lucio di loreto
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giovedì 19 settembre 2019
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schematico ma importante
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La tranquilla vita in Arkansas di Marshall Eamons e sua moglie Nancy, viene sconvolta dal coming out del proprio e unico figlio Jared, che pressato e ricattato dal suo amante, è costretto a rivelare la propria omosessualità. Il padre – commerciante d’auto ma anche assiduo pastore battista – e la madre, non prendono per nulla in considerazione tale eventualità, vista nel loro habitat ma ancor oggi in molte parti della “terra dei sogni” come tabù, segno di debolezza e risultato di inferiorità psico fisica, una punizione divina verso coloro che peccano d’animo! Per riportare nei ranghi e redimere alla giusta “normalità” il trasgressore familiare, i due genitori imporranno al 19enne di partecipare a una terapia di riparazione, una sorta di Full Metal Jacket per sopprimere i desideri omosessuali degli individui a loro detta problematici! Il programma Love In Action è capitanato da Victor Sykes, un sergente Hartman da dividere in due, la parte da terrificante motivatore, ruolo perfetto e sopraffino nonché regalo che si concede Joel Edgerton, regista e sceneggiatore, e quella quasi da cruento violentatore, che usa ogni mezzo – fisico e mentale – per convincere il “paziente” a ritornare uomo, affidata a Flea, a suo agio ancora una volta come se stesse suonando per i Red Hot Chili Peppers.
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La tranquilla vita in Arkansas di Marshall Eamons e sua moglie Nancy, viene sconvolta dal coming out del proprio e unico figlio Jared, che pressato e ricattato dal suo amante, è costretto a rivelare la propria omosessualità. Il padre – commerciante d’auto ma anche assiduo pastore battista – e la madre, non prendono per nulla in considerazione tale eventualità, vista nel loro habitat ma ancor oggi in molte parti della “terra dei sogni” come tabù, segno di debolezza e risultato di inferiorità psico fisica, una punizione divina verso coloro che peccano d’animo! Per riportare nei ranghi e redimere alla giusta “normalità” il trasgressore familiare, i due genitori imporranno al 19enne di partecipare a una terapia di riparazione, una sorta di Full Metal Jacket per sopprimere i desideri omosessuali degli individui a loro detta problematici! Il programma Love In Action è capitanato da Victor Sykes, un sergente Hartman da dividere in due, la parte da terrificante motivatore, ruolo perfetto e sopraffino nonché regalo che si concede Joel Edgerton, regista e sceneggiatore, e quella quasi da cruento violentatore, che usa ogni mezzo – fisico e mentale – per convincere il “paziente” a ritornare uomo, affidata a Flea, a suo agio ancora una volta come se stesse suonando per i Red Hot Chili Peppers. Il film è la trasposizione delle memorie scritte da Garrard Conley, attivista per i diritti gay e sopravvissuto alle turbe psicologiche all’interno del centro. Il bigottismo, l’ottusità e il fanatismo religioso sono alla base del pensiero del film, aiutato da un cast stellare che si completa con Russel Crowe, Nicole Kidman e soprattutto Lucas Hedges, convincente una volta di più col suo stile pacato ma allo stesso tempo saggio, focoso e infine esplosivo. Uno dei tanti lungometraggi sull’omofobia rimane però impresso grazie alla bravura di tali campioni, che primeggiano in una scrittura molto schematica, quasi didattica e didascalica, forse pensata apposta così, e ognuno di loro ha il momento d’oro che non si lascia sfuggire. Jared prova ad assecondare i desideri familiari, per non deludere l’amore dei suoi ma poi, di fronte alle violenze, fatte anche di botte comuni verso Cameron/Palla di Lardo, reagisce difendendo il proprio “io” e la propria natura, così come sua madre vede trionfare l’affetto epidermico mamma-bambino, giustificando le scelte del figlio e il padre, più restio, si impegnerà a superare il gigantesco muro di cecità tra normalità e trasgressione. E’ forse questo il motivo perché questa pellicola è stata snobbata agli Oscar. La sua linearità è quasi prevista, il percorso che ogni personaggio compie è uniforme e il lieto fine è un poster buonista troppo istantaneo rispetto alle chiusure che ci vengono propinate fino a poco prima. Sono i dialoghi ad alzare l’asticella e i 4 fenomenali interpreti si ritagliano per ognuno la giusta gloria, se non altro perché tutti, chi in un modo o nell’altro, ci aprono gli occhi verso un mondo oscuro, un incubo fatto di infinita ipocrisia bigotta e puritana, alla base per chiudere il cuore verso chi ne ha bisogno, chi cerca rifugio, aiuto e comprensione. Edgerton non completa dunque un capolavoro – e le basi ci stavano tutte – però col suo modo scontato ma preciso di seguire gli interpreti dietro la macchina da presa, lasciando loro la libertà di esprimersi, riesce a sensibilizzarci meglio di altri sulle difficoltà delle minoranze, che nonostante le molteplici rassicurazioni di facciata, faticano ancora ad ottenere quel che spetta loro: la normalità!
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gaiart
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domenica 28 ottobre 2018
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unghie assassine e ottime performance su un tema sottante e utile
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Unghie assassine, a stelle striscie o a stelline lunghe come artigli. Un parruccone cotonato biondo assolutamente con nulla da invidiare a quello di Trump. Abiti sgargianti che sembrano un insieme di un banco di un mercato. Così si presenta la madre del protagonista, la sempre più impalata Nicole Kidman.
La domanda nasce allora spontanea: può un uomo diventare gay se il modello da amare e’ così repellente?
Arkansas: land of opportunities. Si legge nella targa della cabriolet del venditore d’auto, nonchè padre battista di un ragazzo ancora incerto sessualmente.
In realtà queste opportunità se anche se ci fossero state, verrebbero totalmente schiacciate e frustrate, data la narrazione del film in cui regna la mancanza di ascolto famigliare, il totale sopruso animico, seppur con la millantanta e prepotente vicinanza di Dio e Gesù.
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Unghie assassine, a stelle striscie o a stelline lunghe come artigli. Un parruccone cotonato biondo assolutamente con nulla da invidiare a quello di Trump. Abiti sgargianti che sembrano un insieme di un banco di un mercato. Così si presenta la madre del protagonista, la sempre più impalata Nicole Kidman.
La domanda nasce allora spontanea: può un uomo diventare gay se il modello da amare e’ così repellente?
Arkansas: land of opportunities. Si legge nella targa della cabriolet del venditore d’auto, nonchè padre battista di un ragazzo ancora incerto sessualmente.
In realtà queste opportunità se anche se ci fossero state, verrebbero totalmente schiacciate e frustrate, data la narrazione del film in cui regna la mancanza di ascolto famigliare, il totale sopruso animico, seppur con la millantanta e prepotente vicinanza di Dio e Gesù.
Il sermone domenicale non consente deviazioni di percorso, così come spesso non le consentono i genitori che scoprono che la retta via sesuale del figlio viene obnubilata dalla diversità.
In America esistono queste cliniche, una sorta di centri di ascolto per raddrizzare gli interessi sessuali. In realtà i costi esorbitanti, i metodi violenti, irrispettosi, dove viene vietato l'uso del cellullare, il contatto sia fisico, ma soprattutto emotivo tra persone presenti, le continue domande e ricerche anche sulla famiglia, nell'albero genealogico, con il genogramma per scovare i "diversi": alcolisti, maniaci, stupratori, giocatori d'azzardo, iberna in realtà questi giovani e li tiene prigionieri prima di tutto di se stessi , mentre i terapisti scovano sempre maggiori informazioni e fanno leva sulle fragilità psicologice e intime che scoprono, per teneri li come ostaggi paganti.
In alcuni casi tutto questi soprusi hanno portato al suicidio, come unica via di scampo per la tortutra di essere quello che gli altri non vogliono che tu sia.
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felicity
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mercoledì 6 novembre 2019
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preciso, ben studiato, equilibrato
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In Boy Erased Edgerton ci porta nel cuore di una famiglia per mostrarci il lato umano del lavaggio del cervello.
Sebbene il suo film sia spesso serio e sincero all’eccesso, Edgerton vuole rendere tutto personale.
E raggiunge l’obiettivo ogni volta che Hedges è sullo schermo, dando anima e cuore a un personaggio che non sa se è gay o meno.
Ma il motivo per cui Boy Erased colpisce al cuore è il rapporto di Jared con i genitori.
Kidman infonde compassione e forza a una donna che più impara a conoscere su se stessa più riesce a capire il figlio.
E Crowe è magnifico nel ruolo di un credente che non riesce ad abbattere le barricate tra la sua fede e una vera riconciliazione con il ragazzo.
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In Boy Erased Edgerton ci porta nel cuore di una famiglia per mostrarci il lato umano del lavaggio del cervello.
Sebbene il suo film sia spesso serio e sincero all’eccesso, Edgerton vuole rendere tutto personale.
E raggiunge l’obiettivo ogni volta che Hedges è sullo schermo, dando anima e cuore a un personaggio che non sa se è gay o meno.
Ma il motivo per cui Boy Erased colpisce al cuore è il rapporto di Jared con i genitori.
Kidman infonde compassione e forza a una donna che più impara a conoscere su se stessa più riesce a capire il figlio.
E Crowe è magnifico nel ruolo di un credente che non riesce ad abbattere le barricate tra la sua fede e una vera riconciliazione con il ragazzo. L’ultima scena di Crowe con Hedges è lacerante.
Boy Erased è un film preciso, ben studiato, tanto equilibrato da risultare a tratti didascalico.
La musica classica dalle sonorità cupe, in piena sintonia con i toni grigi e freddi dell’immagine, accompagna costantemente lo spettatore ad assistere alla tragedia che si sta inesorabilmente compiendo.
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carloalberto
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mercoledì 18 novembre 2020
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la mamma è sempre la mamma
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Joel Edgerton,nella duplice veste di regista e, sebbene in un ruolo minore, di attore, mette in scena, con molto impegno e non altrettanta arte, un biopic, fedele trasposizione di un romanzo autobiografico di Garrard Conley, scrittore ed attivista LGBT americano, in cui a parte l’apprezzabile intento di informare, documentando l’attività degli istituti di rieducazione dei non etero e dei loro intollerabili metodi, a tutt’oggi in funzione nella vecchia America retrograda e puritana, peraltro, pienamente riuscito, impressiona per la mimesi totale dei due attori calati nella parte dei genitori dell’autore-protagonista della storia,interpretato dal giovane e bravo Lucas Hedges, imitati fisicamente e finanche nell’acconciatura dei capelli e nell’epa prominente, rispettivamente, da Nicole Kidman e Russell Crowe, come si vedrà nelle immagini finali che mostrano i veri protagonisti della vicenda.
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Joel Edgerton,nella duplice veste di regista e, sebbene in un ruolo minore, di attore, mette in scena, con molto impegno e non altrettanta arte, un biopic, fedele trasposizione di un romanzo autobiografico di Garrard Conley, scrittore ed attivista LGBT americano, in cui a parte l’apprezzabile intento di informare, documentando l’attività degli istituti di rieducazione dei non etero e dei loro intollerabili metodi, a tutt’oggi in funzione nella vecchia America retrograda e puritana, peraltro, pienamente riuscito, impressiona per la mimesi totale dei due attori calati nella parte dei genitori dell’autore-protagonista della storia,interpretato dal giovane e bravo Lucas Hedges, imitati fisicamente e finanche nell’acconciatura dei capelli e nell’epa prominente, rispettivamente, da Nicole Kidman e Russell Crowe, come si vedrà nelle immagini finali che mostrano i veri protagonisti della vicenda.
I toni della pellicola oscillano tra il drammatico esistenziale ed il film denuncia, trovando uno sbocco concreto ed una propria identità, è il caso di dire, di genere, nel finale, con le didascalie che scorrono sotto le immagini di repertorio della famiglia Conley che spiegano come il fenomeno delle terapie di conversione, praticate senza scrupoli e con uso di vere e proprie torture psicologiche da comunità di ispirazione religiosa che si richiamano agli insegnamenti della Bibbia, sia ancora esistente nel 2018, ammesso in 36 stati degli USA, e abbia coinvolto almeno 700.000 persone.
L’utilizzo confuso dei flash back, per cui si perde più volte il senso cronologico degli eventi, e la ricostruzione degli interni familiari ripresi costantemente in penombra per rendere in modo plateale e semplicistico l’atmosfera cupa e opprimente dell’ambiente bigotto dominato dal padre padrone invasato ed ottuso predicatore evangelico, denotano l’approssimazione della tecniche di regia di Edgerton, senz’altro più efficace come attore, nella parte dell’educatore tiranno, che sfoga sulle sue vittime le frustrazioni di una omosessualità faticosamente repressa.
Contraddittoria con le tesi LGBT, o per lo meno incongruente con alcune sue conseguenze pratiche, ad esempio nella cura parentale della coppia formata da due uomini, appare l’esaltazione nel film del personaggio della Kidman, l’unica in grado di comprendere e di amare il figlio nella sua diversità proprio perché madre.
In una particina, quasi un cammeo, il regista Xavier Dolan, a testimonianza del suo impegno per i diritti LGBT.
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