Decision To Leave è un film del 2022 scritto e diretto da Park-Chan Wook che racconta la storia di un giovane investigatore alle prese con un suicidio di cui la moglie del defunto è la principale sospettata, ma le sue indagini saranno condizionate dalla nascita di un sentimento nei suoi confronti.
Il film aleggia su un aria surreale nonostante sia pieno di riferimenti alla modernità, il telefono ad esempio è di uso centrale e viene sfruttato per una moltitudine di situazioni, oltre alle sue consuete funzioni di raccoglitore di dati viene infatti usato anche per i dialoghi tra i due protagonisti o per gli sviluppi di trama ed è oggetto di gioco per i cambi di inquadratura fatti dal regista, che in questa sua ultima opera si innova registicamente con guizzi sperimentali che affascinano gli occhi dello spettatore. Ci sono alcune scene che visivamente sembrano ispirate all’animazione giapponese e si nota un uso frequente dei riflessi veramente ben sfruttati come l’uso degli zoom e delle carrellate che insieme agli altri movimenti di macchina si concatenano alla perfezione.
Anche il montaggio è molto sperimentale e a volte rischia di confondere la visione giocando su un cambio repentino dei luoghi e dei personaggi ma nel progredire del film si riesce ad entrare in quell’ottica e riesce a farci scivolare nella confusa mente dell’investigatore. Penso infatti che questo suo uso caotico (sia di regia che di montaggio) serva a calarci nella mente del protagonista, che sofferente di insonnia, a volte perde la sua visione lineare e perdendosi nei suoi pensieri viaggia con essi da una parte all’altra.
Per via di questo stile però, gli spettatori meno abituati a sperimentazioni del genere potrebbero non riuscire a tenere il filo della trama (per quanto basterebbe qualche dose di attenzione in più) e potrebbero trovarsi disorientati.
La cosa che secondo me ha più funzionato è il lato estetico che fa un uso egregio della fotografia giocando costantemente con i contrasti tra colori caldi e freddi, colori che spesso si legano nello spazio a quelli dei personaggi, creando cosi stacco o unione tra di loro, uno per esaltare le differenze, l’altro per accomunarli; il tutto in determinate situazioni. Anche le luci sono funzionali ai principi citati prima e contribuiscono alla creazione di questo scenario in constante equilibrio tra sogno e cruda realtà. Il risultato è una messa in scena praticamente perfetta.
Nelle sue dure ore e un quarto di durata vuole farci riflettere sulla soddisfazione e la realizzazione nel lavoro messo a confronto con un’amore appagato, perché entrambi ci danno uno stile di vita a seconda di come siamo fatti e ci dice che tra i due, qualcosa da l’uno o l’altro, bisogna lasciare.
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