Arrivederci tristezza

Per mezzo dei suoi film, Virgilio - nomen omen - sa sempre sapientemente condurre lo sguardo e la mente dei suoi spettatori nei meandri di un inferno: sia esso storico, sociale, culturale, emotivo o psicologico. Pi? precisamente, guida chi lo segue attraverso le Malebolge dell?aldiqua.
Dalle "Bugie bianche", le menzogne, gli stupri e le tragedie accadute durante la guerra in Yugoslavia che fanno da sfondo al suo primo film; passando alla criminalit?, alla violenza, al degrado culturale e sociale di un quartiere periferico in "Malarazza"; attraversando, quindi, la povert?, la corruzione e la simonia politica nella Sicilia del secondo dopoguerra de "I racconti della domenica"; si arriva cos? a contemplare, a compatire o a immedesimarsi coi dannati del ghosting, piaga sociale e ultramoderna che affligge e tormenta la societ? contemporanea.
Aldo (Alessio Vassallo), quarantenne siciliano, dopo pi? di dieci anni trascorsi insieme ad Alessia, si ritrova a non avere pi? notizie da lei. Alessia non risponde pi? al telefono, ai messaggi, alle chat; non si mostra pi? al balcone, n? in altri modi. Sparisce. Senza dare spiegazioni, senza dire il perch?, senza condividere frasi, pensieri, parole. Non ? un caso che se al nome Alessia si sposta l?accento sulla i, eccolo diventare - nomen omen - un termine scientifico che, risalendo al greco, significa appunto ?senza parola?.
Non ? un caso neppure che Aldo - nomen omen - derivi da un termine germanico che significa ?vecchio, antico?. Aldo, infatti, rappresenta una generazione vecchia fatta di dignit?, onore, rispetto, che crede nel dialogo, nel confronto, nell?amore.
ALdo e ALessia: cos? come i loro nomi anche le loro anime iniziano un percorso insieme e finiscono per coincidere pi?. Ma il peso dell?assenza, la gravit? del silenzio, il tarlo del dubbio e dell?ignoto portano Aldo a non vivere pi?. Diventa un fantasma nel ricordo di un fantasma. Passa le giornate sdraiato sul divano del soggiorno a mangiare patatine, bere birra e guardare ossessivamente il cellulare. Saranno proprio le inquadrature di questo soggiorno con tavolino a scandire il tempo del film, a sottolineare l?evoluzione psico-emotiva del protagonista: le birre si ridurranno, le patatine diminuiranno, le posture del corpo cambieranno: avverr? un nuovo processo evolutivo che porter? Aldo dall?essere fantasma e ridiventare uomo.
In questo processo evolutivo fondamentale sar? l?alter ego di Aldo: lo psicoterapeuta Carlo (Nino Frassica) che come Aldo non ? mai riuscito a superare la sparizione di Rita, avvenuta pi? di trent?anni prima. Carlo - nomen omen, ancora una volta - ? un nome antifrastico perfetto in quanto il suo significato di ?uomo libero? ? palesamente contraddetto dalle prigionia della memoria, dalle catene del ricordo che ancora legano l?esistenza del dottore.
?Pu? un cieco guidare un altro cieco??, chiede l?evangelo. In questo caso, s?. La comunicazione, il confronto, il supporto reciproco aiuter? e salver? entrambi.

Il film poggia su alcuni pilastri di eccellente fattura.
In primis, la sceneggiatura. La psicologia, la veridicit? e l?aderenza al reale che permea tutti i dialoghi permettono l?immedesimazione di chi ascolta e d? alla pellicola un respiro di internazionalit? e atemporalit?, fondamentali nel cinema di oggi.
Eccellenti anche le inquadrature, gli scorci, la fotografia che da sempre sono il marchio di fabbrica del regista, capace di immortalare luci, ombre, colori e profondit? con grande maestria.
Straordinaria, inoltre, la coppia Vassallo-Frassica. Due interpretazioni attoriali di qualit?, un?intesa e un connubio che rende sempre viva l?attenzione. La capacit? di entrambi di alternare il comico e il tragico, l?assurdo con il vero ? il risultato della somma del loro talento e delle loro lunghe esperienze teatrali e televisive.
Ad affiancare i due, Selene Caramazza nel ruolo di Sonia, la migliore amica di Aldo. Il suo personaggio risulta essere il pi? enigmatico e forse il pi? simbolico. La ragazza, abbandonata dal padre, ha tante relazioni fugaci. C??, e non c??. Vive, e non vive. Ghosta, e si ghosta. Una sfinge, dunque. Un pendolo tra passato e presente. L?interpretazione dell?attrice ? sorprendente, soprattutto per le sue capacit? di esprimere questi contrasti con una presenza scenica che fa degli sguardi e del linguaggio del corpo il suo punto di forza.

Arrivederci tristezza ? un invito, un?esortazione, un incoraggiamento a superare un inferno in attesa di un purgatorio dell?anima e - chiss? - forse di un paradiso di felicit?. Ma ? anche l?amara rappresentazione - e l?artistica denuncia - di un modus operandi che lacera la mente, la dignit?, l?individuo e la societ?.
Virgilio, Giovanni Virgilio, porta sul grande schermo quello che - probabilmente - ? il suo film pi? sentito, vissuto, dove si coglie tutta la sua maturit? artistica e umana.

Non resta che accogliere il suo invito, dunque, ed essere pronti ?a rivedere le stelle?.

Simo V