kate gunzinger
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mercoledì 1 maggio 2019
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che mangio domani a colazione?
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L'unico elemento filmico meritevole di promozione è la fotografia. Patinata, di buon gusto ma che va per conto suo, quasi dovesse avallare un'operazione di marketing turistico piu' che un thriller. Le intenzioni filmiche sono ambiziose, fra scarpette rosse abbandonate sul pavimento, evocazioni di Argento, Kubrick e decine di filmoni e filmetti televisivi, rilascia il solito minestrone già visto, nel quale fino alla fine (ma si capisce dall'inizio) i vivi e i morti, i buoni ed i cattivi dovrennao darsi sll'inevitabile sottrazione. IL film non genera paura, naturalmente e neanche incuriosisce lo spettatore, che resta avulso da quello che succede sullo schermo, chiedendosi cosa mangerà a colazione il giorno dopo.
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L'unico elemento filmico meritevole di promozione è la fotografia. Patinata, di buon gusto ma che va per conto suo, quasi dovesse avallare un'operazione di marketing turistico piu' che un thriller. Le intenzioni filmiche sono ambiziose, fra scarpette rosse abbandonate sul pavimento, evocazioni di Argento, Kubrick e decine di filmoni e filmetti televisivi, rilascia il solito minestrone già visto, nel quale fino alla fine (ma si capisce dall'inizio) i vivi e i morti, i buoni ed i cattivi dovrennao darsi sll'inevitabile sottrazione. IL film non genera paura, naturalmente e neanche incuriosisce lo spettatore, che resta avulso da quello che succede sullo schermo, chiedendosi cosa mangerà a colazione il giorno dopo. Gli attori costituiscono il punto dolente: fra sussurri (mi hanno detto che gli attori non troppo sicuri della propria recitazione sussurrano) e grida. Nessuno escluso, rilasciano prove recitative di basso livello. IL film non lo consiglierei, a meno che non vogliate riflettere su cioì' che mangerete il giorno dopo a colazione.
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giorgio
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sabato 16 febbraio 2019
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dio che pena
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Un film senza senso, attori mediocri e sconosciuti...non vedevo l'ora che terminasse perchè un porcheria simile non l'avevo mai vista. Mia moglie che voleva andarsene.... ho resistito per capirci qualcosa. Tanto x fare un esempio di come sia stato un film approssimato, muore l'infermiera (quello l'ho capito) Eva Grimaldi, ma nessuno degli abitanti della casa la cerca, eppure doveva assistere la paziente. E' tutto approssimato, non ho capito chi era la bambina, e quel gatto che stava sempre tra i piedi. Buon Dio, spero di non ritrovarmi a vedere una mattonata (si dice così a Roma ) così!!!
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dodisfatto
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sabato 6 ottobre 2018
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molto scadente
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Film noioso che non ha mai reso chiaro la sua finalità. Stranamente dai nomi del cast si ci aspetta una buona recitazione, peccato che sua stata un'interpretazione da telenovelas Brasiliane anni 80. Film noiosissimo
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venerdì 5 ottobre 2018
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scadente
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Il film non suscita nessuna emozione, non riesce in nessun modo ad entrare dentro, si percepisce dai dialoghi che la pellicola è un flop. Devo precisare che questo genere non è mai stato il fiore all'occhiello del cinema Italiano, tranne qualche tentativo discretamente riuscito di Dario Argento. Il genere thriller meglio lasciarlo ai maestri Americani, noi dal canto nostro abbiamo il merito di sapere fare molto bene film su cosa nostra e malavita nostrana.
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pinocalabrese
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lunedì 24 settembre 2018
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grazie rino!
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Gentile Rino,
Leggo purtroppo solo adesso la sua recensione di “Respiri “
su My movies.it. Volevo ringraziarla di cuore per le belle parole che ha avuto per il film.
La ringrazio poi in particolare per la notazione positiva che ha scritto nei miei confronti.
Spero di poter fare ancora delle interpretazioni che soddisfino il suo piacere
e gusto per il cinema.
Ancora grazie
Pino Calabrese
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andaland
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domenica 17 giugno 2018
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malfatto
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Attratto dal cast di buon livello e dalle location a me note, ho visto un film di cui salvo solo la fotografia e l'idea di base che poteva portare sicuramente a qualcosa di più initrigante.
La sceneggiatura ed il montaggio sono un'accozzaglia di scene che saltano senza logica e senza continuità. La scena finale può giustificare in parte il delirio registico, ma il film è un susseguirsi di scene a casaccio dove c'è gente che grida nomi, vaga tra la casa e il bosco passando nella stessa sequenza da interni ad esterni senza un motivo. Nelle scene iniziali c'è pure una bella inquadratura del cameraman con tutta l'attrezzatura riflesso in uno specchio.
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Attratto dal cast di buon livello e dalle location a me note, ho visto un film di cui salvo solo la fotografia e l'idea di base che poteva portare sicuramente a qualcosa di più initrigante.
La sceneggiatura ed il montaggio sono un'accozzaglia di scene che saltano senza logica e senza continuità. La scena finale può giustificare in parte il delirio registico, ma il film è un susseguirsi di scene a casaccio dove c'è gente che grida nomi, vaga tra la casa e il bosco passando nella stessa sequenza da interni ad esterni senza un motivo. Nelle scene iniziali c'è pure una bella inquadratura del cameraman con tutta l'attrezzatura riflesso in uno specchio.
In sala eravamo in quattro, due dormivano, uno guardava il cellulare, io ho cercato di seguire, ma non vedevo l'ora finisse.
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mercoledì 13 giugno 2018
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trama lacunosa, ma bella fotografia e montaggio
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Purtroppo avevo un'alta aspettativa perchè avevo letto che era ispirato a the others, ma quello è inarrivabile, sia come storia che come colpo di scena finale. Questo è bello all'inizio come fotografia e montaggio, poi ti lascia l'amaro in bocca per le lacune della trama, che resta un po' contorta.
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neverhood
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sabato 9 giugno 2018
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accozzaglia senza fine
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Affascinato dal trailer, che mi ha evocato ambientazioni e stili propri di mostri sacri quali Pupi Avati, il primo Argento o Amenàbar con l'insuperabile "The Others", mi sono apprestato a vedere questo film, invitando tra l'altro diversi amici (che credo non mi rivolgeranno più la parola, dopo la visione di questa pellicola).
Che dire: erano veramente anni che non vedevo una porcheria del genere. Una recitazione che fa sanguinare occhi e orecchie dall'inizio alla fine (Alessio Boni su tutti, veramente insostenibile), e nessun attore purtroppo si salva.
Immaginate di vedere la fiction più scrausa della Rai..bene...a confronto sarebbe un capolavoro.
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Affascinato dal trailer, che mi ha evocato ambientazioni e stili propri di mostri sacri quali Pupi Avati, il primo Argento o Amenàbar con l'insuperabile "The Others", mi sono apprestato a vedere questo film, invitando tra l'altro diversi amici (che credo non mi rivolgeranno più la parola, dopo la visione di questa pellicola).
Che dire: erano veramente anni che non vedevo una porcheria del genere. Una recitazione che fa sanguinare occhi e orecchie dall'inizio alla fine (Alessio Boni su tutti, veramente insostenibile), e nessun attore purtroppo si salva.
Immaginate di vedere la fiction più scrausa della Rai..bene...a confronto sarebbe un capolavoro.
Per metà del film, c'è un continuo urlare nomi di gente che "si perde", ripetendo la frase magica "c'è qualcuno? c'è qualcuno?" fino alla noia.
Musica che "vorrebbe suscitare" qualcosa ma risulta fuori luogo (e tempo), non congruente nè in alcun modo riportabile a quanto accade nella pellicola.
A questo aggiungiamoci una assoluta assenza di tensione (veramente si fatica a non uscire dalla sala prima della fine, dopo l'accozzaglia di immagini/avvenimenti che vengono buttati sul piatto dall'inizio alla fine senza alcun senso nè logica) e si ha una vaga idea di cosa ci si può aspettare da questa pellicola.
Purtroppo neppure il "colpo di scena finale" aggiunge nulla a quanto già visto: prevedibile fin da metà film, e anche alla luce di questo, assolutamente non in grado di dare una "chiave di lettura" coerente a quanto visto.
Peccato, una grande potenzialità, con una affascinante "location", sprecate in questa pessima realizzazione da dimenticare quanto prima.
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rossana65
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venerdì 8 giugno 2018
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noioso
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E' sicuramente uno dei film più noiosi che io abbia visto in vita mia.
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carloalberto
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venerdì 8 giugno 2018
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più che respiri sbadigli
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Al suo esordio in regia, Alberto Fiorillo, che è anche produttore del suo film, opera prima che catalogherei a metà strada tra i generi thriller e drammatico, come meglio preciso dopo, sceglie un cast italiano di tutto rispetto. Un barbuto Alessio Boni, che duplica, sopra le righe, il personaggio de “La ragazza nella nebbia”, Lino Capolicchio, ad evocare un capolavoro del cinema italiano come “La casa dalle finestre che ridono” di Pupi Avati, ma purtroppo ne siamo molto ma molto distanti, e Milena Vukotic, attrice dotata di espressività enorme che le consente di recitare senza profferire una sola parola. L’ambientazione è giusta, una vecchia tetra bellissima villa, adagiata sulle rive di un lago, dalle stanze spoglie, con i pacchi da disfare dopo un recente trasloco, circondata da un piccolo bosco dove accadono cose terribili.
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Al suo esordio in regia, Alberto Fiorillo, che è anche produttore del suo film, opera prima che catalogherei a metà strada tra i generi thriller e drammatico, come meglio preciso dopo, sceglie un cast italiano di tutto rispetto. Un barbuto Alessio Boni, che duplica, sopra le righe, il personaggio de “La ragazza nella nebbia”, Lino Capolicchio, ad evocare un capolavoro del cinema italiano come “La casa dalle finestre che ridono” di Pupi Avati, ma purtroppo ne siamo molto ma molto distanti, e Milena Vukotic, attrice dotata di espressività enorme che le consente di recitare senza profferire una sola parola. L’ambientazione è giusta, una vecchia tetra bellissima villa, adagiata sulle rive di un lago, dalle stanze spoglie, con i pacchi da disfare dopo un recente trasloco, circondata da un piccolo bosco dove accadono cose terribili. La storia, alla fine, che non rivelo, appare ben congegnata, anche se fredda e cerebrale, e si presta ad una ricostruzione a posteriori per incastrare le varie sequenze sconnesse, rappresentazioni di una mente in delirio. Nonostante tutto questo, il film non coinvolge nemmeno per un momento. Più che respiri in sala ho sentito sbadigli. La pellicola sponsorizzata dalle regioni Lazio e Lombardia è stata reputata meritevole di interesse culturale dall’omonimo ministero. Questo è il vero grattacapo del thriller e al contempo il dramma dello sperpero di danaro pubblico che meglio potrebbe essere impiegato.
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