttosto che farli integrare nel suo sistema marcio e malato. Straordinaria la fotografia in una pellicola rimasterizzata dove tanti sono i simboli da decriptare, dalle due donne che lo accompagnano nel viaggio, le "shapeshifter", personaggi ambigui e pericolosi. ai quattro maestri pistoleri che "El topo" ucciderà con l'inganno pentendosi e tornando disperato sulle loro tombe prima di arrivare all'epilogo definitivo, col martirio perpetrato col fuoco, come un bonzo , forse come estrema protesta ai disastri della guerra in Vietnam, che nel 1970 era ancora all'apice della sua follia.
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onufrio
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lunedì 10 febbraio 2020
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la talpa
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Western originale e particolare diretto da un regista che ha fatto delle sue opere da sempre fonte di originalità in un cinema che va oltre il semplice spettacolo d'intrattenimento. El Topo è un pistolero giustiziere che perde la retta via offuscato dall'amore per una donna di nome Mara, questi lo invito a sconfiggere i quattro maestri pistolero per diventare il più forte, l'uomo accetta la sfida, ma col tempo capirà di avere sbagliato, cercherà la redenzione attraverso un'opera di bene dagli esiti catastrofici.
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(di tremotino)
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ilsettimosamurai
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giovedì 4 agosto 2016
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avete battuto el topo?
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El topo è un film discontinuo, abbagliante, accecante, crudele e senza compromessi. Jodorowski stupra la poesia, violenta simboli e linee narrative, personaggi ed immagini. L'occhio ne esce sanguinante come colpito da un pistolero invincibile, l'unico modo per vincere è lasciarsi colpire, senza fare resistenze. "Lei sa che non c'è maggior successo della sconfitta e che non esiste il successo può essere un fallimento". Succede anche a El topo. La trama è luminosa e affascinante. Il pistolero di un western metafisico, magico e mitologico, deve uccidere i quattro maestri per diventare il più grande di tutti. Già dal principio Jodorowski gioca con il mito, partendo da quello principale del western, poi c'è l'ansia del successo, la religione, le relazioni, la vita, in un deserto psicomagico dove ritrovare noi stessi.
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El topo è un film discontinuo, abbagliante, accecante, crudele e senza compromessi. Jodorowski stupra la poesia, violenta simboli e linee narrative, personaggi ed immagini. L'occhio ne esce sanguinante come colpito da un pistolero invincibile, l'unico modo per vincere è lasciarsi colpire, senza fare resistenze. "Lei sa che non c'è maggior successo della sconfitta e che non esiste il successo può essere un fallimento". Succede anche a El topo. La trama è luminosa e affascinante. Il pistolero di un western metafisico, magico e mitologico, deve uccidere i quattro maestri per diventare il più grande di tutti. Già dal principio Jodorowski gioca con il mito, partendo da quello principale del western, poi c'è l'ansia del successo, la religione, le relazioni, la vita, in un deserto psicomagico dove ritrovare noi stessi. In effetti nonostante il piglio avanguardista e sperimentale, El Topo è un romanzo di formazione. A giudicarlo in maniera critica è un film riuscito in parte (così come la prima parte avventuristica avanza nettamente la seconda simbolista/parodistica), è discontinuo e poco focalizzato, dispersivo; eppure ... eppure quei simboli lanciati nel deserto della vita, quelle immagini mozzafiato, quelle metafore supreme, quei duelli magici, quel piglio innovativo e dissacratorio, quell'atmosfera mostruosa e onirica, da talpa a cui non hanno insegnato a sognare ... lo rendono uno dei western più speciali e spettacolari della storia del cinema. È un'esperienza culturale, più che un film vero e proprio. Se la prendete così ... allora El Topo vi avrà colpito ma voi avrete vinto il duello, nell'unico modo in cui può essere battuto: col silenzio; così come si fa con la metafora di una poesia dopo averla letta. Avete battuto El Topo?
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tommyf14
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sabato 2 marzo 2013
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rivoluzione del western
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Una fantastica favola che tocca sapientemente i più vari e profondi stati d'animo dell'essere umano, dotato di un forte senso di etico nei confronti di sé stessi e della società; il western mistico di Jodorowsky appare come una visione psichedelica e surreale tra le più affascinanti per gli amanti del cinema.
Tommaso Frangini
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pinto
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lunedì 28 luglio 2008
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stupendo
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è un capolavoro a piene stelle! è diviso in capitoli, una sorta di percorso biblico, ma sotto lo sguardo e l'interpretazione del grande regista che non fallisce MAI!
lo dovrebbero vedere tutti...
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paolo
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mercoledì 21 maggio 2008
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l'animale che quando vede la luce rimane accecato
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Secondo film di Jodorowsky,che lo rese noto nel mondo dopo che Allen Klein,manager dei Beatles,ne acquistò i diritti.Cult movie nelle famose proiezioni di mezzanotte nelle sale italiane e soprattutto americane frequentate da studenti,cinefili,e fricchettoni.Aldilà della violenza efferata,del misticismo erotico,lo spirito anti-imperialista/antiborghese e dei dialoghi sentenziosi,è la classica parabola di perdizione e redenzione,messa in scena con uno stile visionario(secondo alcuni bunueliano)che cerca la meraviglia a tutti i costi(e innegabilmente la ottiene spesso),e non ha più trovato eguali.Quasi chapliniana la seconda parte,dove è descritto l'amore fra il protagonista e la nana,riuscendo al tempo stesso a commuovere e toccare(proprio come il grande Charlie).
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Secondo film di Jodorowsky,che lo rese noto nel mondo dopo che Allen Klein,manager dei Beatles,ne acquistò i diritti.Cult movie nelle famose proiezioni di mezzanotte nelle sale italiane e soprattutto americane frequentate da studenti,cinefili,e fricchettoni.Aldilà della violenza efferata,del misticismo erotico,lo spirito anti-imperialista/antiborghese e dei dialoghi sentenziosi,è la classica parabola di perdizione e redenzione,messa in scena con uno stile visionario(secondo alcuni bunueliano)che cerca la meraviglia a tutti i costi(e innegabilmente la ottiene spesso),e non ha più trovato eguali.Quasi chapliniana la seconda parte,dove è descritto l'amore fra il protagonista e la nana,riuscendo al tempo stesso a commuovere e toccare(proprio come il grande Charlie).All'epoca liquidato come un "pastiche"western-surrealista e variamente censurato.Oggi circola in un'ottima edizione dvd,e chi è fan del regista non può permettersi di farselo scappare.
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theprestige
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venerdì 16 maggio 2008
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squallido
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non mi è piaciuto assolutamente....troppi simbolismi forzati ....troppo noioso....
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pako
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lunedì 31 marzo 2008
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el topo
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tutti quanti pretendono delle "cose" da un film ,da un regista,dal cast eccetera.ora io mi chiedo per delle persone che hanno vissuto veramente,che hanno sentito,pensato,capito,creduto in essa in dio in niente,insomma per un pubblico che ha (ed e indispensabile)un certo talento perche nn si puo sempre pretendere,fermo restando che l' arte e solo uno strumento,ma anche per tutti quelli che vogliono vedere,che vogliono capire,sentire eccetera,che cosa si puo volere di piu da una pellicola se nn questo?i film e il cinema in generale,nn va giudicato con certe "regole",certi "criteri"e nn so cos' altro.il cinema e l'internet sono probabilmente gli unici strumenti democratici che abbiamo.uno vuole vedere una commedia?se la quarda.
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tutti quanti pretendono delle "cose" da un film ,da un regista,dal cast eccetera.ora io mi chiedo per delle persone che hanno vissuto veramente,che hanno sentito,pensato,capito,creduto in essa in dio in niente,insomma per un pubblico che ha (ed e indispensabile)un certo talento perche nn si puo sempre pretendere,fermo restando che l' arte e solo uno strumento,ma anche per tutti quelli che vogliono vedere,che vogliono capire,sentire eccetera,che cosa si puo volere di piu da una pellicola se nn questo?i film e il cinema in generale,nn va giudicato con certe "regole",certi "criteri"e nn so cos' altro.il cinema e l'internet sono probabilmente gli unici strumenti democratici che abbiamo.uno vuole vedere una commedia?se la quarda.film di azione?ok.un film di "merda"?anche.perche no?perche no?e poi uno altro in un determinato periodo della sua vita vuole vedere la "conferma"della sua esistenza,di tutte le esistenze del mondo e si quarda el topo,perche nn siamo tutti santi o mistici(e nn lo e neanche jodorowsky-e "solo" un artista).Tutto qua.Grazie ciao
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giuseppe acciaro
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sabato 10 novembre 2007
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"l'uomo, la talpa, il santo..."
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Il giustiziere persegue il suo obbiettivo fino a smarrire la propria lucidità,a perdersi nel delirio dei sensi e ad ascoltare la voce stordente dell'ambizione personale.Dopo aver replicato con ferocia alla violenza e alla brutalità di una bamba di messicani guidata un farneticante ducetto omosessuale,si lancia in nuove sfide dopo aver abbandonato il proprio figlioletto.Batte altri pistoleri servendendosi dell'astuzia e non disdegnando comportamenti sleali. Tradito dalle proprie donne, raccolto morente da una comunità sotterranea di freaks, inizia un percorso di redenzione verso la propria purificazione.Tra momenti onorici, invenzioni filmiche e colorati simbolismi, svanisce il grande ideale, dissolto contro una realtà truce e nauseante.
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Il giustiziere persegue il suo obbiettivo fino a smarrire la propria lucidità,a perdersi nel delirio dei sensi e ad ascoltare la voce stordente dell'ambizione personale.Dopo aver replicato con ferocia alla violenza e alla brutalità di una bamba di messicani guidata un farneticante ducetto omosessuale,si lancia in nuove sfide dopo aver abbandonato il proprio figlioletto.Batte altri pistoleri servendendosi dell'astuzia e non disdegnando comportamenti sleali. Tradito dalle proprie donne, raccolto morente da una comunità sotterranea di freaks, inizia un percorso di redenzione verso la propria purificazione.Tra momenti onorici, invenzioni filmiche e colorati simbolismi, svanisce il grande ideale, dissolto contro una realtà truce e nauseante. Finale spettacolare e sconvolgente,ma consequenziale. I possibili modelli di riferimento, Peckinpah, per certi versi Corbucci pù che Leone, e forse l'ultimo Joaquin Romero Marchent, quello di "Condenados a vivir",sono assorbiti, assimilati in uno stle unico, fatto di momenti lirico-pittorici, di deliqui visivi amalgamati da un'incredibile energia creativa. Capolavoro assoluto.
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darjus
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venerdì 13 aprile 2007
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il percorso de el topo
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Il percorso iniziatico del cavaliere si svolge, apparentemente, con iter inverso a quello della talpa ("El topo"): prima all’aperto, in spazi splendidamente illuminati da una luce abbagliante (ma in realtà nell’oscurità delle emozioni incerte e di sofferenza prevaricatrice vissute dal cavaliere in nero); poi nel cuore tenebroso di una caverna popolata da freaks, (in realtà illuminata dalla resurrezione morale votata al riscatto degli “ultimi”). Lo stile di Jodoroswsky, visionario, barocco e teso all’anagogia sincretista, si «scioglie» in un western anarco-surrealista, fatto di visioni e di misticismo, nel quale Peckinpah e Leone incontrano Cristo e Buddha. La redenzione dell’individuo passa attraverso il confronto con quattro guru («santi laici» a detta del regista), attraverso l’inganno, il compromesso e la sconfitta, sino a terminare nella morte ad opera di una donna malvagia.
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Il percorso iniziatico del cavaliere si svolge, apparentemente, con iter inverso a quello della talpa ("El topo"): prima all’aperto, in spazi splendidamente illuminati da una luce abbagliante (ma in realtà nell’oscurità delle emozioni incerte e di sofferenza prevaricatrice vissute dal cavaliere in nero); poi nel cuore tenebroso di una caverna popolata da freaks, (in realtà illuminata dalla resurrezione morale votata al riscatto degli “ultimi”). Lo stile di Jodoroswsky, visionario, barocco e teso all’anagogia sincretista, si «scioglie» in un western anarco-surrealista, fatto di visioni e di misticismo, nel quale Peckinpah e Leone incontrano Cristo e Buddha. La redenzione dell’individuo passa attraverso il confronto con quattro guru («santi laici» a detta del regista), attraverso l’inganno, il compromesso e la sconfitta, sino a terminare nella morte ad opera di una donna malvagia. La resurrezione offrirà l’occasione di fare del bene, liberando i reietti dalla tirannia massonica di un’oligarchia benpensante. Ma il presente non è a lieto fine. ***1/2
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