stefano capasso
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lunedì 23 marzo 2020
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frammentazione dell'individuo
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Nella notte inglese nei pressi di Oxford una macchina si ribalta e finisce in un fosso. Uno dei due occupanti, William muore, ma la sua compagna Anna si salva e viene tirata fuori da Charles, suo professore universitario. Alla polizia che arriva Charles racconta che i due ragazzi erano diretti proprio da lui, e spiega tutti gli avvenimenti dell’ultimo periodo.
Joseph Losey su sceneggiatura di Harold Pinter mette in scena una storia di ambientazione alto borghese negli ambienti intellettuali inglesi dove ipocrisie e tradimenti sono quotidiani. La parabola di una serie di relazioni che si interrompono bruscamente è messa in cena col paradigma della modernità. I personaggi, su tutti il protagonista, sembrano essere scissi, dispersi nella loro incapacità di comprendere cosa accade.
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Nella notte inglese nei pressi di Oxford una macchina si ribalta e finisce in un fosso. Uno dei due occupanti, William muore, ma la sua compagna Anna si salva e viene tirata fuori da Charles, suo professore universitario. Alla polizia che arriva Charles racconta che i due ragazzi erano diretti proprio da lui, e spiega tutti gli avvenimenti dell’ultimo periodo.
Joseph Losey su sceneggiatura di Harold Pinter mette in scena una storia di ambientazione alto borghese negli ambienti intellettuali inglesi dove ipocrisie e tradimenti sono quotidiani. La parabola di una serie di relazioni che si interrompono bruscamente è messa in cena col paradigma della modernità. I personaggi, su tutti il protagonista, sembrano essere scissi, dispersi nella loro incapacità di comprendere cosa accade. E frammentato è tutto il film, a cominciare dai dialoghi che sembrano essere sempre interrotti, mai sufficienti a fornire informazioni. Il lungo flashback, che contiene altri flashback trova due momenti di totale circuito in una scena centrale del film e nella finale, quando l’audio è totalmente fuori sincrono dall’azione. Sequenze paradigmatiche dell’impossibilità di trovare unità e coerenza dei personaggi che continueranno a procedere frammentati e senza possibilità di comprendere fino in fondo quello che accade.
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fabal
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mercoledì 29 gennaio 2014
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"non cercano tutti la morte, gli aristocratici?"
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Durante la notte Stephen sente il rumore di uno schianto: sul vialetto che porta a casa sua si è appena ribaltata l'automobile con a bordo William e Anne. I due sono studenti del college di cui Stephen è docente, e proprio quella sera avevano deciso di recarsi a casa del professore per parlare del loro prossimo matrimonio. William giace morto nell'abitacolo, ma Anne è solo svenuta: Stephen la porta a casa e ne nasconde la presenza alla polizia. Si innesca a questo punto un lungo flashback che ripercorre il rapporto tra il docente e la studentessa.
Dopo l'ottimo Il servo (1963), a distanza di quattro anni si ripropone la collaborazione tra Pinter e Losey: il primo organizza, l'altro illustra.
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Durante la notte Stephen sente il rumore di uno schianto: sul vialetto che porta a casa sua si è appena ribaltata l'automobile con a bordo William e Anne. I due sono studenti del college di cui Stephen è docente, e proprio quella sera avevano deciso di recarsi a casa del professore per parlare del loro prossimo matrimonio. William giace morto nell'abitacolo, ma Anne è solo svenuta: Stephen la porta a casa e ne nasconde la presenza alla polizia. Si innesca a questo punto un lungo flashback che ripercorre il rapporto tra il docente e la studentessa.
Dopo l'ottimo Il servo (1963), a distanza di quattro anni si ripropone la collaborazione tra Pinter e Losey: il primo organizza, l'altro illustra. Rispetto al film precendente, la regia si dimostra meno ossessionata dai lunghi piani sequenza domestici e si cimenta in un efficacissimo outdoor. Feste all'aperto, gite in canoa e passeggiate nel più classico giardino all'inglese sono un esercizio di stile very British in cui (l'americano) Losey è calato non solo per adozione. Le sequenze luminose, comunque, non prevalgono, e Losey sembra voler correggere il tiro quando ci mostra, quasi sempre in notturna, la casa di Stephen con corpi tagliati a metà dal chiaroscuro: bellissima la scena in cui Charley e Anne scendono le scale con il volto celato dalla penombra.
Di sfondo la consueta e spietata analisi di una classe borghese la cui frivolezza e ambiguità delle relazioni agghiacciano sul serio. Non vi è mai un rimorso, un senso di colpa che possa identificare un "eroe", almeno etico, tra i personaggi di Pinter. Già privi, in nuce, di qualsiasi tratto romanzesco. Non lo è nemmeno il personaggio di Bogarde, stavolta meno cinico del servant Hugo, ma talmente abbottonato da risultare, forse, più ipocrita dell'esuberante collega nell'identica ossessione per la bellissima Anne. E la moglie, che nel frattempo è in dolce attesa del terzo figlio, sembra procurargli davvero pochi pensieri.
Se la borhesia piange, l'aristocrazia certo non ride. E anzi viene liquidata nella sua suicidiaria inettitudine dalle numerose frecciate che Stephan fa al nobile William. "Non cercano tutti la morte, gli aristocratici?", gli dice. Il giovane risponde "Io no", ma poco dopo lo troveremo morto stecchito nell'abitacolo della sua macchina.
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