Sennia Nanua, la giovanissima e bravissima protagonista di questo piccolo film di genere “zombie”, molto ben realizzato, ha potuto imparare, durante le riprese, da due attrici di grande talento: Glenn Close (entrata, di diritto, nella leggenda) e Gemma Arterton, stupenda attrice inglese, di una bellezza molto particolare e seducente, ma prima di tutto molto brava. Queste due “star” sono accomunate dall'assenza di qualsiasi pudore nel mostrarsi prive di ogni trucco atto ad abbellirle, o a presentarle al meglio. Forse questo ricorda anche la loro migliore qualità nel lavoro: la perfetta autenticità.
Di Glenn Close rimarrà indelebile l'interpretazione della “bunny boiler” Alex in Attrazione fatale, di un regista che non è mai stato considerato quanto meritava, Adrian Lyne. (Detesto quelli che liquidano un certo cinema di qualità come “commerciale”; detesto i “cinephile” asserviti dai “Cahier du cinéma” fuori epoca…).
Erevamo alla fine degli anni '80 del secolo scorso e il suo partner nella pellicola, Micheal Douglas era al top.
Alla fin fine, più che un film di “genere”, - detesto anche queste generiche etichette” - “La ragazza con tutti i doni” (che tristezza la traduzione italiana del titolo!) è un film intelligente, pervaso da quell'humour tipicamente inglese, di ottima caratura. Girato - evidentemente non con grandi mezzi - con straordinaria abilità tecnica e con interpreti tutti più che qualificati. Perfino le scene di massa sembrano più coreografie che ammassi di comparse e, una volta tanto “giustificate” e ben organizzate nel contesto della trama.
Non consideratelo un B-movie, l'ennesimo, sugli zombie, non lo capireste…
In un mondo ormai abitato esclusivamente da due specie: predatori e prede; laddove le prede sono “gli umani”, alcuni bambini, miracolosamente e voracemente sopravvisuti alle loro madri, durante il primo contagio - che quindi non dev'essere accaduto più di 10 anni prima del racconto -, diventano cavie per la ricerca di un vaccino che possa debellare il ferale morbo. Ci sono un ufficiale dell'esercito, una scienziata, una maestra e un soldato che rapidamente si avviano verso la resa dei conti.
L'apocalisse è già cominciata ed ha risvegliato la nostra paura atavica di finire divorati: questa è la scossa che sfrutta il plot. In noi, nel nostro profondo più arcaico, risiede - vivo e vegeto - il terrore tipico della preda! Lo siamo stati esclusivamente, prede, per un lunghissimo tempo preistorico e, nei recessi del nostro abisso, ne conserviamo vivida memoria: quella stessa memoria che fa salire i brividi lungo la schiena, durante le scene di caccia all'uomo nel film.
In questo mondo post-bellico si aggirano bande di divoratori affamati. Il minuscolo drappello dei nostri eroi è la loro preda.
Il nodo drammatico è il tentativo da parte della scienziata Glenn Close di convincere la bimba-mostro, per metà umana e per metà divoratrice, a sacrificarsi per la sua amica, la dolce maestra, miss Justineau (Gemma Arterton) e per tutta l'umanità. Solo dal suo sangue sarà possibile brevettare un vaccino valido a debellare il morbus gravis. Proprio in quanto lei è portatrice (malsana) di entrambe le specie.
Alla fatidica domanda: tu sacrificheresti la tua vita per salvare il mondo?, voi cosa rispondereste?
Ecco la mia risposta (che, grazie a Dio è la stessa del film):
nessuna vita umana può essere “sacrificata”, neanche quella ritenuta più indegna e degenerata. Nessuno ha diritto di togliere la vita a un altro essere umano, neanche per l'ideale o l'interesse più elevato e prevalente!
La vita, ogni singola vita è sacra.
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