Ho appena finito di vedere il pluripremiato titolo di Chloé Zaho, Nomadland e sono rimasto piacevolmente colpito dal film ma anche un po' dubbioso su alcuni aspetti.
il film è fatto bene, la Mcdornand è strepitosa e mette a segno un'altra prestazione spaziale dopo quella di Mildred Heyes in " Tre manifesti ad Ebbing, Missouri " . La regia della Zaho è impeccabile, anche se forse i continui e minuscoli stacchi di camera ad un certo punto mi sono risultati un po' indigesti, così come ho trovato poca profondità a discapito di paesaggi che avrebbero meritato più coinvolgimento. Forse il problema che questo film mi ha dato è stato proprio questo: in un on the road mi aspetto di godermi ciò che il viaggio mi offre, di immergermi negli spazi che mi circondano ed ammirare dei paesaggi che come quelli statunitensi off town, meritano di essere visti. Qui la Zaho invece ci fa concentrare su tantissimi primi piani, spesso in spazi piccoli come roulotte o il van in cui Fern ( Frances Mcdormand ) vive e gira per il paese. Per il resto il film è veramente gradevole, oltre che coinvolgente. Ci racconta in maniera precisa e corretta il disagio di una donna che nell'era del capitalismo più sfrenato si ritrova a fare i conti con il precariato e la crisi economica, dopo aver perso il lavoro ed il marito e senza più riuscire ad adattarsi a quella società che l'ha calpestata e lasciata per terra. Da questo punto di vista la Zaho è bravissima a raccontarci una storia che è una storia comune, come tante altre, fotografando la contemporaneità in maniera disarmante. Forse la colonna sonora non aiuta ad immergerci perfettamente, molto minimale e poco variegata, distante dall'atmosfera che un on the road negli Stati Uniti può darci.
Per il resto credo che sia un film che valga la pena di essere visto e che tutto sommato si sia meritato i numerosi premi ricevuti .
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