ruger357mgm
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domenica 15 settembre 2019
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amarissima sicilia
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Gioca lo scettico Maresco, lanciando esche agli affezionati spettatori di Cinico TV della raitre che fu, scoperto insieme a Ciprì da Ghezzi e Guglielmi, parte fondante del Blob quotidianamente propinatoci dalla rete sperimentale, allora, della RAI. Scherza con le cose serie, come la mafia, che si conferma immanente, come una cappa oltraggiosa, sui limpidi cieli palermitani, che sono quelli che si stagliano sui saloni ovattati dei palazzi del potere, che incombono sui luminosi locali del Roggero di Lauria, circolo nautico della nobiltà di toga e sangue cui si iscrivono stirpi elette di politici .Ma sono anche i cieli che sovrastano gli immondezzai a cielo aperto dello ZEN2 , le stecche da via Fausto Coppi a via Rocky Marciano, dove la principale attività economica è lo spaccio di derivati della canapa, di polverine iniettabili e aspirabili, di pastiglie colorate di ogni tipo e natura, dove la gente si augura di avere un invalido in casa perchè con un'invalidità, un accompgnamento o un reddito di cittadinanza ci campano dalle quattro alle sei persone.
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Gioca lo scettico Maresco, lanciando esche agli affezionati spettatori di Cinico TV della raitre che fu, scoperto insieme a Ciprì da Ghezzi e Guglielmi, parte fondante del Blob quotidianamente propinatoci dalla rete sperimentale, allora, della RAI. Scherza con le cose serie, come la mafia, che si conferma immanente, come una cappa oltraggiosa, sui limpidi cieli palermitani, che sono quelli che si stagliano sui saloni ovattati dei palazzi del potere, che incombono sui luminosi locali del Roggero di Lauria, circolo nautico della nobiltà di toga e sangue cui si iscrivono stirpi elette di politici .Ma sono anche i cieli che sovrastano gli immondezzai a cielo aperto dello ZEN2 , le stecche da via Fausto Coppi a via Rocky Marciano, dove la principale attività economica è lo spaccio di derivati della canapa, di polverine iniettabili e aspirabili, di pastiglie colorate di ogni tipo e natura, dove la gente si augura di avere un invalido in casa perchè con un'invalidità, un accompgnamento o un reddito di cittadinanza ci campano dalle quattro alle sei persone. Sotto questo cielo, la calata palermitana del regista ci presenta, subdola e implacabile, la solita ( per gli abituèes del mitico Paviglianiti) galleria lombrosiana di personaggi presi per strada, che comunicano però molto seriamente, l'impermeabilità alla speranza della plebe panormita, di quella che il lombardo Manzoni avrebbe definito la "piccola gente" e che qui è solo popolino stupido e ignorante, abituato alle legnate, alle feste, alla farina ed alla forca, comunque chiamata, del Borbone o Potente o mafioso di turno. Ed è proprio in nome e per conto di un ignoto potente che l'improbabile impresario Ciccio Mira organizza allo Zen 2 un concerto di "neomelodici" in occasione del venticinquennale delle stragi del 92. L'evento finirà in farsa e in tragedia, per almeno due delle comparse. Oltre al disincantato e cattivo occhio dell'autore c'è quello romantico, sognante e battagliero di Letizia Battaglia, fotografa di nera e per l'occasione Fata Turchina del Lucignolo Maresco, musa ispiratrice e disincantata con i piedi nel fango e la testa tra le nuvole.Presa diretta spietata, commenti che sono rasoiate, cattiveria gratuita quella sul Presidente della Repubblica, inconferente lo spot sulla trattativa. Un film che fa ridere sul momento e che fa pensare, troppo e e male, dopo.Una realtà amarissima.
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loland10
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domenica 15 settembre 2019
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sintonia...stonata
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“La mafia non è più quella di una volta” (2019) è il decimo lungometraggio del regista palermitano Franco Maresco (di cui alcuni con Daniele Ciprì).
È tornato il regista irriverente, sarcastico, pedante e scorretto.
Si parte da una ricorrenza importante e da un anniversario di cui tutti hanno detto (media ad ogni confine) ....25 anni dagli attentati di Falcone eBorsellino; siamo nel 2017 a Palermo con le date da ‘ricordare’: 23 maggio e 19 luglio 1992.
Documento con la voce fuori campo di Maresco (ma è sempre lì…) che racconta gli eventi dell’anniversario e dintorni, accanto a lui, o meglio davanti come un alter ego storico di Palermo la fotografa Letizia Battaglia.
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“La mafia non è più quella di una volta” (2019) è il decimo lungometraggio del regista palermitano Franco Maresco (di cui alcuni con Daniele Ciprì).
È tornato il regista irriverente, sarcastico, pedante e scorretto.
Si parte da una ricorrenza importante e da un anniversario di cui tutti hanno detto (media ad ogni confine) ....25 anni dagli attentati di Falcone eBorsellino; siamo nel 2017 a Palermo con le date da ‘ricordare’: 23 maggio e 19 luglio 1992.
Documento con la voce fuori campo di Maresco (ma è sempre lì…) che racconta gli eventi dell’anniversario e dintorni, accanto a lui, o meglio davanti come un alter ego storico di Palermo la fotografa Letizia Battaglia. Donna di fama mondiale che ha raccontato la mafia e il sangue della Sicilia: foto che hanno detto più di un articolo di giornale (tra l’altro la prima a fotografare il corpo di Piersanti Mattarella ucciso il......). Oltre che giornalista e impegnata in politica (assessore nella giunta comunale di Palermo con sindaco Leoluca Orlando).
Il giro ‘turistico’ (si fa per dire) di Maresco con la cinepresa in spalla è testimonianza dell’oggi (dal 2017 appunto) in una città quasi dispersa e senza volto.
Un documento ‘fuori orario’ che tra interviste, racconti, volti, stridori, velleità, pelle d’oca, sorrisi, brividi, ignoranza, legalità, corpi spenti, speranze e vuoti di ogni tipo, allarga ogni mistero minimo e litiga con ciascuno di noi. Il presente è sconsolante dice la fotografa a Maresco sentendo le risposte o meglio le non risposte di alcuni cittadini palermitani sul ricordo di Falcone e Borsellino con la ‘solita’ parata politica per l’anniversario delle stragi.
“Ho cose più importanti da fare” che venire a ricordare due giudici (per alcuni ‘corrotti e poliziotti’...) viene risposto alla domanda di Maresco. Naturalmente tutto in stretto dialetto o quasi con sottotitoli per tutta la durata del film.
E poi il ricordo dei due ‘eroi’ è doppio: quello istituzionale (di cui la fotografa Battaglia ha poca ammirazione) e quello (‘incredibilmente vero’) di una ‘concerto-musicale’ organizzato da Ciccio Mira con i finanziamenti di Matteo Mannino. Un qualcosa che ha l’arroganza del surreale e lo scriteriato cervello di un mondo commiserante. Siamo nel quartiere Zen2 dove degrado e illegalità paiono normali anzi sono amici di vecchia data. Un concerto dove il palco ha dalla sua sono la scrittura indecifrabile di Ciccio e il parlare analfabeta di Matteo.
Ecco che guardando il docu-film ti rendi conto che non guardi una parata, un anniversario, uno stato....ma osservi le viscere stantie e vere, annerite e dette di un’Italia lontana ma che riempie lo stomaco di odori putridi e puzzolenti. Ecco che Maresco fa dire a Ciccio Mira: ‘lo stato e la mafia...stessa cosa uno vale l’altra’....’basta che qualcuno chiami io ci sono’. ‘Chi vuole organizzo feste, festini, programmi e concerti’: parliamo di qualità che viene da se con i neo-melodici che cantano di tutto (ogni gusto è gusto) ma poco o nulla sanno dei due giudici uccisi.
“Se te lo chiedesse il PadreEterno.....di dire no alla mafia.....cosa faresti?...”.
‘No’....’no’ risponde Cristian Miscel. Lui canta quello che sente nonostante qualche difetto come dice il suo ‘tutore’ Ciccio Mira....dalla poca voce a stonare....quindi. Va bene così.
Nel frattempo la voce di Maresco ci riempie di tanto e domande con l’acidità di stomaco che aumenta e il riso sferzante rimane implosivo: che strano dove tutti sono e siamo dentro con la fotografa Battaglia che pare una stralunata marziana. E l’allentamento del fermo immagine finale, piano piano, è allarmante e remissivo. Vi lascio cantare mentre la piazza è vuota. Solo uno di numero che fa finta di esserci. Tutto più lontano e offuscato e il buio riempie lo schermo. E alla fine la chiosa sul ‘Nessuno’ omerico pare una trovata teatrale, l’unica (fuori onda nel ‘fuori da ogni grazia’), che resta perché antichissima. ‘Chi è stato?’...’Chi ha sparato?’....’Nessuno’. Il senso omertoso è nella storia dice Ciccio Mira. Ci crede o no non ha nessuna importanza.
Anche il presidente Mattarella è palermitano e dice sempre poco anche quando dovrebbe.
La storia familiare tra la sua famiglia, quella di Mira e alcune faccende bruttissime...per via di un polpo....è raccontata con un’animazione veramente bella e efficace. Un raro esempio di connubio tra estasi bambinesca (cartoon) e tragedia umana (mafia e dintorni). Dal cinismo surreale al realismo commediante.
Un cast che pare di conoscere dove ognuno recita se stesso (basta esserci) e dove ogni imperfezione è un pregio e qualsiasi ripresa confà al documento di ‘una volta’.
Regia: documentari-smo diretto e mai dormiente. Efficaci le chiusure annerite ad ogni cambio di scena per un montaggio consono.
Voto: 8/10 (****) -cinema (in)digeribile-
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mauridal
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giovedė 19 settembre 2019
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supercinico doc
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LA MAFIA NON E’ PIU QUELLA DI UNA VOLTA
Di FRANCO MARESCO GLI acculturati e i sotto acculturati di Palermo
Letizia Battaglia, Franco Maresco, e Ciccio Mira, sono i personaggi protagonisti di questo docufilm sceneggiato e musicato per un pubblico eterogeneo ma sicuramente un film voluto per provocare una reazione nella casta politica italiana ma anche in qualche modo nell’anti casta , ovvero coloro che della politica tradizionale ,istituzionale ne hanno fatto ultimamente oggetto di contestazione e aggressività in nome della alternativa .
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LA MAFIA NON E’ PIU QUELLA DI UNA VOLTA
Di FRANCO MARESCO GLI acculturati e i sotto acculturati di Palermo
Letizia Battaglia, Franco Maresco, e Ciccio Mira, sono i personaggi protagonisti di questo docufilm sceneggiato e musicato per un pubblico eterogeneo ma sicuramente un film voluto per provocare una reazione nella casta politica italiana ma anche in qualche modo nell’anti casta , ovvero coloro che della politica tradizionale ,istituzionale ne hanno fatto ultimamente oggetto di contestazione e aggressività in nome della alternativa . Reazione culturale , polemica socio politica , Franco Maresco regista autore , ne ha sempre provocato ma anche subìto con censure e insuccessi, ma tutto il suo lavoro è improntato ad una feroce critica di sistemi di potere da quello religioso a quello politico economico che nelle istituzioni dello Stato repubblicano italiano hanno coinciso spesso con una vicinanza verso l’antistato per eccellenza , ovvero la mafia siciliana di cosa nostra. Dunque Maresco propone una sua tesi nei film che realizza da Belluscone a questo ultimo, una tesi volta a riaffermare le complicità le collusioni e sopratutto la negazione , l’oblio della gente comune in gran parte sottoacculturata di Palermo e della Sicilia , nei confronti della mafia. Intanto nel film si crea con evidenza una netta separazione tra una èlites intellettuale e una massa ignorante o sottoacculturata di sottoproletariato facile preda di speculazioni malavitose e poiché la chiave di lettura del film è il grottesco delle situazioni, il mostruoso surreale dei personaggi e di cosa loro dicono, il tutto finisce nella farsa ironica di una storia del tutto inventata da un personaggio terribilmente reale tale Ciccio Mira impresario televisivo e di feste di piazza popolari ,il quale essendo in pieno un palermitano colluso e omertoso non ha difficoltà a negare la mafia davanti alla telecamera di Maresco anzi negando anche la sua dichiarazione contro la mafia nella stessa manifestazione da lui organizzata ovvero un concerto di neo melodici per commemorare Falcone e Borsellino, nel quartiere Zen di Palermo , noto per la presenza di malavita organizzata. Dunque un film difficile da cogliere appieno ,tante sono le sfumature che presenta dal bianco e nero del personaggio sotto acculturato Ciccio Mira ai colori della Letizia Battaglia nota intellettuale fotografa palermitana di livello internazionale. Anche Franco Maresco è un intellettuale Palermitano amico e sodale della Letizia nel film dove lei accetta di partecipare dal vivo solo in quanto “ bottana” che recita se stessa. Il film però da ironico grottesco satirico e via così , diventa terribilmente serio e tragico con le foto di morti ammazzati con le immagini del degrado di vita allo Zen con il vero volto della mafia tra la gente comune che sopravvive contigua e complice. Cosa documenta Maresco , allora che già non si sappia . Intanto riesce ad essere esplicito mostrando una antimafia di facciata e di cerimonia di balli e canti di giovani studenti allegri e ignari , una inutile antimafia celebrativa .Infine dichiara che lo Stato e l’antistato vanno a braccetto nei politici e nell’economia nella finanza e nei tanti poteri istituzionali. Il film che per nulla divertente tranne qualche comicità involontaria dei personaggi Infine si rivela provocatorio e anarchico quando lancia accuse di omertà anche al capo dello Stato attuale, palermitano e quindi antropologicamente siciliano. Si tratta di una conclusione non degna dell’intellettuale Maresco che usa tutto il suo cinismo per affrontare anche temi come la follia il disagio mentale e l’emarginazione di figure e personaggi dell’inferno palermitano. Dunque un ritratto della sua Palermo e della Sicilia senza speranza agli occhi dello spettatore che magari conferma delle convinzioni sui rapporti tra mafia e il potere politico . Rimane il dubbio su cosa ci sia di nuovo questa volta nella mafia e chi potrà sconfiggerla secondo Maresco , ma forse nel suo perduto disperante pessimismo , ci risponde niente e soprattutto, nessuno.
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gaiart
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martedė 10 settembre 2019
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il fascino della sagra di paese
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Il fascino della sagra di Paese
Maresco, come seguito a Belluscone, mette in scena Palermo. Una Palermo che diviene città e protagonista, ricca di contraddizioni e risvolti, macchiette e sicari, brave persone e criminali. Da tempo non si sentiva ridere così a crepapelle e di cuore tutti i numerosissimi giornalisti accreditati in sala Darsena per l'anteprima stampa. Una specie di capolavoro; denuncia e ironia, surrealismo e indagine d'inchiesta; formula vincente.
Ciccio Mira è un impresario che lavora in una televisione privata di Palermo.
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Il fascino della sagra di Paese
Maresco, come seguito a Belluscone, mette in scena Palermo. Una Palermo che diviene città e protagonista, ricca di contraddizioni e risvolti, macchiette e sicari, brave persone e criminali. Da tempo non si sentiva ridere così a crepapelle e di cuore tutti i numerosissimi giornalisti accreditati in sala Darsena per l'anteprima stampa. Una specie di capolavoro; denuncia e ironia, surrealismo e indagine d'inchiesta; formula vincente.
Ciccio Mira è un impresario che lavora in una televisione privata di Palermo. Organizza feste, sagre di paese, con cantanti neomelodici, nella Zen, zona edilizia nord, quartiere diffiicile e disastrato. Proprio qui gli viene commissionata una festa a 25 anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quasi per commemorarli. Diciamo quasi perchè poi nè il produttore, nè gli artisti, vogliono proferire parola nè contro le mafie nè verso i due giudici eroi. In una spirale discendente, produttore e impresario, cadono dal cuore di tutti.
Per fare il film, il diabolico e cinico regista Franco Maresco trova impulso in un suo recente lavoro dedicato a Letizia Battaglia, definita dal New York Times una delle "undici donne che hanno segnato il nostro tempo" e al centro del documentario Shooting the Mafia di Kim Longinotto. La fotografa ottantenne che con i suoi scatti, ha raccontato le guerre di mafia. ancora è ribelle e antiestablishment. Maresco sente quindi il bisogno di affiancare a Ciccio Mira, Letizia, figura proveniente dall'altra parte della barricata, coraggiosa e indomita reporter, contrapposta a un servo del potere.
La mafia non è più quella di una volta nasce nel 2017 quando, diretto e sceneggiato da Franco Maresco, si compie un viaggio in mafia e antimafia, su Palermo e cosa la città sta diventando, con le sue contraddizioni, la sua vita surreale, la sua simpatia e intelligenza, i suoi dolori. Scene asssurde come lo zio Michele che gira con un polipo appena pescato fresco fresco in mano, fuori dal finestrino della macchina, la maglietta di Cristian Miscel con scritto glamor (e non sono errori di stampa, ma si scrivono così come pronunciati), l'animazione di figure e cartoni animati con la pistola, inserti narrati e disanime tra i mercati e rioni fanno del film una godevolissima ora e trenta, oltre a uno strumento di denuncia di mafie, collusi, cantanti neomelodici e l'arte più autentica che c'è: la vita del popolo!
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fabiofeli
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giovedė 26 settembre 2019
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"i palermitani non parlano"
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La grande fotografa Letizia Battaglia, Donna Palermitana da sempre in lotta contro la mafia, alle soglie degli 83 anni, fronteggia le domande pertinenti e a volte disincantate e provocatorie del regista Maresco fuori campo: cosa è rimasto nel 2017, dopo 25 anni, della memoria e della lezione di Falcone e Borsellino? Solo una manifestazione dei giovani? Cosa succede 26 anni dopo? Maresco incalza e fa arrabbiare Letizia, che risponde : - Non dovevo vivere così a lungo, sono già troppo vecchia! -. Dall’altro lato Maresco tira fuori dal cappello il proprietario dell’emittente televisiva STB, Ciccio Mira: una persona surreale, che confonde la parola millantatore che Maresco gli butta in faccia - una persona come il Miles Gloriosus di Plauto - con “brillantatore”, che nel vocabolario dell’impresario diventa una persona che rende ogni cosa brillante e preziosa.
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La grande fotografa Letizia Battaglia, Donna Palermitana da sempre in lotta contro la mafia, alle soglie degli 83 anni, fronteggia le domande pertinenti e a volte disincantate e provocatorie del regista Maresco fuori campo: cosa è rimasto nel 2017, dopo 25 anni, della memoria e della lezione di Falcone e Borsellino? Solo una manifestazione dei giovani? Cosa succede 26 anni dopo? Maresco incalza e fa arrabbiare Letizia, che risponde : - Non dovevo vivere così a lungo, sono già troppo vecchia! -. Dall’altro lato Maresco tira fuori dal cappello il proprietario dell’emittente televisiva STB, Ciccio Mira: una persona surreale, che confonde la parola millantatore che Maresco gli butta in faccia - una persona come il Miles Gloriosus di Plauto - con “brillantatore”, che nel vocabolario dell’impresario diventa una persona che rende ogni cosa brillante e preziosa. Letizia mostra il muro dietro al quale si scioglievano con l’acido le vittime dei capi-mafia. Intanto Ciccio Mira si svincola dalla domanda su Buscetta, accusatore di Riina, e non sa che dire della statua di Don Puglisi che sembra il ritratto di Berlusconi, del quale è fervente ammiratore; sta organizzando in onore di Falcone e Borsellino un festival dei cantanti neomelodici al quartiere Zen 2. Ciccio Mira si lancia in commenti antropologici sugli abitanti della sua città: “I palermitani non parlano!” sentenzia. Maresco incalza: - Come se fosse scritto nel loro DNA?-. –Sì! - risponde Mira ed evita di pronunciare la frase espressamente suggerita dal regista, “la mafia fa schifo!”. Hai visto mai che qualcuno si può offendere …
In effetti gli intervistati, allo Zen e altrove a Palermo, in larghissima maggioranza fingono di non ricordare i due magistrati o non li ricordano affatto; uno che li ricorda, li chiama sbirri. Maresco rivolge una domanda insidiosa a Mira: - Perché, secondo lei, Sergio Mattarella non ha commentato la sentenza del 2018 sulla trattativa Stato-mafia? Mira si supera: non vuole pronunciare il nome di Piersanti, il fratello maggiore dell’attuale Presidente della Repubblica ucciso dalla mafia, e tira fuori la improbabile storia di una amicizia tra le due famiglie nata da un incidente automobilistico di suo padre contro il cancello dei Mattarella e dalla comune passione per il cinema. Ma in tempi di populismo e sovranismo avanzante su supposti ruoli ambigui del Presidente della Repubblica non si scherza. Letizia Battaglia con il suo sguardo pulito e limpido, ha già detto nel film che Mattarella ha salvato l’Italia, ma subito – al termine della proiezione del film al 76° Festival di Venezia - una nota del Quirinale azzera immediatamente la polemica: il Presidente non può commentare le sentenze della magistratura. Durante il film, si ride e si mastica amaro nello stesso tempo. Non è eccezionale, ma lo si può vedere.
Valutazione *** e 1/2
FabioFeli
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carloalberto
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mercoledė 20 ottobre 2021
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scetticismo e passione nel paese del gattopardo
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Sarcastico, grottesco, irriverente, antiretorico, in una parola, geniale docufilm di Maresco. Il tema dovrebbe essere quello della memoria di Falcone e Borsellino, oggi a Palermo, ma sono poche le persone intervistate perché il lavoro abbia la valenza sociologica di un film inchiesta. Letizia Battaglia gli rimprovera proprio questo, di essersi andato a cercare le persone col lanternino, dimenticando che anche la sua arte, la fotografia, è selettiva. Ma da una sola immagine, per quanto riduttiva e limitante, può cogliersi a volte il senso del contesto, che rimane fuori dal campo visivo, o che sfugge al più pedante e dettagliato servizio fotografico o al grandangolo.
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Sarcastico, grottesco, irriverente, antiretorico, in una parola, geniale docufilm di Maresco. Il tema dovrebbe essere quello della memoria di Falcone e Borsellino, oggi a Palermo, ma sono poche le persone intervistate perché il lavoro abbia la valenza sociologica di un film inchiesta. Letizia Battaglia gli rimprovera proprio questo, di essersi andato a cercare le persone col lanternino, dimenticando che anche la sua arte, la fotografia, è selettiva. Ma da una sola immagine, per quanto riduttiva e limitante, può cogliersi a volte il senso del contesto, che rimane fuori dal campo visivo, o che sfugge al più pedante e dettagliato servizio fotografico o al grandangolo. Tutto dipende dallo sguardo, dall’intuizione, dall’estro di chi scatta o di chi sta dietro alla cinepresa. Maresco, attraverso la storia di poche persone e qualche ritratto estemporaneo, coglie ciò che resta insondabile per gli altri, uno spirito antico e sotterraneo che permane nel tempo, che cambia forma come il serpente la pelle e striscia inosservato nella società fino ai giorni nostri, dopo aver colpito a morte lo Stato negli anni novanta, e questo a dispetto della retorica delle pubbliche celebrazioni trionfanti o lacrimevoli, delle statistiche rassicuranti e dei discorsi assennati dei benpensanti o degli addetti ai lavori.
Letizia Battaglia coinvolta nelle manifestazioni che si tengono annualmente a Palermo, per ricordare gli eccidi di Capaci e di via D’Amelio, gira tra i giovani venuti da tutta Italia che ballano e cantano e, giustamente, si indigna. E’ invitata, poi, ad assistere ad una improbabile festa di piazza in onore di Falcone e Borsellino, organizzata allo Zen di Palermo, da un impresario di neomelodici, ripreso sempre in bianco e nero, che ricorda uno dei fantastici personaggi di Cinico TV, e rimane esterrefatta per non dire nauseata e scappa via in taxi.
La citazione del paese del Gattopardo di Maresco mentre la fotografa esulta, all’indomani della prima sentenza sulla trattativa Stato mafia, suona profetica. Suggestivo e pericoloso sul filo della lesa maestà il riferimento al silenzio del presidente su quella sentenza.
Tra Maresco e la Battaglia c’è, dall’inizio fino alla fine del film, un divertente e simpatico battibecco che nasconde, tuttavia, una dissonanza più profonda che esiste da sempre davanti alle grandi questioni italiane, e tra queste non ultima c’è quella della lotta alla mafia, tra chi, animato da una forte passione politica e civile, è certo che il bene è destinato a trionfare e chi, invece, rimane scettico e anche di fronte a qualche vittoria insperata contro il male non esulta, convinto che prima o poi tutto tornerà come prima, nel paese del Gattopardo.
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