ashtray_bliss
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lunedì 11 luglio 2016
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survival movie dal ritmo adrenalinico e serrato.
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The Shallows non è certamente il nuovo Jaws anche se lo riecheggia e a suo modo vuole renderne un omaggio. Ma qui il film si concentra escusivamente sulla figura della protagonista principale risultando più un survival movie al femminile sorretto da un ritmo serrato e picchi adrenalinici che lo rendono un prodotto tutt'altro che da snobbare. Ovviamente il clichè in agguato dietro l'angolo è il classico degli shark movies: uno squalo bianco, predatore incallito, che non lascia tregua alla malcapitata surfista e non solo le impedisce di tornare a riva ma cerca ogni buona occasione per divorare la 'preda'. Le esagerazioni e stereotipizzazioni del genere sono d'obbligo e nonostante le premesse e le aspettative ridotte da parte degli spettatori, il film si rivela un ottimo prodotto di intrattenimento con una buona dose di suspence che tiene incollati allo schermo dalla prima all'ultima sequenza, insieme a dei ben congeniati colpi di scena.
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The Shallows non è certamente il nuovo Jaws anche se lo riecheggia e a suo modo vuole renderne un omaggio. Ma qui il film si concentra escusivamente sulla figura della protagonista principale risultando più un survival movie al femminile sorretto da un ritmo serrato e picchi adrenalinici che lo rendono un prodotto tutt'altro che da snobbare. Ovviamente il clichè in agguato dietro l'angolo è il classico degli shark movies: uno squalo bianco, predatore incallito, che non lascia tregua alla malcapitata surfista e non solo le impedisce di tornare a riva ma cerca ogni buona occasione per divorare la 'preda'. Le esagerazioni e stereotipizzazioni del genere sono d'obbligo e nonostante le premesse e le aspettative ridotte da parte degli spettatori, il film si rivela un ottimo prodotto di intrattenimento con una buona dose di suspence che tiene incollati allo schermo dalla prima all'ultima sequenza, insieme a dei ben congeniati colpi di scena. La storia in se è semplice e lineare, evita i lunghi prologhi e introduzioni che non si addicono a film del genere, e ci trasporta subito nel vivo della trama, dove seguiamo le vicende di una giovane studentessa di medicina, Nancy, la quale si trova in vacanza in Messico facendosi portare su una spiaggia poco conosciuta intenzionata a passare la giornata surfando. La spiaggia non è stata scelta a caso, essendo la stessa dove anni prima usava surfare la mamma di Nancy da poco deceduta. La giovane, nel tentativo di elaborare il lutto e ricongiungersi ai luoghi amati dalla madre, raggiunge quella bellissima e idilliaca spiaggia. Poco dopo aver raggiunto e scavalcato le onde marine Nancy si accorgerà della presenza del cadavere di una balena proprio nelle acque basse (the shallows) ma la ragazza non sa' di aver appena attravversato la zona di caccia di uno squalo bianco il quale, accortosi della presenza di un'altra 'preda' le impedirà di tornare a riva. Ferita ad una gamba ed intrappolata su uno scoglio, in compagnia di un simpaticissimo gabbiano, Nancy dovrà sfruttare tutte le sue conoscienze e giocare d'astuzia per riuscire a mettersi in salvo prima che sia troppo tardi.
La trama nonostante la sua apparente monotonia è supportata da una regia sapiente, firmata dallo spagnolo J. Collet-Serra, che sa ben dosare i colpi di scena, espedienti originali e sa come far aumentare progressivamente la suspence negli spettatori i quali attendono impazzienti di vedere le prossime mosse della surfista. Grazie anche alla location e alla fotografia del incatevole luogo dove si sono svolte le riprese si crea un interessante contrasto tra la bellezza naturale e la spietatezza, al tempo stesso, di esso rappresentata dallo squalo che impedendo alla protagonista di tornarare a riva rende la sua vacanza paradisiaca in un interminabile incubo fatto di incertezze ed avversità. Il ritmo serratissimo è assicurato, l'adrenalina è percepibile, i colpi di scena non mancano e la prova recitativa di Blake Lively non delude affatto e anzi riesce a rendere in modo verosimile (anche se non esente da alcune, palesi, esagerazioni) la situazione tesissima che affronta il suo personaggio, passando anche dalle varie fasi emotive che la sua Nancy affronta (disperazione, dolore, rimorso, determinazione) fino ad arrivare, stremata, alla salvezza finale. In definitiva si tratta di un decentissimo prodotto di intrattenimento, privo di moralismi o didascalie fuorvianti, e pur sapendo che non entrerà negli annali della storia del cinema, riesce a risultare un godibilissimo survival movie a sfondo marino, sapiente nel sfruttare al meglio i classici ingredienti ed espedienti del genere, risultando apprezzabile anche da chi solitamente non ama il suddetto genere cinematografico. Un prodotto fresco e ben congeniato che intrattiene e ne esce a testa alta nonostante le tiepide aspettative con il quale viene accolto. 3/5 Consigliato.
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(di paoloran)
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francy99
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sabato 3 settembre 2016
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decisamente si
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Partendo dalla trama abbastanza banale e generica, il regista è riuscito a catalizzare gli elementi più importanti e a svilupparli rendendo un film particolarmente fluido. La tensione gioca un ruolo importante, sopratutto quando ci sono le scene sott'acqua e vediamo il film dal punto di vista dello squalo i protagonisti dal basso. Ottima decisione quella di non mostrare troppo lo squalo per creare quel velo di mistero attorno ad un animale così feroce. Anche se l'ambiente è sempre lo stesso, non c'è mai il rischio di annoiarsi ed eccellente il fatto che le morti non sono troppo splatter, ma anch'esse silenziose e avvolte dalla figura dello squalo.
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Partendo dalla trama abbastanza banale e generica, il regista è riuscito a catalizzare gli elementi più importanti e a svilupparli rendendo un film particolarmente fluido. La tensione gioca un ruolo importante, sopratutto quando ci sono le scene sott'acqua e vediamo il film dal punto di vista dello squalo i protagonisti dal basso. Ottima decisione quella di non mostrare troppo lo squalo per creare quel velo di mistero attorno ad un animale così feroce. Anche se l'ambiente è sempre lo stesso, non c'è mai il rischio di annoiarsi ed eccellente il fatto che le morti non sono troppo splatter, ma anch'esse silenziose e avvolte dalla figura dello squalo. Il film non fa per niente paura, ma giusto un pò di tensione crescente. Paesaggi stupendi (voto 10 ai paesaggi) e buoni effetti speciali , e ovviamente non potevano mancare le congratulazioni e le onoreficenze all'attrice protagonista Blake Lively, la star di questo film, che grazie alla sua recitazione mi ha trasmesso il brivido del momento (10 e lode alla recitazione di Blake). L'unica piccola cosa che mi ha lasciato infelice è la breve durata del film ahaha, lo confesso, avrei preferito che durasse di più, ma semplicmente perchè è proprio ben fatto!
Consiglio: SI
Voto: 8
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flaw54
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giovedì 1 settembre 2016
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buon cinema di genere
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Da una situazione vista e rivista ( la lotta tra uomo e squalo in una natura incontaminata e apparentemente amichevole ) ne esce un film godibile. Niente di particolare naturalmente, ma la tensione è sempre presente, nonostante la presenza sullo schermo di un solo personaggio, una sorprendente Blake Lively, del tutto credibile nel ruolo. È un film che scivola via, ma che fa passare 2 piacevoli ore di svago e il cinema è anche questo!
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flyanto
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mercoledì 31 agosto 2016
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una donna sola a combattere contro il terrore
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"Paradise Beach" , titolo originale, con l'aggiunta "Dentro l'Incubo" in quello italiano ", è un film da cui già si intuisce il contenuto che è ambientato in una località da sogno, e precisamente una spiaggia del Messico, ma dove si corre un grosso pericolo come, nello specifico, quello della presenza di uno squalo. Ed è quello, infatti, che accade ad una bella ragazza americana (Blake Lively) la quale, profondamente in crisi per la prematura morte della madre, si reca da sola (per la defezione all'ultimo momento dell'amica) in una spiaggia sperduta del Messico dove anni prima la stessa genitrice faceva surf. Appassionata di surf anch'ella, la protagonista inizia a provare e godersi le fantastiche onde del meraviglioso luogo dove è approdata: una spiaggia da sogno, poco conosciuta (vi sono solo due surfisti locali) che, sembrerebbe, non presentare alcun pericolo.
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"Paradise Beach" , titolo originale, con l'aggiunta "Dentro l'Incubo" in quello italiano ", è un film da cui già si intuisce il contenuto che è ambientato in una località da sogno, e precisamente una spiaggia del Messico, ma dove si corre un grosso pericolo come, nello specifico, quello della presenza di uno squalo. Ed è quello, infatti, che accade ad una bella ragazza americana (Blake Lively) la quale, profondamente in crisi per la prematura morte della madre, si reca da sola (per la defezione all'ultimo momento dell'amica) in una spiaggia sperduta del Messico dove anni prima la stessa genitrice faceva surf. Appassionata di surf anch'ella, la protagonista inizia a provare e godersi le fantastiche onde del meraviglioso luogo dove è approdata: una spiaggia da sogno, poco conosciuta (vi sono solo due surfisti locali) che, sembrerebbe, non presentare alcun pericolo. Prolungata la propria giornata balneare sino quasi alla sera, la protagonista rimane in mare sola e piano piano si accorge che in quelle splendide acque si sta aggirando uno squalo che, attirato dal sangue di un carcassa di balena, subito le si avventa contro ferendola ad una gamba e distruggendole la tavola da surf. Da qui inizierà per lei un incubo che durerà circa tre giorni ed in cui ella dovrà lottare sola sino all'estremo contro lo squalo prima posizionata su di uno scoglio e poi in una boa galleggiante.
La pellicola rientra nel filone terroristico dove un animale pericoloso (od una forza immane della natura) semina violente stragi contro gli esseri umani e dove l'uomo deve lottare duramente per riuscire ad abbattere le forze avverse e salvarsi. In questo caso l'animale feroce è costituito da uno squalo e "Paradise Beach" così prosegue il filone di questo genere iniziato brillantemente nel 1975 da Steven Spielberg con "Lo Squalo". Ai tempi, il suddetto film costituì sicuramente una novità mentre, in seguito e adesso, non più, ma poichè nel complesso "Paradise Beach", rispetto agli innumerevoli "sequels" del genere, risulta ben girato, abbastanza credibile ed anche provvisto di scenari paesaggistici spettacolari e di una bellissima protagonista, esso diventa senza alcun dubbio interessante e soprattutto avvincente attraverso una ben dosata suspense.
Altro non vi è da aggiungere ma per lo scopo che si è prefissato, e cioè di interessare e fare provare qualche terrifica emozione allo spettatore, direi, che l'biettivo è stato centrato in pieno.
Per gli appassionati per lo più del genere.
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gustibus
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domenica 25 giugno 2017
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lodi al regista e all'attrice.
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E' sicuramente un film da tre stelle..pero'tenere incollati alla sedia,alla poltrona,al divano con alta'emotivita'e tensione per un film di 78/minuti non e'un impresa da poco.Eppure Jaume Collet-Serra(il regista)..Blake Lively la bravissima,bellissima attrice unica protagonista,uno squalo maestoso ma molto vorace di carne umana con dentoni simil-Spielberg un piccolo gabbiano e caratteristi che si vedono qualche minuto..assistete ad un vero spettacolo di cinema..senza spendere cifre iperboliche.Una parte importante E'LA location in Messico..una spiaggia da sogno,con fotografia da sogno...si c'era il divoratore(lo squalo!)..ma nonostante i numerosi film similari qui prende un certo ruolo da attore anche lui.
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E' sicuramente un film da tre stelle..pero'tenere incollati alla sedia,alla poltrona,al divano con alta'emotivita'e tensione per un film di 78/minuti non e'un impresa da poco.Eppure Jaume Collet-Serra(il regista)..Blake Lively la bravissima,bellissima attrice unica protagonista,uno squalo maestoso ma molto vorace di carne umana con dentoni simil-Spielberg un piccolo gabbiano e caratteristi che si vedono qualche minuto..assistete ad un vero spettacolo di cinema..senza spendere cifre iperboliche.Una parte importante E'LA location in Messico..una spiaggia da sogno,con fotografia da sogno...si c'era il divoratore(lo squalo!)..ma nonostante i numerosi film similari qui prende un certo ruolo da attore anche lui.Una ragazza che si fa la vacanza per smaltire il dolore per la morte della mamma ammalata di tumore che aveva lottato disperatamente ma non ce l'ha fatta..la figlia (B.Lively)..deve lottare a sua volta contro il pesciolone che voleva mangiarla a tutti i costi..avra'una ferita profonda alla gamba(un morsetto!)..attacchi di meduse..e ferite varie..ma con tenacia e senza mai mollare alla fine arriva la vittoria della salvezza alla vita come mamma le aveva insegnato.Un plauso al regista va ancora..e quindi 4stelle piu'che meritate per la bravura...non e'costato certo cento milioni di dollari e questo e'l'enorme pregio in piu'di questo squalo-movie.Gustatevelo!è da vedere..mi raccomando non deludetemi!
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mario nitti
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mercoledì 31 agosto 2016
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film onesto e senza sbrodolature
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La trama del film è semplicissima ed è tutta contenuta nel trailer. Una giovane donna trova la spiaggia dove sua madre da giovane ha scattato una foto mentre era incinta. E’ un luogo appartato, conosciuto da pochi, dove lei va per fare surf. Tutto perfetto? No, il paradiso nasconde il demonio, in questo caso uno squalo. Il film è tutto qui; il suo difetto è la prevedibilità, il suo pregio il senso della misura. Le cose succedono con un buon ritmo, ma senza esagerazioni sconsiderate (forse il finale è un po’ forzato), senza pretendere di stupire a tutti i costi. L'attrice, su cui si regge praticamente regge tutta la storia, è all'altezza.
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La trama del film è semplicissima ed è tutta contenuta nel trailer. Una giovane donna trova la spiaggia dove sua madre da giovane ha scattato una foto mentre era incinta. E’ un luogo appartato, conosciuto da pochi, dove lei va per fare surf. Tutto perfetto? No, il paradiso nasconde il demonio, in questo caso uno squalo. Il film è tutto qui; il suo difetto è la prevedibilità, il suo pregio il senso della misura. Le cose succedono con un buon ritmo, ma senza esagerazioni sconsiderate (forse il finale è un po’ forzato), senza pretendere di stupire a tutti i costi. L'attrice, su cui si regge praticamente regge tutta la storia, è all'altezza. Si guarda con piacere e si dimentica senza sforzo.
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fabiomillo
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mercoledì 2 novembre 2016
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paradise beach - dentro l'incubo
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Paradise Beach è un film del 2016 uscito nelle sale italiane il 25 agosto di quest'anno, diretto da Jaume Collet-Serra e interpretato dalla stupenda modella Blake Lively.
Il film parla di una ragazza, Mia, la cui passione per il surf è talmente forte da portarla ad affrontare un lungo viaggio per raggiungere una sperduta spiaggia messicana, considerata un paradiso dei surfisti. Il mare sembra tranquillo e il cielo fa sperare in una lunga giornata di sole quando all'improvviso, Mia, viene morsa da uno squalo.
Ferita, confusa, arenata su uno scoglio, Mia dovrà affrontare una lunga serie di pericoli per evitare di divenire una delle tante vittime della bestia.
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Paradise Beach è un film del 2016 uscito nelle sale italiane il 25 agosto di quest'anno, diretto da Jaume Collet-Serra e interpretato dalla stupenda modella Blake Lively.
Il film parla di una ragazza, Mia, la cui passione per il surf è talmente forte da portarla ad affrontare un lungo viaggio per raggiungere una sperduta spiaggia messicana, considerata un paradiso dei surfisti. Il mare sembra tranquillo e il cielo fa sperare in una lunga giornata di sole quando all'improvviso, Mia, viene morsa da uno squalo.
Ferita, confusa, arenata su uno scoglio, Mia dovrà affrontare una lunga serie di pericoli per evitare di divenire una delle tante vittime della bestia.
Che dire? Un film che in termini di trama presentava una potenzialità unica, senza contare che la produzione aveva a disposizione una cifra superiore a 17 milioni di dollari. Un film che inoltre poteva prendere un risvolto particolarmente drammatico, toccante, profondo, indagando sulla natura umana e sui drammi esistenziali. E' questa la differenza tra film quali Cast Away e Paradise Beach, il fatto di saper rappresentare in termini registici drammi unici: da questo punto di vista Paradise Beach è un'opera fallita. Le inquadrature si soffermano per più di mezz'ora sul fisico della protagonista e esaltano la sua bravura nel fare surf; questo tipo di operazione avrebbe potuto alzare i livelli di testosterone dei maschi in sala, ma in realtà hanno solamente reso il film ancora più noioso. Scene che invece avrebbero dovuto indagare sulla fragilità emotiva della protagonista sono estremamente ridotte, e scarne per ciò che concerne la sostanza.
Fare cinema non significa solamente affidarsi al potere dell'immagine, altrimenti basterebbe seguire un corso su come tenere in mano una macchina da presa per diventare dei grandi registi: un film si esprime, non si mostra.
Nonostante molti lo pensino, Paradise Beach non vuole rifarsi in alcun modo a Lo Squalo del 1975, ma cerca semplicemente di cavalcare l'onda del successo cinematografico di recenti pellicole dalla dubbia qualità artistica, quali Sharknado, Sharkattack e compagnia bella, incentrate per l'appunto su terrificanti mostri marini. E Paradise Beach non ha voluto raccontare niente di nuovo, ed anzi, ha semplicemente riportato sul grande schermo cliché alquanto scontati.
Paradise Beach è un susseguirsi di scene incomplete, avvolte, in parte, da un'alone di mistero insensato e a tratti ridicolo che, a mio giudizio, non trova senso d'esistere - come in fondo il film stesso.
In conclusione il film di Jaume Serra è semplicemente incompleto, consigliato a coloro a cui basta vedere una ragazza sexy che geme su uno scoglio per sentirsi soddisfatti.
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alex62
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sabato 27 agosto 2016
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il male americano
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Rifugiarsi nell'utero (fantasmatico) da cui si è nati; perseguire con ostinazione, con la stessa determinazione che ti caratterizza, che ti sembra la tua nota dominante, da donna autoritaria e maniaca del controllo, di rifugiarsi in una nostalgia insensata, per fuggire dal tuo mondo, per l'attimo di una vacanza esotica. Uno psicanalista direbbe somiglia all'ultimo stadio di una psicosi ossessiva. Certo qui ci troviamo di fronte al delizioso sorriso sghembo di uno dei body più perfetti di questa stagione hollywoodiana (con molti sospetti di Photoshop cosmetico): Blake Lively. Ogni scena è sua, quasi tutte le inquadrature, soprattutto quelle che devono evidenziare il suo lato B da premio Oscar!
Ogni cinefilo sa che quando, in un film splatter si sta per arrivare al sesso - o almeno lo si desidera per le belle forme di una delle ragazze esplorate in modo quasi ginecologico - proprio sul più bello arriva l'assassino pazzo!
Qui l'assassino pazzo è una femmina di squalo bianco, quasi Moby Dick, che ha giurato di sbranare la tenera eroina.
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Rifugiarsi nell'utero (fantasmatico) da cui si è nati; perseguire con ostinazione, con la stessa determinazione che ti caratterizza, che ti sembra la tua nota dominante, da donna autoritaria e maniaca del controllo, di rifugiarsi in una nostalgia insensata, per fuggire dal tuo mondo, per l'attimo di una vacanza esotica. Uno psicanalista direbbe somiglia all'ultimo stadio di una psicosi ossessiva. Certo qui ci troviamo di fronte al delizioso sorriso sghembo di uno dei body più perfetti di questa stagione hollywoodiana (con molti sospetti di Photoshop cosmetico): Blake Lively. Ogni scena è sua, quasi tutte le inquadrature, soprattutto quelle che devono evidenziare il suo lato B da premio Oscar!
Ogni cinefilo sa che quando, in un film splatter si sta per arrivare al sesso - o almeno lo si desidera per le belle forme di una delle ragazze esplorate in modo quasi ginecologico - proprio sul più bello arriva l'assassino pazzo!
Qui l'assassino pazzo è una femmina di squalo bianco, quasi Moby Dick, che ha giurato di sbranare la tenera eroina.
Lei si premura, come da suo personaggio, di prevenire tutti i possibili pericoli di una serata di surf da antologia, le elencano il corallo di fuoco, che brucia più delle meduse, la bassa marea che lascia allo scoperto alcune rocce, contro le quali evitare di schiantarsi…ma il rischio vero, quello che ti chiede la vita, quello è imprevedibile, incontrollabile.
È la spiaggia di mamma!
La perdita della madre, atroce, l'ha sconvolta, è stata presente alla sua lotta durissima contro un male incurabile che l'ha strappata a lei e alla sua sorellina. Suo padre le chiede di non abbandonare gli studi di medicina, di dare un senso al suo dolore irredimibile…
Il rischio mortale che corre Blake è rappresentato da mandibole d'acciaio che sono pronte a stritolarla, non lasciando che pochi brandelli della sua nostalgia per la spiaggia senza nome dove sua madre, incinta di lei, era stata felice.
È quella felicità che la nostra protagonista desidererebbe, ma che non ha, la va a cercare in un passato che dice nevrosi e frustrazione.
Dovrà lottare con tutta se stessa per sopravvivere, per strappare il suo corpo ammirevole alla furia di un male materno che ancora la detiene. Dovrà liberarsi per sempre di quella nostalgia dell'utero che le impedisce d'innamorarsi davvero, di perdere qualcosa del suo ego per donarsi a un'altra persona. Per diventare finalemente chi vorrebbe essere.
Anzi per diventare se stessa!
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paoloran
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giovedì 1 settembre 2016
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la bella e lo squalo
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Ho visto ieri sera il film di cui si parla (neanche a farlo a posta quando c'è di mezzo uno squalo) si giudica e si critica, più o meno, in tutte le maniere in questi giorni. Il film nel complesso è ben fatto, mi sono piaciute molto le riprese integrate con la GO-PRO che danno una connotazione realistica alla pellicola. Non si cade nel trash anche nelle sequenze più violente (l'attacco alla protagonista a inizio film, per esempio) non si eccede mai sconfinando nel grottesco mantenendo un certo realismo, sempre. Lo squalo di questo film (ricreato molto bene in CGI) è animale in tutto e per tutto, nulla da condividere con le versioni "volanti" o "mutanti" di alcuni film prodotti da "sci fi channel".
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Ho visto ieri sera il film di cui si parla (neanche a farlo a posta quando c'è di mezzo uno squalo) si giudica e si critica, più o meno, in tutte le maniere in questi giorni. Il film nel complesso è ben fatto, mi sono piaciute molto le riprese integrate con la GO-PRO che danno una connotazione realistica alla pellicola. Non si cade nel trash anche nelle sequenze più violente (l'attacco alla protagonista a inizio film, per esempio) non si eccede mai sconfinando nel grottesco mantenendo un certo realismo, sempre. Lo squalo di questo film (ricreato molto bene in CGI) è animale in tutto e per tutto, nulla da condividere con le versioni "volanti" o "mutanti" di alcuni film prodotti da "sci fi channel". La trama regge l'intera durata del film sviluppato nell'arco di 24 ore che si vedono scandite dal cronografo sovraimpresso allo schermo (altra trovata interessante) e dalle maree. Brava Blake Lively, che non mi è sembrata tanto una "bambolina" come dipinta da alcuni autorevoli critici. Si cala nella parte sin dalle prime sequenze e porta i "segni" della sua avventura dall'inizio alla fine con buona capacità recitativa e comunicandoci sentimenti molto forti: paura, abbandono, dolore, caparpietà, astuzia etc.etc. Nel complesso vorrei promuovere a pieni voti questa pellicola, prodotta con un budget modesto (17.000.000 di dollari) e ampiamente premiata dal box-office. Non possiamo fare paragoni con "JAWS", un film di 40 anni fa sorretto da un romanzo best seller e dalla colonna sonora di John Williams. Erano altri tempi e c'erano altre tecnologie di ripresa, se pur riuscito meravigliosamente bene visto il sucesso mondiale attribuitogli. Forse potremmo davvero batezzare questo film come lo "squalo delle nuove generazioni" ma vorrei evitarlo. Questo è lo squalo di "the shallows" survival film, diretto molto bene da Jaume Collet-Serra e interpretato altrettanto bene da Blake Lively. La mia scena preferita direi la fuga in mezzo alle meduse per scappare sulla boa salvezza..Devo ammettere che alla comparsa dello squalo o retratto le gambe dal pavimento.
Paolo (Milano)
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paoloran
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venerdì 2 settembre 2016
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la bella e lo squalo
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Ho visto ieri sera il film “Paradise Beach dentro l’incubo” di cui si parla, si scrive e si critica un po’ in tutti i modi in queste ultime settimane.
Se ciò avviene, per un film costato (appena) 17 milioni di dollari e ampiamente premiato per il momento dal box office, forse significa che qualcosa di interessante la propone.
Il film è stato ribattezzato: “lo squalo per le nuove generazioni”, forse un po’ prematuramente visto che con JAWS del 1975 a poco a che fare.
JAWS il film che è stato realizzato 40 anni fa, era tratto da un romanzo best seller, diretto da Steven Spielberg e sostenuto dalla colonna sonora di John Williams (premiato con l’Oscar) è stato un successo mondiale riconosciuto tale da parte della critica e dal pubblico.
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Ho visto ieri sera il film “Paradise Beach dentro l’incubo” di cui si parla, si scrive e si critica un po’ in tutti i modi in queste ultime settimane.
Se ciò avviene, per un film costato (appena) 17 milioni di dollari e ampiamente premiato per il momento dal box office, forse significa che qualcosa di interessante la propone.
Il film è stato ribattezzato: “lo squalo per le nuove generazioni”, forse un po’ prematuramente visto che con JAWS del 1975 a poco a che fare.
JAWS il film che è stato realizzato 40 anni fa, era tratto da un romanzo best seller, diretto da Steven Spielberg e sostenuto dalla colonna sonora di John Williams (premiato con l’Oscar) è stato un successo mondiale riconosciuto tale da parte della critica e dal pubblico. Girato in altri tempi e con altri mezzi e uno squalo meccanico che oggi ci fa un po’ sorridere.
Percui, per questo motivo per me questo è lo squalo di “The shallows”, survival movie con protagonista un’ottima Blake Lively.
Il film mi è piaciuto per l’abilità del regista Jame Collet-Serra nell’utilizzare la tecnologia di ripresa, compresa quella della GO-PRO, per rendere ancora più realistica la visione da parte dello spettatore. Il film non cade nel trash o nel grottesco come alcuni “sci fi movie” degli ultimi anni con squali volanti o squali mutanti, basta vedere la scena del primo attacco dello squalo alla nostra protagonista. Qui lo squalo è animale vero, creato molto bene in CGI, ove se esclusa una scena nel finale del film (andate a vederlo…) è creatura marina a tutti gli effetti ne più e ne meno come lo si vede nei documentari. Anche quest’ aspetto rende più reale il film. La protagonista Blake Lively, non appare, come ho letto su qualche rivista, una splendida “bambolina” ma bensì nell’arco della vicenda mostra tutti quelle emozioni che ci si potrebbero aspettare in una situazione analoga: paura, dolore, abbandono, caparbietà etc. etc.
Il tempo, sovraimpresso sullo schermo con il quadrante dell’orologio della protagonista (altra trovata interessante del regista), scandisce la vicenda fra il passaggio delle maree alta e bassa. Ove la Lively dovrà prendere la decisione e il coraggio di raggiungere la sua salvezza, sotto forma di una boa di segnalazione, rischiando l’incontro con il mostro marino. Questa è la scena che mi è piaciuta di più: in mezzo alle meduse ove la comparsa dello squalo, mi ha fatto retrarre le gambe dalla poltrona (bel esempio di tensione vera..).
Il finale, qualcuno potrà dipingerlo esagerato ma la storia regge comunque bene, ottimo anche l’inserimento della sequenza un anno dopo..
Consiglio di andare al cinema a vedere Paradise Beach, sgombrando la mente da improbabili paragoni lasciandosi trasportare delle splendide immagini naturalistiche che fanno venire voglia di surfare fra le onde, magari lontano dagli squali…però.
Paolo
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