La Mafia non è più quella di una Volta |
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Un film di Franco Maresco.
Con Letizia Battaglia, Ciccio Mira, Angelo Faraci, Matteo Mannino.
continua»
Documentario,
Ratings: Kids+13,
durata 98 min.
- Italia 2019.
- Cinecittà Luce
uscita giovedì 12 settembre 2019.
MYMONETRO
La Mafia non è più quella di una Volta
valutazione media:
3,48
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La mafia di Maresco accende la Mostra
di Emiliano Morreale La Repubblica
"Viene o no?". Da giorni al Lido, la domanda aveva cominciato a montare. Franco Maresco, il regista più schivo del nostro cinema, non prende l'aereo e non ama (per usare un eufemismo) comparire in occasioni mondane. Era per la prima volta in concorso a Venezia, ma anche stavolta il regista, già creatore con Daniele Ciprì delle strisce di Cinico Tv e del censuratissimo Totò che visse due volte, è rimasto a Palermo. Del film si sapeva che era il seguito ideale di Belluscone, sulla passione siciliana per il Cavaliere, e l'incontro tra due figure opposte: l'ottantenne Letizia Battaglia, grande fotografa e militante antimafia, e Ciccio Mira, organizzatore di feste di piazza che appartiene culturalmente all'"altra Palermo". Dopo la proiezione, è arrivata la polemica. Nella parte finale del film, davanti a una domanda sul perché il presidente Mattarella non abbia commentato la sentenza del 2018 sulla trattativa Stato-mafia, Mira si lancia in un'apologia surreale del capo dello Stato, uno sconclusionato racconto dell'incontro con la sua famiglia e delle passioni cinefile del giovane Sergio. La polemica, insomma, sembra campata in aria: siamo nel mondo di un millantatore (anzi, "brillantatore", dice lui) che, scopriremo, cerca di ingraziarsi il Presidente per certi suoi improbabili fini. A smorzarla prima Letizia Battaglia ("L'Italia è salva grazie a Mattarella») e poi una nota del consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente ("non può commentare le sentenze della magistratura"). Nel film, Mira e Battaglia si chiedono cosa ne è oggi non solo della mafia, ma soprattutto dell'antimafia. Lei, pur sconvolta dalle celebrazioni per il venticinquennale della strage di Capaci, trasformata in gigantesca sagra, e dall'indifferenza del popolo palermitano verso la memoria di Falcone e Borsellino, rivendica la speranza e l'impegno. Maresco, disilluso e sarcastico, le racconta una storia parallela: quella di Mira che, fiutando il vento che tira, organizza allo Zen (quartiere degradato di Palermo) una serata canora di "Neomelodici per Falcone e Borsellino". Perché ormai gridare "la mafia fa schifo" non richiede coraggio, e Cosa Nostra anzi asseconda un'antimafia mediatica e di facciata. L' impresario è una versione cialtrona (e più simpatica) dei creatori di fiction tv su giudici e boss. Ma appartiene a un mondo scomparso (lo si vede sempre in bianco e nero, infatti), e rimane guardingo: sarà poi vero che ormai si può dire tutto senza che "loro" si arrabbino? L'organizzazione della festa canora procede tra mille intoppi e scivola verso la follia e il nulla: una quieta, amara apocalisse. Maresco fa da guida con la sua voce fuori campo, ma si fa mettere in discussione dalla tenace antagonista femminile. E il film svaria, ricomincia e divaga, cercando un senso nel caos fa ridere e mette implacabilmente a disagio, con un percorso in apparenza documentario, ma in cui è impossibile capire cosa è vero e cosa è inventato. Il pessimismo di Maresco non riguarda solo la politica ma l'antropologia del nostro paese e del nostro tempo: partendo dalla cronaca, arriva a una desolata visione del mondo e della storia.
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