Per me sono due i film più belli nella storia del cinema: Caravaggio di Jarman e Kwaidan di Kobayashi. Qui si rappresentano 4 racconti tradizionali di fantasmi giapponesi raccolti verso la fine dell'800 da un letterato americano nato in Grecia. Tutti molto belli ma in particolare il primo e il terzo; dovessi dire le signore quasi all'unanimità preferiranno il primo mentre gli uomini in maggioranza il terzo. La regia è il massimo della giapponesità, di una scarna e rigorosissima sobrietà così assolutamente perfetta e controllata da risultare addirittura sontuosa; con la caratteristica che le musiche sono per lo più etniche nipponiche mentre troppo spesso anche nei jidai-geki ambientati nel '600 o nel medioevo si ascoltano musiche sinfoniche che purtroppo ne sgonfiano un po' l'aura evocativa.
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Per me sono due i film più belli nella storia del cinema: Caravaggio di Jarman e Kwaidan di Kobayashi. Qui si rappresentano 4 racconti tradizionali di fantasmi giapponesi raccolti verso la fine dell'800 da un letterato americano nato in Grecia. Tutti molto belli ma in particolare il primo e il terzo; dovessi dire le signore quasi all'unanimità preferiranno il primo mentre gli uomini in maggioranza il terzo. La regia è il massimo della giapponesità, di una scarna e rigorosissima sobrietà così assolutamente perfetta e controllata da risultare addirittura sontuosa; con la caratteristica che le musiche sono per lo più etniche nipponiche mentre troppo spesso anche nei jidai-geki ambientati nel '600 o nel medioevo si ascoltano musiche sinfoniche che purtroppo ne sgonfiano un po' l'aura evocativa. E l'auditivo ha un ruolo importantissimo in tutto il film, per esempio nell'ultimo racconto con la scena iniziale delle dame giapponesi in costume tradizionale che all'inizio del '900 - al momento del definitivo trapasso storico dal mondo di prima al mondo di dopo, quello che con una felice ed enigmatica espressione i giapponesi chiamano lo Ukyio-e, ossia "il mondo fluttuante" (della modernità borghese) - giocano con i racchettoni di legno al nuovo stranissimo gioco occidentale; nel silenzio del mondo tradizionale al suo epilogo si ascoltano i suoni secchi della palla sulle racchette di legno e basta quello per creare un'atmosfera unica.
Ma il senso di questo "auditivo", che appartiene al mondo dell'intuitivo, dell'analogico, della musica; in contrasto non mediabile col mondo del logico deduttivo del linguaggio verbale, soprattutto quando diventa scritto, quando cioè diventa "Il Potere" (de Saussure, Lacan, Foucault, Deleuze ma anche i discorsi sul "sentimento oceanico" originario di Freud etc etc); questo senso si rivela pienamente e in maniera narrativamente spettacolare nel terzo meraviglioso episodio. Troppo lungo raccontare e spiegare, mi limito a segnalare alcuni punti su cui riflettere: il film comincia con l'immagine del mare ma senza suono...l'unico musicista è cieco...l'unico che vede i fantasmi è il cieco...l'ambientazione è in un villaggio retto da monaci mi pare nel '600 e i monaci sono i custodi della parola scritta, come si vedrà in seguito...e quando i monaci scopriranno che il musicista cieco frequenta i fantasmi (i quali amano moltissimo la musica...) cercheranno di proteggerlo operando un rito che lo renderà invisibile a quei "pericolosi" fantasmi amanti della musica.
Ho detto che il contrasto è fra "ANALOGICO INTUITIVO" versus "LOGICO DEDUTTIVO" il che significa "MUSICA" versus "LINGUAGGIO VERBALE soprattutto SCRITTO"... e allora il rito che renderà invisibile il mondo del LINGUAGGO LOGICO a quello della MUSICA ANALOGICA consisterà in.......Guardatevi il film e avrete una sorpresa anche perché i signori monaci si dimenticano di compiere il rito su una certa parte del corpo del musicista...e non a caso se la dimenticano...
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