elgatoloco
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martedì 30 marzo 2021
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film intelligentemente problematico
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"Per grazia ricevuta"(Nino Manfredi, anche autore del soggetto e della sceneggiatura con Gigi Magni, Leonardo Benvenuti, Pietro De Bernardi, 1971)racconta di un uomo, che da ragazzo ha subito privazioni di ogni tipo , è stato educato in maniera repressiva e bigotta sul piano sessuale, oltre ad aver lavorato come manovale in un convento di frati, che però poi scopre amore e sesso e si avvicina a un farmacista, ateo, che il padre della sua compagna. Quando crede che il suocero si sia converitito, tenta il suicidio vista la crisi in cui è entrato(ormai ateo, d'accordo con la sua compagna, aveva anche rifiutato il matrimono, scelgiendo la libera convivenza), ma un'operazione, riuscita"miracolosamente"(come afferma lo stesso chirurgo) riesce a savlarlo.
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"Per grazia ricevuta"(Nino Manfredi, anche autore del soggetto e della sceneggiatura con Gigi Magni, Leonardo Benvenuti, Pietro De Bernardi, 1971)racconta di un uomo, che da ragazzo ha subito privazioni di ogni tipo , è stato educato in maniera repressiva e bigotta sul piano sessuale, oltre ad aver lavorato come manovale in un convento di frati, che però poi scopre amore e sesso e si avvicina a un farmacista, ateo, che il padre della sua compagna. Quando crede che il suocero si sia converitito, tenta il suicidio vista la crisi in cui è entrato(ormai ateo, d'accordo con la sua compagna, aveva anche rifiutato il matrimono, scelgiendo la libera convivenza), ma un'operazione, riuscita"miracolosamente"(come afferma lo stesso chirurgo) riesce a savlarlo. Senza in alcun modo voler convincere qualcuno delle sue convinzioni, Nino Manfredi, qui pienamente"autore"del film, ha realizzato un'opera problematica, intelligente, non a caso premiata al festival di Cannes di quell'anno come opera prima, nella quale la questione",miracolo", "grazia ricevuta"etc.viene messa da parte, quasi facendone epochè, lasciando comunque il giudizio finale a chi guarda il film e cerca di capirlo, se possibile. Anche interprete nel ruolo del protagonista, Manfredi ha anche rielaborato la sua esperienza di ragazzo malato di TBC nel Frusinate, "miracolato"(lui non ci credeva), senza però riproporola sic et simplicter, anzi lavorando su una storia(sua, appnto, ossia scritta da lui, solo"aggiustata"nella sceneggiatura con alcuni amici collaboratori), in qualche modo lontanamente ispirata da quanto realmente vssuto.esperito dall'autore. Dunque non"autobiografa"vera e propria, ma un lavoro profondo su quanto vissuto.esperito. Molto ben curato anche sul piano scenografico, oltre che strettamente registico, con l'apporto delle musiche adeguate di Guido e Maurizo De Angelis, che alternano scelte rimbriche e ritmiche diverse, il film si avvale dell'interpretazione di Manfedi come protagonista, di Lionel Stander come suocerto, della bella Delia Boccardo come compagna, di Paola Borboni, come"quasi suocera", .di Mario Scaccia nella parte dle priore, di Mariangela Melato come seducente maestra della colonia e l'enumerazione del cast potrebbe essere decisamente più lunga. Manfredi refista dimostra anche una scelta accurata delle(degli)nterpreti. El Gato
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bruno52
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lunedì 25 dicembre 2017
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film incommensurabile, ma incompreso da molti..
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Per me, questo film, non ha paragoni e non solo per il soggetto, la sceneggiatura, i costumi, la comicità, drammaticità, religiosità, l'interpretazione degli attori e attrici, la completezza in ogni sua argomentazione che non lascia niente al caso... Il film ha un filo logico e perseverante dall'inizio alla fine e non lascia proprio niente di niente al caso...
E' un film superlativo...
Altro che le stupidate di oggi; di uomini che "volano" e combattono, con armi assurde, mostri inesistenti.
Solo il mitico Walt Disney potrebbe competere con questo film, ma perderebbe anch'esso.
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renatoc.
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giovedì 28 settembre 2017
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manfredi e la fede
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Primo film di Nino manfredi come regista, e ottimo risultato! Il grande Nino, come molti, in gioventù ha avuto i suoi dubbi sulla Fede, soprattutto, in epoca preconciliare in cui il film è ambientato, dove l'educazione religiosa era molto rigida, specialmente per tutto ciò che riguardava il sesso, ritenuto in quel tempo uno dei peccati più gravi, in particolar modo nel centro-sud e nel Veneto! Ovvio che quando i frati lo mandano nel mondo, sottintendendo che il convento non è un "rifugio" per scappare dal mondo ma un luogo dove si va per vocazione, viene subito tentato da figure femminili con il culmine quando succhia il veleno di una vipera dalla gamba di una bella maestrina! Quando fa conoscenza col suo futuro suocero farmacista che
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Primo film di Nino manfredi come regista, e ottimo risultato! Il grande Nino, come molti, in gioventù ha avuto i suoi dubbi sulla Fede, soprattutto, in epoca preconciliare in cui il film è ambientato, dove l'educazione religiosa era molto rigida, specialmente per tutto ciò che riguardava il sesso, ritenuto in quel tempo uno dei peccati più gravi, in particolar modo nel centro-sud e nel Veneto! Ovvio che quando i frati lo mandano nel mondo, sottintendendo che il convento non è un "rifugio" per scappare dal mondo ma un luogo dove si va per vocazione, viene subito tentato da figure femminili con il culmine quando succhia il veleno di una vipera dalla gamba di una bella maestrina! Quando fa conoscenza col suo futuro suocero farmacista che gli mette la "pulce nell'orecchio" del perchè rinunciare ai piaceri del mondo che sono certi per sperare una futura felicità eterna che è incerta viene preso dai dubbi! Intanto si innamora della figlia del farmacista e quand'è sull'altare per sposarla dice "no" per compiacere al suocero però va a convivere con la sua mancata sposa! Sul punto di morte del suocero lo vede però baciare il Crocefisso, e rimane sconvolto! Da bambino era caduto da un dirupo e si era salvato miracolosamente; gli viene così la tentazione di rifare la prova gettandosi volontariamente da un dirupo! Viene operato e si salva ed il chirurgo gli dice:"Sei salvo per miracolo!" Così, con gli occhi stralunati pensa:"Allora com'è la cosa?!" Certo che l'educazione cattolica preconciliare era tremendamente repressiva, soprattutto sessuofoba! (Oggi sembra invece che sia più grave leggere gli oroscopi che non un peccato sessuale!) E molti hanno perso la Fede perchè si sentivano troppo repressi, anche perchè al Gesù Misericordioso che la Chiesa ci mostra oggi veniva presentato un Dio "giudice severo" alla Dante Alighieri! Nino Manfredi ha scelto i tempi giusti per affrontare quell'argomento (era da poco terminato il Concilio Ecumenico Vaticano II°!) dove alla condanna di deboli peccati di incontinenza è subentrata la condanna della mancanza d'amore verso il prossimo, dell'indiffernza per chi soffre e del sostituire al Divino i "maghi"! Papa Francesco è arrivato nei tempi giusti per chiarire molte cose, in barba agli ultraconservatori che lo condannano!
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elgatoloco
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domenica 9 agosto 2015
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ottimo regista-autore, manfredi
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Con un film pieno di sottintesi, punti di riferimento esterni ed interni, Manfredi, in questo film d'inizio anni Settanta, poneva una serie di questione, relativa alla fede, anzi meglio alla religiosità miracolistica inerente a un certo modo di vivere il cattolicesimo, che l'attore-regista era arrivato a rifiutare(l'eventuale conversione"in articulo mortis"ha, notoriamente, un valore diverso e molto relativo, invece), non senza rendere, in maniera assolutamente filmica, la cultura del tempo(lo"spirito del tempo"verrebbe quasi da dire, hegelianamente, ma sarebbe forse troppo...). Film che all'epoca pare abbia suscitato varie polemiche, se lo si storicizza, vale certamente ancora(e tutt'altro che"poco", anzi tutto al contrario.
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Con un film pieno di sottintesi, punti di riferimento esterni ed interni, Manfredi, in questo film d'inizio anni Settanta, poneva una serie di questione, relativa alla fede, anzi meglio alla religiosità miracolistica inerente a un certo modo di vivere il cattolicesimo, che l'attore-regista era arrivato a rifiutare(l'eventuale conversione"in articulo mortis"ha, notoriamente, un valore diverso e molto relativo, invece), non senza rendere, in maniera assolutamente filmica, la cultura del tempo(lo"spirito del tempo"verrebbe quasi da dire, hegelianamente, ma sarebbe forse troppo...). Film che all'epoca pare abbia suscitato varie polemiche, se lo si storicizza, vale certamente ancora(e tutt'altro che"poco", anzi tutto al contrario...), mostrando un attore che, nascondendosi dietro il "personaggio-realtà"del Saturnino ciociaro(Ciociaro Manfredi lo era e Saturnino il suo vero nome, da cui il diminutivo Nino...), si rivelava invece attore-regista-autore colto, non certo privo di interessi e curiosità verso il meglio della cultura del suo tempo. El Gato
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elgatoloco
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domenica 9 agosto 2015
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ottimo regista-autore, manfredi
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Con un film pieno di sottintesi, punti di riferimento esterni ed interni, Manfredi, in questo film d'inizio anni Settanta, poneva una serie di questione, relativa alla fede, anzi meglio alla religiosità miracolistica inerente a un certo modo di vivere il cattolicesimo, che l'attore-regista era arrivato a rifiutare(l'eventuale conversione"in articulo mortis"ha, notoriamente, un valore diverso e molto relativo, invece), non senza rendere, in maniera assolutamente filmica, la cultura del tempo(lo"spirito del tempo"verrebbe quasi da dire, hegelianamente, ma sarebbe forse troppo...). Film che all'epoca pare abbia suscitato varie polemiche, se lo si storicizza, vale certamente ancora(e tutt'altro che"poco", anzi tutto al contrario.
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Con un film pieno di sottintesi, punti di riferimento esterni ed interni, Manfredi, in questo film d'inizio anni Settanta, poneva una serie di questione, relativa alla fede, anzi meglio alla religiosità miracolistica inerente a un certo modo di vivere il cattolicesimo, che l'attore-regista era arrivato a rifiutare(l'eventuale conversione"in articulo mortis"ha, notoriamente, un valore diverso e molto relativo, invece), non senza rendere, in maniera assolutamente filmica, la cultura del tempo(lo"spirito del tempo"verrebbe quasi da dire, hegelianamente, ma sarebbe forse troppo...). Film che all'epoca pare abbia suscitato varie polemiche, se lo si storicizza, vale certamente ancora(e tutt'altro che"poco", anzi tutto al contrario...), mostrando un attore che, nascondendosi dietro il "personaggio-realtà"del Saturnino ciociaro(Ciociaro Manfredi lo era e Saturnino il suo vero nome, da cui il diminutivo Nino...), si rivelava invece attore-regista-autore colto, non certo privo di interessi e curiosità verso il meglio della cultura del suo tempo. El Gato
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nico g.
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sabato 6 luglio 2013
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argomento spinoso, trattato molto bene
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Agli albori degli anni '70 finalmente fu possibile girare film su certi argomenti prima di allora considerati tabù.
Con "Per grazia ricevuta", Nino Manfredi ci offrì una bellissima opera cinematografica sui dubbi umani, sulle "crepe" della religiosità e della bigotteria, ma anche su certe debolezze dell'ateismo e del libertinaggio, se notiamo bene.
Egregiamente coadiuvato da validissimi sceneggiatori come De Bernardi e Benvenuti e con il consueto tocco di Luigi Magni, Manfredi meritò in pieno il riconoscimento a Cannes.
Bellissimi i luoghi delle riprese (le "locations", come è di moda dire adesso), azzeccatissimi.
Ottima colonna sonora di Guido e Maurizio De Angelis, due autori mai adeguatamente valorizzati, come i mostri sacri Morricone, Piovani, Umiliani, Rustichelli, Cipriani, ecc .
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Agli albori degli anni '70 finalmente fu possibile girare film su certi argomenti prima di allora considerati tabù.
Con "Per grazia ricevuta", Nino Manfredi ci offrì una bellissima opera cinematografica sui dubbi umani, sulle "crepe" della religiosità e della bigotteria, ma anche su certe debolezze dell'ateismo e del libertinaggio, se notiamo bene.
Egregiamente coadiuvato da validissimi sceneggiatori come De Bernardi e Benvenuti e con il consueto tocco di Luigi Magni, Manfredi meritò in pieno il riconoscimento a Cannes.
Bellissimi i luoghi delle riprese (le "locations", come è di moda dire adesso), azzeccatissimi.
Ottima colonna sonora di Guido e Maurizio De Angelis, due autori mai adeguatamente valorizzati, come i mostri sacri Morricone, Piovani, Umiliani, Rustichelli, Cipriani, ecc ... I due fratelli di Rocca di Papa andrebbero rivalutati parecchio.
Appena un gradino sotto gli altri interpreti mi è parsa Delia Boccardo.
Infine, una pesante perplessità: Mario Scaccia era un bravissimo attore con la sua stessa voce, perché decisero di doppiarlo?
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mansueto
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domenica 13 maggio 2012
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singhiozzi d'un suicidio temporaneo
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Chi dell' "auto-morte" se ne intendeva, qualche tempo fa ci testimoniò che "Il suicida è come un carcerato che, nel cortile della prigione, vede una forca, pensa erroneamente che sia destinata a lui, evade nottetempo dalla sua cella, scende giù e s'impicca da sé".
Un lontano 1971, quando crebbi, un tal Benedetto di Castro de' Volsci ci raccontò in 122 minuti la magnificazione "dell'intera storia umana". Quell''elogia attraverò come un qualunque raggio cosmico ogni cellula del corpo di chi ne fu attratto; la riempì senza saperlo di luce e di spazio; di coscienza e di emozioni; di contenuto e contenente.
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Chi dell' "auto-morte" se ne intendeva, qualche tempo fa ci testimoniò che "Il suicida è come un carcerato che, nel cortile della prigione, vede una forca, pensa erroneamente che sia destinata a lui, evade nottetempo dalla sua cella, scende giù e s'impicca da sé".
Un lontano 1971, quando crebbi, un tal Benedetto di Castro de' Volsci ci raccontò in 122 minuti la magnificazione "dell'intera storia umana". Quell''elogia attraverò come un qualunque raggio cosmico ogni cellula del corpo di chi ne fu attratto; la riempì senza saperlo di luce e di spazio; di coscienza e di emozioni; di contenuto e contenente. Quel racconto fu la glorificazione sintetica di ogni dottrina; teologica e filosofica; psicologica e sociologica; medica ed estetica; commerciale e culturale. Tutto in un istante.
Sincretismo gnoseologico. Come dire. Irenismo ed ecumenismo di ogni dottrina:
quando la sensibilità umana (terza riga del libro del mondo) diventa poesia armonizzante di ogni distinzione e di ogni diversità della conoscenza!
Qui c'è tutto. L'uomo e la donna. Il Tanathos e l'Eros. La colpa, la paura, il dubbio, la leggerezza più svanita, l'elegia del "chi sono".
Alle volte gli uomini compiono miracoli senza saperlo. Alle volte nessuno sa di quelli.
Eppure questo superbo capolavoro della filmografia italiana (che pecca solo di vizi tecnici) diventa un mastodontico modello di studio per chi insegna, consolazione umana per chi soffe, costruzione critica per chi giuggioneggia, dissenso al senso per chi non crede.
L'avventura umana sta tutta là. In un convento "totale" della Ciociaria. Nell'ambulante ardimentoso di lingerie. Nell'alieno e diafano amore verso Delia. Nella bestemmia redenta di una canaglia di farmacista. Nella fantasia dell'ingenuità più lieve. Nel matrimonio celebrato di un senza no. In una caduta e in un tuffo. In un'apetta col vecchietto. In un bicchiere fresco... ma d'acqua calda!
Se volete chiedere a qualcuno chi mai voi siate, domandatevelo imberbi a voi stessi.
Inoculatevi rilassati questo film.
E se non v'è risposta....
Beh; allora finalmente avrete capito tutto!
Ma non ditelo a nessuno...
Homo Homini Deus. Deus Homini homo...
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lorenzo76bg
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martedì 1 maggio 2012
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cattiva maestra religione
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Tragicomico Film con moltissime chiavi di lettura che descrive una società Italiana ancora attuale.
Negativi effetti sulla psciche umana di una serie di fortunati eventi forzatamente legati alla religione.
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cryptex
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lunedì 20 giugno 2011
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colori, suoni e sensazioni da non dimenticare
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I Pink Floyd, che non abbisognano di presentazione, definirono il loro “The wall” a ragione, un'opera rock. Di pari entità e valore in tal senso, può definirsi “Per grazia ricevuta” che nel 1971 per la regia di Nino Manfredi ha ricevuto, con meritato orgoglio, il premio “Opera prima” a Cannes.
Laddove Manfredi ha potuto esprimere in prima persona la sua garbata grandezza, ha regalato al suo pubblico, perle di rara profondità, sempre mascherate da malinconica ironia. Dopo le esperienze forse un po' troppo commerciali degli anno '60, la vita artistica di questo grande attore e regista si evolve verso interpretazioni mature, ricche di puntuale acutezza nella scelta dei dialoghi apparentemente semplici, poiché specchio della narrazione, ma mai casuali.
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I Pink Floyd, che non abbisognano di presentazione, definirono il loro “The wall” a ragione, un'opera rock. Di pari entità e valore in tal senso, può definirsi “Per grazia ricevuta” che nel 1971 per la regia di Nino Manfredi ha ricevuto, con meritato orgoglio, il premio “Opera prima” a Cannes.
Laddove Manfredi ha potuto esprimere in prima persona la sua garbata grandezza, ha regalato al suo pubblico, perle di rara profondità, sempre mascherate da malinconica ironia. Dopo le esperienze forse un po' troppo commerciali degli anno '60, la vita artistica di questo grande attore e regista si evolve verso interpretazioni mature, ricche di puntuale acutezza nella scelta dei dialoghi apparentemente semplici, poiché specchio della narrazione, ma mai casuali. Eppure capolavori come “Pane e cioccolata” per la regia di Franco Brusati non risultano editi in DVD, dimenticati: persi per sempre. Al di la di qualche sentimentalismo forse troppo carico di nostalgia e ricordi di chi scrive, assaporare, attraverso quei momenti di storia vissuta, il passato recente, nascosto troppo frettolosamente sotto al tappeto buono dei salotti odierni piccolo borghesi, porterebbe a non offuscare le origini, i disagi, e le sofferenze passate dagli operai italiani di una quarantina di anni fa che tanto somigliano a quelle dei tanti “gemelli” romeni che disturbano i sonni di molti.
“Per grazia ricevuta”, in prima e superficiale visione, è un film allegro, carico di evocazione di spensierate vite di bambini all'aperto, figli di una cultura pseudo religiosa che ha saputo trasformarsi cambiando pelle ma non sostanza. Il filo narrativo descrive la religiosità cristiana nel suo aspetto peggiore, non già nel valore spirituale e di pensiero, ma come espressione pagana di adulazione dei santi nelle loro figure fisiche, quelle presenti, reali dei santini e delle statue di cartapesta. Benedetto, il protagonista, vive tutti i dogmi di quel credo cristiano che ben si riassumono in un' espressione del parroco che insegna ai bambini la dottrina e alla richiesta di uno di questi risponde: “è così, zitto e seduto”. Il piccolo antieroe della storia, diviene santo miracolato, per un bisogno assoluto della ristretta comunità paesana. Chiude la sua esistenza in un convento dove non sa e non vuole decidere della sua vita futura, nonostante sia vivo in lui un barlume di percezione di una possibile esposizione al mondo, che volutamente ha allontanato da se. Tuttavia il sottile diaframma si frantuma e Benedetto cade nel quotidiano cercando di recitare a se stesso un ruolo di scaltrezza che non sembra appartenergli. Lungo la breve parentesi di “road life” attraverso la piccola provincia come venditore itinerante, incontrerà ancora lo spettro dei così detti valori cristiani. Piace osservare il pacchiano allestimento del suo furgone: rosso, con specchi e luci quasi a rigettare la vita austera condotta in monastero. Poi, fragoroso e dirompente, l'incontro con quello che riterrà suo padre putativo: un farmacista notturno che finalmente psicanalizza Benedetto, palesando, attraverso l'ateismo, la necessità e l'esistenza di una possibile interpretazione diversa della vita. Gli viene detto: ”immagina solo per un momento che Dio non esista, anche i mali che sopraggiungeranno ti sembreranno più umani se non ti arrivano dall'alto”. Questa frase, nonostante un sonnifero preso per un riposo forzoso, risveglia nel protagonista l'interesse assoluto in un'alternativa finalmente possibile. Benedetto vive la sua nuova libertà, sfiorando un matrimonio che evita in extremis, e che, probabilmente, lo avrebbe fatto ricadere nel labirinto dei suoi spettri. La svolta drammatica tuttavia sfalderà per sempre il castello di carta nato sull'instabile sabbia delle sue flebili certezze.
E' bella la visione dei caldi colori del Tecnicolor che fanno sembrare sempre il girato come un quadro dai colori ad olio. La mancanza di profondità di campo, quasi non si avverte poiché il risultato porta a sognare un po' e quindi stimola la mente dello spettatore a “completare” l'immagine con le proprie sensazioni. I quarant'anni del film pesano poco, se non in piccoli particolari, anche perché, come consueto, i tagli avevano una connotazione di più umana attesa, quasi nella consapevolezza che le attese non sono mai sprecate. In tal senso, molte pellicole europee di quell'epoca, sono ormai pezzi unici, diff icilmente assoggettabili all'odierna logica dei must produttivi. Un film insomma da vedere, ma soprattutto da far vedere, scoprendo che l'ironia nasconde spesso il vero dramma ed assaporando l'intercedere misurato dei tempi di regia e la poesia di certi dialoghi.
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toty bottalla
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giovedì 22 aprile 2010
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la magia di un racconto
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Fu un grande tassello, un'altra gemma da aggiungere ai posteri dell'arte. Un film autobiografico trattato con grande maestria drammatica ironia e senza ipocrisia. L'estrema bravura del grande artista completa il quadro di un racconto che la fotografia e l'ambientazione rendono magico.
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