gordongekko
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lunedì 11 ottobre 2010
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capolavoro assoluto
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La qualità di questa pellicola è ai massimi livelli, una gioia da vedere e rivedere mille volte. La fotografia di Vittorio Storaro è da Oscar, subito riconoscibilissima come è capitato ad un mio amico attore cinematografico che appena visto due schene ne ha riconosciuto la mano, Jeff è superbo, tra le migliori sue interpretazioni, perfettamente incarnato nel personaggio, rampante industriale, Allen e Landau accompagnano con maestria assoluta, la storia è vibrante, rtimata, simpaticissima, appassionante, il finale in aula è un pezzo di storia del cinema, la conclusione con il messaggio finale di tucker è la somma di tutto. E poi cast, musiche, ambientazioni, costumi, tutto incredibilmente perfetto.
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La qualità di questa pellicola è ai massimi livelli, una gioia da vedere e rivedere mille volte. La fotografia di Vittorio Storaro è da Oscar, subito riconoscibilissima come è capitato ad un mio amico attore cinematografico che appena visto due schene ne ha riconosciuto la mano, Jeff è superbo, tra le migliori sue interpretazioni, perfettamente incarnato nel personaggio, rampante industriale, Allen e Landau accompagnano con maestria assoluta, la storia è vibrante, rtimata, simpaticissima, appassionante, il finale in aula è un pezzo di storia del cinema, la conclusione con il messaggio finale di tucker è la somma di tutto. E poi cast, musiche, ambientazioni, costumi, tutto incredibilmente perfetto. Bravo Coppola.
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stiky
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martedì 31 marzo 2009
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bellissimoooo!
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questo film di Francis Ford Coppola è vunutoo proprio bene dallo stile delle inquadrature la bravura degli attori e alla riproduzione della storia vera!!
poi passa dalla spiegazione del suo prototipo di macchina hai suoi problemi con la ditta e hai problemi con la frande società!!
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lampur
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lunedì 12 maggio 2008
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i demoni di san pietroburgo
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Si resta impelagati nell'area finction con questi demoni, senza un ampio respiro cinematografico. Si resta anche fuori dalla "persona" Dostoevskij, si combatte poco con i suoi autentici demoni (gioco, epilessia, povertà, sindrome da cattivo maestro), si fatica a penetrarne azioni e reazioni, Montaldo brucia in scarne inquadrature (manicomio e vicoli malsani di San Pietroburgo) la fonte dei personaggi travagliati e sofferti di tutta la sua letteratura come a dire: "Adesso vi faccio vedere giusto un flash, se capite bene, altrimenti io devo andare con la mia fiction/film...che è già lenta per conto suo...". Lo stesso pensiero dostoevskijano sembra più capricciosamente sottomesso ad un'autorevisione che ad una verifica dell'evoluzione dei tempi (la rivoluzione avrebbe bussato alle porte anche grazie ai suoi libri).
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Si resta impelagati nell'area finction con questi demoni, senza un ampio respiro cinematografico. Si resta anche fuori dalla "persona" Dostoevskij, si combatte poco con i suoi autentici demoni (gioco, epilessia, povertà, sindrome da cattivo maestro), si fatica a penetrarne azioni e reazioni, Montaldo brucia in scarne inquadrature (manicomio e vicoli malsani di San Pietroburgo) la fonte dei personaggi travagliati e sofferti di tutta la sua letteratura come a dire: "Adesso vi faccio vedere giusto un flash, se capite bene, altrimenti io devo andare con la mia fiction/film...che è già lenta per conto suo...". Lo stesso pensiero dostoevskijano sembra più capricciosamente sottomesso ad un'autorevisione che ad una verifica dell'evoluzione dei tempi (la rivoluzione avrebbe bussato alle porte anche grazie ai suoi libri). Si avverte un carattere dottrinale e poco coinvolgente nei dialoghi (tranne alcuni gustosi siparietti con Herlitzka), un appiattimento generico, anche tecnico, che lascia perplessi, i reiterati tagli di luce caravaggeschi sorprendono i primi dieci minuti per divenire poi scontati, Morricone invece, anch'esso insistente, ma anonimo, non risulta particolarmente invadente, in linea con recitazione, scene di gruppo ed effetti speciali tutti allegramente accostabili all'approssimativo. Sappiamo di non poter pretendere da tutti i registi ottantenni (o quasi) prove di frizzante verve (vedi Lumet) ma almeno qualcosa che sfidi il convenzionale, questo si...
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avv. marco brenni
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venerdì 23 novembre 2007
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tucker e l'american dream
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Direi che è un ottimo film, con un coinvolgente ritmo di narrazione: trascorre in un fiato, grazie all'abilità ed all'indubbia passionalità di Coppola.
Inoltre il film ha l'indubbio merito di far conoscere al pubblico un "eroe" del dinamico mondo imprenditoriale USA, ma pure l'enorme forza delle grosse lobby istituite che rappresentano l'irrigidimento dell'iniziale fase di entusistica espansione del primo capitalismo industriale. È un pò la denuncia della fine di un mito del "American Dream" che ha fatto grande gli USA, ora purtroppo ingessati e soffocati dal proprio successo: vedi concentrazione massiccia in grandi colossi di produzione e la quasi impossibilità di emergere per piccoli gruppi ascendenti e concorrenti.
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Direi che è un ottimo film, con un coinvolgente ritmo di narrazione: trascorre in un fiato, grazie all'abilità ed all'indubbia passionalità di Coppola.
Inoltre il film ha l'indubbio merito di far conoscere al pubblico un "eroe" del dinamico mondo imprenditoriale USA, ma pure l'enorme forza delle grosse lobby istituite che rappresentano l'irrigidimento dell'iniziale fase di entusistica espansione del primo capitalismo industriale. È un pò la denuncia della fine di un mito del "American Dream" che ha fatto grande gli USA, ora purtroppo ingessati e soffocati dal proprio successo: vedi concentrazione massiccia in grandi colossi di produzione e la quasi impossibilità di emergere per piccoli gruppi ascendenti e concorrenti.
In ogni caso: un ottimo film !
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