Io sono Tempesta |
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Un film di Daniele Luchetti.
Con Marco Giallini, Elio Germano, Eleonora Danco, Jo Sung.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 97 min.
- Italia 2018.
- 01 Distribution
uscita giovedì 12 aprile 2018.
MYMONETRO
Io sono Tempesta
valutazione media:
2,27
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tra il ricco e il povero non mettere la realtà
di Emiliano Morreale L'Espresso
I tentativi di aggiornare la nostra commedia all'attualità si fanno sempre più vari e frequenti negli ultimi tempi, e in questo caso lo schema è quello della favola o dell'opera buffa, lontani dal cinismo spesso fecondo della commedia all'italiana. Un imprenditore spregiudicato e dalle ricchezze favolose (Giallini) viene condannato per reati fiscali e deve fare un periodo ai servizi sociali. Assegnato a un'associazione che si occupa di senzatetto, dovrà dimostrare le proprie capacità di empatia col prossimo. Fa amicizia con un giovane padre finito sul lastrico (Germano), e chiaramente arriverà una presa di coscienza a contatto questi e altri personaggi buffi. Lo schema è quello di un buddy movie, del confronto tra il ricco cinico, ma in fondo simpatico, e il povero stralunato. I riferimenti alla realtà sono però vaghi, la vicenda potrebbe svolgersi in ogni tempo e in ogni luogo: i ricchi sono ricchi stratosferici, da commedia anni Trenta, e i poveri sono barboni (sempre difficilissimi da rendere credibili nel cinema di finzione). In fondo i personaggi sono tutti buoni, e tutti figure riconoscibili e già viste: i poveri un po' matti ovviamente (la parte più divertente), ma anche il ricco a cui i soldi non danno la felicità, le prostitute dal cuore d'oro, il figlio irresistibilmente furbetto che ha la trovata al momento giusto, e (meno di tutti, però) la volontaria nevrotica interpretata da Eleonora Danco. E quindi, per sfuggire al cinismo, tutto risulta un po' fiacco, con i passaggi narrativi che entrano in maniera meccanica e molti momenti in cui il ritmo ristagna. Scene come la notte nell'albergo lussuoso in cui i poveri scorrazzano rendono esplicito il gusto fiabesco, il cui effetto è però di togliere mordente, anche perché non ci sono gag all'altezza, il ritmo è dato sostanzialmente dalla musica di Crivelli, cui viene delegato troppo, e non bastano un ralenti ironico con la musica quando il gruppo dei poveri incede verso la macchina da presa, o una citazione da Shining (curiosamente, la seconda questo mese insieme allo Spielberg di Ready Player One). Della difficoltà di trovare il tono giusto risentono alla fine anche gli attori, che stentano a trovare una chiave in un film dall'equilibrio così precario: Giallini comunica una sua umanità ma il risultato è che il suo personaggio in fondo non subisce nessun vero mutamento; Germano ci dà dentro un po' troppo, come a voler ricavare a forza risvolti drammatici dal personaggio.
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